Elio Scotti
(NPG 1978-07-2)
«Tutti i cristiani, che in quanto rigenerati nell'acqua e nello Spirito Santo son divenuti una nuova creatura e quindi sono di nome e di fatto figli di Dio, hanno diritto all'educazione cristiana. Essa non comporta solo la maturità propria dell'umana persona...; ma tende soprattutto a far sì che i battezzati, iniziati gradualmente alla conoscenza del mistero della salvezza, prendano sempre maggior coscienza del don( della fede che hanno ricevuto; imparino ad adorare Dio Padre in spirito e verità specialmente attraverso l'azione liturgica, si preparino a vivere la propria vita secondo l'uomo nuovo, nella giustizia e santità della verità e così raggiungano l'uomo perfetto, la statura della pienezza di Cristo e diano il loro apporto all'aumento del Corpo mistico» (Grav. Educ. 2).
Don Bosco profeticamente ha realizzato la sostanza di queste esigenze di educazione cristiana integrale, senza teorizzare od esplicitare così sinteticamente il suo pensiero. Con terminologia semplice e bonaria, ma rigorosamente precisa, mette alla base del suo sistema preventivo la prassi di una formazione dell'uomo nuovo che tende alla pienezza di Cristo. Studio, lavoro, professione, onestà, disciplina, formazione alla coscienza, esercizio all'apostolato caritativo e sociale sono il fondamento umano di un progetto integrale, a cui chiama tutti i suoi giovani, dimostrando che è possibile e facile per l'adolescenza raggiungere un grado di maturazione umana e cristiana tale da essere definita «santità».
Valori di fede
Incomincia a formare la personalità dei suoi ragazzi avviandoli alla conoscenza della verità scientifica e religiosa, attraverso lo studio e la catechesi ben solida ed adeguata alle situazioni contingenti, dense di laicismo e di propaganda protestante dei suoi tempi.
Sviluppa in essi il senso di Dio, creatore del cielo e della terra, che è Padre che ci ama: «Iddio è per noi il padre più buono e più generoso. Noi dobbiamo al suo amore ogni cosa: l'esistenza, i genitori, tutto ciò che amiamo. Egli solo ci conserva tutti questi beni e la sua bontà lo sospinge a darci sempre di più. E, in compenso, altro non chiedi da noi che l'amore e le prove della nostra riconoscenza. Vuole aiutarci internamente a fare tutto il nostro dovere, traendoci quasi per mano. Per questo ha voluto fissare la sua dimora nel centro dell'anima nostra per rallegrarci, consolarci, darci forza e luce a ben comportarci e calore per amare tutto ciò che dobbiamo amare («Vita di Luigi Colle», cap. Il).
Presenta Gesù come salvatore e modello: Gesù Salvatore mi chiama suo fratello e come fratello io appartengo a Lui, ai suoi meriti, alla sua passione, alla sua morte, alla sua gloria, alla sua dignità... Il Paradiso che il mio Gesù aprì con la sua morte lo aprì per me, e me lo tiene preparato. Affinché poi avessi chi pensasse per me volle darmi il Dio stesso per Padre, la Chiesa per Madre, la Divina parola per guida» («Mese di maggio», pag. 68). Gesù Cristo, l'amico da amare, da ricevere e visitare nell'Eucaristia, da considerare presente nei poveri e nei piccoli è modello a cui conformarsi:. nella vita e nelle azioni di un cristiano devonsi trovare la vita e le azioni di Gesù Cristo medesimo» («La chiave del Paradiso», pag. 20).
Concretezza della fede
Le citazioni riportate costituiscono il suo normale pensiero, espresso ai giovani nei colloqui e nelle confessioni; esse prendono spunto da episodi di vita che evidenziano l'amore del Padre e la fedeltà a Cristo nella vita quotidiana. L'aspetto specifico della religiosità di Don Bosco è la preghiera che diventa azione fattiva, operativa ed apostolica, che è testimonianza di Chiesa, regno di Dio in costruzione, fatto visibile dai cristiani uniti col Papa. Egli presenta i temi della fede, propone modelli da imitare e offre testi di preghiera che contengono adorazione e impegno. Attraverso questi canali agisce sui processi di convinzione delle realtà di fede ed abitua ad atteggiamenti interiori più che a comportamenti esteriori. «Mentre t'invito a rallegrarti in cuor tuo... ti prego di portare il pensiero sopra tanti uomini che sono stati riscattati dal sangue prezioso di Gesù Cristo, ma sgraziatamente vivono immersi o nell'idolatria o nell'eresia, e per ciò fuori della via di salvezza. Fermamente delibera di corrispondere meglio alla tua dignità per l'avvenire» («Mese di Maggio», pag. 69).
E poiché la più grande e potente fra le creature è Maria, egli invita i suoi giovani ad invocare ed imitare Maria, aiuto del popolo cristiano, per ottenere la gioia della figliolanza al Padre, l'ardore della carità di Cristo, la fedeltà alla sua Chiesa e il desiderio di portare a tutti l'annuncio di salvezza, consigliando i molti strumenti di santificazione che essa offre.
La proposta educativa
In Don Bosco essa è essenzialmente evangelizzante. È perciò attuale anche oggi, se viene decantata della visione di mondo, di cultura e di teologia propria dell'ottocento di cui, con passione profetica, egli aveva già intuito i più validi sviluppi.
Il suo messaggio educativo è fondamentalmente il suo amore per i giovani, a cui ha consacrato la sua vita e la sua opera, animata dall'urgenza del regno di Dio che necessita di uomini integrali, liberati nella loro personalità, immedesimati dalla grazia in Cristo risorto, capaci di donarsi agli altri, per costruire nella storia un mondo di libertà, giustizia ed amore, che sia preludio del regno eterno.
La sua attività educativa potenzia ciò che è umano, corporale, sociale, intellettuale, professionale, affettivo, gioioso e utilizza le istituzioni educative come mezzi concreti ed utili per raggiungere il fine.
Ma ben distinta e diversa è la sua volontà nell'utilizzare il profano e le istituzioni, che offrono comodità di incontro per istruire e far conoscere la fede, dalla eguale volontà di non imporre mai una pratica religiosa, ma solo di proporre ciò che è spontaneamente accettato e di illuminare con la ragione e la testimonianza il dono della fede, che viene offerta alla libera accettazione personale nel misterioso rapporto di ogni persona con Dio.
La pratica religiosa
La salvezza dei giovani sbandati e pericolanti, immigrati dai paesi rurali nella città industrializzata, in una società sociologicamente sempre meno cristiana, induce Don Bosco a creare un'ambiente di vita, uno stile di educazione, un clima di timore di Dio e di amore al prossimo, per cui la pratica religiosa diviene spontanea adesione della volontà e profondo bisogno del cuore del giovane, che trova nella religione la risposta alle profonde ansie e insicurezze della sua età e del momento storico in cui vive.
Ciò che rende questi giovani buoni e studiosi non è il timore dei castighi, ma il timore di Dio e la frequenza dei sacramenti. Ecco ciò che fa fare i miracoli alla gioventù» (MB 11,221). a lo non trovo alcuna base sicura circa i vari sistemi di educazione, se non nella frequenza della confessione e della comunione, e credo di non dir troppo asserendo che omessi questi due elementi la moralità (onestà) resti bandita» («Vita di Besucco», pag. 58).
La religiosità pratica, la vita di pietà non è un fatto psicologico, per Don Bosco, onde ottenere pentimento, proposito, impegno, gioia, anche se non è esclusa come mezzo in funzione educativa di esercizio all'abitudine e alla virtù; ma è fatto soprannaturale, per l'efficacia della grazia e l'accrescimento della vita divina in giovani seriamente impegnati nella crescita umana e nell'adempimento del proprio dovere.
L'atmosfera stessa dei suoi istituti ed oratori è impregnata di pietà, che rende buoni, docili, capaci di convinzioni e di coscienza i ragazzi.
In un periodo dominato religiosamente dalla rigidità giansenista furono vere novità ed innovazioni la spontaneità illuminata, la libera pratica della comunione e della confessione negli istituti, la gioiosa partecipazione alle funzioni e ai catechismi negli oratori. Il «darsi con senno alla religione», curando meno l'esteriorità che la interiorità, la sostanza che la forma, accettando le proposte devozionali dei gruppi, diminuendo per i ragazzi le pratiche usuali degli adulti, il a far prendere gusto alla preghiera» a giovinetti volubili ed incostanti, proporre la preghiera insieme ad alta voce ed arricchita da molti canti popolari, ed infine l'istruzione catechistica ben programmata e l'educazione allo spirito di pietà in tutte le azioni della giornata. sono tutte indicazioni precise del sistema preventivo di Don Bosco.
Religione e ragione
La religione di Don Bosco è proposta e guidata con un forte equilibrio, adeguata alle capacità spirituali del giovane, così come egli si trova nel cammino della fede ed in situazione psicologica e sociale.
«Era giunto ad un grado che nella età sua io non avrei saputo quale cosa aggiungere o quale togliere per fare un modello alla gioventù. Stimava molto le piccole pratiche di religione, le praticava con allegria, con disinvoltura, e senza scrupoli» («Vita di Magone Michele», pag. 58).
Nell'educare alla religione e agli atteggiamenti di fede è coessenziale il metodo della ragione, della persuasione e degli atteggiamenti di critica, di motivazione personale, di adesione cosciente.
La domanda religiosa nel giovane è normalmente viva, perché provocata dai profondi interrogativi del suo esistere ed agire. Aiutare il giovane a rendersi da superficiale a problematico è metterlo sulla via della maturazione. Ma quali risposte sono accette, adeguate a tali domande? La religiosità sacrale e tradizionalista dell'ottocento non serviva ai ragazzi di Don Bosco; tanto meno a quelli di oggi, resi deboli e disinteressati al problema della fede per l'esplosione del secolarismo e della società dei consumi.
La proposta religiosa si pone per Don Bosco come valorizzazione dei problemi che interessano i giovani, come la liberazione della loro autentica personalità, come visione nuova di un tipo di uomo e di società, come promozione della persona umana e della società intera, come solidarietà dei primi con gli ultimi, per offrire ai giovani l'occasione reale di un incontro con Cristo vivente, uomo vero e Figlio di Dio.
La ragione aiuta il giovane a confrontare le scelte di vita e il significato dell'esistenza con la proposta di fede, per giudicare e scegliere con certezza una via personale ed autonoma tra le molteplici proposte più o meno totalizzanti che il pluralismo odierno presenta attraverso ideologie e mode.
La religione non motivata spingerebbe facilmente il giovane verso un comportamento emotivo o formale, comunque disintegrata dalla vita e non coinvolta nell'opzione fondamentale del proprio progetto di sé. Non si tratta di subordinare il discorso della fede a quello della ragione, né viceversa; ma di adeguare alle esigenze prioritarie del giovane come la cultura, la professione, il divertimento o la libertà, una risposta che inizi il cammino della promozione umana o della precatechesi e prosegua con l'istruzione religiosa, per concludersi con la proposta di una testimonianza apostolica e sociale.