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    Accompagnare i giovani in università: l’esperienza in una grande città del Sud Italia


    Temi di pastorale universitaria

    p. Riccardo Garzari

    (NPG 2017-08-66)

    La pastorale del bar

    La pastorale del bar, questa è la definizione che il Vescovo di Palermo don Corrado Lorefice ha dato al mio modo di fare pastorale universitaria, dopo che gliel'ho raccontato. Infatti, in una riunione che abbiamo avuto, gli ho esposto il concetto che in università non si può agire allo stesso modo che in una parrocchia, e ho cominciato a spiegargli come, più che in altri luoghi, in università si vede la necessità di una Chiesa in uscita, non tanto perché lo chiede Papa Francesco, e già sarebbe un ottimo motivo per farlo, bensì per le ovvie necessità conseguenti al tipo di luogo dove ci troviamo di fronte.
    È inutile aspettare troppo tempo in Cappellania Universitaria, si rischia di non svolgere il proprio mandato al meglio.
    E allora, la riflessione che ci si fa è: dove incontrare le persone?
    - Da una parte la risposta è: nelle aule e negli uffici.
    Ma si può invadere questi luoghi solo una volta, per non rischiare di interrompere l'orario di lavoro, il che non sarebbe etico.
    - L'altra risposta è incontrare le persone nel loro tempo libero, nei luoghi frequentati da loro. E questo è il bar.
    Al bar la gente è rilassata, si prende un caffè e il caffè in Sicilia è sinonimo di colloquio affettuoso.
    Al bar sono tutti più aperti al dialogo.
    Al bar arriva la persona che conosci assieme ad altre che non conosci, e la cortesia vuole che si facciano le presentazioni.
    Al bar sei in un luogo neutro, dove se hai qualcosa da ridire o da chiedere sulla Chiesa, non hai timore di essere in casa altrui.
    Al bar si crea comunità, perché poco a poco si stringono conoscenze anche tra persone che prima si parlavano solo per motivi lavorativi o di studio, e poi ci si accorge che abbiamo interessi comuni, quali l'amore per Dio.
    Insomma, la pastorale del bar, almeno a Palermo, è un modo interessante per portare Cristo in università.
    Ma d'altra parte, non era lo stesso Gesù Cristo che se ne andava di qua e di là come ospite a banchetti, a Cana di Galilea, da Zaccheo, da Simone il fariseo fino ad arrivare all'Ultima Cena?

    Il ruolo dell’equipe dei docenti universitari

    La pastorale universitaria però, come ben sappiamo, non può essere fatta solo di incontri fortuiti e casuali al bar. E oserei anche dire che il sacerdote ha un ruolo non centrale: non perché non sia importante, ma perché il luogo dove svolge il suo ministero non è la parrocchia, bensì l'Università.
    L'Università è un luogo laico, quindi culturalmente aperto a tutti i tipi di credo personale. A differenza della parrocchia, dove, invece, c'è un unico credo. Quindi l'approccio con questo mondo non può essere univoco, ma deve passare attraverso il "proprium", che nel caso dell'Università è la cultura.
    Si prospetta allora un altro tipo di missione pastorale, non basata sui sacramenti, ma su un dialogo culturale. E qui nasce l'esigenza di avere delle persone che sono esperte nell'ambiente universitario e abbiano altresì una forte base sia di cultura che di modo di relazionarsi all'utenza dell'università, cioè gli studenti. Queste persone così fondamentali sono i docenti universitari.
    Chi più di loro conoscono la materia che insegnano e chi più di loro sono a contatto e sanno relazionarsi con gli studenti?
    A Palermo abbiamo già un discreto numero di docenti che ha messo le proprie competenze a disposizione della missione di costruire l'uomo, che è propria della pastorale universitaria.
    Da 3 anni questa equipe porta avanti un progetto di seminari di stampo "sapienziale", cioè danno un respiro più umanistico alle materie che insegnano.
    - Il primo ciclo di seminari ha intessuto un dialogo fra gli orizzonti della fede e quelli della ragione umana.
    - Il secondo ciclo ha esplorato il Bene Comune, declinato in 9 seminari, ognuno focalizzato in un'area differente: dalla famiglia, all'economia, alla politica, ecc.
    - Il terzo ciclo si è inserito all'interno delle vie dei desideri umani, passando dal desiderio di ostentazione nei social network, al desiderio di una città più vivibile, attraverso 5 incontri con un tema specifico da approfondire ognuno.
    Tutti i seminari sono un costante dialogo con gli studenti, mai una Lectio Magistralis, bensì uno stare in ascolto dei giovani, che rispondono alle sollecitazioni delle conferenze tematiche.
    L'equipe dei docenti è una ricchezza che, grazie a Dio, continua a crescere, anche con l'appoggio morale e la spinta dell'Arcivescovo di Palermo, don Corrado Lorefice, che ha voluto incontrarli proprio in università e motivarli in questa bella missione.

    L'assistenza spirituale: un servizio discreto ma importante per la crescita personale

    Un altro dei compiti della pastorale universitaria è assicurare il servizio di assistenza spirituale.
    In questo senso, oltre che instaurare un dialogo culturale con l'università, la pastorale dà agli studenti e, perché no, ai docenti e al personale tecnico amministrativo, un'occasione di confronto e crescita personale e personalizzata, grazie alla presenza del cappellano universitario e degli assistenti spirituali.
    Il ruolo del sacerdote in università, come sappiamo, non può essere di predicazione diretta, essendo l'università un luogo laico. Ma ciò non toglie che la sua presenza sia importante per aiutare chi sente la necessità di un confronto, di un conforto o soltanto di qualcuno che sia lì ad ascoltare. Eh sì, perché oggi viviamo nella società dei social network, dove tutti parlano, ma pochi ascoltano, anzi, tutti sono pronti a rispondere a quello che scriviamo, senza prima cercare di capirne il significato più profondo.
    Quindi il servizio di assistenza spirituale deve essere fatto. Anche se a volte comporta difficoltà di ordine pratico, cioè, dove si svolgerà?
    A Palermo abbiamo due spazi adibiti: l'Oratorio di San Giuseppe dei Falegnami nel plesso di Giurisprudenza, e la Cappellania Universitaria nel campus di viale delle scienze. Ma sono pochi, perché i plessi universitari sono molti e sparsi in giro per la città. E allora è bello vedere come nei luoghi dove non ci sia un posto riservato per il servizio di assistenza spirituale, ci siano studenti che mettono a disposizione ogni tanto l'auletta adibita alla loro associazione, come segno della loro apertura al dialogo culturale e per andare incontro ai loro colleghi che sentono questa necessità.

    La ricchezza del personale tecnico amministrativo

    Il personale è composto da tutti quei dipendenti che fanno costante presenza in tutti i luoghi del nostro Ateneo. Essi sono coloro che passano la maggior parte del tempo a lavorare per il bene dell'università, e quindi per il bene degli studenti.
    Gli studenti hanno come lavoro lo studio, e molte volte non hanno idea di come funzionino le varie strutture. Invece i membri del personale, vivendo tutto il giorno e tutti i giorni nel proprio ufficio, che sia di segreteria, che sia portineria, che sia biblioteca o qualsiasi altro incarico, essi sono coloro che hanno le chiavi per far andare avanti tutto il lavoro universitario. E quindi è nelle loro mani, diciamo, il benessere quotidiano dell'Ateneo.
    Un segretario affabile, una bibliotecaria disponibile, un portiere efficace e attento, sono coloro che rendono la giornata dello studente meno pesante, e quindi contribuiscono a creare un buon clima.
    A Palermo un numero di loro ha chiesto di poter avere una Santa Messa celebrata al mattino una volta alla settimana, e così ogni giovedì mattina possono ritrovarsi non solo come colleghi, ma anche come fratelli in Cristo.
    Ma non bisogna fermarsi a parlare solo della parte liturgica, perché, come sappiamo, i discepoli di Gesù si riconosceranno da un'altra cosa: se si ameranno gli uni gli altri.
    Ed è questo il lavoro spirituale che stanno facendo coloro che partecipano ai sacramenti: vogliono diventare nel loro posto di lavoro, dei veri testimoni dell'amore di Cristo.

    Conclusione

    È ora di fermarmi qui e rimandare alla pagina Facebook “Cappellania Universitaria Palermo”, dove ci sono tutti gli aggiornamenti e le attività concrete che svolgiamo a Palermo. Ci vediamo sul web!

    Due caratteristiche curiose della religiosità in Sicilia
    (Scheda)

    Ci sono due caratteristiche curiose della religiosità in Sicilia, che non trovano riscontro al nord: lo spirito del teatro e la superstizione mascherata da fede.
    Lo spirito del teatro è quell’abitudine a sedersi e ascoltare quello che ci viene detto. C’è una passività, un sedersi ad ascoltare per ascoltare. Certo, è un sintomo di ricerca della bellezza nei discorsi, nelle idee proposte. Ma molte volte non si agisce di conseguenza. Forse una derivazione dallo spirito dei greci, che hanno lasciato tanti bei teatri?
    E a questo spirito di ascoltare si accoppia bene la superstizione mascherata da fede. La Santuzza e gli altri santi sono ben acclamati e portati in spalla. Ma quelle stesse persone sono quelle che poi si vendicano o si offendono per uno screzio. Ecco che quindi la religiosità è piuttosto un affidarsi alla “protezione dei potenti”, più che un incarnare i valori proposti. Forse una derivazione dal fatto che il Sud è sempre stato terra di conquista e c’erano (e ci sono) dei potenti ai quali affidarsi per tirare a campare?
    Ascoltare e affidarsi. Sono due verbi che ben si associano al concetto di fede. Ma la fede è anche compiere le opere di amore. E su questo dobbiamo lavorarci ancora.


    T e r z a
    p a g i n A


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