Juan E. Vecchi
(NPG 1998-06-03)
San Paolo lo dice di tutta la persona: il pensiero, il cuore, la vita sono dimora dello Spirito. Non solo perché portano il segno di quella sapienza e amore che ha mosso il Padre a creare l’uomo; ma perché lo Spirito ha riempito l’umanità di Gesù nel quale noi veniamo consapevolmente incorporati per la fede e il Battesimo. «Dovete sapere che voi siete tempio dello Spirito Santo. Dio ve lo ha dato ed egli dimora in voi» (1 Cor 6,19). In seguito e nel contesto, la stessa espressione viene riferita anche in forma singolare al corpo (1 Cor 6,13.15.20). Non è un’immagine. È un dato di fatto. Quando non lo si prende in considerazione se ne soffrono le conseguenze.
In verità questo nostro corpo lo sentiamo come un contenitore, un edificio dentro il quale agiscono delle energie, si muovono degli elementi e persino lavorano delle «macchine» che chiamiamo facoltà: l’intelligenza, la volontà, il sentimento. Esse hanno misteriose attitudini e dinamismi: l’intelligenza scava nella verità senza esaurirla né esaurirsi. Non ne perde il desiderio. Anche dopo sbagli e smarrimenti ci sono ripensamenti e conversioni. Il cuore pure, dopo traviamenti e prove negative, sente il fascino del Bene e del Bello. Attraverso queste disposizioni le nostre facoltà manifestano la loro origine e sono come finestre aperte verso Dio. Nella loro accensione e nel loro movimento opera lo Spirito.
Non solo; attraverso il nostro corpo ci arriva dall’esterno nuovo materiale di sensazioni, impressioni e percezioni che la mente e il cuore macineranno ed elaboreranno in sinergia e interazione con gli organi corporali. Non solo vediamo con gli occhi e sentiamo con le orecchie; ma con essi pure pensiamo.
Il corpo ha poi una straordinaria capacità di comunicare quello che siamo e pensiamo sotto il comando della volontà e oltre. La ballerina riesce a trasmettere emozioni, a creare una atmosfera e quasi a raccontare una storia. Il volto riproduce gli stati d’animo, la disposizione profonda che abbiamo verso la realtà e le persone. Vi scorgiamo persino i bagliori dell’intelligenza o il contrario.
Gli artisti rimasero stupefatti della armonia del corpo. I biologi non riescono a scoprire il segreto del funzionamento sincronico e convergente di milioni di elementi grandi e piccoli con i loro tempi esatti di entrata in azione e le loro combinazioni. La vita è un mistero e quella umana ha nel corpo un suo segno rivelatore.
Per queste e altre ragioni simili il corpo è al centro di molta attenzione e di molte cure. Per soddisfarle sono nate numerose industrie: vanno dalla salute al piacere, dalla bellezza allo sport, dalla ginnastica alla dietetica, dai consultori privati a grossi istituti di ricerca. La pubblicità poi punta sull’attaccamento all’immagine che diamo attraverso il nostro corpo: forma, look, eleganza, robustezza. E così pure stimola le sensazioni che hanno in esso come la loro sede: godimento, piacere.
Tra le «offerte e domande» ci sono quelle che fanno forza sugli istinti: danneggiano la salute, consumano le energie corporali, distruggono la bellezza, ma soprattutto tagliano l’energia di vita, riducono le nostre facoltà, rendono sordi allo Spirito che lavora dentro di esse.
Oggi, anche nella riflessione cristiana la dimensione corporale viene valorizzata. Si è ridisegnata l’immagine della persona umana, cercando di superare il dualismo che comportava svalutazione e diffidenza verso il corpo. Appare evidente la sua interazione con quello che chiamiamo spirituale nell’unità della persona. E non come un blocco compatto che reagisce di fronte alla dimensione spirituale; ma fuso, mescolato, compresente con esso, coagente in ogni nostro atto e pensiero. La nostra intelligenza ha anche dimensione corporale, così come ce l’ha il nostro amore a Dio e al prossimo. La sessualità ne è una prova. Leggiamo nella Gaudium et Spes: «Unità di anima e di corpo, l’uomo sintetizza in sé, per la sua condizione corporea, gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di Lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore» (GS 14).
Vangelo e liturgia cristiana hanno del corpo un’alta considerazione. Parlano del corpo di Maria da cui Dio prese carne, del corpo di Cristo diventato glorioso nella Risurrezione, offerto nell’Eucaristia, per il quale si entra in comunione con Lui, del corpo della Chiesa che rende visibile il mistero dello Spirito. Nei sacramenti il corpo è il termine immediato del segno attraverso il quale la fede del credente accoglie la grazia che agisce nella persona. Lo esprime bene un testo di Tertulliano: «La carne viene lavata perché l’anima sia purificata; viene unta perché l’anima sia consacrata; viene segnata perché l’anima sia fortificata; viene adombrata dall’imposizione della mano perché l’anima sia illuminata dallo Spirito; viene nutrita dal corpo e sangue di Cristo perché l’anima sia saziata di Dio».
È stimolante pensare, di fronte a un uomo o a una donna, a un bambino o a un malato: dentro ci abita lo Spirito, sono di fronte a un tempio. Il suo volto è come la porta di un tabernacolo. Suscita rispetto come di fronte a un mistero. Ed è tanto più facile pensarlo quanto più i suoi gesti, le sue scelte, i suoi atteggiamenti, il suo portamento e la sua vita ci riportano alle opere dello Spirito.
D’altro canto ogni violenza portata sulla persona, come mutilazioni, torture, crudeltà, rapimenti, sperimentazioni, schiavitù varie, si configura come un sacrilegio, una violazione di un luogo santo.
Appare dissennato, e gli effetti giustificano la dura qualifica, l’impiego del corpo con modalità improprie o per finalità immediate e meschine che distruggono le sue possibilità di espressione, di rapporto e di lavoro: dipendenze, sesso istintivo, abusi di vario tipo. Ne siamo tentati perché il corpo ci appare come la via più rapida per raggiungere il piacere e la sede dove esso si sente con maggior immediatezza e intensità.
Nella formazione cristiana ci sono alcuni capitoli che riguardano tutta la persona prendendo di mira specialmente la sua dimensione corporale: la cura della salute nostra e degli altri, l’orientamento delle pulsioni conforme alla loro finalità e all’amore, il pudore o rispetto di sé e degli altri nell’espressione di sé, l’inviolabilità della persona.
Uno sguardo sulla storia recente (torture, stermini, sperimentazione umana) e sullo scenario attuale (commercio di organi, prostituzione, dipendenze varie) ci dice quanto tale riflessione sia pertinente.
Abbiamo bisogno di ripensare la presenza dello Spirito per prendere coscienza di quello che siamo e di quello che portiamo in noi.