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    Carlo Acutis, un ragazzo speciale e vicino


    Santi giovani e giovinezza dei santi /10

    Francisco Javier Moreno López


    (NPG 2020-08-67)


    A volte la parola ‘santità’ è vista come qualcosa troppo lontana o strana; alla fine senza grande interesse. Sembra che il mondo, anche il mondo giovanile, non abbia bisogno di essa. Scoprire la forza, la bellezza, la ricchezza della cosiddetta ‘vita santa’ può aprire orizzonti nuovi che portano ad un'esistenza diversa, piena, attraente...
    Abbracciare tutta la propria vita, senza lasciare nessun aspetto; trasformare l'ordinario in straordinario; scoprire Dio e il suo amore nella quotidianità; mostrarlo agli altri in modo normale, reale, vitale… Questo è vedere la santità con occhi nuovi, come la più alta e significativa realizzazione personale. Una realizzazione che si raggiunge pienamente quando la persona si fa dono per amore fino a dare la vita per l’altro (Dio e il prossimo). È possibile vivere così, anche per i ragazzi attuali, ma bisogna mostrarlo e proporlo con freschezza ed entusiasmo.
    Questo ha realizzato l’adolescente Carlo Acutis (1991-2006), dichiarato beato lo scorso 10 ottobre. Il suo ‘segreto’ fu la sua speciale amicizia con Dio, il voler essere come ‘il discepolo amato’. Tutto ciò senza rinunziare a quello che è proprio di un ragazzo come lo sport, l’informatica, l’amore per gli animali, l’amicizia, la gioia, il senso dell'umorismo… Le caratteristiche della santità nel mondo attuale, di cui parla il Papa Francesco[1], si trovano in Carlo chiaramente.
    In queste righe, presenterò un breve profilo umano e spirituale, evidenziando le dinamiche di trasformazione e l’attualità del suo messaggio.

    Un ragazzo come tanti altri, ma non uguale agli altri

    Figlio unico di una famiglia agiata italiana, Carlo nacque a Londra nel 1991 e morì a Milano nel 2006. I suoi genitori, pur essendo cristiani, non erano molto praticanti. Le domande che Carlo ben presto cominciò a rivolgere loro portarono i genitori all'interesse e all'impegno per la vita cristiana.
    La sua vita scolastica si svolse a Milano, principalmente nell’Istituto Tommaseo delle Suore Marcelline e nel liceo classico Leone XIII diretto dai Padri Gesuiti. Era un ragazzo affabile, umile e simpatico che divenne presto amico di chi lo frequentava. Gli amici della scuola concordano nel dire che la sua allegria e vivacità erano accompagnate da grande serenità e saggezza.
    Il 16 giugno 1998 segnò una data molto significativa per Carlo. In anticipo sull'età prevista, grazie ad un permesso speciale del vescovo che riconobbe la sua maturità spirituale, poté ricevere la prima comunione. Questo incontro con Gesù Eucaristia determinò la sua vita. D'ora in poi farà tutto il possibile per partecipare alla Messa quotidiana. Fino alla morte, ogni giorno cercò di accostarsi all’Eucaristia e dedicare qualche minuto di adorazione di fronte al tabernacolo. Ogni volta che riceveva Gesù Eucaristia diceva: “Gesù, accomodati pure! Fai come se fossi a casa tua!”[2]. L'incontro quotidiano con Cristo nell'Eucaristia fu per lui il centro e il cuore di tutta la sua vita.
    Luogo molto speciale per lui fu Assisi. Lì, nella casa familiare, godeva della natura, della pace, sulle tracce di San Francesco... Vuole essere sepolto lì e così avvenne.
    Leggeva e gli piaceva conoscere la vita dei santi, in particolare di coloro che avevano avuto un rapporto speciale con l’Eucaristia. Per lui erano stimoli che lo aiutavano a camminare verso Gesù. Nella devozione alla Madonna si distinse in modo particolare; era forte il legame con “l’unica Donna della mia vita”[3], come ripeteva con affetto. Fedele al rosario giornaliero e grande conoscitore dei messaggi offerti dalla Vergine a Fatima e a Lourdes, si consacrò alla Madonna per impetrare il suo sostegno e rinnovarle il suo affetto.
    La sua vita spirituale era completata da assidua partecipazione al sacramento della Riconciliazione, da convinta necessità di preghiera personale e da grande docilità al suo direttore spirituale.
    Frutto di tutto questo risultò una vita dedicata al bene degli altri. Una carità che lavorava infaticabilmente per il bene fisico e spirituale di chi gli era accanto. Numerosi sono gli esempi a questo riguardo: avvicinò la sua famiglia alla fede; la sua testimonianza portò al Battesimo persone indifferenti o di altre religioni; sosteneva i compagni più deboli o in difficoltà; offriva soldi risparmiati, cibo e diverse cose (le proprie scarpe, un sacco a pelo, ecc.) ai senzatetto, agli immigranti o ai poveri che vedeva per la strada. Tutto nasceva dal suo amore a Gesù e dal suo desiderio di essere come lui. Era solito dire: “I titoli nobiliari e i soldi sono solo carta straccia; quello che conta nella vita è la nobiltà d’animo ossia la maniera con cui si ama Dio e si ama il prossimo”[4].
    Oltre a tutto questo trovava ancora il tempo per fare sport con gli amici, giocare ai videogiochi, suonare il sassofono e prendersi cura dei animali domestici che aveva e che amava tanto.
    Non aveva paura di esprimere davanti ai suoi compagni idee che andavano chiaramente controcorrente, come la difesa della vita fin dal suo concepimento o l'importanza della cura della purezza.
    Carlo era specialmente dotato per l’informatica. Questo dono lo mise al servizio della fede e del bene per il prossimo[5]. Ideò e realizzò una mostra sui miracoli eucaristici nel mondo e progettò il sito web della sua parrocchia e della sezione del volontariato nel Liceo.
    Due mesi prima che fosse scoperta la sua malattia, registrò un video nel quale affermava con un grande sorriso: “sono destinato a morire”[6]. Avvenne così. Sembrava una semplice influenza, ma dopo si rivelò leucemia di tipo M3 che in dieci giorni lo portò in paradiso. Offrì tutte le sofferenze al Signore per il Papa e per la Chiesa. Gli operatori sanitari che lo assistevano sono unanimi nel sottolineare la sua fede, la sua gentilezza e la sua capacità di dare serenità agli altri. Il 12 ottobre 2006 Carlo lasciava questo mondo.
    Gli occhi di molte persone si sono aperti alla sua partenza. Alcuni dei suoi compagni scoprirono l'alta posizione sociale della sua famiglia quando andarono ad onorare la sua salma esposta in casa sua; l’umiltà e la semplicità di Carlo non lo aveva mostrato. Nel giorno del suo funerale la chiesa era piena di senzatetto e di immigrati che volevano salutare il loro amico; egli aveva riconosciuto la loro dignità con il suo modo di procedere. Molti cominciarono a chiedere la sua efficace intercessione per sanare una malattia, superare una difficoltà o riscoprire la fede; parecchie grazie sono a lui attribuite.
    Certamente Carlo fu un ragazzo come gli altri, ma non uguale agli altri; normale ma, nello stesso tempo, speciale.

    Vivere come ‘il discepolo amato’

    Si possono elencare diversi elementi dei quali Dio si è servito per raggiungere Carlo e trasformarlo con il suo amore: l'educazione ricevuta (a casa, in parrocchia o a scuola), la devozione mariana, l'esempio di tanti santi da lui amati e ammirati, un accompagnamento spirituale fiducioso e responsabile, un apostolato verso i più bisognosi, una abituale pratica del sacramento della Confessione...
    Ma il mezzo privilegiato che Dio ha usato per toccare la vita del giovane Carlo e trasformarla fu senza dubbio la sua presenza reale nell'Eucaristia. Attraverso l'Eucaristia Carlo scoprì la dimensione affettiva verso Cristo, che diventò una delle caratteristiche principali della sua spiritualità.
    L’apostolo San Giovanni era considerato da lui il modello dell’intimità con il Signore. Egli fu il discepolo amato, colui che posò la testa sul fianco del Maestro durante l'ultima cena e l’unico che rimase insieme col suo Signore ai piedi della croce. Tutti, secondo Carlo, siamo invitati a fare così; tutti possiamo essere discepoli amati e amanti. E questo si ottiene attraverso l’Eucaristia. Fin dalla sua prima comunione aveva chiaro l'obiettivo che voleva raggiungere: essere discepolo di Gesù (“Essere sempre unito a Gesù: questo è il mio programma di vita”[7]).
    San Giovanni Paolo II, parlando sull’Eucaristia, fa un paragone tra la testa chinata di Giovanni sul fianco del Maestro, l’essere toccati dall'amore infinito del suo cuore e il culto reso all'Eucaristia fuori dalla Messa[8]. Bene lo sapeva Carlo quando riconosceva che avrebbe desiderato dedicare molto più tempo all’adorazione eucaristica, convinto che “stando dinanzi a Gesù Eucaristia si diventa santo”[9].
    Gli piaceva leggere, riflettere e meditare il sesto capitolo del Vangelo di Giovanni. Qui troviamo il discorso di Gesù sul Pane di Vita. Carlo era profondamente convinto che più ci si avvicina all'Eucaristia, più ci si trasforma nell'immagine del Redentore e si diventa migliori discepoli suoi. La vita eterna di cui parla Giovanni (cfr. Gv 6,51) “inizia in noi già in questo tempo attraverso il cambiamento che il dono eucaristico genera in noi: ‘Colui che mangia di me vivrà per me’ (Gv 6,57)”.[10]
    Si può dire che la vita di Carlo fu vita eucaristica. La sua fede eucaristica lo spingeva a celebrarla quotidianamente, a comunicare agli altri il tesoro scoperto (attraverso le mostre, il suo lavoro come catechista, il suo esempio…) e a vivere la carità di donarsi agli altri come Gesù.
    Vivere la celebrazione e l'adorazione dell'Eucaristia permette a Dio di operare una vera trasformazione[11] nelle persone, che si avvicinano all'amore di Dio e aderiscono alla sua persona. La coerenza eucaristica implica veramente una trasformazione morale, che nasce dall'accoglienza di Cristo e dalla sua immeritata vicinanza. Di tutto questo troviamo un chiaro esempio nella vita e nella testimonianza di Carlo Acutis.
    Il rapporto speciale che egli aveva con il Signore, ispirato dal discepolo amato, era possibile soltanto in forza del suo amore per Gesù Eucaristia.

    Scoprire l’eucaristia come centro unificatore di la spiritualità

    André Louf, famoso autore spirituale, sostiene che “L’interiorità è la vita di Dio in noi, trascende infinitamente ognuno di noi, la sua età, le sue qualità, l’epoca in cui vive, la sua cultura”[12]. La vita, la nostra come quelle dei santi, è una realtà personale e non trasferibile: allo stesso tempo, Dio ha la capacità di andare oltre la concretezza di ciascuno e trasformarla nella novità più assoluta.
    Non si tratta di imitare la vita di un santo, lasciando o annullando la nostra. Carlo, con una conoscenza agiografica certamente grande, lo esprimeva in modo simpatico quando diceva: “Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie!”[13]. I santi ci mostrano che è possibile camminare verso Dio e ottenere una vita piena del suo amore… Ecco l'importanza dell'esempio offerto dal nostro Carlo.
    Egli ci dice che anche noi, nella nostra realtà originale e personale, possiamo scoprire l'Eucaristia come centro unificante e trasformante della nostra vita in Cristo. Quindi ha senso avere e proporre una spiritualità, una spiritualità giovanile, che nasca dalla fede nella presenza reale di Cristo in mezzo a noi. In altre parole, possiamo aiutare i giovani nel loro rapporto con Cristo mettendoli davanti a Lui.
    Riflettendo sull'esperienza vissuta da Carlo, si possono trovare alcuni caratteristiche utili nella sfida di scoprire, vivere e proporre l’Eucaristia come centro unificatore della spiritualità.
    Bisogna avere una profonda fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Carlo era convinto che la gente non capiva la grande fortuna che il Signore ci ha dato donandosi come nostro cibo, per questo viveva guardando verso un altro lato. Non si tratta solo di conoscere questa verità di fede, ma di farne il motore dell'incontro con Lui. Deve essere presente prima nell’educatore e poi nel processo e nelle occasioni che si offrono. Non è qualcosa di più tra le altre; è una presenza vera, potente e trasformatrice.
    La celebrazione eucaristica e la vita devono essere sempre collegati. L'obiettivo non è partecipare alla celebrazione, ma vivere la vita come eucaristica. Carlo pensava che le virtù si acquisiscono principalmente attraverso una intensa vita sacramentale. L’Eucaristia porta alla carità.
    È necessario riscoprire il valore della preghiera davanti al tabernacolo. Questa è una conseguenza dei punti precedente. Si può pregare ovunque, ma farlo fisicamente davanti a Lui aggiunge valore. Per Carlo, avvicinarsi al tabernacolo era avvicinarsi a Gesù presente in mezzo a noi come avvenne durante la sua vita mortale in mezzo ai suoi amici.
    In questo cammino bisogna avere grande pazienza con noi stessi e con gli altri. Qualsiasi processo richiede di questa virtù. Carlo a volte non riusciva a capire perché la gente non scopriva la presenza di Dio, ma non si scoraggiava. Egli si sforzava ancora di più per avvicinare Dio alle persone. Era anche consapevole dei momenti di distrazione vissuti quando assisteva alla Messa o pregava e lavora pazientemente su questi aspetti.
    Carlo è una luce per tutti coloro che vogliono arrivare a Dio, per coloro che desiderano lasciarsi prendere da Lui. Per questo ragazzo l’eucaristia fu “autostrada per il Cielo”[14]. Può esserlo anche per noi.

    NOTE 

    [1] Cioè: la sopportazione, pazienza e mitezza; la gioia e senso dell’umorismo; l’audacia e fervore; il senso della comunità; e la preghiera costante. Cfr. Francesco, Gaudete et exsultate. Esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2018, 112-157.
    [2] Nicola Gori, La mia autostrada per il cielo. Biografia di Carlo Acutis, Milano, Edizioni San Paolo, 52007, 88.
    [3] Ibidem, 86.
    [4] Ibidem, 78.
    [5] Cfr. Francesco, Christus vivit. Esortazione apostolica postsinodale ai giovani e a tutto il popolo di Dio, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2019, 104-106.
    [6] Gori, La mia autostrada per il cielo, 142.
    [7] Ibidem, 11.
    [8] Cfr. Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia. Lettera enciclica sull'Eucaristia nel suo rapporto con la Chiesa, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2003, 25.
    [9] I miracoli eucaristici nel mondo, 11.
    [10] Cfr. Benedetto XVI, Sacramentum caritatis. Esortazione Apostolica Postsinodale, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2007, 70.
    [11] Cfr. Ibidem, 82, 83, 94.
    [12] André Louf, Generati dallo Spirito, Magnano (BI), Edizioni Qiqajon, 1994, 59
    [13] I miracoli eucaristici nel mondo, 11.
    [14] Gori, La mia autostrada per il cielo, 85


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