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    La scelta della «persona soggetto»



    Elio Scotti

    (NPG 1977-07-2)


    Lo stupore che da un decennio provoca in noi la nuova mentalità giovanile, le manifestazioni personali e collettive ed i comportamenti della quasi totalità dei giovani, il ribaltamento di ordinamenti, di valori, di atteggiamenti tradizionali li giudichiamo come conseguenze del difficile cammino dell'umanità, anche se provocano un rinnovamento tumultuoso. L'educatore osserva, non si intimidisce, si converte, e riprogetta la propria azione ed il proprio atteggiamento di animatore.

    La personalizzazione

    La ricerca dell'operatore pastorale s'incontra con una prospettiva nuova ed essenziale: la «persona» del giovane. Egli per divenire capace di accettare una educazione od evangelizzazione richiede inderogabilmente di essere il soggetto della propria crescita. Il giovane è reso allergico dalla cultura corrente ad ogni pressione autoritaria o manipolazione ed è sospinto a ricercare con passione, talora istintiva e mal orientata, la propria autenticità di uomo o di donna. Per questo motivo il giovane ricerca il gruppo come mezzo di confronto e di sicurezza, luogo di scelta dei valori e di comportamenti sociali, che corrispondano al suo divenire personale.
    «È l'uomo, qualunque siano le influenze che si esercitano su di lui, l'artefice della sua riuscita o del suo fallimento: col solo sforzo della sua intelligenza e della sua volontà, ogni uomo può crescere in umanità, volere di più ed essere di più... L'uomo è veramente uomo, solo nella misura in cui, padrone delle proprie azioni e giudice del loro valore, diventa egli stesso autore del proprio progresso, in conformità con la natura che gli ha dato il suo Creatore» (Populorum Progressio 15,34). L'uomo ha infatti una innata ed inesauribile capacità di scegliere, un invito interiore pressante a realizzarsi, sente la gioia della conquista della verità nell'attuazione del bene e nel godimento del bello. Questi valori profondi debbono trovare nel periodo dell'adolescenza e mediante l'azione educativa, una convergenza unificante nella persona in maturazione.

    Servizio educativo

    Aiutare il giovane ad unificare nell'intimo del proprio io le sue esigenze ed aspirazioni, le pressioni interne e le proposte esterne, il misterioso incontro personale con lo Spirito ed il dialogo con tutte le istituzioni e le persone che lo circondano, significa suscitare uomini maturi e di forte personalità. La persona unificata è l'io in cammino, che acquista gradualmente una volontà creatrice, capace di essere e di sentirsi autore dei propri gesti, per autodeterminarsi in quel piccolo spazio di vera libertà che permane in ogni essere umano e nella società stessa. La capacità di scegliere matura l'uomo libero e lo realizza come uomo, corpo e spirito, e contemporaneamente come cittadino e cristiano, in una unità cosciente: la persona, l'originale unico ed irrepetibile donatogli da Dio. «L'uomo di oggi procede sulla strada di un più pieno sviluppo della sua personalità e di una progressiva scoperta ed affermazione dei propri diritti» (GS 26).

    I due eccessi

    Ma lo sforzo di realizzazione di sé, in ogni giovane che si affaccia alla vita, tende per pressione atavica a chiudere in se stesso i germi preziosi della personalità nascente: e l'egoismo od individualismo innati nel bambino tendono a razionalizzarsi ed a rifiutare o soggiogare gli altri uomini e la società, su cui emergere come personaggio altero e dispotico. Di qui il rifiuto di ogni senso di passività nel fatto educativo. Il carattere timido ed orgoglioso si chiude nell'intimità di sé per coordinare i propri valori in funzione della realizzazione di sé e del potere sugli altri, esprimendosi poi con comportamenti che nel nome di una libertà totale vogliono attrarre tutto e tutti attorno al trono del proprio io.
    In ogni giovane c'è normalmente in potenza un dittatore.
    La realtà concreta della vita, il senso del limite personale, gli urti con i primi compagni, le divergenze con i genitori e gli educatori ridimensionano il tumore dell'egoismo. Il giovanotto tende allora ad aprirsi per sviluppare in sé l'istinto della socialità e l'attrazione dell'amicizia e dell'amore. Tende così all'altro, alla socialità, dono e bisogno massimo della persona umana. Esso impegna il giovane a conoscere gli altri, a capire e donarsi a qualche ideale od a qualche persona concreta.
    Qui l'attende il pericolo opposto, forse più comune ai giovani di oggi: la tentazione di esteriorizzazione completa, dell'accettazione passiva dell'altro che coopta, del rifiuto interiore per ogni legge etica o riflessione ragionata per confrontarsi con valori oggettivi. L'intuizione talora istintiva, la superficialità o l'impulso entusiasta, l'edonismo facile, il vitalismo esistenziale, il gusto dell'anonimato nella massa... sono purtroppo tendenze peggiorative tra la gioventù moderna. Talora privano di gioia cosciente e di maturazione graduale un decennio di vita negli anni giovanili e prolungano l'adolescenza immatura fino ai 25-30 anni di età. In ambedue le situazioni ne sgorga il personaggio che soffoca la persona.

    Educare all'equilibrio interiore

    Educare la persona del giovane adolescente ad una presa di coscienza serena e profonda di sé e delle proprie dimensioni umane e storiche; esercitarlo a mettere in moto il processo di autogestione per realizzare il proprio piano creaturale ed il progetto redentivo di Dio su di lui; impegnarlo a coordinarsi con gli altri uomini, secondo una gerarchia di amore e di condivisione per la propria maturità... significa formarlo alla visione globale dell'uomo maturo, come l'umanesimo cristiano odierno ci presenta.
    È l'umanesimo della libertà creativa, sostenuta dalla presenza dello Spirito che spinge l'umanità intera, attraverso l'azione della Chiesa, verso l'attualizzazione del Cristo risorto e perfetto in eterno. Note di Pastorale Giovanile, partendo dai tradizionali progetti di educazione e di pastorale, ha cercato di spostare gradualmente il punto di partenza e l'obiettivo dell'educatore cristiano, per aiutare gli operatori pastorali a porre in ogni progetto educativo la persona del giovane come soggetto, e l'incontro con Cristo vivente come obiettivo. «Come educatori, collaboriamo con i giovani per sviluppare ogni loro risorsa fino alla piena maturità umana... li aiutiamo ad aprirsi alla verità ed a costruire la loro libertà... trasmettendo loro il gusto dei valori autentici, che li orientano verso il dialogo e il servizio degli altri... per dare il loro apporto insostituibile alla crescita della Chiesa e alla trasformazione cristiana del mondo» (dalle Costituzioni Salesiane 18,22).

    Ampliare lo spazio della libertà della persona

    L'interazione tra fattori ereditari, ambientali, familiari e sociali, culturali ed i comportamenti assunti da ogni uomo è sempre opera dell'individuo, che personalizzandosi diventa protagonista, capace di coordinare in sé e nei suoi modi di essere la risultante esistenziale di tutti i fattori ereditari ed ambientali e di tutte le proposte educative e sociali.
    Questa dinamica personale coincide con la maturazione di sé, con l'educazione alla personalità, con la libertà interiore, con l'acquisizione di responsabilità sociale e la capacità di progettare una nuova società. Su questa scelta di rispetto e di educazione alla «persona soggetto • del giovane prende la rapida corsa il discorso educativo cristiano:
    – del massimo rispetto alla originalità di ciascuno, senza scapito delle esigenze della comunità educativa e degli obiettivi comuni di ogni istituzione che sia a servizio dell'uomo;
    – del maggiore impulso a quelle strutture che favoriscono l'educazione e l'esercizio concreto della responsabilità, della corresponsabilità e della compartecipazione, fino alla cogestione del fatto educativo e pastorale;
    – della promozione di nuove strutture di decentramento, che facilitano sia la crescita delle persone che la realizzazione delle attività;
    – del potenziare le istituzioni ed i gruppi locali maggiormente immersi nelle esigenze vere ed immediate delle masse scolastiche e popolari e lasciando ad essi l'autonomia sufficiente per adeguarsi alle reali capacità di accoglienza del messaggio;
    – dello sviluppo nell'adulto e nel giovane all'esercizio del dialogo come capacità di ascolto e di comprensione delle intime motivazioni altrui, dei condizionamenti e dei limiti dell'altro, prima ancora di parlare e di farsi comprendere.

    Formiamo un cuor solo

    Ogni educatore utilizzerà col suo atteggiamento interiore e con il suo comportamento esterno quanto Don Bosco ebbe ad esprimere ai suoi giovani: «Siamo tutti insieme per correre un arringo e guadagnarci una bella corona. Tutti voi avete desiderio di fare una buona riuscita. Dunque mettiamoci in cammino. Patti chiari, amicizia lunga. lo non son qui per guadagnar denari, per acquistarmi un nome, per gloriarmi del vostro numero, sono qui per niente altro che per far del bene a voi. Perciò fate conto che quanto io sono, sono tutto per voi, giorno e notte, mattino e sera, in qualunque momento. lo non ho altra mira che di procurare il vostro vantaggio morale intellettuale e fisico. Ma per riuscire in questo ho bisogno del vostro aiuto: se voi me lo date, io vi assicuro che quello del Signore non ci mancherà. lo non voglio che mi consideriate come vostro superiore, quanto vostro amico... Abbiate molta confidenza che è quella che io desidero, che vi domando, come mi aspetto da veri amici... Formiamo tutti un cuor solo» (MB VII 503).


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