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    Il Sinodo dei giovani, laboratorio di sinodalità


    Una riflessione sul testo chiave di Papa Francesco sulla sinodalità nell'ultimo sinodo dei vescovi [1]

    Nathalie Becquart, xmcj *

    (NPG 2020-01-19)


    Il 28 ottobre 2018 si è conclusa a Roma la XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi su "Giovani, fede e discernimento vocazionale" - generalmente chiamato (seguendo papa Francesco) "Sinodo dei giovani" [2] - con la consapevolezza nei partecipanti di aver vissuto un’importante tappa storica, nel cammino sinodale della Chiesa. Simbolicamente, le processioni di ingresso e di uscita dalla celebrazione di chiusura della Basilica di San Pietro presieduta da Papa Francesco, che ha riunito per la prima volta tutti gli uditori ed esperti - laici e religiosi, uomini e donne, giovani e anziani - accanto ai padri sinodali, vescovi e sacerdoti, hanno reso concretamente visibile ciò che è stato veramente vissuto - durante questo Sinodo - di una Chiesa sinodale. Una Chiesa in cammino, la Chiesa del popolo di Dio, in cui ognuno ha voce e partecipa attivamente qualunque ne siano l’età, il sesso o la condizione di vita. Vale a dire una Chiesa di corresponsabilità che discerne insieme in partnership, collaborazione, fraternità e ascolto reciproco la voce dello Spirito Santo che la chiama a rispondere alle sfide missionarie di questo tempo.
    Così, siamo usciti da questo mese di Assemblea romana con una gioia indicibile e con la forte convinzione che la sinodalità, "la dimensione costitutiva della Chiesa" [3], è veramente una chiave per l'annuncio e la trasmissione della fede oggi. Perché questa incredibile esperienza di Chiesa universale nella forma di una "nuova Pentecoste", vissuta nello spirito del Concilio Vaticano II, ci ha dato una chiara comprensione della chiamata a vivere e dispiegare la sinodalità come "lo stile missionario" della Chiesa per affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Per questo i redattori [4] del Documento Finale del Sinodo [5] sono stati indotti a dedicare un intero capitolo a questo tema della "sinodalità missionaria", traducendo in parole il cammino che abbiamo fatto:

    “Il frutto di questo Sinodo, la scelta che lo Spirito ci ha ispirato attraverso l’ascolto e il discernimento è di camminare con i giovani andando verso tutti per testimoniare l’amore di Dio. Possiamo descrivere questo processo parlando di sinodalità per la missione, ossia sinodalità missionaria: «La messa in atto di una Chiesa sinodale è presupposto indispensabile per un nuovo slancio missionario che coinvolga l’intero Popolo di Dio». Si tratta della profezia del Concilio Vaticano II, che non abbiamo ancora assunto in tutta la sua profondità e sviluppato nelle sue implicazioni quotidiane, a cui ci ha richiamato Papa Francesco affermando: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del III millennio» (FRANCESCO, Discorso per la Commemorazione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015). Siamo convinti che tale scelta, frutto di preghiera e di confronto, consentirà alla Chiesa, per grazia di Dio, di essere e di apparire più chiaramente come la «giovinezza del mondo»”. [6]

    Se questo non è stato necessariamente sempre percepito dagli osservatori esterni, non c'è dubbio che per i partecipanti questo sinodo costituisce un passo importante in questo "sviluppo dell'attività sinodale" [7] voluta da Papa Francesco. Sono così ripartiti da Roma per le loro chiese particolari con la sensazione che, in un certo senso, il Sinodo è solo all'inizio [8], e portando la sfida di lavorare per l'attuazione locale di questa sinodalità missionaria a tutti i livelli come condizione e processo per un nuovo impulso missionario. [9]

    Dal testo alla pratica sinodale, l'innovativa preparazione del Sinodo 2018

    Questo Sinodo dell'ottobre 2018 - inserendosi nel prosieguo dei due sinodi sulla famiglia - può essere compreso solo alla luce dei suoi due anni di preparazione, segnati da diverse innovazioni, che illustrano in modo molto concreto la visione presentata da Papa Francesco nel suo testo chiave sulla sinodalità (CS50). In effetti, questo documento ha fatto da bussola per guidare la preparazione sinodale. [10] È stato infatti molto spesso citato come testo di riferimento nei vari passaggi o riflessioni in preparazione a questo Sinodo dell'ottobre 2018. Inoltre, essa sottende ampiamente la concezione del Sinodo dei Vescovi espressa nella nuova Costituzione Apostolica Episcopalis Communio [11] promulgata il 15 settembre 2018, due settimane prima dell'apertura del Sinodo sui giovani. In un certo senso, questa capitalizza le evoluzioni avviate fin dagli ultimi Sinodi sulla famiglia e può essere considerata come una forma di "rifondazione" del Sinodo dei Vescovi, invitandoci a considerarlo più come un processo che come un evento, [12] sottolineando così l'importanza delle fasi di preparazione e accoglienza.
    Nel suo annuncio di questo Sinodo (il 6 ottobre 2016) Papa Francesco ha spiegato la sua scelta di concentrarsi sui giovani tra i 16-29 anni come "espressione della sollecitudine pastorale della Chiesa per i giovani". Esprimendo al tempo stesso la grande sfida del loro coinvolgimento e partecipazione attiva a questo processo perché potessero essere veri protagonisti, Papa Francesco ebbe probabilmente l'intuizione che questo Sinodo potesse costituire un motore di sinodalità, permettendogli di portare avanti la riforma della Chiesa che egli ha chiesto fin dall'inizio del suo pontificato, una riforma destinata a realizzare la trasformazione missionaria della Chiesa descritta in modo programmatico nell'Evangelii Gaudium. In particolare, dopo aver invitato i giovani a fare "un po’  di chiasso nelle diocesi" e chiedendo loro di essere protagonisti di questo Sinodo, ha aperto la porta della Chiesa alle sorprese che certamente porteranno. E questo è proprio quanto abbiamo potuto constatare! Perché i giovani non hanno esitato a “spingere” la Chiesa in tutte le riunioni sinodali a cui hanno partecipato.  Ad esempio, alla fine del Sinodo stesso hanno organizzato a modo loro una festa di ringraziamento nell'aula Paolo VI, guidando cardinali e vescovi nelle loro danze sotto l'occhio stupito e benevolo di papa Francesco! E così facendo hanno contribuito a dare alla Chiesa un volto più sinodale aprendola "alla grazia di una nuova Pentecoste". [13]
    Da quanto ho osservato sia in Francia [14] che a Roma durante gli incontri preparatori internazionali, [15] e ancor più durante il Sinodo di ottobre, questo "cammino insieme" con e per i giovani ha costituito per la Chiesa un'esperienza sinodale esemplare, un vero laboratorio di sinodalità pratica. E questo è lo scopo di questo testo: rileggendo l'esperienza del Sinodo 2018, vorrei sottolineare alcuni aspetti essenziali di questa Chiesa sinodale che Papa Francesco sogna come la maggior parte dei giovani cattolici [16] e di molti fedeli in tutto il mondo. Le riflessioni che seguono, cercando di offrire un commento pastorale su CS50, avranno lo scopo di descrivere come la sinodalità può essere tradotta in pratiche pastorali quotidiane. Guarderemo alla sinodalità come caratteristica essenziale della Chiesa di oggi in questa nuova fase dell'accoglienza del Vaticano II aperta da Papa Francesco. Cercheremo così di mostrare come il discernimento comunitario deve diventare in realtà lo stile di vita dei battezzati chiamati ad essere discepoli missionari per effettuare la realizzazione quotidiana di questa “Chiesa uscente” che è una Chiesa "in uno stato permanente di missione", come espresso nell'Evangelii Gaudium §25.

    "Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto" [17]

    Nel cuore della sinodalità Papa Francesco pone l'ascolto, l'ascolto reciproco attraverso il quale si fa ascolto dello Spirito Santo: “Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire». È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l'uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità» (Gv 14,17), per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese» (Ap 2,7)”. [18]
    Questa affermazione centrale della CS50 ha preso realmente forma nell’impostazione del Sinodo del 2018, la cui fase preparatoria è stata fondamentalmente finalizzata all'ascolto dei giovani in vari modi. La fase di consultazione del "Popolo di Dio" ha così assunto dimensioni senza precedenti - anche se a volte contrastata a seconda dei Paesi e delle diocesi - grazie alle innovazioni introdotte, in particolare la creazione di un questionario online multilingue che consentiva la consultazione diretta con i giovani di tutto il mondo e, soprattutto, la convocazione di un pre-Sinodo a Roma, dal 19 al 24 marzo 2018, che ha riunito 300 giovani di tutti i Paesi. In molti modi, diretti o indiretti, attraverso incontri, questionari, convegni, consultazioni, ecc. i giovani sono stati ascoltati e compresi. Si sono anche riconosciuti bene nell'Instrumentum Laboris, [19] che cita ampiamente il documento finale del pre-Sinodo [20] scritto dai loro rappresentanti. Ma ancora di più, durante il Sinodo sono stata particolarmente colpita e toccata dal sentire la voce dei giovani nella voce dei vescovi intervenuti. Molti di loro, che erano responsabili della Commissione Giovani della loro Conferenza Episcopale e/o che si sono presi il tempo di ascoltare i giovani e incontrarli in anticipo per preparare il Sinodo, hanno testimoniato quello che avevano sentito dai giovani, e questo ci ha dato l'opportunità di intuire ciò che può essere "ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama" [21].  Questo Sinodo è stato così veramente questo " strumento privilegiato di ascolto del Popolo di Dio" [22] perché ha permesso un ascolto reale dei giovani che in gran parte "hanno  fatto sentire il loro grido", come il Papa aveva chiesto loro. [23] Ciò è stato particolarmente evidente in Francia,[24] dove c'è un forte terreno di base sinodale per via del gran numero di sinodi diocesani [25] o processi sinodali passati o in corso. Ma questo si è verificato anche in molti altri Paesi che hanno lanciato svariate iniziative per coinvolgere i giovani nella preparazione di questo Sinodo e anche nell'Aula sinodale dove i 35 giovani partecipanti in qualità di osservatori non hanno mancato di esprimersi e sono stati ascoltati con grande attenzione. Si può anche dire che essi hanno avuto un ruolo importante in questo Sinodo, prendendo parte attiva ai Circuli minores, senza esitare a reagire, esprimere la propria opinione e proporre emendamenti. Come ha scritto P. Giacomo Costa, SJ, Segretario speciale del Sinodo dei giovani: "L’ascolto è senza dubbio una delle cifre interpretative più significative del cammino sinodale fin dalla sua preparazione, che ha previsto la consultazione delle Conferenze episcopali nazionali, la riflessione di un gruppo di esperti internazionali e soprattutto che ha tenuto conto della voce stessa dei giovani”. [26] 
    Inoltre, durante il Sinodo stesso, che è prima di tutto un lungo esercizio di ascolto, è stata approfondita la consapevolezza che l'ascolto è un vero e proprio atto teologico, poiché ci siamo resi conto che è il modo stesso in cui Dio agisce con noi: "L’ascolto trasforma il cuore di coloro che lo vivono, soprattutto quando ci si pone in un atteggiamento interiore di sintonia e docilità allo Spirito. Non è quindi solo una raccolta di informazioni, né una strategia per raggiungere un obiettivo, ma è la forma in cui Dio stesso si rapporta al suo popolo. Dio infatti vede la miseria del suo popolo e ne ascolta il lamento, si lascia toccare nell’intimo e scende per liberarlo (cfr. Es 3,7-8). La Chiesa quindi, attraverso l’ascolto, entra nel movimento di Dio che, nel Figlio, viene incontro a ogni essere umano”. [27]  
    In questo ascolto dei giovani, che ha costituito il filo conduttore di tutta la dinamica sinodale, la Chiesa e i suoi pastori hanno sperimentato quanto sia fondamentale e fecondo questo ascolto, quando si fa qualcosa in più che semplicemente sentire, ma ci si lascia toccare profondamente dalle grida, dai sogni, dalle gioie e dalle sofferenze della gente. È anche la chiave dell'evangelizzazione, la tappa indispensabile in ogni annuncio. Questa "Chiesa dell'ascolto" vissuta nel Sinodo del 2018 è infatti la caratteristica fondamentale della sinodalità. Fa parte dell'atteggiamento stesso di Cristo risorto sulla via di Emmaus, ascoltato e riconosciuto come una chiamata a sviluppare più che mai l’atteggiamento dell’accompagnamento tra i nostri contemporanei, specialmente i più giovani e i più poveri, la cui prima necessità è spesso quella di essere ascoltati. [28]

    Una Chiesa sinodale è una Chiesa comunitaria missionaria al servizio di tutti

    La sinodalità è, in un certo senso, una proprietà della Chiesa derivante dalla sua natura di comunione, in quanto è radicata nel mistero trinitario e permette di costruire una maggiore comunione effettiva. È una forma appropriata di esercizio della collegialità che passa attraverso un processo di discernimento comunitario - ascolto comune dello Spirito in una dinamica di ricerca del consenso - il cui scopo è intrinsecamente missionario e di comunione. Questo è chiaramente sottolineato da Papa Francesco nel CS50. La sinodalità, poiché fondamentalmente missionaria, deve essere sviluppata non principalmente per ragioni di organizzazione interna, ma per rispondere agli appelli del "mondo in cui viviamo”: un modo frammentato e contrastato, con le sue tensioni e contraddizioni, e che “esige dalla Chiesa il potenziamento delle sinergie in tutti gli ambiti della sua missione”. [29] Una Chiesa sinodale è dunque intrinsecamente nella storia e per il mondo [30]: "Una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni (cfr. Is 11,12) in un mondo che – pur invocando partecipazione, solidarietà e trasparenza nell'amministrazione della cosa pubblica – consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere. Come Chiesa che "cammina insieme" agli uomini, partecipe dei travagli della storia, coltiviamo il sogno che la riscoperta della dignità inviolabile dei popoli e della funzione di servizio dell'autorità potranno aiutare anche la società civile a edificarsi nella giustizia e nella fraternità, generando un mondo più bello e più degno dell'uomo per le generazioni che verranno dopo di noi”. (CS50)
    Così, l'obiettivo del Sinodo dei giovani era, fin dall'inizio, la missione al servizio di tutti i giovani [31] per "prendersi cura" meglio di loro [32]. Lo scopo di questo Sinodo era di aiutare la Chiesa a discernere come meglio raggiungere e accompagnare i 16-29enni per aiutarli a discernere e impegnarsi al servizio degli altri. E questo, con la convinzione che i giovani, nel mondo di oggi in rapido cambiamento, sono attori chiave nella trasformazione del mondo stesso. Se sono ben accompagnati, saranno in grado di inventare soluzioni per superare le attuali impasse e crisi. Questo Sinodo ha quindi raccolto la sfida di discernere più concretamente lo stile e le vie che la missione della Chiesa può intraprendere con i giovani nel mondo di oggi, coinvolgendo in larga misura loro stessi, in quanto essi sono i primi evangelizzatori degli altri giovani. Il Sinodo infatti ha permesso il coinvolgimento attivo di tutti nei lavori, compresi gli uditori. Abbiamo sperimentato con gioia la corresponsabilità in una vera collaborazione con i vescovi e i cardinali.
    E questa ha dato i suoi frutti. Ci siamo sentiti uniti da una passione comune per i giovani con lo stesso desiderio di annunciare loro Cristo e di aiutarli a discernere il loro cammino di vita. Abbiamo assaporato la gioia della comunione missionaria, dell'unità nella diversità. Questa "sintonia spirituale" [33] ci ha dato una rinnovata energia per andare avanti con coraggio nell'esperienza anche della fragilità della Chiesa in questi tempi turbolenti di crisi. Così, nel cuore del nostro lavoro, abbiamo vissuto una sorta di nuova Pentecoste, ricevendo come una fiamma la forza dello Spirito. Con cuore ardente, siamo “usciti” dal Sinodo - dopo la votazione del Documento Finale [34] - come Pietro e gli Apostoli del Cenacolo, inviati in missione in tutte le nazioni per trasmettere il fuoco del Sinodo, non potendo tacere quanto abbiamo ricevuto. Siamo partiti da Roma gioiosi e pieni di speranza con "un rinnovato slancio missionario" [35] e un forte desiderio di essere co-attori con i giovani di questa Chiesa missionaria che va incontro a tutti i giovani, con particolare attenzione a quelli più lontani e più in difficoltà.

    Una Chiesa sinodale è una Chiesa umile sulla via della conversione

    Al Sinodo, in particolare nel prominente contesto della crisi degli abusi sessuali che ha rivelato l'orrore di questo tragico male commesso dai pastori e l'incommensurabile sofferenza delle vittime, l'assemblea ha sentito il bisogno di fare un cammino di verità, di affrontare le reali debolezze e i problemi della Chiesa, di riconoscere i torti, [36] i fallimenti e i peccati, e di rendersi conto che nessuno può andare avanti da solo. Da qui l'insistenza di molti vescovi sulla sfida di dare più spazio ai giovani, di lavorare di più con i laici, specialmente le donne, coinvolgendoli maggiormente nel processo decisionale. Negli interventi dei Padri sinodali, le gioie e le aspirazioni, ma anche le sofferenze dei giovani, i loro dolori e le loro difficoltà, sono state espresse in modo umile e realistico. In questo esercizio sinodale di discernimento c’è una forma di rilettura delle pratiche ecclesiali che dà un'idea della ricerca, delle relative proposte, ma anche di tutte le difficoltà della Chiesa nel raggiungere i giovani nel mondo contemporaneo. Difficoltà nell'affrontare i cambiamenti in corso, riconoscimento realistico dei problemi esistenti, delle debolezze e povertà ecclesiale, dell’orrore degli abusi commessi, delle carenze e dei fallimenti... Il Sinodo è stato un vero processo di discernimento con questa prima fase del “riconoscere” - il titolo della Parte 1 dell'Instrumentum Laboris - che è un cammino di considerazione realistica della realtà attraverso l'ascolto e la consultazione del popolo di Dio – base della piramide –, un cammino di verità che diventa cammino di conversione. Molti possono testimoniarlo. Al Sinodo abbiamo veramente visto il volto di una Chiesa umile che riconosce la sua fragilità, una Chiesa immersa nella realtà umana fin nelle sue viscere, una Chiesa che può guardare i giovani senza paura perché radicata nella fiducia in Colui che è il Salvatore… Così abbiamo vissuto veramente questo Sinodo - dal greco "sun-odos" che significa "fare la strada insieme" - come un cammino con fratelli e sorelle di tutti i continenti, che è un cammino insieme nell'ascolto dello Spirito, che è prima di tutto un cammino di conversione, cammino di trasformazione attraverso l'ascolto reciproco in una dinamica di ricerca comune e collaborativa [37] per discernere ciò a cui la Chiesa è chiamata oggi per essere più fedele alla sua missione.
    Il punto di partenza di un Sinodo è la constatazione di un problema - qui il riconoscimento che la maggior parte dei giovani sono generalmente lontani dalla Chiesa. Una Chiesa sinodale è una Chiesa pellegrina radicata nella storia che si mette in uno stato di profonda umiltà [38] per ascoltare la chiamata al cambiamento e così convertire le proprie pratiche pastorali e missionarie, entrando in un processo di verità che osa identificare senza timore le proprie debolezze e limiti affidandosi al suo unico Signore e non alle strategie umane. Solo questo atteggiamento di umiltà, di auto-decentramento, può permettere di abbandonare interessi particolari per cercare veramente il bene della Chiesa [39] al servizio del bene comune universale. Tuttavia, gli interventi e gli scambi durante il Sinodo hanno dimostrato che non è così semplice per tutti entrare in questa visione, perché ogni vescovo viene prima di tutto da una Chiesa particolare con le proprie preoccupazioni e problemi legati al suo contesto sociale ed ecclesiale, e le differenze di prospettiva su certi argomenti - come il modo di vedere l'omosessualità o la realtà della questione dell'abuso sessuale - possono essere molto grandi. [40]
    Desiderare una Chiesa sinodale sulla linea di Papa Francesco è riconoscere che nessuno è al di sopra degli altri e detiene da solo la verità, che lo Spirito Santo parla a tutti dando un posto importante al sensus fidei e che è necessario “umiliarsi” per servire alla maniera del Maestro il cui “unico potere è il potere della Croce”. La sfida è dunque quella di attuare la sinodalità nelle pratiche pastorali e nei modi concreti di fare le cose che incarnano questa Chiesa in movimento che è la Chiesa sinodale, una Chiesa in cui si cammina insieme a Cristo in un cammino di conversione come in pellegrinaggio. Vivere la Chiesa sinodale invita a valorizzare il dialogo e il lavoro di squadra, le collaborazioni in uno spirito di uguaglianza e reciprocità, l'accoglienza di tutti in comunità inclusive, la partecipazione e l'interdipendenza di persone attive e solidali, riconoscendo il posto specifico dei pastori e del loro ministero di presidenza al servizio della comunione... Con questa forte immagine della piramide rovesciata, [41] la cui cima è in basso, Papa Francesco ci invita a pensare al di fuori di un immaginario mondano, troppo spesso gerarchico, in cui il centro è il Papa posto al di sopra dei vescovi che si ergono a strapiombo sulla comunità dei battezzati. Qui "coloro che esercitano l'autorità si chiamano «ministri»: perché, secondo il significato originario della parola, sono i più piccoli tra tutti". [42] Il punto è entrare ulteriormente nel mistero stesso della Chiesa, che non si può ridurre ad una comunità o organizzazione umana. La visione della Chiesa sinodale è, infatti, profondamente radicata nel mistero trinitario che valorizza i rapporti di comunione tra le persone divine. La sinodalità è vissuta nella fede e non può essere ridotta a un meccanismo di parlamento democratico. L'accordo o sinfonia cui mira la sinodalità, in termini greci, è un effetto della presenza di Cristo che è all'opera attraverso il suo Spirito. Per questo è difficile trovare le parole per descrivere questa profonda esperienza spirituale ed ecclesiale che ci porta ad una più profonda comprensione del mistero stesso della Chiesa e della vita trinitaria. La mia esperienza personale del Sinodo [43], vissuto spiritualmente come una forma di più profonda integrazione nel "noi" ecclesiale, una forte immersione nel mistero stesso della Chiesa, mi ha fatto capire che la sinodalità è senza dubbio oggi il modo stesso di far gustare e percepire ciò che è la Chiesa, il mistero della comunione nella missione. Dare a tutti la possibilità di vivere un Sinodo o un approccio sinodale significa permettere ai nostri contemporanei, spesso modellati da una cultura centrata sull'individuo, di entrare ulteriormente nella dimensione comunitaria scoprendo i modi di vivere insieme nella Chiesa, che può anche svelare profeticamente i modi di vivere insieme in una società plurale sempre più frammentata. Essa offre loro l'opportunità di radicarsi più profondamente in questa Chiesa, il corpo di Cristo, il Tempio dello Spirito, il Popolo di Dio. Infatti, la struttura sinodale della Chiesa è un principio costitutivo, un dono dello Spirito Santo. Essa fa parte dell'essere ecclesiale in virtù del suo stesso fondamento eucaristico trinitario. Un Sinodo si celebra, si apre e si chiude con un’Eucaristia. Infatti la sinodalità ha un legame intrinseco con l'Eucaristia, matrice e modello di ogni assemblea ecclesiale, necessariamente comunionale. La sinodalità, che è quindi "espressione dell'ecclesiologia di comunione", [44] si presenta quindi come un'opportunità e una grazia per tutti coloro che la vivono. Perché è un cammino di conversione, un cammino di crescita spirituale e un cammino di incorporazione ecclesiale. Lo hanno ampiamente testimoniato i giovani che hanno partecipato al pre-Sinodo o al Sinodo, ma anche i padri sinodali.

    "Una Chiesa sinodale è una Chiesa partecipativa e corresponsabile" [45]

    Nella sua definizione della parola "sinodo" - "camminare insieme – Laici, Pastori, Vescovo di Roma" - e nel resto del suo discorso CS50, Papa Francesco insiste sull'unità del Popolo di Dio - al di là delle differenze tra pastori e gregge - e sulla condizione comune dei battezzati. [46] Per questo egli insiste tanto sull'ascolto del sensus fidei - e quindi sull'importanza di consultare ampiamente il Popolo di Dio in ogni preparazione sinodale - "giacché anche il Gregge possiede un proprio «fiuto» per discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa". [47] Così facendo, egli valorizza il legame intimo e inscindibile che esiste tra il vescovo e il suo popolo. L'uno non può pensare e rappresentare se stesso senza l'altro. Essi sono come interconnessi in un rapporto di reciprocità, chiamati a vivere una comunione sempre più efficace ed affettiva, fino al Papa che "non sta, da solo, al di sopra della Chiesa; ma dentro di essa come Battezzato tra i Battezzati e dentro il Collegio episcopale come Vescovo tra i Vescovi, chiamato al contempo – come Successore dell'apostolo Pietro – a guidare la Chiesa di Roma che presiede nell'amore tutte le Chiese". [48] Questa visione di una Chiesa sinodale che tenga conto di tutti i battezzati come "soggetti attivi dell'evangelizzazione" dà valore alla corresponsabilità, alla partecipazione attiva di tutti e all'importanza del lavoro collegiale, senza voler livellare o cancellare le differenze.
    Da questa esperienza di collaborazione e di comunione missionaria che abbiamo vissuto concretamente in molte occasioni, sia nella preparazione del Sinodo che durante il Sinodo stesso, perché responsabilizza tutti - qualunque sia la loro esperienza di fede e della Chiesa - e li rende attori del processo sinodale mettendoli al centro di questa "cultura dell'incontro" cara a Papa Francesco, abbiamo ricevuto grandi frutti. Una delle esperte al Sinodo, Chiara Giaccardi, professoressa laica italiana di sociologia, lo esprime come segue: "E abbiamo davvero camminato, in modo gioioso e costruttivo, senza polemiche e senza voler cancellare le differenze, trasformando le differenze in occasioni di dialogo e riuscendo così a ridurre le distanze, scrivendo una sinfonia con le note di tutti. Questo particolarissimo clima che si è creato è il segno di una Chiesa che sa rigenerarsi camminando insieme, come «carovana della solidarietà» in cui le relazioni sono più importanti delle strutture e dei ruoli. Il documento finale è il risultato di un vero e proprio lavoro di squadra, dove tutti sono «autori»: i giovani, lo Spirito... Il grande bassorilievo con la Pentecoste nell'atrio dell'Aula Paolo VI, dove ogni giorno, durante la pausa caffè, si sono scambiati pensieri ed esperienze, ha davvero ispirato tutta l'assemblea. Al di là del risultato, il processo è inestimabile”. [49] Così questo Sinodo ci ha dato l'opportunità di vedere e sperimentare in modo molto concreto ed esistenziale quanto la cura pastorale richieda oggi di mettere al centro la relazione, perché la fede si trasmette solo attraverso e nell'incontro. Il capitolo II della parte III del DF dal titolo "Camminare insieme nel quotidiano" lo traduce nel sottotitolo "Dalle strutture alle relazioni". Sono la qualità e l'autenticità delle relazioni e la vita stessa delle comunità fraterne che evangelizzano più delle strutture.  [50]
    Pertanto comprendiamo che "l'impegno a edificare una Chiesa sinodale – missione alla quale tutti siamo chiamati, ciascuno nel ruolo che il Signore gli affida", [51] profondamente radicato nell'ecclesiologia di comunione del Concilio Vaticano II, è correlato ad una teologia della vocazione in cui la diversità dei carismi e dei ministeri non può che essere considerata come il nucleo comune della vocazione battesimale, che è chiamata alla santità e partecipazione all'unica missione ecclesiale. Dobbiamo quindi renderci conto che la nostra missione comune come battezzati è sempre più forte delle differenze generate dalla varietà di espressioni multiple della sequela Christi. [52] L'immagine del corpo evocata da san Paolo sottolinea, in effetti, "che ciascun membro è necessario e allo stesso tempo relativo  all’insieme". [53]  Questo è stato uno dei risultati particolarmente significativi del Sinodo, che ha dato luogo ad un approfondimento della dinamica di fraternità e collaborazione tra persone con vocazioni diverse e ha fatto percepire più fortemente il tema e soprattutto i frutti di un lavoro comune, permettendo di incrociare gli sguardi tra uomini e donne. Per la prima volta in un Sinodo, le donne - tra cui sette religiose [54] e una ventina di giovani laiche - hanno rappresentato il dieci per cento dell'assemblea, e hanno avuto un ruolo particolarmente attivo. La loro voce è stata considerata preziosa e importante dai padri sinodali, che si sono molto rallegrati della loro presenza. Un importante passo avanti è stato fatto, in particolare perché sia il pre-Sinodo che il Sinodo hanno suggerito che la questione della donna nella società e nella Chiesa è oggi un tema  importante per la missione ed è diventata una questione non solo per le donne, ma anche per gli uomini stessi, compresi vescovi e cardinali. Il Documento Finale, pertanto, affronta ripetutamente la questione delle donne nella società e nella Chiesa, deplorando in particolare la mancanza di una voce femminile o di una prospettiva femminile e la realtà della loro discriminazione. Così "il Sinodo raccomanda di rendere tutti più consapevoli dell’urgenza di un ineludibile cambiamento, anche a partire da una riflessione antropologica e teologica sulla reciprocità tra uomini e donne”. [55] Per la prima volta, probabilmente in un documento ecclesiale di questo tipo, si pone l'accento sul rapporto reciproco che esiste tra l’uomo e la donna, [56] superando così il vocabolario della complementarietà e del "genio femminile". Trasmette anche la forte chiamata a sviluppare la "presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, anche in funzioni di responsabilità, e della partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali", presentandola come "un dovere di giustizia" in un intero paragrafo dedicato alle "donne nella Chiesa sinodale".  [57]
    In effetti al Sinodo abbiamo vissuto questo stile di Chiesa sinodale, sperimentando la circolarità e la reciprocità delle nostre diverse vocazioni. I rapporti di grande fraternità e collaborazione improntati di grande semplicità vissuti dai membri del Sinodo - a cominciare da Papa Francesco che ci ha toccato tutti con la sua disponibilità e vicinanza - ci hanno dato l'opportunità di sperimentare qualcosa di questa immagine della piramide rovesciata, perché tutti noi eravamo impegnati in un lavoro collegiale di tipo partenariale. Questo è il motivo per cui molti di noi si sono spesso sentiti a disagio per la configurazione dell'aula sinodale in totale contrasto con questa visione. I cardinali stqavano seduti lì in  prima fila nell 'anfiteatro, davanti al tavolo del presidente. Poi verso l'alto, troviamo successivamente: gli arcivescovi, i vescovi, i vescovi ausiliari, i sacerdoti, i religiosi, e poi in alto i laici e i giovani. Molti padri sinodali avrebbero sognato di vedere i giovani seduti in mezzo a loro! Inoltre, consapevoli dell'immagine negativa riflessa dalle foto dell'aula sinodale così disposta, che non corrispondeva a ciò che stavamo vivendo di una vera sinodalità, molti hanno suggerito che questa disposizione potesse cambiare per meglio comunicare questa bella dinamica sinodale. Ma questo non è stato possibile... La sinodalità, che richiede un quadro da dispiegare nello spazio e nel tempo, necessita anche di una riflessione molto pratica sui luoghi in cui si svolge, che, con la loro disposizione concreta, [58] possono incoraggiare o meno questo dialogo e discernimento comune. Questo, così come il processo stesso e il modo in cui le riunioni sinodali sono animate e scandite, ha anche un'influenza sul processo. Questo Sinodo, ad esempio, ha beneficiato tanto di una novità molto apprezzata: l'introduzione di un tempo di silenzio di tre minuti ogni cinque interventi di quattro minuti in plenaria, richiesti da Papa Francesco. [59] Tutti hanno evidenziato i benefici e l'impatto fecondo di questi tempi di silenzio. Allo stesso modo, l'organizzazione del lavoro sull’Instrumentum Laboris - un’intera settimana di lavoro per ognuna delle tre parti del documento - così come la distribuzione e l'articolazione tra sessioni plenarie e sessioni di lavoro di gruppo, sono cambiati rispetto all'ultimo Sinodo sulla famiglia, cosa che ha avuto anche conseguenze molto positive. Diversi padri sinodali che avevano già vissuto svariati sinodi hanno così testimoniato che questo Sinodo dei giovani è stato per loro "il miglior Sinodo".  [60]

    Conclusione: il Sinodo dei giovani, laboratorio di vita ecclesiale?

    Abbiamo ascoltato dai giovani presenti - parte simbolica e significativa del Popolo di Dio - testimonianze di fede che ci hanno edificato, storie di salvezza che ci hanno dato la possibilità di toccare con mano l'azione dello Spirito Santo nella vita di coloro che si lasciano trasformare dall'incontro con Cristo. Tutti noi, e in particolare i Padri sinodali, abbiamo ricevuto un ringiovanimento, una fede rinnovata, un impulso missionario, un nuovo coraggio... e infine una chiamata ad osare inventare coraggiosamente nuovi modi di essere Chiesa oggi nella fedeltà creativa, per  essere più vicini ai giovani e camminare con loro, dando loro con fiducia maggiori responsabilità. Perché abbiamo compreso più profondamente che essi sono parte integrante della Chiesa e sono anche una forza motrice missionaria. Per questo motivo dobbiamo ora cercare nei nostri diversi ambiti ecclesiali come associarli di più come partner nella missione, prima di tutto, ma non solo, per evangelizzare i giovani. Essi sono infatti un acceleratore della sinodalità, mostrandoci al più alto livello che la sinodalità è la chiave dell'evangelizzazione oggi.  [61]
    Infine, questo cammino sinodale, incentrato sull'accompagnamento del discernimento vocazionale tra i giovani, ha permesso alla Chiesa di approfondire queste parole chiave espresse nella seconda parte del Documento finale: vocazione, discernimento, accompagnamento. La vocazione (capitolo 2 della parte II) è presentata come un mistero, il mistero della singolare chiamata di Dio per tutti che invita ciascuno a ricevere la propria vita come dono da donare agli altri.  La vocazione è dunque vivere come un'avventura, un cammino di trasformazione, una creazione continua, un'identità dinamica. Una vocazione può essere compresa e ricevuta solo all'interno della vocazione stessa della Chiesa, una comunità di persone chiamate, composta da una grande varietà di carismi. L'accompagnamento nel cap. 3 del DF si presenta come la missione di tutta la Chiesa chiamata ad accompagnare ciascuno nelle diverse scelte (impegni, professione, forma di vita...). Il discernimento vocazionale è vissuto nell'accompagnamento alla fede comunitario e personale, che oggi richiede una maggior accentuazione della formazione di guide spirituali di qualità, capaci di praticare e trasmettere agli altri l'arte del discernimento. Quest'arte del discernimento - ben descritta nel cap. 4 - è un servizio di libertà esercitato nel luogo della coscienza personale e in quello che la tradizione biblica chiama "il cuore", il luogo interiore di ascolto e di incontro con Dio. Ma queste parole chiave per i ministri nei confronti dei giovani sono, in effetti, un dono per tutti [62] e prefigurano, credo, quale possa essere la realizzazione concreta di una Chiesa sinodale oggi, una Chiesa dove tutti, qualunque sia la loro vocazione, si accompagnano reciprocamente e discernono insieme le vie della missione nel mondo di oggi, riconoscendosi "intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia". [63]  Così, la Chiesa può essere sempre più fedele alla sua vocazione ad essere "in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano". [64]
    Sulla scia dei due sinodi sulla famiglia e dell’Amoris Laetitia, questo Sinodo ha quindi messo in evidenza la sfida di pensare oggi alla vita cristiana in un mondo complesso come uno stile di vita, quello del discernimento, che è un'arte di vivere ascoltando lo Spirito, osando fare scelte in risposta alla chiamata di Cristo che portano a un cammino di libertà e liberazione. Ma non si può discernere da soli, ma solo in un ascolto comune dello Spirito con fratelli. In questo senso, il Sinodo come processo si presenta come un vero e proprio laboratorio ecclesiale di discernimento e di fraternità per aiutarci a diventare più concretamente questi fratelli e sorelle "discernenti" chiamati a mettere in pratica questa comunione missionaria che è una "Chiesa missionaria in uscita". La sinodalità evidenziata da questo Sinodo dei giovani può quindi essere intesa come un modo di formazione a quest'arte di vivere insieme nella Chiesa pluralistica di un mondo pluralistico, che è l'arte di vivere come cristiani secondo lo stile missionario di Gesù e delle prime comunità cristiane. Questo stile, alla scuola di Papa Francesco, sottolinea la misericordia e la vocazione comune dei battezzati, tutti chiamati alla santità. In questa Chiesa sinodale, i discepoli missionari che si riconoscono come peccatori, poveri e fragili si scoprono con meraviglia chiamati ad essere testimoni attraverso atti di misericordia perché corresponsabili di una Chiesa sempre in cammino di conversione spirituale, pastorale e missionaria.

    * Uditrice al Sinodo dei giovani e coordinatrice generale del pre-Sinodo (già direttore del Servizio nazionale per l'evangelizzazione dei giovani e delle vocazioni)
    Consultore della Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi
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    NOTE

    1 Discorso di Papa Francesco per il 50° anniversario dell'istituzione del Sinodo dei vescovi, Sala Paolo VI, sabato 17 ottobre 2015, durante il Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia.
    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/october/documents/papa-francesco_20151017_50-anniversario-sinodo.html
    Questo testo sarà di seguito denominato CS50.
    2 Cfr. Discorso di Papa Francesco per la veglia di preghiera in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, sabato 8 aprile 2017: "Grazie di essere qui! Questa sera è un doppio inizio: l’inizio del cammino verso il Sinodo – che  ha un nome lungo: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale», ma diciamo: «il Sinodo dei giovani», si capisce meglio! –; e anche il secondo inizio, del cammino verso Panama”.
    3 Secondo l'espressione di Papa Francesco nel CS50.
    4 Vale a dire, i due segretari speciali, p. Rossano Sala, SDB e p. Giacomo Costa, SJ, che hanno svolto questo lavoro di discernimento e di redazione con l'intero gruppo di esperti attraverso un autentico lavoro di squadra.
    5 Disponibile alla pagina https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/10/27/0789/01722.html e di seguito denominato DF.
    6 DF §118. Questo paragrafo è considerato da Rossano Sala come la "chiave di volta" di questo documento finale: cfr. "Il documento finale del Sinodo sui giovani. Un invito alla lettura", La Rivista del Clero Italiano, n. 11, Novembre 2018.
    7 In CS50.
    8 “Da ultimo, alla celebrazione dell’Assemblea del Sinodo deve seguire la fase della sua attuazione, con lo scopo di avviare in tutte le Chiese particolari la recezione delle conclusioni sinodali, accolte dal Romano Pontefice nella modalità che egli avrà giudicato più conveniente”:  §7 della Costituzione apostolica Episcopalis communio del Santo Padre Francesco sul Sinodo sui vescovi, http://w2.vatican.va/content/francesco/it/apost_constitutions/documents/papa-francesco_costituzione-ap_20180915_episcopalis-communio.html
    9 In DF §118 dal titolo "Conversione spirituale, pastorale e missionaria".
    10 Così, ad esempio, il giorno del lancio della preparazione sinodale in Francia per gli operatori della pastorale giovanile e vocazionale il 9 marzo 2017: https://jeunes-vocations.catholique.fr/synode/les-actualites-du-synod2018/1722-synode2018-retour-sur-la-journee-snejv-du-9-mars/ l'intervento su "Sinodo e sinodalità".
    11 Episcopalis communio, cfr. n. 8.
    12 Nel presentare questo documento, composto da una parte dottrinale e una parte disciplinare, il Cardinale Lorenzo Baldisseri, Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, lo ha immediatamente messo in linea con il discorso di Papa Francesco dell'ottobre 2015 per il 50° anniversario dell'istituzione del Sinodo: "Un discorso di ampio respiro, che molti commentatori considerano uno dei più teologicamente significativi del suo pontificato. In un certo senso quel discorso ha anticipato in forma sintetica i principali contenuti della nuova Costituzione Apostolica”. http://www.synod.va/content/synod/it/attualita/presentazione-della-costituzione-apostolica-episcopalis-communio.html
    13 Cfr. §§59-62 in DF intitolato "Una nuova Pentecoste".
    14 Come scrive il Vescovo Percerou (Presidente della Commissione episcopale nazionale per i giovani) nella prefazione al libro "Giovani, fede e discernimento vocazionale - testi di riferimento del Sinodo” - Bayard, Cerf, Mame July 2018, “Richiamando gli obiettivi, credo di poter scrivere che questo Sinodo è già un successo! La sua convocazione è stata l'occasione per molte diocesi, comunità e congregazioni, per non parlare dei vari movimenti, per dare uno sguardo nuovo alla cura pastorale dei giovani adulti e dare loro voce, ascoltare le loro aspettative, i loro progetti e coinvolgerli maggiormente nella vita della Chiesa. (...) Tutte queste iniziative hanno segnato questi due anni e hanno stimolato le Chiese particolari", p. 10.
    15 Vale a dire: 1/ "Da Cracovia a Panama Il Sinodo in cammino con i giovani", Roma, 5-9 aprile 2017 organizzato dal Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo dei Vescovi (come relatore); 2/ Seminario internazionale sulla condizione giovanile nel mondo, Roma 11-15 settembre 2017 (come partecipante); 3/Conferenza internazionale "Pastorale vocazionale e vita consacrata: orizzonti e speranze" (Roma, 1-3 dicembre 2017), organizzato dal Dicastero per la vita consacrata (come conferenziere); 4/ Riunione pre-sinodale (Roma, 19-24 marzo 2018) (come coordinatore generale).
    16 Durante il Pre-Sinodo, è stato particolarmente impressionante vedere come il feedback dei 26 gruppi linguistici della Parte 3 sulle aspettative della Chiesa sia stato molto simile, insistendo tutti sul desiderio di una nuova evangelizzazione.
    17 In CS50.
    18 Ibidem.
    19 L'Instrumentum Laboris (denominato IL) è il documento di lavoro preparato per l'Assemblea generale ordinaria del XV Sinodo dei Vescovi: http://www.vatican.va/roman_curia/synod/documents/rc_synod_doc_20180508_instrumentum-xvassemblea-giovani_it.html
    20 Come scritto nell’introduzione, questo documento nasce «dall’incontro di più di 300 giovani rappresentativi di diverse realtà, provenienti da tutto il mondo, convenuti a Roma dal 19 al 24 marzo 2018 per la prima Riunione presinodale dei giovani, e dalla  partecipazione di 15.000 giovani collegati online attraverso gruppi Facebook. Questo documento è concepito come un riassunto di tutti i contributi dei partecipanti, basati sul lavoro di 20 gruppi linguistici e di 6 gruppi dei social media». http://www.synod.va/content/synod2018/it/attualita/documento-finale-pre-sinodale-dei-giovani--traduzione-non-uffici.html
    21 In CS50.
    22 Come afferma il par. 6 della EC, “il Sinodo dei Vescovi deve sempre più diventare uno strumento privilegiato di ascolto del Popolo di Dio: «Dallo Spirito Santo per i Padri sinodali chiediamo, innanzitutto, il dono dell’ascolto: ascolto di Dio, fino a sentire con Lui il grido del Popolo; ascolto del Popolo, fino a respirarvi la volontà a cui Dio ci chiama»”.
    23 Cfr. la Lettera di Papa Francesco ai giovani in occasione della presentazione del documento preparatorio della XV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. https://w2.vatican.va/content/francesco/it/letters/2017/documents/papa-francesco_20170113_lettera-giovani-doc-sinodo.html  
    “La Chiesa desidera mettersi in ascolto della vostra voce, della vostra sensibilità, della vostra fede; perfino dei vostri dubbi e delle vostre critiche. Fate sentire il vostro grido, lasciatelo risuonare nelle comunità e fatelo giungere ai pastori”.
    24 Si veda il capitolo Risposta francese al questionario del documento preparatorio in "Les jeunes, la foi et le discernment vocationnel - Textes de référence du synode- Bayard, Cerf, Mame Juillet 2018".
    25 Vedere Documents épiscopat n. 5 del 2016 "Synodes et concile en France: Bilan et perspectives", Arnaud Join-Lambert.
    26 Nel suo articolo "Sinodo 2018: il dono dei giovani" pubblicato sulla rivista Aggiornamenti Sociali del dicembre 2018. https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/sinodo-2018-il-dono-dei-giovani/
    27 DF §6 nel capitolo I "Una Chiesa che ascolta". 
    28 Come descritto al par. 7 del DF dal titolo “I giovani desiderano essere ascoltati”: “I giovani sono chiamati a compiere continuamente scelte che orientano la loro esistenza; esprimono il desiderio di essere ascoltati, riconosciuti, accompagnati. Molti sperimentano come la loro voce non sia ritenuta interessante e utile in ambito sociale ed ecclesiale. In vari contesti si registra una scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare”.
    29 CS50.
    30 Ibidem.
    31 Veglia di preghiera in preparazione della Giornata Mondiale della Gioventù, indirizzo di Sua Santità Papa Francesco, Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, sabato 8 aprile 2017: “Un Sinodo dal quale nessun giovane deve sentirsi escluso! [Qualcuno potrebbe dire:] «Ma… facciamo il Sinodo per i giovani cattolici… per i giovani che appartengono alle associazioni cattoliche, così è più forte…». No! Il Sinodo è il Sinodo per e di tutti i giovani! I giovani sono i protagonisti. (…) Questo è il Sinodo dei giovani, e noi tutti vogliamo ascoltarci. Ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, ha qualcosa da dire agli adulti, ha qualcosa da dire ai preti, alle suore, ai vescovi e al Papa! Tutti abbiamo bisogno di ascoltare voi”.
    32 Come si esprime all'inizio dell'Instrumentum Laboris: Le finalità del Sinodo §1: “Prendersi cura dei giovani non è un compito facoltativo per la Chiesa, ma parte sostanziale della sua vocazione e della sua missione nella storia. È questo in radice l’ambito specifico del prossimo Sinodo: come il Signore Gesù ha camminato con i discepoli di Emmaus (cfr. Lc 24,13-35), anche la Chiesa è invitata ad accompagnare tutti i giovani, nessuno escluso, verso la gioia dell’amore”.
    33 Secondo l'espressione usata nell'introduzione del DF nel §1.
    34 Tutti i paragrafi del Documento Finale proposto sono stati votati con più di 2/3 dei voti necessari per l'adozione. La maggior parte di essi è stata approvata a larghissima maggioranza e alcuni paragrafi su argomenti più discussi hanno ottenuto tra i 25 e i 65 voti contrari.
    35 Cfr. DF Parte III Capitolo III dal titolo "Un rinnovato slancio missionario" §§144-156, che affronta come sfide urgenti: missione nell'ambiente digitale; migranti: abbattere muri e costruire ponti; donne nella Chiesa sinodale; sessualità: una parola chiara, libera e autentica; economia, politica, lavoro, casa comune;  contesti interculturali e interreligiosi; giovani per il dialogo ecumenico.
    36 Per esempio, il notevole intervento dell'Arcivescovo di Sydney Anthony Fisher, op, chiedendo perdono ai giovani feriti dagli abusi nella Chiesa, o quello di Mons. Alain de Raemy, deplorando la mancanza di considerazione per le parole delle donne: "Testimoniare Gesù completamente vuol dire anche tener conto di tutte queste donne. Purtroppo non lo facciamo abbastanza. E non lo facciamo in quest’aula. Non capisco come mai l’80% della vita consacrata, cioè le donne, sia qui rappresentato da 3 suore senza diritto di voto, mentre invece il 20 %, cioè gli uomini, da 10 Padri e Frati, membri del Sinodo con tutti i diritti!”. https://www.catt.ch/newsi/intervento-al-sindodo-di-alain-de-raemy/
    37 Come scrive Giacomo Costa, sj, nel suo articolo "Sinodo 2018: il dono dei giovani", Aggiornamenti Sociali, dicembre 2018: "L’esperienza di questo Sinodo ha dimostrato ancora una volta che un processo di questo genere non solo è possibile, ma anche fruttuoso, e permette di articolare la varietà e la differenza delle posizioni in un testo in cui ciascuno può riconoscersi, perché nessuno ha cercato di imporre il proprio punto di vista. Davvero è legittimo affermare, come ha fatto il Relatore generale, card. Sérgio da Rocha, arcivescovo di Brasilia, che ciascun partecipante è autore del DF”. Cit.
    38 CTI, La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa, §112: "Attitudine essenziale nel dialogo sinodale è l’umiltà".  http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/cti_documents/rc_cti_20180302_sinodalita_it.html
    39 EC n. 7: “Nella Chiesa il fine di qualsiasi organo collegiale, consultivo o deliberativo che sia, è sempre la ricerca della verità o del bene della Chiesa. Quando poi si tratta della verifica della medesima fede, il consensus Ecclesiae non è dato dal computo dei voti, ma è frutto dell’azione dello Spirito, anima dell’unica Chiesa di Cristo”.
    40 Si vedano i paragrafi del Documento Finale che hanno ottenuto il maggior numero di "non placet", pur superando la maggioranza dei 2/3 richiesta per essere adottato http://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2018/10/27/0789/01722.html
    41 Per utilizzare l'immagine presentata da Papa Francesco nel CS50.
    42 CS50.
    43 Segnalato su: https://synod2018sistersvoice.blogspot.com/2018/11/reflecting-on-experience-of-synod-of.html
    44 CTI, “La sinodalità nella vita e nella missione della Chiesa”, §2.3 senza titolo. "Sinodo come espressione dell'ecclesiologia di comunione".
    45 Ibidem, §67 “Una Chiesa sinodale è una Chiesa partecipativa e corresponsabile. Nell’esercizio della sinodalità essa è chiamata ad articolare la partecipazione di tutti, secondo la vocazione di ciascuno, con l’autorità conferita da Cristo al Collegio dei Vescovi con a capo il Papa. La partecipazione si fonda sul fatto che tutti i fedeli sono abilitati e chiamati a mettere a servizio gli uni degli altri i rispettivi doni ricevuti dallo Spirito Santo”.
    46 Una visione particolarmente sviluppata nella Lettera di Papa Francesco al Cardinale Ouellet, Presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina, 2016: “Guardare al Popolo di Dio è ricordare che tutti facciamo il nostro ingresso nella Chiesa come laici. Il primo sacramento, quello che sugella per sempre la nostra identità, e di cui dovremmo essere sempre orgogliosi, è il battesimo. (…) La nostra prima e fondamentale consacrazione affonda le sue radici nel nostro battesimo. Nessuno è stato battezzato prete né vescovo. Ci hanno battezzati laici ed è il segno indelebile che nessuno potrà mai cancellare. Ci fa bene ricordare che la Chiesa non è una élite dei sacerdoti, dei consacrati, dei vescovi, ma che tutti formano il Santo Popolo fedele di Dio”. https://w2.vatican.va/content/francesco/it/letters/2016/documents/papa-francesco_20160319_pont-comm-america-latina.html
    47 CS50.
    48 Ibidem.
    49 Chiara Giaccardi, “I giovani risvegliano la Chiesa. Note dopo il Sinodo”, La Rivista del Clero Italiano n. 11, Novembre 2018.
    50 DF §128: “La sinodalità missionaria non riguarda soltanto la Chiesa a livello universale. L’esigenza di camminare insieme, dando una reale testimonianza di fraternità in una vita comunitaria rinnovata e più evidente, concerne anzitutto le singole comunità. Occorre dunque risvegliare in ogni realtà locale la consapevolezza che siamo popolo di Dio, responsabile di incarnare il Vangelo nei diversi contesti e all’interno di tutte le situazioni quotidiane”.
    51 CS50.
    52 Cfr. DF §84 sulla vocazione e la missione della Chiesa.
    53 In DF §85.
    54 È possibile leggere gli echi della loro esperienza sinodale molto positiva sul loro blog: https://synod2018sistersvoice.blogspot.com
    55 In DF §55 sulle donne nella Chiesa.
    56 In DF §13: “La Bibbia presenta l’uomo e la donna come partner uguali davanti a Dio (cfr. Gn 5,2): ogni dominazione e discriminazione basata sul sesso offende la dignità umana. Essa presenta anche la differenza tra i sessi come un mistero tanto costitutivo dell’essere umano quanto irriducibile a stereotipi. La relazione tra uomo e donna è poi compresa nei termini di una vocazione a vivere insieme nella reciprocità e nel dialogo, nella comunione e nella fecondità (cfr. Gn 1,27-29; 2,21-25) in tutti gli ambiti dell’esperienza umana: vita di coppia, lavoro, educazione e altri ancora. Alla loro alleanza Dio ha affidato la terra”.
    57 In DF §148 sulle donne in una Chiesa sinodale.
    58 Così, durante gli incontri nazionali per la preparazione del Sinodo organizzato dal SNEJV, abbiamo potuto sperimentare i benefici di un allestimento in stile cabaret, dove i partecipanti non sono seduti l'uno dietro l'altro in un anfiteatro ma intorno a un tavolo con i relatori, il che crea immediatamente un ambiente più favorevole allo spirito sinodale e permette anche pratiche educative più interattive e partecipative (La France en marche vers le synode 2018, o Rassegna della giornata del 9 marzo 2017 "In marcia verso il sinodo del 2018" https://jeunes-vocations.catholique.fr/synode/les-actualites-du-synod2018/1722-synode2018-retour-sur-la-journee-snejv-du-9-mars/
    59 Nel suo discorso di apertura del Sinodo dei vescovi del 3 ottobre 2018: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2018/october/documents/papa-francesco_20181003_apertura-sinodo.html: “Il Sinodo è un esercizio ecclesiale di discernimento. Franchezza nel parlare e apertura nell’ascoltare sono fondamentali affinché il Sinodo sia un processo di discernimento. (…) Il discernimento è il metodo e al tempo stesso l’obiettivo che ci proponiamo: esso si fonda sulla convinzione che Dio è all’opera nella storia del mondo, negli eventi della vita, nelle persone che incontro e che mi parlano. Per questo siamo chiamati a metterci in ascolto di ciò che lo Spirito ci suggerisce, con modalità e in direzioni spesso imprevedibili. Il discernimento ha bisogno di spazi e di tempi. Per questo dispongo che durante i lavori, in assemblea plenaria e nei gruppi, ogni 5 interventi si osservi un momento di silenzio – circa tre minuti – per permettere ad ognuno di prestare attenzione alle risonanze che le cose ascoltate suscitano nel suo cuore, per andare in profondità e cogliere ciò che colpisce di più. Questa attenzione all’interiorità è la chiave per compiere il percorso del riconoscere, interpretare e scegliere”.
    60 Il cardinale Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Città del Messico, riferisce nella sua intervista al quotidiano Crux del 30 ottobre 2018: "A mio parere – l'ho già detto prima e l'ho sentito da molti vescovi e cardinali, in particolare da coloro che hanno partecipato in precedenza a un sinodo (per me questo è stato il quinto) – tutti dicono la stessa cosa: questo è stato il miglior sinodo tra quelli a cui abbiamo partecipato». https://cruxnow.com/interviews/2018/10/30/drafter-says-zero-tolerance-didnt-belong-in-a-synod-doc-on-young-people/
    61 Cfr. la prospettiva ulteriormente sviluppata nel §1 "I giovani, primi motori della riforma della Chiesa e della trasformazione del mondo", in Nathalie Becquart, Evangelizzare la CO Generazione: la sfida della sinodalità, Lumen Vitae aprile-maggio-giugno 2018: Pastorale giovanile e catechesi: quale buona notizia?
    62 La giovinezza, nel capitolo 1 di questa parte II, è vista come un dono, un momento privilegiato della vita, quello del cammino da compiere per diventare un adulto maturo che può impegnarsi al servizio degli altri fino a fare una scelta di vita definitiva. Questo cammino è un cammino di libertà e liberazione, e per compierlo i giovani hanno bisogno di guide.
    63 Gaudium et Spes §1.
    64 Lumen Gentium §1.


    Questo articolo è un adattamento e una traduzione di un testo francese che è già stato pubblicato in questo libro http://www.editions-salvator.com/A-27020-marcher-ensemble.aspx
    Ringraziamo Autrice ed Editore per la cortese concessione.

    (Traduzione e revisione di Maria Rattà)


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