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    Una pastorale giovanile che educa all'amore /1


    Pastorale giovanile e famiglia /5

    Gustavo Cavagnari


    (NPG 2020-06-58)

    Una pastorale giovanile più attenta alla famiglia mira a ricreare nei propri ambienti un vero e proprio clima di famiglia. Una pastorale giovanile più attenta alla famiglia è, poi, una pastorale accogliente, ossia aperta a ricevere e accompagnare, per quanto sia possibile, le famiglie dei giovani, al di là delle situazioni in cui si trovano. Inoltre, una pastorale giovanile più attenta alla famiglia cerca di attuare una sinergia o, in altri termini, è attenta non solo alle famiglie in quanto oggetti della pastorale ma anche al loro coinvolgimento in quanto soggetti di essa. A questi temi abbiamo riservato i contributi precedenti di questa rubrica.[1] Per di più, una pastorale giovanile più attenta alla famiglia promuove l’educazione sessuale, specialmente durante l'adolescenza,[2] accompagna i fidanzati e le giovani coppie, e cura la dimensione vocazionale della sua proposta. A questi temi dedicheremo i prossimi articoli.

    Corpo, sessualità, affettività

    I giovani riconoscono il corpo e la sessualità come «essenziali per la loro vita e per la crescita della loro identità».[3] Sono soprattutto loro a coltivare il proprio corpo (ChV 158) e a vivere la propria sessualità con «niente tabù» (ChV 261). Al tempo stesso, sono anche consapevoli delle difficoltà per «mantenere una buona relazione col proprio corpo e vivere serenamente le relazioni affettive» (ChV 81). Infatti, nel mondo contemporaneo, «gli sviluppi della scienza e delle tecnologie biomediche incidono fortemente sulla percezione del corpo» (ChV 82) e i fatti e fenomeni legati al sesso si enfatizzano «esclusivamente» (ChV 81), aggiungendo - alle solite pratiche sessuali precoci o promiscue - nuovi comportamenti quali il culto esagerato dell’aspetto fisico, l’esibizionismo on line, le esplorazioni senza limiti o la ricerca di emozioni forti. Tali fenomeni, oltre a molti altri rischi, costituiscono un ostacolo per una serena maturazione.
    Per reagire a tale situazione, è da tempo che si auspica una opportuna educazione sessuale.[4] Già il Concilio Vaticano II indicava il bisogno di una «positiva e prudente educazione sessuale»,[5] affermando il diritto della gioventù a riceverla secondo le esigenze delle diverse età. Nella sua Esortazione apostolica sulla famiglia, anche Giovanni Paolo II riservava un posto importante all’educazione sessuale.[6] Con il suo «sì all’educazione sessuale»,[7] l’insegnamento papale attuale si colloca in questa linea. Aiutare i giovani ad «educare la propria sessualità» (ChV 265) è un imperativo.

    Una educazione sessuale al servizio di un amore di donazione

    Educare le nuove generazioni ad una unione nuziale totalizzante, integra e generosa, e quindi ad una vita familiare serena, rispettosa e ricca di senso (AL 283), presuppone, come per ogni altra vocazione, una chiara e delicata educazione sessuale. Tale educazione, se vuole essere solida e ordinata, va collocata tuttavia «nel quadro di una educazione all’amore» (AL 280), in modo da superare la manipolazione che sminuisce, semplifica e volgarizza il senso della sessualità e, inoltre, di indicare in modo trasparente il suo volto e le sue esigenze umane.
    Se si considera l’invito della Chiesa all’educazione sessuale dei giovani, tanto la famiglia quanto le altre agenzie educative chiamate ad aiutarla devono ammettere, tuttavia, le proprie carenze. Infatti, se la convinzione della sua necessità in sede teorica è abbastanza diffusa, in pratica rimangono lacune, omissioni, incertezze e anche divergenze notevoli sia riguardo alle persone e istituzioni che dovrebbero impartirla, sia in rapporto al contenuto e alle metodologie.[8] Eppure, di fronte «ad un’invasione di proposte, alla pornografia senza controllo e al sovraccarico di stimoli che possono mutilare la sessualità» (AL 41; ChV 88.90), offrire un’educazione sessuale esplicita, sana e autentica è diventato più doveroso che mai e non ammette dilazioni. «Ma chi parla oggi di queste cose? Chi è capace di prendere sul serio i giovani? Chi li aiuta a prepararsi seriamente per un amore grande e generoso?» (AL 284).
    Per questi motivi, è fondamentale che i genitori e gli altri educatori siano consapevoli del valore dell’impegno per un’autentica educazione sessuale che prepara ad accettare i connotati «del proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità» (AL 285), ad accogliere la sessualità come dono e compito, e a sviluppare la capacità «di amare sul serio» (ChV 263). Un amore tale suppone conoscenza di sé e capacità di dominio di sé (AL 280), cura e attenzione attiva per l’altro (AL 283), rispetto e stima della differenza (AL 285), legame virtuoso e responsabilità (AL 172; ChV 264), capacità di donarsi in maniera oblativa (AL 33). In questa linea, «occorre proporre ai giovani un’antropologia dell’affettività e della sessualità capace anche di dare il giusto valore alla castità»[9] e al «sano pudore» (AL 282). Senza queste qualità, non è possibile legarsi «a una persona in modo esclusivo e generoso» (ChV 265).
    Dal punto di vista cristiano, è anche necessario intendere che l’educazione sessuale si realizza in pieno nell’ambito della fede. Lo sviluppo armonico e integrale della persona non è possibile se non in forza della salvezza che viene da Gesù Cristo. E accettare il messaggio evangelico dell’amore e della sessualità porge ad ogni battezzato sfide e scelte molto concrete. In questo senso, «le dimensioni della corporeità, dell’affettività e della sessualità», anziché silenziate «vanno tenute bene in conto, giacché c’è un intreccio profondo tra educazione alla fede e educazione all’amore» (DF 133). Nel contesto della teologia della creazione,[10] una buona «teologia del corpo umano» come quella proposta da Giovanni Paolo II (AL 151) è di grande aiuto.[11]

    Sguardi e valori che prendono corpo anzitutto nella casa

    Oggi è maggiormente accettato che un’educazione sessuale ordinata all’amore e alla reciproca donazione deve darsi, prima di tutto, in ambito domestico. Di fatto, una famiglia che, lontana dal considerarsi perfetta, vive nell’amore, realizza la propria vocazione e se ne assume i propri compiti (AL 57), è l’ambiente migliore per assolvere l’obbligo di assicurare una graduale e positiva educazione sessuale (AL 205). Nessuno può crescere in modo integro senza quel vissuto d’amore e d’accettazione, e senza quell’insieme di principi e di virtù, che s’imparano in modo unico in famiglia. Anzi, insegnare «un percorso sulle diverse espressioni dell’amore, sulla cura reciproca, sulla tenerezza rispettosa, sulla comunicazione ricca di senso» preparerà non solo «ad un dono di sé integro e generoso» ma anche ad una vita nuziale e familiare arricchita «da tutto il cammino precedente» fatto in casa (AL 283).
    Non c’è dubbio che un bambino amato, sostenuto e guidato dai genitori e dagli altri membri della famiglia si trova in migliori condizioni per un corretto sviluppo. La vita domestica è fatta di migliaia di gesti e di incontri che permettono di educare il cuore (AL 316) e maturare l’amore in maniera originale e concreta (AL 315). Infatti, la casa è il primo luogo in cui si impara ad ascoltare, a condividere, a sopportare, a rispettare, ad aiutare, a convivere, ad essere prossimo, a prendersi cura, a riconoscere che viviamo con altri che sono degni del nostro affetto (AL 276). Nondimeno, la presenza chiara e ben definita delle due figure femminile e maschile, il padre e la madre, crea poi l’ambiente più idoneo per maturare la propria identità sessuale (AL 175).
    Non si può negare, comunque, che i genitori possono anche proiettare sui figli la luce della loro immaturità e l’ombra dei loro conflitti irrisolti, dei loro affetti disordinati, degli errori educativi di cui loro stessi possono essere vittime anche senza colpa.[12] Alcuni adulti restano negli stadi primari della vita sessuale, vivendo «un’affettività narcisistica, instabile e mutevole» (AL 41) che li porta persino a disattendere i propri figli o ad utilizzarli egoisticamente (AL 153). Come si può pensare che possano educarli adeguatamente? Altri genitori, nonostante si prendano cura dei figli, con la loro ossessione o severità eccessiva possono impedire un adeguato processo di maturazione affettiva (AL 177.261.279). Se la presenza in ambito domestico di stereotipi e di rigidi schemi sessisti blocca un’armonia egualitaria e trasmette forme di sottovalutazione della donna che dovrebbero essere superate (AL 54), anche un’educazione che nega ogni differenza e reciprocità tra l’uomo e la donna svuota la base antropologica del vincolo nuziale e familiare (AL 56). Nei casi più gravi, infine, ci sono particolari situazioni «di violenza domestica e di abuso sessuale» (AL 204) anche nei confronti dei figli (ChV 96), il che è ancora più scandaloso perché avviene in un luogo in cui i piccoli devono essere protetti (AL 45).
    In conclusione, anche in campo sessuale, l’educazione ricevuta in famiglia assume un valore fondativo, sia in senso positivo che negativo. Da una parte, alcuni giovani portano nella loro vita l’esperienza di una «famiglia sana» (AL 275), in cui il loro apprendistato si è compiuto in primis tramite l’affetto e la testimonianza dei genitori (AL 86.263) e la convivenza serena con gli altri membri della casa (AL 194). In questo caso, un figlio riconoscerà «con gratitudine che è stato un bene per lui crescere in una famiglia» (AL 268) e si troverà «meglio preparato» a sposarsi e formare la propria famiglia (AL 208). Da un’altra parte, alcuni altri giovani portano nella loro vita l’esperienza di una «famiglia ferita» (AL 203), in cui l’assenza dei genitori o le situazioni traumatiche e dolorose vissute nella casa gli hanno generato instabilità emotiva e immaturità (AL 239-240.272). Purtroppo, una infanzia o una adolescenza «vissute male sono terreno fertile per crisi personali che finiscono per danneggiare il matrimonio» (AL 239) e la famiglia di queste persone.

    Sussidiarietà e complementarità

    Guardando all’attuale situazione, si avverte che i genitori riconoscono di non essere abbastanza preparati e trovano delle serie difficoltà nel dare ai propri figli una corretta educazione sessuale; sommato ad altre cause, questo non solo impedisce uno sviluppo sereno e integrato, ma introduce inoltre parametri perniciosi.[13] Infatti, l’attuale mutamento antropologico-culturale (AL 32) ha lasciato i figli privi di indicazioni univoche e positive, e i genitori impreparati per dare delle risposte adeguate. La scuola, che dovrebbe sostenerli con la sua mediazione, in certi casi ha svolto programmi di educazione sessuale sostituendosi alla famiglia (AL 84.263) e il più delle volte con intenti puramente informativi (AL 281). Parimenti la Chiesa, nonostante si faccia carico di offrire una guida e dei suggerimenti per l’educazione dei figli soprattutto nella fase della fanciullezza e dell’adolescenza, si è trovata non poche volte disorientata.[14]
    Diventa urgente, quindi, ricuperare, sostenere e promuovere in questo campo il ruolo formativo dei genitori o di quelle altre persone chiamate in certi casi a prendere il posto dei genitori. Per prima cosa, devono essere consapevoli del proprio ruolo educativo e tutelare ed esercitare questo diritto-dovere primario. Da qui consegue che qualsiasi intervento educativo, relativo anche all’educazione sessuale, debba essere subordinato all’accettazione da parte dei genitori, e si debba configurare non come una sostituzione ma come un appoggio al loro intervento. Nel caso in cui i genitori fossero assistiti da altri nell’educazione dei propri figli all’amore, dovrebbero essere informati sui contenuti e sulla modalità con cui è impartita tale educazione integrativa. Infine, è anche conveniente che i genitori si associno con altri genitori, non soltanto allo scopo di proteggere, mantenere o completare il proprio ruolo di educatori primari dei loro figli, specialmente nell’area dell’educazione sessuale, ma anche per contrastare forme dannose e per garantire che i figli vengano educati secondo i propri principi e in modo consono al loro sviluppo personale.
    I genitori, ovviamente, non devono mai sentirsi soli in tale impegno. Hanno bisogno non solo di comprensione, ma di sostegno e di aiuto da parte di gruppi, associazioni e istituzioni. La Chiesa stessa «è chiamata a collaborare, con un’azione pastorale adeguata, affinché gli stessi genitori possano adempiere la loro missione educativa» (AL 85). Da questo punto di vista, tutte le azioni tendenti ad aiutare papà e mamma a vivere e ad educare i propri figli nell’amore sono da favorirsi. I diversi modi di assistere i genitori in questo compito saranno, in ogni modo, oltre che sussidiari, in quanto il ruolo formativo dei genitori è sempre da preferire, anche subordinati, cioè soggetti alla loro guida e verifica. «Qualsiasi altro collaboratore nel processo educativo deve agire in nome dei genitori, con il loro consenso e, in una certa misura, anche su loro incarico» (AL 84).
    Infine, i diritti dei genitori devono essere riconosciuti, tutelati e mantenuti, non solo però per assicurare una sana e solida formazione sessuale dei bambini e dei giovani, ma anche per garantire la cooperazione e la collaborazione tra i genitori e coloro che possono aiutarli nel loro compito. Infatti, i genitori devono ricordarsi che la famiglia non è l’unica o l’esclusiva comunità formativa, e devono coltivare pertanto un rapporto cordiale e attivo con altre persone che possono aiutarli.
    Detto questo, è il momento di studiare come la pastorale giovanile possa contribuire con la famiglia nell’educazione sessuale delle nuove generazioni nell’orizzonte dell’amore e della donazione, tema che proporremo nel prossimo articolo.

    NOTE

    [1] Questi punti sono anche brevemente presentati da K. Gutiérrez Cuesta nell’articolo «Familia y pastoral juvenil», in Misión joven LVII/486-487 (2017) 6, 69-77.
    [2] La tendenza ad aggiungere la parola “affettivo” alla parola “sessuale” – si parla di educazione affettivo-sessuale – non è che un modo di contrastare una consueta presentazione della sessualità piuttosto riduttiva. In questo modo si vuole mettere in rilievo una visione integrale che cerca di superare le dicotomie tra sesso, affetti, emozioni, sentimenti, desideri, piacere, ecc. L’affettività, però, è solo una dimensione della sessualità; quest’ultima è una realtà che si riflette e si esprime in tutte le dimensioni della persona, da quella biologica a quella psicologica e affettiva sino a quella etica, spirituale e sociale. Cf. C. Carrillo – C. Cervantes (eds.), Manual para la formación cristiana de la sexualidad, Fe y vida: Stockton 2016.
    [3] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale «Christus vivit» ai giovani e a tutto il popolo di Dio (25 marzo 2019), n. 81. D’ora in poi: ChV.
    [4] Si deve capire, tuttavia, che in prospettiva pedagogica sussiste non la sessualità come realtà a sé stante ma solo la persona sessuata. L’educazione sessuale è, fondamentalmente, educazione dell’umano. Cf. P. Vigil – J.P. Cortés – M. Cortés, «Educación sexual. Educación para el amor», in Revista de pastoral juvenil 470 (2011), 7-20.
    [5] Cf. Concilio Ecumenico Vaticano II, Dichiarazione «Gravissimum educationis» sull’educazione cristiana (28 ottobre 1965), n. 1. In un altro testo, i Padri conciliari anche chiesero che «i giovani siano adeguatamente istruiti, molto meglio se in seno alla propria famiglia, sulla dignità dell’amore coniugale, sulla sua funzione e le sue espressioni» e «formati nella stima della castità»: Costituzione pastorale «Gaudium et spes» sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (29 giugno 1966), n. 49.
    [6] Cf. Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica post-sinodale «Familiaris consortio» circa i compiti della famiglia cristiana nel mondo di oggi (22 novembre 1981), n. 37.
    [7] Francesco, Esortazione apostolica post-sinodale «Amoris laetitia» sull’amore nella famiglia (19 marzo 2016), nn. 280-286. D’ora in poi: AL.
    [8] Cf. Congregazione per l’educazione Cattolica, Orientamenti educativi sull’amore umano. Lineamenti di educazione sessuale (1° novembre 1983), n. 7.
    [9] XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, Documento finale (27 ottobre 2018), n. 149. D’ora in poi: DF.
    [10] Cf. Francesco, Lettera enciclica «Laudato si’» sulla cura della casa comune (24 maggio 2015), n. 155.
    [11] La «teologia del corpo» designa il contenuto delle 129 catechesi sull’amore umano che il Papa aveva pronunciato dal 1979 al 1984 in occasione delle udienze pubbliche del mercoledì. Tra le ultime proposte per renderla accessibile e comprensibile ad un vasto pubblico: C. West, Teologia del corpo per principianti, Porziuncola: Santa Maria degli Angeli 2016; Giovanni Paolo II, Compendio della teologia del corpo, a cura di Y. Semen, Milano: Ares 2017.
    [12] Cf. E. Alburquerque, «Educar la afectividad», in Misión joven XLIX/388 (2009) 4, 3; «Educación en el amor», in Misión joven XLX/328 (2004) 4, 3.
    [13] Cf. S. Galve, «Educar la afectividad hoy», in Misión joven XLIX/388 (2009) 4, 27-32/49-52.
    [14] Cf. Pontificio Consiglio per la Famiglia, Sessualità umana: verità e significato. Orientamenti educativi in famiglia (8 dicembre 1995), n. 1. Quanto segue raccoglie le indicazioni del capitolo settimo di questo documento. Il testo è citato in AL 84.


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