Giovani e fede. La ricerca "Toniolo" /1
Rita Bichi *
(NPG 2016-03-37)
C’è posto per Dio nella vita dei giovani d’oggi? È vero che i giovani “possono cavarsela senza Dio”? È finito il tempo della fede? Oppure le strade per incontrare Dio sono diverse da quelle che ci si potrebbe aspettare e ancora poco conosciute? Quale religione e quale Chiesa conoscono i giovani? Quasi tutti i giovani italiani sono battezzati: come vivono l’appartenenza alla Chiesa? Credere in Dio influisce sulla loro vita e in che modo?
Queste sono alcune delle domande che hanno guidato una ricerca che – all’interno dell’Osservatorio sulla condizione giovanile dell’Istituto Toniolo si è posta l’obiettivo di conoscere da vicino e in maniera approfondita i modi della fede vissuta dai giovani. Le ricerche che l’hanno preceduta hanno trattato, negli ultimi decenni, quasi esclusivamente gli aspetti quantitativi dell’appartenenza e della partecipazione alla vita ecclesiale, riportando più spesso come risultato il verificarsi di un allontanamento sia dalla credenza sia dalla partecipazione, ma senza indagare i modi e i processi, il vissuto e le rappresentazioni, i possibili percorsi alternativi. In questo modo, rimane nascosto e inesplorato l’universo di senso che i giovani attribuiscono a Dio, alla fede nel divino e le loro personali e collettive esigenze, bisogni, desideri di vivere in una comunità religiosa che li veda protagonisti.
Così come ormai diffusa convinzione tra gli studiosi del settore, la vita religiosa richiede strumenti di indagine in grado di garantire l’accesso alla comprensione dei processi attraverso i quali tale sfera del vivere viene esperita. In questo quadro, le stesse domande di conoscenza che hanno guidato la ricerca hanno anche disegnato l’itinerario che i ricercatori hanno intrapreso, a cominciare dalla selezione delle persone da coinvolgere – e dunque la popolazione di riferimento e il suo sottoinsieme da prendere in esame – fino all’analisi delle informazioni prodotte.
Come accennato, infatti, lo scopo della ricerca era di portare alla luce, attraverso appositi strumenti, i modi del vivere la fede e l’appartenenza religiosa, le relazioni che questa appartenenza genera con le istituzioni preposte alla sua organizzazione, la disposizione d’animo, i sentimenti, le visioni del mondo che i giovani sviluppano nella loro vita e che si riferiscono alla loro credenza ma anche alla concreta applicazione di questa visione nella vita quotidiana, nella sfera progettuale, nelle scelte di vita.
Di qui le ragioni di un percorso conoscitivo che ha coinvolto centocinquanta giovani, un terzo dei quali è stato intervistato due volte, provenienti da tutte le aree territoriali italiane e diversificati sulla base dell’età, del genere, del titolo di studio e dell’attività svolta. Queste ragazze e questi ragazzi hanno raccontato la loro esperienza e hanno collaborato alla costruzione di un corpus testuale ricchissimo, sul quale hanno cominciato a lavorare sociologi, psicologi, pedagogisti, teologi, esperti della Pastorale giovanile. Il risultato di questo lavoro è pubblicato nel libro Dio a modo mio. Giovani e fede in Italia (Vita e Pensiero, Milano 2015).
L’équipe di ricercatori ha lavorato in sinergia, facendo confluire nelle indispensabili e processuali decisioni la propria esperienza multidisciplinare (sociologica, psicologica, pedagogica) e facendo tesoro dei risultati già raggiunti in precedenti azioni di ricerca. Sono così stati innanzitutto disegnati i confini dell’indagine. La popolazione di riferimento in primis.
Essendo la dimensione dell’appartenenza uno dei temi centrali della ricerca, e considerando che circa il 90% dei nati negli ultimi anni del secolo scorso in Italia sono stati battezzati, si è deciso di concentrare l’attenzione sui giovani italiani (escludendo dunque la componente straniera) che avessero ricevuto il battesimo e che appartenessero a due fasce d’età: dai 19 ai 21 anni e dai 27 ai 29. Le ragioni di questa ultima scelta risiedono nella conoscenza già accumulata intorno alla vita religiosa dei giovani, che proviene da una molteplicità di studi già presenti in letteratura e che sono stati confermati dalle rilevazioni dell’Osservatorio sulla condizione giovanile dell’Istituto Toniolo. Da queste informazioni, infatti, si evince chiaramente che sono proprio queste le età nelle quali più frequenti sono il distacco (o la latenza) e il riavvicinamento (o risveglio) (d)alla fede e (d)alla religione. Le dimensioni o caratteristiche della popolazione che sono state prese in considerazione sono molteplici: la fascia d’età, l’essere stato battezzato, l’appartenenza di genere, la provenienza da territori diversificati in grandi e piccoli centri, la collocazione geografica di tale provenienza (Nord, Centro e Sud d’Italia). Inoltre, uno stretto coordinamento interno alla rilevazione, unito all’ausilio di un strumento di lavoro comune a tutti gli intervistatori, ha consentito di garantire la desiderata rappresentanza nel campione di giovani differenziati in base al titolo di studio, al livello di status socio-economico e di condizione lavorativa/formativa.
La rilevazione si è svolta nell’estate del 2013 e si è avvalsa di 23 intervistatori, coetanei degli intervistati, che hanno seguito un apposito corso di formazione e che sono stati costantemente coordinati dall’équipe di ricerca. Le interviste, tutte faccia-a-faccia, sono state registrate e integralmente trascritte, secondo convenzioni consolidate nella letteratura sociologica.
Da una prima analisi dei testi trascritti, sono emerse molte considerazioni che hanno indotto i ricercatori ad affrontare una seconda fase della ricerca. Emergeva, infatti, la necessità di approfondire alcuni temi con coloro che, durante l’intervista, avevano espresso particolare vicinanza alla Chiesa cattolica e/o una credenza più convinta. Alcuni temi erano emersi come particolarmente rilevanti o alcuni, al contrario, sembravano non emergere. Sono così stati selezionati 47 rispondenti tra i 150 della prima fase e a loro è stata sottoposta una seconda traccia di intervista.
Questi giovani, già intervistati nella prima fase, sono i più vicini alla Chiesa, ovvero (con caratteristiche non mutuamente esclusive), i credenti più convinti, chi aveva dichiarato di aver avuto/avere al momento dell’intervista un ruolo (educatore, catechista, animatore ecc.) nella comunità religiosa, chi aveva dichiarato di essersi allontanato dalla fede per poi riavvicinarsi.
La tecnica usata è l’intervista faccia-a-faccia, in una delle sue molteplici versioni, quella che viene identificata come semi-strutturata. La capacità di questo tipo di intervista di tenere insieme una pluralità di atti di interrogazione di diversa natura e grado di direttività (ossia il grado di libertà della persona intervistata di introdurre propri argomenti nell’intervista) consente al ricercatore di modulare, in dipendenza dalle sue esigenze conoscitive, la struttura dell’intervista e dunque di raggiungere, con massima efficacia, i suoi obiettivi. La necessità di variare i gradi di direttività nello strumento usato deriva direttamente dalla complessità del tema trattato e dalla volontà dei ricercatori di portare alla luce non solo l’espressione più completa del vissuto personale e sociale (motivo dell’uso della non-direttività), ma anche valutazioni e giudizi su specifiche aree di interesse (per rilevare le quali è necessario un maggior grado di direttività).
Nella prima intervista è stato innanzitutto chiesto ai giovani di parlare del loro rapporto con la fede, del percorso vissuto nel corso della loro vita. Le dimensioni proposte nelle domande successive riguardano il significato assunto dalla religione cristiana e cattolica, la conoscenza e valutazione degli elementi portanti di tale religione, la trasmissione e la pratica religiosa anche legate alle ripercussioni sulla vita quotidiana e sulla progettualità. In una terza parte dell’intervista si è indagato, attraverso immagini, su qual è l’immagine possibile di Dio, su quella delle istituzioni ecclesiali, sull’atteggiamento nei confronti delle grandi figure di santi, dei sacramenti, dei sacerdoti, della preghiera, del pluralismo religioso, della morte e della vita ultraterrena. La quarta parte della prima intervista, infine, si è occupata dei temi riguardanti l’importanza della fede per le giovani generazioni, la Chiesa cattolica e le sue strategie comunicative, l’attualità della proposta della Chiesa cattolica. Inoltre, alcune domande sono servite a sondare la conoscenza e la relazione con le altre religioni, il rapporto tra fede e religione e gli aspetti più positivi del credere in Dio.
Nella seconda intervista, i temi trattati hanno riguardato le posizioni della Chiesa oggi, il percorso della credenza, i ruoli all’interno della Chiesa, le percezioni e gli atteggiamenti nei confronti di alcuni temi presentati per immagini: Gesù Cristo, il Vangelo, Maria, la Croce, lo Spirito Santo, la parrocchia. Alcune delle domande poste hanno riguardato gli elementi di maggiore criticità per la propria fede, il modo in cui queste criticità incidono sul modo di vivere la fede, i momenti in cui ci si è sentiti più lontani dalla fede e le ragioni di questa distanza, i percorsi di eventuale riavvicinamento. Infine, alcuni quesiti hanno riguardato l’impegno nella comunità religiosa.
Il corpus finale consiste in 197 trascrizioni integrali delle registrazioni effettuate, corredate da schede che riassumono i dati socio-anagrafici e che descrivono caratteristiche e contenuti di ciascuna intervista e di ciascuna situazione nella quale l’intervista si è svolta. Tale corpus forma un prezioso e ricchissimo archivio, dal quale sarà possibile continuare a trarre riflessioni e indicazioni, spunti e idee per continuare a studiare, con i giovani, questa fondamentale sfera della vita.
* Professore ordinario di Sociologia generale, Facoltà di Scienze politiche e sociali, Università Cattolica del Sacro Cuore (sede di Milano).