(NPG 2002-03-1)
Don Juan E. Vecchi, qualche giorno prima della festa di don Bosco, è tornato alla casa del Padre. Ha ritrovato, in un abbraccio specialissimo, don Bosco, di cui è stato l’ottavo successore, i salesiani e i giovani che ha amato, servito e sostenuto con un cuore e una competenza e passione pastorale alta e originale.
«Note di pastorale giovanile», i suoi lettori, il gruppo redazionale e i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice che operano in essa, hanno una gratitudine e una riconoscenza grande nei suoi confronti.
Da anni, ogni numero della rivista si apre con un paio di paginette che rappresentano un riferimento prezioso per gli educatori e i pastori dei giovani. La collaborazione era iniziata quando don Vecchi era Vicario generale della Congregazione salesiana, per una specie di scommessa e come espressione del suo affetto e del suo sostegno al nostro lavoro. Ha voluto continuare, anche quando le responsabilità sono fortemente cresciute, per la sua elezione a Rettor Maggiore dei Salesiani. Gli avevamo offerto di chiudere la collaborazione, per rispetto ai suoi impegni, di tempo e istituzionali… e ci ha risposto, con un sorriso disarmante: «Perché volete licenziarmi… proprio ora?».
Il lettore attento, che rilegge quelle dense pagine, vi ritrova una passione sempre rinnovata, una competenza che dà da pensare, un’attenzione ai problemi e alle novità che rappresenta uno stimolo formativo davvero originale.
A don Vecchi, poi, «Note di pastorale giovanile» deve quella riconoscenza che i figli devono ai padri. Don Vecchi è stato veramente «padre» del modo di pensare, progettare e realizzare la pastorale giovanile salesiana, di cui la rivista tenta di essere un’eco per tutti quelli che amano don Bosco e i giovani. L’ha fatto all’inizio del suo ministero di responsabile della pastorale giovanile salesiana, ascoltandoci, sollecitandoci, incoraggiandoci e facendoci «pensare» con lo stile della sua presenza e con la sollecitudine del suo pensiero. L’ha continuato a fare, quando l’ambito del suo servizio istituzionale nella Congregazione salesiana si è allargato fino alle responsabilità più alte.
Spesso ci ha chiesto attenzioni speciali su problemi nuovi. Ha incoraggiato le scelte e ha equilibrato le prospettive. Sulla rivista ha sollecitato verso un progetto di rinnovamento coraggioso che solo gli ultimi tristi avvenimenti hanno bloccato.
Molti lettori sanno, infatti, della terribile malattia che progressivamente l’ha spento, come un abito che il troppo uso ha deteriorato in modo inesorabile, bruciando, una dopo l’altra, le speranze e i sogni.
Ma anche di questa sua originalissima scuola di vita e di pensiero «Note di pastorale giovanile» è consapevolmente riconoscente a don Vecchi.
Ci ha fatto scoprire, nella sua diretta esperienza, che il dolore e la morte sono la più alta scuola di vita, per dare un senso autentico alla vita stessa e radicare la speranza sull’unico fondamento che può lanciare il presente verso il suo futuro. Nella malattia lo sguardo era sempre nell’oggi e verso il futuro. Molte volte, incontrandolo sofferente, trascinava parola, gesto e prospettiva verso i grandi problemi dei giovani, le esigenze di una pastorale giovanile attenta ai tempi e al futuro di Dio, capace di coniugare coraggio e fedeltà, un amore alla vita che solo il nome del Signore della vita poteva fondare.
Lo sappiamo: «Note di pastorale giovanile» ha perso un padre da cercare nei momenti difficili. Ma sappiamo anche che ora lui ci cerca e ci sostiene, in una presenza che la morte ha trasformato in una realtà viva, intensa, misteriosa.
Grazie, don Vecchi.