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    Sentite il bisogno di aprirvi a un lavoro di rete?


    Linee progettuali di PG /7

    Michele Falabretti

    (NPG 2021-01-72)


    Nel percorso di progettazione che stiamo portando avanti potremmo rimanere chiusi nel nostro gruppo di lavoro e sentirci a posto, con il rischio dell’autoreferenzialità. Aprirsi ad un lavoro in rete, e convocare associazioni, movimenti, comunità religiose, agenzie educative e (perché no?) anche le istituzioni civili esistenti nel territorio, aiuterebbe sicuramente il processo di elaborazione del progetto. Alcuni del gruppo potrebbero spaventarsi, altri percepire la ricchezza di tale passaggio. Vi offriamo una tecnica per mettersi in ascolto del gruppo e condividere in che termini un lavoro di rete si ritiene positivo e opportuno per la progettazione.

    UNA TECNICA ATTIVA: PER NON RESTARE IMPIGLIATI
    Per un buon lavoro di gruppo è importante che il confronto venga facilitato e vissuto nel migliore dei modi. Ciò dipende molto dalla guida, ma anche dalla disponibilità dei singoli: nel confronto sincero e aperto si sa che si perderà un pezzetto di se stessi e non sempre si è pronti a una tale perdita. Il lavoro di rete rischia di amplificare la fatica del confronto e di essere quindi ridotto a una forma di delega per certe questioni oppure di essere boicottato. Mettiamoci in ascolto del gruppo e di come percepisce il lavoro di rete. Realizzate una tabella a due colonne: una dei PRO e l’altra dei CONTRO. Quindi invitate il gruppo a esprimersi trovando almeno un pro e un contro ciascuno del lavoro di rete. L’attività può essere introdotta da una discussione su cosa significa fare un lavoro di rete e quali esperienze ciascuno può portare. Quando al gruppo sembra che la tabella sia completa si valuta insieme se e in che termini un lavoro di rete può essere ritenuto positivo e necessario per la progettazione.
    L’obiettivo è quello di aiutare il gruppo ad esplicitare atteggiamenti impliciti di simpatia o antipatia che rischiano di sabotare una buona dinamica del processo di elaborazione.

    UN CONFRONTO DI GRUPPO: UNA RETE SENZA FINE
    Il lavoro di rete è più facile auspicarlo che compierlo. Appena il gruppo di progettazione si apre alla complessità di ciò che lo circonda rischia di esserne inghiottito perdendo il senso del proprio compito. È bene che il lavoro di rete sia avvertito da tutti come necessario, ma altrettanto come graduale e come una meta della progettazione, più che un prerequisito.
    Leggete insieme le pp. 24-27; 44-45; 47 delle LP. In questi paragrafi è espressa la necessità di un lavoro di rete sia con i consacrati, che con le associazioni e i movimenti ecclesiali, ma anche con ogni espressione di Chiesa. Non va dimenticato inoltre l’ambito delle agenzie educative, del terzo settore e delle istituzioni. Provate a nominare in gruppo quali alleanze si potrebbero promuovere e con quali specifici obiettivi. L’obiettivo è quello di individuare, nel confronto, alcuni possibili alleati con cui condividere, anche parzialmente, il progetto senza perdere il proprio mandato specifico.

    TESTI DI APPROFONDIMENTO
    Indichiamo due letture per introdurre una riflessione circa la rete in senso non strettamente ecclesiale, aiutando a capire che il lavoro in rete è “questione di tutti”. La prima è un estratto da un libro che si potrebbe facilmente leggere tutto, la seconda un articolo on line (NPG). Tutti i testi sono disponibili in pdf come allegato.
    • Vito Orlando, Marianna Pacucci, La scommessa delle reti educative. Il territorio come comunità educante, LAS, pp. 27-37.
    • Francesca Busnelli, Il lavoro di rete nel sociale, NPG (qui on line nel sito di NPG).

    UN INCONTRO: METTIAMOCI IN RETE
    L’incontro, in questo caso, potrebbe essere pensato per una conoscenza reciproca dei soggetti che potrebbero costituire un interlocutore nel lavoro di rete. Potrebbe essere utile convocare associazioni e movimenti ecclesiastici, persone della vita consacrata presenti nel territorio e, in un’altra occasione, le agenzie educative del territorio, l’amministrazione comunale, ecc.
    L’obiettivo è di muovere i primi passi verso un lavoro di gruppo che tenga conto delle persone coinvolte e non solo delle funzioni che le varie realtà possono compiere.


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