Virginia Di Cicco
(NPG 2000-07-2)
Dal fuoco del camino arriva tepore, fuori la neve... della quale Salvatore sta tentando di avere ragione. Io leggo un libro, come al solito, raggomitolata sulla poltrona. Fulvia, al piano di sopra, fa il bagno ai bambini. Gridolini, risate e acqua ovunque. Qualche attimo di innaturale silenzio e dalle scale una vocina: «Zia, guardami: sono veramente bello?».
Valerio ha tre anni, sa di borotalco e porta un pigiamino a tutina azzurro come i suoi occhi. Forse è la prima volta che riesco a vederlo con i capelli ordinati, la riga da una parte come papà.
Sto per rispondere alla sua domanda quando arriva anche Filippo, cinque anni, pure lui pronto per la ninna. La risposta mi resta in gola.
I miei nipoti sono bellissimi e le manine paffute, le ciglia lunghe e quella parte rosea e morbida morbida, proprio all’attaccatura del collo che tormento di baci come posso.
Nel Duemila il Telefono Azzurro compirà diciassette anni. Precisamente l’otto giugno e lo dico con una buona dose di stupido orgoglio visto che l’otto giugno è anche il mio compleanno.
Tutto cominciò a Bologna, in un piccolo appartamento in affitto che Ernesto Caffo, docente di neuropsichiatria infantile all’Università di Modena, provò a trasformare in un ufficio e dove venne attivata la prima linea telefonica nazionale per la prevenzione degli abusi sull’infanzia e la tutela sui minori.
Senza troppa retorica, chi era abbastanza grande per capire quando il primo manifesto del Telefono Azzurro fu affisso per le strade della città, non credo possa dimenticare il volto tumefatto del bimbo e la scritta: «Basta una persona per conciarlo così. Ce ne vogliono molte per evitarlo».
Da allora molta strada è stata percorsa: dal Centro di ascolto telefonico nazionale dove tutte le telefonate convergono per essere poi affidate agli operatori sul campo, al team di emergenza pronto ad intervenire non solo per gli abusi e le percosse ma anche per una fuga da casa o per emergenze ambientali o per comportamenti autodistruttivi.
Da allora molti partner stranieri si sono uniti al Telefono Azzurro in questo straordinario impegno di difesa e soprattutto di divulgazione di una nuova cultura dell’infanzia nel mondo.
Accanto alla linea telefonica istituzionale per gli adulti, è nata nel 1990 la prima linea telefonica gratuita, destinata ai minori fino a quattordici anni, attiva ventiquattro ore su ventiquattro per 365 giorni all’anno: 1.96.96.
In dodici anni di vita, il Telefono Azzurro ha risposto a oltre due milioni di telefonate di bambini e adulti.
Ci vorrebbe un camino per ogni bimbo, la neve, una zia che tormenta di baci, una mamma che fa giocare nell’acqua della vasca, un pigiamino a tutina, la riga da una parte come papà.
I miei nipoti adorano il telefono, giocano sempre con quello giocattolo che ha portato Babbo Natale, grosso grosso e colorato. Quando poi, a squillare nella casa è quello vero, quello dei «grandi», allora è una corsa per rispondere prima degli altri.
Per Filippo e Valerio il telefono è un gioco. Per altri bimbi come loro, proprio come loro, con lo stesso bisogno di tenerezza, con lo stesso sacrosanto diritto di averla, il telefono è l’unica possibilità di salvezza.
Telefono Azzurro, via Montebello 2, 40100 Bologna, www.azzurro.it