Virginia Di Cicco
(NPG 2005-09-2)
Anche quest’anno è arrivato Natale. Pensiero banale. Inizio banale. Se non fosse che mi viene spontaneo aggiungere «per i cristiani». Non è festa per gli ebrei. Non è festa per i mussulmani. Né per le altre infinite religioni del mondo. Hanno altre feste. Altri natali. Per quanto ci pensi, queste non mi sembrano differenze ma occasioni in più per gioire. Durante i natali del mondo si gioisce, ci si ritrova con i propri cari, l’amore acquista colore e musica che purtroppo non ha durante il resto dell’anno.
Sono allegri i natali, con i bimbi curiosi e eccitati da tanta confusione intorno. Sono santi i natali, negli abbracci e nei baci, nella voglia risvegliata di accogliersi, nel fumo dei respiri, la notte, stretti ognuno nella propria chiesa, casa o tempio che siano. Si ride forte durante i natali, si gioca e le assenza – nuove o vecchie che siano – strappano qualche smorfia di malinconia. Ognuno pensa con tenerezza a chi non c’è e non potrà tornare. Sono attesi i natali, sin dall’attimo dopo e fino all’attimo prima, con le noci, con i datteri, con le mandorle e i fichi secchi, con i dolci fatti dai vecchi della famiglia, con i digiuni. Sono famiglia i natali. La propria e la famiglia degli altri. Hanno un vestito i natali, il più bello, fatto di oggetti i più diversi, ma sacri e tramandati di padre in figlio, dall’inizio dei tempi, che siano capanne o candelabri o qualunque cosa persino l’odore dei cibi, quelli permessi ad ognuno, non quelli proibiti. Le genti del natale potranno avere colori diversi, statura e nasi diversi ma hanno stesso cuore e stessa voglia di amare, di essere felici con gli altri, i più vicini e i più lontani, la stessa santità quando le mani impastano e i nonni insegnano a pregare ai bimbi come lo hanno insegnato ai loro padri e alle loro madri. Le genti del natale fanno preparativi e rispettano ognuno il natale dell’altro e sono pronti a difendere qualunque natale sia offeso, che sia o non sia il loro. La gente del natale guarda e pensa con tenerezza alla gente degli altri natali anche se non ne conosce i gesti, le parole, la musica, gli abiti, i luoghi e i piatti, anche se non conosce niente del loro celebrare. La gente del natale, qualunque natale, non potrebbe mai tagliare la testa di un uomo davanti ad una telecamera, straziarlo davanti gli occhi magari dei figli che sperano di riaverlo a casa. La gente del natale non trasforma se stessa in una bomba umana e decide di farsi esplodere in un convoglio del metro, guardando negli occhi la ragazza salita al volo, contenta di quel colpo di fortuna che non la farà arrivare tardi in ufficio. La gente del natale ama la vita e la rispetta.
La gente del natale non traffica armi, non affama popoli sfruttandoli fino all’osso, non abbandona l’umanità dolente nei campi profughi senza acqua e nelle tende di plastica. La gente del natale non insegue il profitto bruciando le dita dei bambini o spezzando la schiena dei grandi. Non compra e vende esseri umani che fuggono dalla fame e dalle guerre. Non umilia le donne costrette a vendersi per paura, sole con il pensiero di un piccolo lontano da difendere.
La gente del natale non commercia la disperazione e non schiaccia sotto il calcagno quanti non tengono il ritmo della modernità o escono dagli schemi.
La gente del natale vede il proprio dio negli occhi di chiunque sorrida o pianga, chieda o offra aiuto, cammini tranquillo o fugga impaurito.
È questa l’unica scelta. Prima ancora che quale religione abbracciare con tutti noi stessi e quali riti o testi sacri rispettare e venerare. Quali canti e quali cibi o quali digiuni e quali preghiere. Prima di tutto questo è quella l’unica scelta: essere gente che porta il proprio natale nel cuore. Chiamatelo come volete, non cambia la sostanza.