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    Proporre la fede

    ai giovani oggi

    Una forza per vivere

    I vescovi del Québec

     



    3

    ITINERARI DA PROPORRE

     

    Questi itinerari debbono essere nello stesso tempo
    semplici e concreti.
    Soprattutto, devono condurre direttamente
    alla sorgente, all'essenziale.

     

    Tenendo conto del nostro contesto culturale instabile, come tradurre concretamente gli orientamenti che abbiamo indicato?
    La domanda va posta in termini molto realistici: per quanto riguarda la proposta della fede ai giovani, che cosa è opportuno e ragionevole attendersi oggi dalle famiglie? dalle parrocchie? dai movimenti? dalla scuola? e dagli altri canali della cultura?
    Per ognuno di questi luoghi proporremo un insieme di itinerari possibili, tra i quali si potranno scegliere in piena libertà le piste che sembrano realizzabili. I suggerimenti non vanno presi tutti insieme; se h moltiplichiamo, è soltanto allo scopo di permettere agli uni e agli altri di trovare l'itinerario o gli itinerari possibili, adatti alla loro situazione, conformi al loro ritmo.
    Quando si tratta di iniziare alla fede fanciulli e adolescenti, è ovvio che questi itinerari devono essere nello stesso tempo semplici e concreti. Soprattutto, devono portare direttamente alla sorgente, all'essenziale.

    ITINERARI NELLE FAMIGLIE

    Spetta ai genitori invitare i figli a fare i primi passi che li condurranno alla fede, prolungando il battesimo che la grande maggioranza di loro chiede pochi giorni o settimane dopo la nascita.
    Sottolineiamo subito questo: anche quando la famiglia è fragile, sfasciata o ricostituita, per i bambini e gli adolescenti resta sempre il primo nido in cui imparano ad affrontare la vita, è il trampolino necessario per conquistare la loro libertà. Anche quando la fede dei genitori sembra debole o incerta, sta di fatto che attraverso gli esempi e le tradizioni familiari i giovani trovano i primi elementi di discernimento morale e di convinzioni spirituali.
    La proposta della fede in famiglia è anzitutto questione di atmosfera, di clima, di un certo modo di vivere. I genitori propongono la fede come «un'aria di famiglia», come «uno stile di vita», impregnato della loro cultura, dei loro valori e delle loro ragioni di vivere. L'amore della coppia, il lavoro quotidiano per guadagnarsi il pane, vestire i figli, curarli quando sono ammalati, è già il libro del Vangelo aperto, alla pagina molto concreta del bicchiere d'acqua dato a uno dei più piccoli (Mt 25,35.40).
    Oltre che l'arte di vivere, la proposta di fede richiede certe pratiche, certi apprendimenti specifici che spettano direttamente alla famiglia , e per i quali essa resta quasi insostituibile.
    Suggeriamo qui alcuni primi passi, primi percorsi nella fede che i genitori possono proporre ai loro figli, evitando di imporre loro carichi impossibili o di affidare responsabilità che h superano.
    Da un lato, bisogna essere realisti e tener conto dell'enorme diversità delle situazioni familiari e della non minore disparità nelle loro aspirazioni e nei livelli spirituali. D'altra parte, bisogna mostrarsi fiduciosi nelle capacità reali dei genitori di volere e di cercare il meglio per i loro figli. Attingendo tra i suggerimenti che seguono, con qualche aiuto, un buon numero di genitori possono contribuire a rendere possibile e iniziare l'itinerario di fede dei loro ragazzi.
    • Sviluppare nel figlio il sentimento della fiducia in se stesso e nella vita: mediante l'esperienza di un clima di tenerezza, di una casa accogliente, dell'apertura agli altri, dell'attenzione alle persone, della meraviglia davanti al sole, ai fiori, agli animali, all'ambiente.
    • Cominciare a dire semplicemente il nome di Dio e di Gesù, nei momenti opportuni, in relazione con l'amore, la gioia, la bellezza, con il simbolo della croce collocata in un posto significativo nella camera del bambino o nell'alloggio, senza fare di Dio il castigatore supremo.
    • Insegnare le prime parole e i primi riti della preghiera, parlando a Dio con affetto e fiducia mediante le parole quotidiane: grazie, buongiorno, buonasera, perdono, aiutami, per favore; insegnare il «Padre nostro» e l'«Ave, Maria».
    • Raccontare o leggere in un album illustrato qualche pagina della Bibbia, come si leggono o si raccontano altre storie, su una poltrona o accanto al letto, con un tono di particolare interiorità.
    • Predisporre alcuni elementi simbolici e rituali: una croce o un'immagine di Gesù, un angolo di preghiera, il presepio di Betlemme nel tempo di Natale, il libro della Bibbia, un gesto di condivisione durante la Quaresima, un tempo di riposo la domenica per passare qualche bel momento insieme.
    • Vivere in famiglia progetti concreti di servizio o di condivisione diretti ad aiutare persone bisognose, vicine o lontane.
    • Coltivare certe tradizioni familiari, culturali e cristiane, che arricchiscono la memoria e il cuore: i compleanni, i tempi delle feste e delle ferie (Natale, Pasqua, vacanze), i pasti in famiglia, gli album di fotografie, l'album del battesimo, le usanze particolari collegate alle stagioni, alle appartenenze culturali.
    • Educare al senso morale, alla cura della crescita personale e del rispetto per gli altri: nei momenti di dialogo e di conversazione sugli avvenimenti del giorno, durante le discussioni e i contrasti che nascono quando si tratta di prendere una decisione.
    • Conversare con il bambino, quando va già a scuola, su quanto scopre nell'insegnamento religioso o nelle attività di animazione spirituale e comunitaria.
    • Durante l'adolescenza, cercare anzitutto che i giovani si aprano al gusto di vivere, del servizio, di una larga fraternità, alla volontà di riuscire e di sviluppare le loro capacità mediante lo studio, le arti, lo sport.
    • Essere accanto agli adolescenti quando ne hanno bisogno, nel momento in cui desiderano parlare, quando si interrogano sul senso della vita, e assicurarli che sono amati e accettati, qualunque cosa capiti, anche nelle situazioni di marginalità.
    • Accettare che i giovani, di mano in mano che crescono, si rivelino diversi; accogliere questa differenza come un arricchimento; accettare inoltre che prendano le loro distanze nei confronti della famiglia, pur continuando ad aiutarli a diventare responsabili delle loro scelte e dei loro valori.
    • Contare sulla collaborazione e l'alleanza tra i giovani e i nonni, per stabilire il ponte tra le generazioni e la trasmissione della sapienza della vita, delle fonti di motivazione, dei valori di lunga durata.
    • Sottolineare le tappe di crescita dei giovani e arricchire la loro memoria di ricordi felici: ingresso nella scuola secondaria, prima medaglia, primo trofeo, primo impiego, primo diploma, passaggio alla maggiore età a 18 anni, la patente, ecc.
    Ripetiamo che questi itinerari non sono proposti solo per le famiglie ideali, con una solidità umana e spirituale a tutta prova. Sono indicazioni che si possono sperimentare e attuare anche all'interno delle difficoltà e delle fragilità che soffrono la maggior parte dei focolari.
    Davanti alle sfide che le famiglie devono affrontare, è importante confermare e confortare i genitori nel loro ruolo. E anche i nonni, gli anziani, che sono tanto importanti agli occhi dei piccoli. Ripetiamo quanto viene confermato dalle inchieste: la famiglia, anche se fragile, per i fanciulli e gli adolescenti resta il primo punto di riferimento. Nonostante lo sconvolgimento da cui è minacciata, è nella famiglia che si abbozzano i valori essenziali: fiducia, accoglienza, perdono, condivisione, comprensione, rispetto, apertura, ecc. È la spiritualità familiare di base.
    I genitori si chiedono come realizzare questi itinerari con i loro figli. A questo scopo, sarebbe utile mettere a loro disposizione alcune guide pratiche, magari piccoli fogli di iniziazione cristiana, in rapporto con le situazioni familiari comuni e in relazione con l'età dei giovani, come si fa nei servizi sociali, per esempio per quanto riguarda l’igiene e le relazioni genitori-figli.
    Pensiamo ugualmente a opportuni richiami che vengono da gruppi di genitori o da comunità cristiane, nelle tappe di crescita dei giovani. Pensiamo soprattutto a uno sforzo concorde per abituare a qualche pratica concreta e semplice: un momento di conversazione quotidiana con i giovani, la collocazione di simboli noti, come la croce nella casa o A presepio accanto all'albero di Natale. Spesso attività di questo genere, radicate nel quotidiano e nella cultura popolare, rendono più facile ai genitori iniziare un dialogo sulla religione con i loro figli e fare così, a modo loro, una certa proposta di fede.
    Quando giunge il tempo dell'adolescenza matura, le famiglie avvertono subito i limiti della loro influenza. Per accompagnare i giovani in quell'età devono poter contare su appoggi esterni e specialmente su iniziative in cui gli adolescenti e i giovani maturi si ritrovino tra i coetanei e con altri adulti.

    ITINERARI NELLE PARROCCHIE

    Le parrocchie devono ridefinire il loro ruolo in materia di proposta della fede ai giovani. Esse, infatti, si trovano oggi davanti a sfide terribili, come il forte calo della pratica domenicale, la mobilità dei praticanti che vanno da una parrocchia all'altra l'assenza quasi totale dei giovani e dei giovani adulti, la scarsità crescente di personale e di risorse finanziarie. Ma se accettano un rinnovamento creativo, il loro ruolo può continuare a rivelarsi importante.

    La parrocchia, un collegamento

    Nella riflessione pastorale sull'avvenire delle parrocchie si insiste volentieri sulla necessità che vengano concepite ormai come un «collegamento» ecclesiale, più che un «recinto» territoriale. Un aggancio vivo, in un luogo fisico preciso, al ricordo di Gesù e del suo Vangelo.
    Il recinto chiude. Stabilisce una netta demarcazione tra coloro che sono dentro e quelli che sono fuori. Viceversa, l'immagine del collegamento richiama piuttosto l'idea di continuità nella distanza. Si parla di corsa a staffetta, quando i gruppi si collegano passandosi il testimone a distanze determinate. Si parla di ripetitori; quando una stazione si collega ritrasmettendo un messaggio, amplificandolo. Il collegamento non separa, unisce, rilancia. Quando si vuol fare un lungo cammino o ritrovare la direzione giusta, i collegamenti si rivelano indispensabili.
    È importante che i ragazzi e i giovani riscoprano la parrocchia come un collegamento con il Vangelo. Non come un recinto in cui h si vorrebbe rinchiudere, ma come un luogo accogliente, perché si tratta della fede da vivere e da condividere. In questa prospettiva, la parrocchia deve concentrarsi non tanto sul desiderio di «riunire», quanto sul modo di «collegare», cioè di essere un aggancio riposante, nutriente, illuminante sulla via dei cercatori di Dio.
    Il simbolo della parrocchia come collegamento concorda perfettamente con lo spostamento di prospettiva che abbiamo indicato essere necessario per proporre la fede oggi: passaggio dal fiume alla sorgente, e dai corsi ai percorsi.
    Se la parrocchia concepisce se stessa non come un luogo di arrivo, ma piuttosto come un luogo intermedio, un luogo di transito permanente attraverso il quale i credenti di tutte le età possono trovare nei momenti importanti ed essenziali della loro vita richiami di Vangelo, «punti d'acqua», celebrazioni sorgive, allora è chiaro che la parrocchia può rivelarsi, per i fanciulli e per i giovani, un collegamento benefico. Essa non cercherà di trattenerli a tutti i costi nelle sue reti. Li accoglierà nel modo migliore mediante incontri significativi, nella speranza che essi troveranno in seguito altri collegamenti. Essa spalancherà loro la porta, senza secondi fini. Sull'esempio di Gesù che disse: «Io sono la porta» (Gv 10,9), cioè, come nelle città antiche, il punto di convergenza, in cui ciascuno va e viene liberamente.

    La parrocchia, una rete

    L'avvenire della parrocchia dipende anche dalla sua capacità di rivelarsi per i cristiani, giovani e meno giovani, una rete degna di interesse. Rete di persone di ogni condizione. Rete di parole scambiate, di servizi condivisi, di fede e di carità vissute, di Mistero contemplato. Rete in cui i percorsi individuali si collegano ai percorsi comunitari, per radicarsi meglio nella Parola di Dio e nelle esperienze sorgive. Rete in cui si cerca di fare comunità lavorando sulle fonti comuni che possono condurre alla comunità.
    Contro la forte tendenza attuale a privatizzare la fede e a viverla per conto proprio, la parrocchia porta un rimedio salutare: afferma che la fede si vive in rete. Il termine «rete», che appartiene alla cultura del nostro tempo – tutto funziona in rete – ripete a modo suo l'importanza della solidarietà e della comunione, per il miglioramento individuale e collettivo.
    Anche la fede ci parla di vivere in rete, in solidarietà. Ed è compito particolare della parrocchia proporre questo mettersi in rete, suggerendo percorsi a carattere conviviale e comunitario. E cercando pure di collegarsi con le altre istituzioni e organismi che, nella città o nel quartiere, lavorano per migliorare le condizioni e la qualità di vita della gente (centri locali di servizi comunitari, scuole, organismi di divertimento, di cultura, di sanità).
    La parrocchia rete apre le porte a tutti. Nessun circolo chiuso. Nell'assemblea domenicale offre a tutti la possibilità di vivere la cattolicità. Accoglie giovani e vecchi, ricchi e poveri. In particolare, ha il potere di rilanciare i giovani, al di là dei loro gruppi di età, iniziandoli al dialogo tra le generazioni, invitandoli ad apportare la loro parte di critica e di creatività nel modo di fare Chiesa, di vivere la fede.
    Ecco gli itinerari che le parrocchie, collegamenti e reti, propongono già o potrebbero sviluppare a vantaggio dei giovani nel loro cammino verso la fede.
    • Costituire luoghi di celebrazione e di Parola ove risuoni, in verità e in modo sentito, l'invito di Dio a vivere nella libertà, nella fraternità, nella pace.
    • Dimostrare una piena accoglienza verso i genitori e le famiglie quando chiedono il battesimo di un figlio, tentando di discernere i segni dell'azione dello Spirito al centro della loro esperienza, e cercando pure di rafforzare le possibilità di iniziazione alla fede in tali focolari.
    • Valorizzare l'iniziazione cristiana dei giovani quando chiedono il sacramento del perdono, dell'Eucaristia e della confermazione, offrendo loro non solo una preparazione alla celebrazione liturgica, ma un vero itinerario evangelico.
    • Sostenere i genitori nell'iniziazione e nell'accompagnamento spirituale dei loro figli, mediante informazioni e suggerimenti collegati alle diverse tappe di crescita dei giovani, e anche alle principali difficoltà che i genitori incontrano.
    • Proporre iniziative di formazione catechistica e biblica a vantaggio dei giovani, oltre alle pratiche di iniziazione sacramentale e tenendo conto del contributo che può dare la scuola.
    • Offrire ai giovani l'occasione di entrare in contatto con testimoni o persone significative della comunità – volontari, operatori pastorali, sacerdoti – e di partecipare a iniziative di solidarietà nell'ambito locale.
    • Suscitare incontri e progetti che permettano un dialogo e uno scambio tra le generazioni.
    • Rinnovare e ridar vita alle celebrazioni eucaristiche, cercando di svilupparne la dimensione catecumenale e partecipativi, dando pure un posto più ampio ai modi di espressione e alla creatività dei ragazzi e dei giovani.
    • Favorire avvenimenti che unificano, in margine alle riunioni liturgiche abituali, ai quali la popolazione locale e i giovani di ogni età possano partecipare più comodamente.
    Per capire meglio il significato di questi itinerari parrocchiali, notiamo che sono di tre ordini: itinerari suggeriti dalla vita, itinerari proposti dalla Chiesa stessa, e infine gli itinerari particolari dell'iniziazione dei giovani per mezzo dei sacramenti.

    Itinerari suggeriti dalla vita

    Sono gli itinerari che la vita stessa suggerisce e iscrive nell'agenda di tutti, piacciano o no. Sono gli itinerari collegati alle grandi tappe della vita. La nascita è il grande itinerario del battesimo. La decisione di sposarsi è l'itinerario del matrimonio. Il dramma della malattia e della morte è l'itinerario dell'accompagnamento del malato, della celebrazione dei funerali e la sofferenza del lutto.
    Questi itinerari dettati dalla vita conducono alla parrocchia molta gente di tutte le età, di tutti i livelli di fede. Uno dei compiti più importanti della parrocchia è rendere questi momenti i più significativi possibile, nel rispetto della situazione spirituale concreta di ciascuno. Sono appuntamenti intensi, pieni di emozioni e di interrogativi. Possono diventare occasioni privilegiate per avviare un dialogo tra l'esperienza che le persone vivono in quei momenti e che li pone in ricerca, e la proposta della fede cristiana che li precede, ma che forse, anche attraverso ambiguità, ha cominciato a risuonare in loro.

    Itinerari proposti dalla Chiesa

    Ci sono anche gli itinerari proposti dalle parrocchie. Sono gli itinerari dell'Avvento e del Natale, della Quaresima e della Pasqua, il lungo e regolare itinerario delle celebrazioni domenicali. Sono pure gli itinerari di servizio e di aiuto ai bisognosi, della lettura biblica e della preghiera.
    Questi itinerari attirano soltanto una minoranza di persone e relativamente pochi giovani. Ma è importante che le parrocchie, in collegamento col Vangelo, continuino a proporli. Ognuna di esse, nel suo territorio, ha la missione di fare memoria del Risorto, di far echeggiare la sua Parola e di riunire i credenti che ne siano i testimoni e che preghino per le loro sorelle e i loro fratelli.
    Oggi è particolarmente importante che la parrocchia si sforzi di moltiplicare le porte d'ingresso nell'esperienza cristiana. Specialmente per i giovani, è necessario diversificare le assemblee e gli stili delle celebrazioni liturgiche. Che si propongano Eucaristie solenni e grandi raduni, va bene, ma occorrono anche Eucaristie semplici e conviviali, come un pasto tra amici. Va bene che ci siano anche riunioni attorno alla Parola, attorno a un progetto caritativo o sociale importante, attorno a un avvenimento significativo, ed esistono già iniziative e realizzazioni in questo senso, ma occorrerà un impulso molto più forte perché la liturgia ridiventi attraente e parlante agli occhi dei giovani. Essi chiedono con forza una Chiesa ringiovanita e rinnovata.

    Itinerari dell'iniziazione mediante i sacramenti

    Ci sono infine gli itinerari particolari dell'iniziazione dei fanciulli alla riconciliazione, all'Eucaristia e alla confermazione. Ovunque si sente il bisogno di orientare questi itinerari in una prospettiva più larga della sola iniziazione a un sacramento. Infatti, non si tratta tanto di iniziare i fanciulli ai sacramenti, quanto di fare in modo che i sacramenti inizino i fanciulli alla vita in una prospettiva cristiana.
    È un vero peccato che queste tappe di iniziazione siano talvolta considerate come semplici riti di passaggio, privi di significato, perfino inutili perché, a quanto pare, resterebbero senza seguito Invece di screditarli in tal modo, dato che molti ragazzi sono felici di impegnarsi in essi, cogliamo queste occasioni per proporre una nuova possibilità nello sviluppo della vita umana e cristiana dei giovani.
    La preparazione ai sacramenti diventa allora l'occasione per vivere realmente con i fanciulli, i giovani e i loro genitori, accompagnati dalla comunità cristiana, alcuni momenti di vita illuminati dal Vangelo. Un'occasione per riunirsi, imparare a esprimersi, dialogare tra genitori e figli, ricordare qualche parola essenziale di Gesù, compiere gesti concreti di servizio, pregare insieme, apprezzare la gioia di condividere il pane con gli amici e i nuovi testimoni della fede. Occasione per la comunità cristiana di collegarsi con la vita delle famiglie, con la comunità naturale dei fanciulli. Occasione per scoprire l'importanza del perdono nei rapporti quotidiani. Occasione per essere confermati dallo Spirito e dalle persone vicine nei propri talenti, nella stima di sé, nella fede. Occasione di far apparire la comunità che si ricerca come una rete di attesa e di speranza.
    Insomma, questi tempi di iniziazione devono condurre i giovani a quelli che si potrebbero chiamare «punti d'acqua» (cf At 8,36), senza dare come sicuro che domani saranno parrocchiani fedeli e regolari. Ma sperando che possano conservare un ricordo felice di quei momenti vissuti insieme con intensità, come un invito a ritornare in quel luogo sorgivo, ma soprattutto come uno stimolo a crescere nella linea del Vangelo.
    Questo modo di intendere gli itinerari dell'iniziazione sacramentale non dispensa i responsabili delle parrocchie dal dovere di interpretare la richiesta dei genitori per la prima confessione e la prima comunione del loro figlio. Si sa benissimo che le motivazioni soggiacenti sono spesso di vario genere, talvolta chiaramente ambigue. Il sacramento è percepito come una semplice consuetudine familiare? Un rito sociale di integrazione? Una pratica collettiva d'obbligo? È l'occasione per tentare di chiarire, per quanto possibile, le intenzioni dei genitori, senza pretendere di rimediare di colpo alla situazione.
    Ma prima di considerare queste domande come sospette, prima di effettuare tentativi di ricupero per «clienti» dal passato giudicato poco fedele, è opportuno chiarire anche le intenzioni propriamente pastorali. È l'occasione di passare da una pastorale della richiesta a una pastorale della proposta. Cosa vuol dire? Vuol dire che bisogna evitare l'atteggiamento rigorista, che allontana i genitori e dà loro l'immagine di una Chiesa burocratica. Significa pure che viene superato l'atteggiamento di accoglienza indiscriminata, che è percepito come più evangelico e quindi preferibile, ma che può condurre, alla lunga, alla perdita del significato dei sacramenti.
    Tra questi due atteggiamenti c'è spazio per una posizione intermedia, che consiste nel dimostrare una larga accoglienza ma osando proporre anche un tratto di cammino nella direzione del Vangelo. Atteggiamento non di giudizio né di imposizione, ma di proposta. Atteggiamento che mira a condurre i genitori e i bambini, nella misura del possibile, a una conoscenza più chiara di un Lieto Messaggio che li precede e che forse è già risuonato nel fondo del loro cuore.
    Quando si adotta questo atteggiamento di proposta, cambia il modo di interpretare le richieste del sacramento e la risposta da dare. «Coloro che richiedono i sacramenti non sono clienti della Chiesa, ma testimoni del lavorio dello Spirito, il quale, spesso, ci precede e ci stupisce. Ogni educatore sa che deve accettare di essere sorpreso da coloro che egli forma» (C. Dagens, in Documentation catholique, 7 marzo 1999).

    Itinerari da inventare

    Esiste un motivo supplementare per passare dalla pastorale della domanda alla pastorale della proposta: sono i cambi che si verificano nella scuola a proposito dell'educazione religiosa. Con l'eliminazione del carattere confessionale degli istituti scolastici, con gli orientamenti particolari che assumono ormai l'insegnamento della religione e il servizio di animazione spirituale e di impegno comunitario, è ovvio che le parrocchie dovranno sviluppare una capacità nuova di fare proposte ai fanciulli e ai giovani. Lo scopo appare evidente e necessario: assicurare una formazione catechistica e biblica più approfondita di quella che accompagna l'iniziazione ai sacramenti.
    Alcune parrocchie non hanno atteso la svolta compiutasi nella scuola per realizzare interventi creativi in questo senso. Pensiamo alle tante iniziative variamente denominate: laboratori biblici, programmi particolari di professione di fede, gruppi di celebrazioni per i giovani, movimenti parrocchiali per i ragazzi, ecc. Bisognerà moltiplicare questi tentativi e queste iniziative. Bisognerà valutarli. Bisognerà appoggiarli.
    Ci auguriamo che le parrocchie vi dedichino il personale di animazione e le somme di denaro che prima investivano nell'animazione pastorale delle scuole. Non sono in causa soltanto le parrocchie, ma è certo che dalla scuola la palla rimbalza nel loro campo.

    (Questo paragrafo e il successivo rispecchiano evidentemente la situazione del Québec. Ma la situazione italiana non è molto diversa. Il lettore saprà adattare i suggerimenti di queste pagine alla realtà in cui svolge la sua opera. NdT).

    ITINERARI NELLA SCUOLA

    Tradizionalmente abituata a contare sulla scuola come una collaboratrice nella proposta della fede, la popolazione cattolica oggi deve rivedere le sue attese nei confronti di essa. Deve prendere atto della svolta che si è compiuta nel corso degli ultimi anni e che continua riguardo alla missione specifica della scuola a proposito dell'educazione religiosa dei giovani. Le famiglie e le parrocchie devono dunque, con rinnovato impegno, fare un bilancio realistico delle possibilità e dei limiti della scuola per quanto concerne la proposta di fede ai giovani.
    Nel giugno 2000, al termine di un lungo dibattito, il governo del Québec ha introdotto nuove disposizioni legislative che aboliscono il carattere confessionale della scuola. Bisogna notare, tuttavia, che la scuola continua a offrire agli alunni la possibilità di ricevere un insegnamento religioso confessionale. Inoltre, la legge precisa che la scuola « ... deve, in particolare, facilitare il cammino spirituale dell'alunno per favorire la sua maturazione» (Legge 118, art. 19, 16 giugno 2000).
    È difficile prevedere tutte le conseguenze che avranno questi cambi. Un buon numero di precisazione sono ancora da stabilire. Dipende dalla responsabilità di tutti restare vigilanti e contribuire a far si che siano messi in atto i mezzi necessari per garantire la qualità dei servizi offerti ai giovani.
    È chiaro che in ciò che riguarda l'educazione alla fede bisogna in ogni caso distinguere tra la missione della scuola e quella delle comunità credenti. Questo vuoi dire che l'insegnamento della religione nelle scuole si presenta come un insegnamento confessionale della tradizione cattolica, ma senza includere l'obiettivo della catechesi, che invece mira a 'iniziare alla pienezza della fede e della vita cristiana. Non è compito della scuola pubblica suscitare l'adesione della fede o l'appartenenza ecclesiale. In questo ambito non può sostituirsi alle famiglie e alle comunità.
    Questa constatazione influisce sulle forme tradizionali della trasmissione della fede. Obbliga a disporre diversamente le forze, e questo è già cominciato. Pensiamo all'iniziazione sacramentale, che ormai è di competenza delle comunità e delle famiglie. Questa nuova impostazione deve continuare, secondo le voci abbozzate in questo documento. A medio e a lungo termine si rivelerà salutare: per la scuola, per le famiglie e per le stesse comunità credenti.
    Tenendo conto di questi importanti cambiamenti avvenuti nella scuola, ecco alcuni itinerari che i ragazzi e gli adolescenti potranno percorrere durante l'insegnamento primario e secondario.
    • Iniziarsi ai valori sociali di base: rispetto, tolleranza, lealtà, non indifferenza, compassione.
    • Sviluppare gatteggiamenti e le attitudini che strutturano la persona: stima di sé, espressione personale, responsabilità, capacità di sforzo, apertura.
    • Essere accompagnati da insegnanti e da animatori e animatrici nella ricerca di senso e di speranza.
    • Iniziarsi alla pratica dell'attenzione, della ricerca, del silenzio, dell'interiorità.
    • Imparare a interrogarsi sulle proprie scelte e il proprio agire, sviluppando il senso e il giudizio morale in coerenza con la nostra eredità spirituale.
    • Imparare a rispettare le persone nei loro aspetti fisici, culturali, sociali, religiosi.
    • Scoprire e conoscere meglio l'eredità spirituale e morale della tradizione cristiana, cattolica e protestante.
    • Conoscere pure le altre tradizioni spirituali che hanno segnato o segnano oggi sempre più il nostro panorama religioso, specialmente l'ebraismo, l'islamismo, il buddhismo, l'induismo, le tradizioni autoctone e la tradizione umanista.
    • Prendere posizione davanti alle credenze e alle pratiche religiose della famiglia e dell'ambiente.
    • Rendersi capaci di distinguere tra le proposte dei diversi gruppi e correnti religiose.
    Bisogna saper apprezzare e valorizzare questo contributo particolare degli istituti scolastici alla formazione morale e spirituale, per illuminare la loro crescita umana e renderli capaci di affrontare le sfide per umanizzare il mondo.
    D'altra parte è opportuno e ragionevole che la scuola mantenga l'insegnamento religioso confessionale della tradizione cattolica, per gli alunni che lo desiderano e nel pieno rispetto della libertà di coscienza e di religione di tutti gli alunni. Il cristianesimo è la tradizione spirituale della quasi totalità della popolazione. «Questa idea rivoluzionaria dell'universale» (Max Armanet) non ha soltanto segnato la nostra storia: ha modellato profondamente la nostra civiltà. Non c'è problema contemporaneo che non ne porti il segno, in positivo o in negativo. È all'origine della nozione di persona e i diritti della persona ne sono il vertice.
    Aggiungiamo un ultimo elemento relativo alla scuola, un elemento prezioso, che però non è programmabile. Oltre al contributo specifico dell'insegnamento religioso, dell'insegnamento morale e del servizio di animazione spirituale e di impegno comunitario, la scuola costituisce anzitutto un luogo di relazioni, attraverso le quali si manifesta la testimonianza di vita degli educatore e delle educatrici, e l'esempio degli stessi compagni.
    Nel complesso dei corsi e delle attività scolastiche, a contatto con gli amici, nel loro rapporto con gli insegnanti, gli animatori e le animatrici, i ragazzi e i giovani credenti possono trovare molteplici occasioni di verificare, affermare e confermare la loro fede personale.

    ITINERARI NEI GRUPPI E NEI MOVIMENTI GIOVANILI

    Esaminando le vie del «credere», va rilevata per i giovani l'importanza di appartenere a un gruppo o a un movimento, perché in essi fanno l'esperienza comunitaria.
    I gruppi nei quali i giovani si ritrovano sono molti: gruppi di amici, squadre di gioco, club di musica, di scienze, di informatica, gruppo di pressione. Sorgono anche gruppi di portata sociale, spirituale, religiosa: attività di condivisione, campagne di solidarietà internazionale, marce per la pace, progetti collegati all'ecologia, visite a centri di accoglienza di persone anziane o malate, esperienze in paesi in via di sviluppo, gruppi di preghiera.
    Il gruppo ha un carattere strutturante per la crescita di un giovane. Gli dà la possibilità di evitare la solitudine, di limitarsi al suo giudizio personale. Offre un quadro per i rapporti tra sé e gli altri: i giovani vi imparano le relazioni interpersonali, a partire da un accordo, da certe regole, più o meno esplicite. Si esercitano a prendere la parola sulle attività e sui progetti del gruppo. Imparano a dire «io» e poi a passare al «noi». Il gruppo aiuta il giovane a scoprire la sua identità, portandolo ad aprirsi agli altri e al mondo. Nel gruppo, il giovane fa l'esperienza della tensione tra il polo individuale e il polo collettivo. I gruppi possono diventare così uno spazio privilegiato di apertura, di fraternità, di democrazia, di maturazione, di creatività, di apprendimento della libertà, di espressione religiosa.
    I movimenti si distinguono dai gruppi mediante il rapporto di continuità che stabiliscono tra giovani e adulti. In un movimento sono gli adulti che propongono gli obiettivi e le attività, da continuare per una certa durata e secondo un cammino pedagogico preciso. Il movimento è anzitutto una proposta fatta ai giovani. La sua vitalità dipende largamente dalla qualità dell'intervento degli animatori e delle animatrici, dalla loro capacità di proporre, di accompagnare: «Ecco ciò che possiamo fare... L'ho già sperimentato con altri... Voi potrete...». Grazie alla pedagogia del movimento, i giovani si rendono conto di essere riconosciuti, amati, confrontati, contestati. Si rivelano a se stessi: «Io sono capace di fare questo...». Si scoprono collegati agli altri, al mondo intero. È un'evidente occasione per costruire una personalità più autonoma e più solida.
    Esiste un buon numero di movimenti religiosi per i giovani. Movimenti di azione cattolica e di impegno comunitario, movimenti spirituali di educazione alla preghiera, alla liturgia, alla dimensione missionaria. Le denominazioni e gli intenti dei movimenti sono molto vari. [Tra i più conosciuti: Azione Cattolica, Comunione e Liberazione, Gioventù studentesca, Gioventù operaia, Gen (Movimento dei Focolari), Movimento Giovanile Salesiano, Acli, ecc. NdT]. Certo, questi movimenti riuniscono una frazione minima di giovani, ma la loro influenza su di essi si rivela spesso determinante e durevole. Offrono la possibilità di itinerari molteplici, che favoriscono l'interiorizzazione e l'espressione personale e collettiva della fede.
    La forza di certi gruppi o movimenti dipende ancora dalla loro capacità di riunirei giovani su un vasto territorio, di integrarli in una larga rete. «Senza conoscersi, essi si riconoscono». Lo si constata nei gruppi particolari e nelle grandi riunioni: vengono «da nessuna parte» ma sono «del mondo intero». Questa esperienza dell'universale, del «cattolico», costituisce non solo una scoperta importante per i giovani, ma rappresenta pure un utile rimedio contro le possibili deviazioni nella chiusura o nel settarismo del gruppo.
    Nella proposta di fede ai giovani è dunque importante contare sulla forza di richiamo e di stimolo dei gruppi e dei movimenti. L'obiettivo è di reclutare e formare dei responsabili adulti che possano lanciare oggi ai giovani l'invito che leggiamo all'inizio del Vangelo: «Venite e vedrete» (Gv 1,39). Ecco ora alcuni itinerari da proporre per l'inserimento nei gruppi e nei movimenti.
    • Offrire ai giovani la possibilità di impegni diversi, concreti, in riunioni informali o strutturate, gruppi di coetanei o di età diverse, che rispondano alle loro aspirazioni e ai loro gusti.
    • Immergere i giovani in un ambiente di valori vivi e coerenti, dove faranno l'esperienza della fraternità, della solidarietà, della protezione dell'ambiente, della ricerca della pace e della giustizia.
    • Offrire ai giovani un campo di azione sufficientemente ampio, perché trovino lo spazio e il tempo di misurarsi con se stessi e controllare i valori che intendono perseguire come persone e come credenti.
    • Confrontare i giovani, attraverso le loro ricerche e incertezze, con la solidità di una parola data e di un impegno preso, al di là del provvisorio.
    • Sviluppare la loro creatività nell'espressione, la celebrazione e la testimonianza di fede, partendo dal vissuto e dalle realizzazioni del gruppo.
    • Scoprire, al di là della moltiplicazione delle esperienze spontanee e momentanee, la ricchezza della tradizione e delle regole che strutturano la vita di un movimento o di un gruppo.
    • Dare ai giovani l'occasione di stare accanto ad adulti o ad altri giovani significativi, che sappiano ascoltarli, ma sappiano anche insegnare loro il senso del discernimento, il senso di una Parola che mette in cammino, di una fede vivace, senza complessi, rischiosa, e di una testimonianza che va oltre i sentimenti, fino ai gesti concreti e durevoli.

    ITINERARI SECONDO GLI AVVENIMENTI

    Le vie dello Spirito non saranno mai tutte individuate o individuabili. Spesso sono impreviste. Lo Spirito soffia dove vuole. Per educare alla fede e alla vita cristiana, è importante tener conto di altri fattori, oltre quelli ricordati finora.
    Tante realtà possono aprire un itinerario: un avvenimento imprevisto, una parola, una forte impressione, un incontro, un incidente, un'immagine, una lettura, una malattia, un film, un giorno di vacanza. All'improvviso si sente qualcosa in se stessi, si è colpiti, ci si ritorna sopra, l'animo ne è sconvolto. È come un risveglio. Come una nascita. Ci si apre alla realtà, ci si sente pronti a fare un passo verso qualche altra cosa. L'avvenimento comincia a diventare un evento.
    Anzitutto ci sono le notizie e i fatti di attualità, come vengono riferiti dai media. Avvengono abbastanza spesso fatti mediatici importanti che commuovono e colpiscono profondamente. Pensiamo a certi drammi o incidenti, a lutti profondi, ad avvenimenti felici o infelici annunciati a grossi titoli sui giornali. In tali circostanze, il «villaggio globale» si scopre improvvisamente solidale nell'esprimere pena, affetto, ammirazione, raccoglimento, fiducia nell'umanità, gioia, talvolta anche la fede in Dio. Accade che, attraverso quegli avvenimenti, si manifesti tale solidarietà, tale comunione nella compassione o nel ringraziamento, che vi si può vedere una specie di Chiesa «virtuale».
    I mezzi della comunicazione sociale sono diventati «areopaghi moderni, luoghi privilegiati della missione», come ha scritto Giovanni Paolo II nell'enciclica Redemptoris missio (n. 37). L’influenza dei media nell'iniziazione culturale della gente è diventata così predominante che l'iniziazione alla vita cristiana può benissimo prendere quella strada. Accanto agli sforzi di evangelizzazione e di educazione alla fede compiuti nei luoghi catechistici classici, le Chiese oggi sono invitate a usare altri mezzi, in particolare i media.
    L'iniziazione alla fede si può compiere anche in occasione dei tempi liberi: lettura, musica, attività culturali e artistiche. Infatti,. c'è molta spiritualità diffusa, e talvolta sorprendentemente esplicita, nelle canzoni, nella musica, nelle riviste, nei film, nelle serie televisive.
    Non dimentichiamo inoltre l'importanza di quelle fermate spirituali che punteggiano le strade dei cittadini mobili e nomadi quali siamo diventati: i monasteri, le abbazie e i luoghi di pellegrinaggio. Sono luoghi che conoscono in tutto il mondo un afflusso costante e stupefacente di visitatori, di tutte le età, alla ricerca di silenzio e di preghiera. Ci si va, ci si ferma... per ritrovare la sorgente. Possono essere luoghi di nascita o di rinascita alla fede attiva. Per questo molti vanno ad attingere in quei luoghi spirituali l'incitamento o la motivazione all'impegno nella loro chiesa o parrocchia.
    Pensiamo ancora a quelle riunioni a volte enormi che si fanno, come i congressi dei giovani cattolici o le GMG, le giornate mondiali della gioventù (basterà ricordare quella di Tor Vergata a Roma, nell'anno giubilare 20000. Sono momenti di grande intensità, che permettono a molti di sentire per la prima volta una parola detta per loro, o di riannodare i vincoli con una comunità di fede dalla quale si erano allontanati. Questi luoghi e questi momenti «provocanti» si rivelano sorgenti di rinnovamento e di slancio. Perché abbiano risultati duraturi, è augurabile che trovino imitazioni nei gruppi più strutturati e soprattutto più vicini.
    Non è possibile programmare questi percorsi insoliti e inattesi dello Spirito. Ma «se l'uomo non fa il vento, può aprire le vele» (sant'Agostino). Oggi, affinché la proposta della fede raggiunga più ampiamente i giovani, è necessario aprire le vele a certe correnti e corsie nuove della cultura e della vita collettiva. I giovani vi si ritrovano spontaneamente. Si sentono a loro agio con il linguaggio simbolico, creativo, artistico. Si mostrano particolarmente sensibili alle forme inedite dell'espressione della fede.
    Di conseguenza, è opportuno cogliere e moltiplicare queste occasioni in cui, senza preavviso, lo Spirito può parlare ai giovani del nostro tempo.
    • Proporre attività che permettano ai giovani di entrare nell'esperienza cristiana attraverso vie troppo poco frequentate: le arti, la musica, la contemplazione, il silenzio, la riflessione sull'attualità.
    • Appoggiare la ricerca e l'emergere di canali e di luoghi inediti per proporre allo sguardo e all'attenzione dei giovani il messaggio del Vangelo.
    • Ispirarsi ai modelli attuali di comunicazione per rinnovare le forme di espressione, di celebrazione e di testimonianza della fede.
    • Sviluppare linguaggi che curino anzitutto lo stile narrativo, la testimonianza e l'espressione simbolica.

    Itinerari collegati e convergenti

    Tutti gli itinerari indicati – nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nei movimenti, secondo gli avvenimenti – costituiscono una specie di mappa dei sentieri che oggi possono condurre i giovani a entrare nell'esperienza della fede.
    Questi itinerari potrebbero restare semplici esperienze frammentarie, sforzi isolati, percorsi sparpagliati, senza seguito. Ma possono anche diventare, con la grazia dello Spirito e con un minimo di accordo tra i credenti adulti e i gruppi ecclesiali, itinerari convergenti, collegati tra di loro, che permettono ai giovani di sentire e di risentire proposte credibili della fede, facendo essi stessi l'esperienza di «camminare umilmente con Dio» (Mic 6,8).
    Di percorso in percorso, emergono intuizioni, maturano convinzioni, si prendono gusti e abitudini, si profilano scelte e valori. In questo modo i giovani costruiscono passo dopo passo la loro vita, partendo da convinzioni e da valori che si depositano e si cristallizzano poco per volta in loro stessi. Alcuni sembrano inizialmente desunti e ricevuti da altri: sono loro trasmessi. Invece altri, forse i più essenziali, si forgiano in base all'esperienza della vita. È soprattutto su questa base che ognuno impara a poco a poco le grandi realtà che si chiamano: amore, impegno, Dio, giustizia, Gesù.
    Considerando l'insieme di questi itinerari, si capisce che oggi la fede va presentata ai giovani non tanto sotto la forma di un'eredità da trasmettere, quanto sotto la forma di una proposta da fare. Una proposta formulata, in diversi modi e in tempo opportuno, da testimoni sufficientemente convinti e sufficientemente convincenti per osare di invitare i giovani a fare un tratto di cammino alla luce del Vangelo. Un invito a crescere nella fiducia donata da Dio come una forza per vivere.
    È importante che i giovani avvertano questa proposta della fede non come un invito a riprodurre o a fotocopiare il passato, ma piuttosto a proiettare la loro vita personale, illuminata dalla fede, sullo schermo di fondo della storia umana e della storia della salvezza compiuta e ancora da compiersi in Gesù. Rimane da presentare e da sottolineare quest'ultimo punto.

     


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