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    I ministeri nella liturgia


    Sale e pepe nella liturgia /6

    Elena Massimi

    (NPG 2021-01-78)

    Capita raramente di partecipare a celebrazioni liturgiche nelle quali sono presenti accoliti, lettori, ministranti, cantori, animatori dell’assemblea ben formati e preparati, che manifestano una ricezione corretta dell’ecclesiologia conciliare.
    Spesso invece ci imbattiamo in sacerdoti “tutto fare” che non temono di leggere le letture, di intonare i canti, di suonare l’organo… e che infine si ricordano che devono anche presiedere la celebrazione. Oppure troviamo celebrazioni nelle quali è presente un numero talmente alto di ministri (cantori, schiere di chierichetti/e che si affannano all’altare, che raccolgono le offerte, che distraggono il presbitero e l’assemblea…) che a stento si trova in chiesa un “semplice fedele”.
    A tali estremi possiamo aggiungere la poca preparazione di alcuni ministri: lettori che non riescono a contestualizzare il testo biblico; cantori che distraggono e urlano; ministri che invece di servire il Mistero, di rendere più bella e dignitosa la liturgia, sono di inciampo alla partecipazione dei fedeli.
    Il servizio svolto dai diversi ministri potrebbe apparire inoltre da una parte eccessivamente sbiadito, dall’altra troppo ingombrante e fastidioso.
    È bene ricordare come diversi ministeri siano a servizio del Mistero, contribuiscano alla sua manifestazione, e debbano sostenere la partecipazione attiva dell’assemblea.
    Le celebrazioni in questo tempo di pandemia ci aiutano a sperimentare l’imprescindibilità di una chiesa ministeriale; senza i ministri dell’accoglienza che misurano la febbre, che indicano il posto a sedere… non è possibile celebrare!
    È interessante come il Concilio, più di 50 anni fa, possedesse la consapevolezza di cosa fosse e cosa richiedesse la ministerialità: coloro che svolgono un servizio liturgico devono essere educati con cura, con una particolare attenzione alla persona, allo spirito liturgico, all’ordo.

    Leggiamo infatti in SC 29:

    «Anche i ministranti, i lettori, i commentatori e i membri della “schola cantorum” svolgono un vero ministero liturgico. Essi perciò esercitino il proprio ufficio con quella sincera pietà e con quel buon ordine che conviene a un così grande ministero e che il popolo di Dio esige giustamente da essi. Bisogna dunque che tali persone siano educate con cura, ognuna secondo la propria condizione, allo spirito liturgico, e siano formate a svolgere la propria parte secondo le norme stabilite e con ordine».

    Ci soffermeremo ora su alcuni ministeri, mettendone in luce i compiti e le “competenze” necessarie.

    Premessa

    Per poter assumere un ministero nella liturgia bisogna possedere i doni necessari per compierlo. Nel caso del cantore, ad esempio, è necessario essere intonati, avere una voce che possa sostenere l’assemblea… a tale “talento” va aggiunta una disponibilità al servizio che si intende svolgere, e uno stile particolare, quello liturgico.

    L’accolito e il chierichetto

    Dobbiamo ammettere che, nelle nostre parrocchie, gli accoliti istituiti sono pochissimi, molti invece sono i ministranti o chierichetti di fatto.
    Il compito dell’accolito è di curare il servizio dell'altare, aiutare il diacono e il sacerdote nelle azioni liturgiche, in modo particolare nella celebrazione della Santa Messa, distribuire la Comunione ed esporre l’Eucarestia. Visti i compiti così delicati, che richiedono una sensibilità liturgica orientata alla nobile semplicità conciliare e una certa maturità spirituale, ci poniamo la domanda se sia corretto puerilizzare in modo così esteso un tale ministero (spesso, per una errata comprensione della partecipazione attiva, abbiamo all’altare una “squadra di ministranti”). Non è forse più opportuno, senza cadere nell’eccesso opposto, ossia senza eliminare i chierichetti, formare adulti capaci di svolgere tale servizio con arte?

    A tale proposito è bene evidenziare come «nella ricerca della nobile semplicità, che bandisce tanto la sciatteria quanto la rigidezza di cerimoniali ingessati (più da marionette e soldatini, che da figli e fratelli), la cura per il ministero dell’accolito può esprimere la cura per la bellezza della liturgia, perché dal giusto “ordine” della celebrazione traspaia la bellezza della carità di Cristo che vive nei gesti della Chiesa, così che tutto – anche i movimenti, le vesti, gli oggetti – concorra al bene di coloro che amano Dio (Rm 8,28)» (P. Tomatis, I ministeri liturgici oggi, Elledici, Torino 2017, 33).

    Il lettore

    Come è ben noto, è un ministro istituito, al quale spetta leggere la Parola di Dio (ma non il Vangelo) nella liturgia, recitare il Salmo in assenza del salmista, enunciare le preghiere dei fedeli se non è presente il diacono, assolvere la funzione di catechista e preparare i lettori di fatto.
    Come per l’accolitato, è raro trovare nelle nostre chiese locali lettori istituiti; quasi sempre invece sono presenti molti lettori di fatto [1], che svolgono le medesime funzioni e necessitano di una particolare formazione.
    Riguardo alla preparazione richiesta al lettore, l’Ordinamento delle Letture della Messa, al n. 55, offre le seguenti indicazioni:

    «Questa preparazione deve essere soprattutto spirituale; ma è anche necessaria quella propriamente tecnica.
    a) La preparazione spirituale suppone almeno una duplice formazione: quella biblica e quella liturgica.
    - La formazione biblica deve portare i lettori a saper inquadrare le letture nel loro contesto e a cogliere il centro dell'annunzio rivelato alla luce della fede.
    - La formazione liturgica deve comunicare ai lettori una certa facilità nel percepire il senso e la struttura della liturgia della Parola e le motivazioni del rapporto fra la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica.
    b) La preparazione tecnica deve rendere i lettori sempre più idonei all'arte di leggere in pubblico, sia a voce libera, sia con l'aiuto dei moderni strumenti di amplificazione».

    Il lettore quindi deve possedere una formazione biblica, liturgica e tecnica: non è un ministero che può essere lasciato all’improvvisazione!

    L’animatore del canto dell’assemblea

    Leggiamo nell’Ordinamento Generale del Messale Romano, al n. 104:

    «È opportuno che vi sia un cantore o maestro di coro per dirigere e sostenere il canto del popolo. Anzi, mancando la schola, è compito del cantore guidare i diversi canti, facendo partecipare il popolo per la parte che gli spetta».

    La presenza dell’animatore del canto nella celebrazione liturgica, quindi, non è facoltativa, ma necessaria; è sufficiente infatti richiamare alla memoria le molte celebrazioni nelle quali il canto è lasciato alla mera improvvisazione di qualche volontario…

    L'animatore del canto dell'assemblea è chiamato a svolgere i seguenti compiti:
    - scegliere i canti (se necessario) e intonarli;
    - condurre e sostenere il canto dell’assemblea (non necessariamente deve cantare, ma deve rendere possibile il canto dell’assemblea);
    - far dialogare i diversi membri dell’assemblea, ciascuno secondo il proprio ruolo: l’assemblea, il sacerdote, il diacono, il salmista, il coro, i fanciulli;
    - collaborare con tutti coloro che hanno un ministero: il sacerdote, il gruppo liturgico, la corale, il cantore, il salmista, l’organista, il direttore del coro, lo strumentista.
    Chi svolge tale ministero non deve mai dare indicazioni dall’ambone (cf. OGMR 309), ma da un luogo adatto davanti ai fedeli e visibile ad essi. È importante poi che i gesti siano sobri, semplici e chiari. La formazione dell’animatore del canto dell’assemblea deve essere liturgica, spirituale e musicale. A tale proposito riportiamo quanto chiede MS per i membri della schola/coro:

    «Oltre alla formazione musicale, si dia ai membri della «schola cantorum» anche un’adeguata formazione liturgica e spirituale, in modo che dalla esatta esecuzione del loro ufficio liturgico, derivi non soltanto il decoro dell’azione sacra e l’edificazione dei fedeli, ma anche un vero bene spirituale per gli stessi cantori» (Musicam Sacram 24).

    I ministri dell’accoglienza

    Un ministero ormai scomparso, ma che ha radici molto lontane, è appunto il ministro dell’accoglienza, che, proprio in questo tempo di pandemia, rende possibile il nostro celebrare.
    Colui che accoglie i fedeli svolge infatti un compito delicato e importante: crea quel clima familiare che predispone alla celebrazione; indica il posto ove sedersi, accompagna l’anziano, il malato, le famiglie, porge loro i sussidi per il canto e offre quelle indicazioni che aiutano a sentirsi a proprio agio.

     

    NOTE

    1 OLM, 52: «L'assemblea liturgica non può fare a meno dei lettori, anche se non istituiti per questo compito specifico. Si cerchi quindi di avere a disposizione alcuni laici, che siano particolarmente idonei e preparati a compiere questo ministero. Se ci sono più lettori e si devono proclamare più letture, è bene distribuirle fra i vari lettori».


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