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    Proposte operative per una Chiesa in cammino verso il terzo millennio

    Esperienza-proposta dei gruppi giovanili di San Marco Argentano - Scalea

    (NPG 1992-03-57)

    Molte diocesi hanno vissuto un'esperienza di partecipazione e di comunione profonda nella celebrazione dei loro sinodi: un'esperienza di condivisione, di lavoro insieme, di progettazione, in cui molte volte i giovani e i gruppi si sono ritrovati finalmente soggetti, non solo oggetto di pastorale.
    Quello che presentiamo è uno dei tanti «racconti» che ci sono pervenuti. Ne offriamo una parte, che ci sembra significativa per temi e linguaggio, soprattutto per il piglio giovanile, carico di voglia di fare e anche di concretezza.
    In realtà il documento finale è articolato nelle solite parti di analisi, approfondimento, illuminazione.
    L'ultima parte elenca una serie di proposte operative per vivere concretamente la pastorale, come attenzione ai giovani, nelle varie esperienze pastorali. Di fatto il tutto veniva scandito attraverso i momenti di un cammino che anche i verbi utilizzati indicano: camminare, guardare, ascoltare, meditare, andare.
    Chiude il «messaggio»: «insieme con gioia», quasi un impegno-testimonianza per «addentrarsi da credenti all'interno del terzo millennio» della storia cristiana.

    A servizio del Regno

    1. I giovani vogliono operare per servire il Regno di Dio; Cristo ci ha insegnato a vivere nella disponibilità verso l'uomo, che va amato e cercato.

    Da questo nasce l'esigenza di confrontarsi nella diversità delle esperienze, che non sempre trova il modo di realizzarsi concretamente. In Diocesi esistono associazioni, gruppi e movimenti di cui a volte si ignora l'esistenza e l'identità, si nota anche, non senza disagio, come nello stesso paese esiste tra le comunità parrocchiali una ingiustificata chiusura ad attività comuni. Questo allontana e rallenta il cammino di comunione, che siamo chiamati a percorrere come unica Chiesa di Gesù Cristo.
    È urgente più che mai superare gli antagonismi che creano fratture tra le stesse realtà «impegnate» nella nostra Chiesa particolare, per concorrere uniti alla costruzione dell'unica comunità del Cristo.
    La comunità parocchiale deve essere coinvolta, divenendo così protagonista di tutto ciò che si vive, si elabora e va maturando nella vita delle varie realtà ecclesiali. Soprattutto occorre sensibilizzare l'ambiente familiare sulle problematiche complesse del mondo giovanile, per contribuire a ottenere un quadro più armonico di questa realtà non sempre conosciuta a fondo.
    Occorre educare al confronto delle esperienze delle diverse realtà generazionali.
    Pertanto propongono di:
    - organizzare incontri periodici, campi, uscite, giornate diocesane in collaborazione con tutti i gruppi;
    - organizzare meeting, convegni di confronto e di verifica, tra le varie esperienze di associazioni giovanili presenti in Diocesi;
    - avviare un dialogo intenso e costante tra le parrocchie dello stesso paese e della stessa forania, per sistematici incontri di programmazione e diverifica delle attività svolte e dei temi trattati;
    - vivere comunitariamente la preparazione ai momenti forti della comunità ecclesiale: giornate per la pace, veglie di preghiera, attività sociali e culturali;
    - cooperare a organizzare attività di animazione: recital, convegni su temi specifici, di vivere insieme momenti di ritiro nei tempi forti dell'anno liturgico;
    - creare un foglio di collegamento a livello parrocchiale e diocesano, per raccogliere e trasmettere le varie attività di esperienze giovanili e anche per coinvolgere tutti coloro, e sono la gran parte, che non partecipano, osservano con diffidenza e si percepiscono esclusi;
    - coordinare, valorizzando la presenza di radio e TV locali, attività e programmi rivolti ai giovani.

    Un aiuto alla crescita personale

    2. I giovani chiedono di mostrare maggiore apertura e attenzione verso le problematiche proprie dello sviluppo psico-affettivo: rapporto con i genitori, vita affettiva e sociale, educazione sessuale.

    I giovani, in rapporto al processo di maturazione psico-fisico, presentano una serie di problemi, non sempre sottolineati nelle attività educative. Avvertono l'esigenza di essere aiutati nell'affrontare i cambiamenti evolutivi riguardanti gli atteggiamenti e i comportamenti che spesso disorientano gli stessi giovani. È viva l'esigenza di una persona che abbia una certa competenza su queste problematiche giovanili, con la quale impostare un dialogo sincero, costruttivo e utile al giovane per affrontare questa fase della sua crescita.
    In effetti, parlare con gli adolescenti e i giovani di affettività, rapporto di coppia, risulta spesso difficile. Bisogna, però, riconoscere che proporre un
    itinerario di crescita in cui il giovane sia educato a parlare anche di questi problemi con serenità e libertà, lo porterebbe a vivere questi sentimenti e questi momenti di maturazione personali senza superficialità o fretta, come spesso accade.
    Il gruppo, la famiglia, la scuola, la parrocchia, vanno valorizzati come ambienti privilegiati in cui si impara a conoscersi meglio e in cui ci si educa alla scoperta dell'altro/a, riflettendo la diversità ma nello stesso tempo la ricchezza della complementarietà. Spesso è nei gruppi che matura l'affetto, ma anche troppo spesso succede che la coppia si isola o viene isolata.
    Si devono superare queste difficoltà impiegando al meglio mezzi e opportunità, coinvolgendo la famiglia, per una crescita armonica e positiva nelle relazioni interpersonali, nella vita sociale e nella fede e per un serio cammino di coeducazione.
    Bisogna avere la consapevolezza e sentire la responsabilità che la sessualità è parte integrante della vita dell'uomo, che deve essere seguita, guidata e sostenuta nelle sue fasi più delicate con molta attenzione e discrezione.
    Occorre realizzare un cammino formativo di educazione alla affettività, semplice e concreto, per aiutare i giovani a vivere il rapporto con l'altro come espressione dei progetto eterno di Dio, che è amore. La vita del giovane è segnata dal bisogno di esprimere amore, che però spesso è trascurato e senza sbocchi sociali immediati, e corre costantemente il rischio di chiudersi al rispetto dell'altro/a, cosificando l'affetto in amore da «consumare».
    Pertanto propongono di:
    - essere aiutati nella loro crescita, per maturare scelte di vita consapevoli, responsabili e coscienti del problema affettivo, sostenuti in questo da itinerari tesi a conoscere la persona nella sua integrità, avvalendosi di psicologi, pedagoghi, antropologi, sociologi;
    - utilizzare sussidi, audiovisivi, libri specifici per fasce di età che orientino ed educhino alla scoperta del valore della corporeità, della vita di coppia, alla scoperta del senso cristiano dell'affettività, evitando di vivere questa dimensione della relazionalità in modo distorto o individualistico;
    - istituire consultori o corsi di preparazione per coppie nell'ambito di ogni parrocchia;
    - diffondere una maggiore conoscenza degli insegnamenti del magistero su queste problematiche;
    - promuovere periodicamente incontri tra i giovani e le famiglie sulle problematiche affettive per uno scambio di idee e un confronto sistematico e sereno su questi temi spesso volutamente ignorati.

    Educatori nella parrocchia

    3. I giovani avvertono l'esigenza di realizzare corsi di formazione e di aggiornamento per assistenti e responsabili di associazioni, gruppi e movimenti, per assicurare un migliore servizio alla proposta educativa della parrocchia.

    Perché la vita di gruppo possa risultare significativa per ogni giovane e utile alla sua maturazione, è necessaria la presenza di responsabili e assistenti qualificati, coscienti di giocare sulla pelle dei giovani e che perciò devono assicurare un adeguato servizio educativo.
    Questo sarà tanto più efficiente, se gli animatori saranno preparati sulle problematiche giovanili e adolescenziali, e saranno capaci di usare mezzi e metodi idonei alle esigenze attuali della condizione giovanile. Occorre instaurare con i giovani un rapporto di amicizia autentico, che, nel rispetto di ogni persona e dei suoi ritmi di crescita, dia spazio alla valutazione dei tempi lunghi necessari, a volte, per percorrere un breve tratto di cammino. Sono necessarie capacità educative e doti umane; bisogna avere il coraggio di sperare con i giovani, lottare, seminare con amore ed aspettare con molta pazienza.
    I giovani cercano nell'assistente e nel responsabile, loro guida nel cammino della crescita, un punto di riferimento che sappia accompagnarsi a loro nella fase della ricerca, anche quando sembra che tutto proceda positivamente. Chiedono che la proposta di educazione alla fede sia contestualizzata nella loro esperienza esistenziale: è necessario, più che un insegnamento catechistico preconfezionato, moralistico, un itinerario di catechesi che porti a maturare una fede adulta ed educhi le persone fin da piccole ad amare la Chiesa e a sentirsi responsabili della sua edificazione con il contributo dei propri carismi.
    Pertanto propongono di:
    - istituire a livello diocesano un cammino permanente per la formazione dei catechisti e dei responsabili del settore giovani, invitando all'impegno di qualificarsi coloro che sono preposti all'azione educativa;
    - creare, negli incontri formativi, opportuni spazi per acquisire i contenuti e i metodi di una proposta positiva all'amore verso la Chiesa, perché i giovani possano vivere con entusiasmo nella Chiesa, con la Chiesa, per la Chiesa;
    - educare a saper utilizzare una didattica viva e dinamica, che abbia come elemento di base l'interdipendenza tra ciò che si dice e ciò che si fa;
    - far partecipare i giovani insieme agli assistenti e ai responsabili agli incontri formativi, nella certezza che la comunità nasce camminando insieme nell'impegno della formazione, avendo sempre il coraggio di ricominciare e mai la presunzione di essere arrivati.

    Vivi nel territorio

    4. I giovani chiedono alla Chiesa di rivolgere maggiore attenzione alla vita politica, sociale, culturale, economica del territorio in cui vivono.

    I giovani vogliono sentirsi pienamente inseriti nel territorio in cui vivono e contribuire alla costruzione della comunità a livello sociale. È una attesa che non va delusa, perché la maturazione della personalità si realizza compiutamente quando la persona entra positivamente in relazione con la realtà circostante e con essa interagisce. È fondamentale, dunque, anche su questo piano la funzione della Chiesa, ma nelle situazioni concrete non si può fare a meno di rilevare una sua latitanza in proposito.
    I giovani vogliono essere participi dei diversi progetti sociali e politici, evitando per quanto è possibile di cadere nel «partitico», e mirando soprattutto al bene comune per costruire la «città dell'uomo». Perciò è fondamentale educare all'impegno politico inteso come rispetto dei valori della vita, dei diritti e dei doveri dell'uomo, dello sviluppo globale di ogni uomo non come dimensione massificata, ma come esperienza unica e irrepetibile.
    I giovani, nonostante atteggiamenti esteriori di individualismo e superficialità, sono sensibili ai problemi sociali e ambientali. Sentono la necessità di valorizzare il patrimonio culturale troppo spesso trascurato o del tutto sconosciuto.
    Vogliono rendersi disponibili ed attenti alle cose e alle persone, offrendo tempo, amicizia, competenza, esperienza per approfondire le tradizioni e la storia della nostra regione. Tutto questo aiuterebbe a superare le difficoltà più gravi per la socializzazione, che provengono anche dal fatto che alcune tematiche etico-sociali e alcuni valori, quali solidarietà, servizio, volontariato, nella nostra cultura sono percepiti esclusivamente a livello teorico e stentano a realizzarsi concretamente incarnandosi nel vissuto.
    Si sente inoltre l'urgenza di recuperare un rapporto intenso tra fede e cultura, tra fede e mondo del lavoro. È sempre più sentita l'esigenza di un dialogo, di una comunicazione tra il messaggio cristiano e la proposta culturale. Questo vale anche per il mondo del lavoro, in quanto il messaggio sociale della Chiesa è poco conosciuto. Occorre incrementare la pastorale d'ambiente, che in Diocesi non riceve ancora sufficiente attenzione ed interesse. Occorre comprendere la preziosità della presenza cristiana nella scuola e nel mondo del lavoro per far sì che il messaggio della Chiesa sia incarnato nell'oggi attraverso l'impegno personale di ciascuno.
    Allo stesso modo sono sporadiche, per pregiudizi culturali e per difficoltà sociali e strutturali, le attività di volontariato. Anche riguardo all'obiezione di coscienza e al servizio civile come alternativa al servizio militare, c'è una grave carenza di informazioni e di sensibilizzazione.
    Un altro problema a cui i giovani ritengono necessario porre attenzione, è quello dell'accoglienza degli extracomunitari, urgente per la loro numerosa presenza nella nostra Diocesi. In qualità di venditori ambulanti, per lo più sfruttati, questi vivono in situazione di estrema precarietà. Si avverte la necessità di formare una adeguata coscienza per accoglierli con la dignità propria di figli di Dio.
    I giovani, dunque, vogliono collaborare per una migliore qualità della vita, e nello stesso tempo denunciano il bisogno di realizzare la propria esistenza in una chiamata alla solidarietà e alla condivisione.
    Pertanto propongono di:
    - valorizzare i gruppi di AC per una accoglienza, che ha come valori primari la fedeltà all'insegnamento della Chiesa e una proposta di catechesi tesa ad incarnare la proposta di fede nell'oggi;
    vitalizzare i gruppi AGESCI per lo spirito di accoglienza incondizionata verso tutti coloro che vogliono vivere una esperienza di spiritualità nel rapporto con la natura, nella disponibilità verso gli altri ed attraverso un uso pedagogico del gioco;
    - valorizzare il CSI per il suo dinamismo sportivo, ispirato ai valori cristiani dello sport finalizzato alla crescita globale della persona;
    - realizzare periodicamente incontri con le famiglie dei giovani per sensibilizzare sull'importanza della partecipazione a gruppi e associazioni non solo come momento ricreativo, ma anche esigenza necessaria per la crescita nell'impegno ecclesiale e sociale;
    - promuovere una pastorale che sottolinei la formazione di una coscienza sociale; attivare, con l'aiuto di persone qualificate, centri di informazione e di accoglienza per extracomunitari;
    - realizzare incontri con le famiglie di drogati, di disabili, con anziani, per favorire la disponibilità e l'attenzione verso queste persone e le loro problematiche;
    - inserire nei progetti dei gruppi l'approfondimento teorico insieme ad esperienze concrete di educazione politica, privilegiando la conoscenza dei documenti sociali della Chiesa e dei testi fondamentali della convivenza civile;
    - favorire la partecipazione concreta alla vita politico-amministrativa, attraverso un inserimento dinamico e critico nelle strutture di volontariato presenti nel territorio; istituire in collaborazione con la Caritas diocesana una convenzione per far svolgere il servizio civile all'interno della Diocesi;
    - creare una struttura permanente di sensibilizzazione alla non violenza in collaborazione con la commissione Jutitia et Pax, tesa a far emergere la radice e il senso cristiano della pace e per un cammino di solidarietà, di condivisione e di promozione umana e sociale;
    - instaurare un rapporto più intenso con il mondo del lavoro, che interpella la Chiesa ad una maggiore attenzione e solidarietà verso i disoccupati e gli sfruttati: questa realtà così presente nella nostra Diocesi vede spesso le persone sole a dover lottare in un mondo che non dà molti spazi alla speranza; organizzare centri di orientamento professionale, di sensibilità al mondo del lavoro, di sostegno e di tutela verso le rivendicazioni dei disoccupati, valorizzando la struttura del MLAC;
    - promuovere attività tese a valorizzare la pastorale d'ambiente nella realtà scolastica, stimolando una presenza più incisiva del MSAC, nell'università creando maggiori rapporti con la FUCI e nel mondo della cultura organizzando associazioni intorno al MIAEC, il MEIC, l'UCIIM;
    - organizzare attività ricreative culturali di animazione musicale e teatrale, perché le proposte espresse attraverso un adeguato sforzo scenico siano assimilate maggiormente.
    Questo permette inoltre di aggregare tutti coloro che attraverso l'espressione vivono i carismi mettendoli adisposizioni degli altri. Valorizzare l'ANSPI e la pedagogia degli Oratori Salesiani.
    Si sottolinea ancora che per far vivere ai giovani una esperienza di vita comune, occorre articolare programmandole una serie variegata di attività: spirituali, sociali, ludiche tese a valorizzare la personalità e le potenzialità dei giovani.
    Queste sono da percepire necessarie, complementari e positive per la crescita, e vanno sostenute con strumenti adeguati per coinvolgere e stimolare dinamicamente la creatività giovanile.

    NOI GIOVANI, INSIEME CON GIOIA
    Una «carta d'impegno» per costruire una chiesa aperta e rinnovata

    Insieme con gioia, vogliamo partecipare alla costruzione del Regno di Dio, con le tensioni e i problemi, ma anche con lo slancio verso il futuro e le potenzialità del nostro essere giovani.
    Insieme con gioia, vogliamo esprimere la semplicità e la spontaneità della nostra vita, l'esigenza di trasmettere gli ideali in cui crediamo. Chiediamo di valorizzare le nostre capacità: non farlo sarebbe andare contro la storia che, radicata nel passato, è protesa verso il futuro.
    Insieme con gioia, chiediamo di rispettare la diversità degli interessi e delle età, i ritmi di coloro che cercano, che stentano a darsi un progetto, che non riescono a sentirsi Chiesa pur condividendone le proposte e le attività.
    Insieme con gioia, vogliamo vivere la fede nella condivisione, nel dialogo e nell'ascolto, superando le leggi dell'egoismo, nella certezza che la pienezza della testimonianza si ha nella disponibilità a vivere la fraternità con chiunque si accompagna e invoca aiuto, in una umantià che sempre più aspira alla pace.
    Insieme con gioia, ci rendiamo disponibili a costruire una Chiesa, che sappia rinnovarsi costantemente alla luce dei «segni dei tempi», che senza compromessi scopra la gioia di aprirsi in nome di Dio a tutti.
    «Mi sarete testimoni»: la parola del Signore è un invito alla missione. Questa volta, in particolare, la nostra missione è quella di vivere e testimoniare con maggiore impegno il mistero della Trinità, nella dinamica di una «nuova evangelizzazione».
    - Vivere l'amore di Dio Padre, sapendo che siamo stati creati per amore e che siamo inseriti nel suo piano universale di salvezza.
    - Vivere la missione di Dio Figlio, che si è fatto uomo e scopriamo presente particolarmente nelle persone più deboli e sole.
    - Vivere la comunione in Dio Spirito Santo, che è con noi e ci «illumina quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio».
    La Vergine Maria, che giovane ha saputo accogliere la parola del Signore e farsi attenta alle esigenze dell'umanità, ci è di esempio;, con amore di madre guida i nostri passi e ci precede nell'incontro con Dio.
    Questa è la nostra certezza: nessuno può dirsi solo. Il Signore ci ama e non ci abbandona mai.


    T e r z a
    p a g i n A


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