Carlo Molari, LA VITA DEL CREDENTE. Meditazioni spirituali per l'uomo d'oggi, Elledici 1996
La nostra vita è piena di interrogativi. Ce li sentiamo rimbalzare dentro, appena ci mettiamo un po' a pensare. Molti sono solo nostri. Attraversano la nostra esistenza nelle sue pieghe più intime; li sentiamo come un frammento inquietante di un modo di esistere che siamo noi.
Altri, invece, li condividiamo in un giro di amici che raccoglie ormai tantissima gente.
In questi casi, ci capita spesso di utilizzare persino parole di altri. Ci viene spontaneo costatare, con crescente stupore, che certe espressioni sembrano fatte apposta per dire quanto ci portiamo dentro.
A molti di questi interrogativi sappiamo dare risposta. Basta mettersi un po' a pensare o prendere il coraggio a due mani, per sostituire i fatti alle parole. Ci sono delle domande, invece, che restano brucianti e inquietanti, anche quando ci sembra di aver trovato le risposte giuste. Arriviamo persino a scoprire che la domanda si fa più intensa, man mano che sperimentiamo le possibili risposte. Ogni tanto ci spunta il dubbio che la domanda sia così, proprio perché è un pezzo di noi: siamo noi la domanda, anche quando la diciamo con parole fredde ed elaborate.
Una di queste domande sta alla radice dell'esistenza cristiana: Dio, tu chi sei? E io, chi sono?
Sono interrogativi impegnativi perché c'è sempre sottintesa una formuletta, che serve quasi da firma in bianco: Dio, chi sei tu per me ?E io, chi sono per te?
Il problema non è se Dio esiste o non esiste. L'interrogativo è vecchio come il mondo e ormai conosciamo tutte le vie di soluzione. Ci interessa però poco. Non ci serve costatare la presenza o l'assenza di qualcuno che sta lontano, impassibile, a contemplare le cose fuori dalla mischia dei conflitti. Ci si chiede invece chi è Dio, quando i giornali riferiscono di notizie terribili, che non dipendono proprio da nessuna cattiva volontà. Ci diciamo: Chi sei? Dove è finito tutto il tuo amore, se tanti innocenti piangono e non sanno nemmeno contro chi imprecare?
Ce lo chiediamo quando decidiamo di prendere tra le mani la nostra esistenza, trascinata tra sogni felici e tristi realtà. Chi sono io, strano e indecifrabile come mi scopro? C'è un nesso tra quest'uomo e Dio?
La domanda risuona, solenne e inquieta n te, quando ci interroghiamo sul futuro della nostra speranza e della nostra storia. E quando ammiriamo angosciali gli uomini spariti nel nulla, sotto il piede cattivo e ingiunto di altri uomini. A queste domande non cerchiamo una soluzione per la passione curiosa da persona intelligente. La cerchiamo per vivere e per sperare.
La tradizione spirituale cristiana suggerisce risposte forti a questi interrogativi. La fa attraverso i documenti della fede ecclesiale e lo fa, soprattutto, raccontando l'esperienza dei grandi credenti. Vissuti molto prima di noi, in ambienti e culture diversissime dalle nostre, sepolti in un tempo ormai lontano, il loro ricordo non si è spento. Sono stati, innegabilmente, dei cristiani da ammirare. Per molti di loro, però, vivere nella attesa e sperare nel futuro di Dio significava fuggire dal presente, rinunciando a tante cose che condividiamo con gli altri uomini. Questo modo di fare ci lascia abbastanza perplessi. Se cerchiamo di imitarli eccessivamente, abbiamo l'impressione di ritrovarci con una esistenza rotta dentro, segnata da una divisione feroce proprio in quello spazio dove sentiamo prepotente l'esigenza di riconciliazione.
Oggi, al contrario, è troppo facile capovolgere frettolosamente la logica, per fare dell'uomo l'unico signore, piegando persino il mistero di Dio al suo volere.
C'è un'alternativa, capace di aiutarci a sperare in Dio e amare la nostra terra?
Queste pagine, che affrontano, con la stessa intensa passione, le grandi linee del problema e i temi della vita quotidiana che da esso rimbalzano, ci suggeriscono una risposta: ridisegnano il problema e aprono a prospettive stimolanti di soluzione. Certo, la risposta la dobbiamo maturare personalmente, in quello spazio intimissimo della nostra esistenza dove ci troviamo da soli, a misurarci con il mistero di Dio e con quello che siamo, anche per noi stessi. Un aiuto però è sempre gradito: a chi è distratto da troppi affanni e non si accorge di quello che gli attraversa l'esistenza e per chi, invece, cerca, con ansia un amico con cui condividere progetti e speranza.
Riccardo Tonelli