Martina Giacomel
(NPG 2020-08-47)
“Vogliamo contribuire a dare una risposta globale a questa crisi che consideriamo multidimensionale per le cause e gli effetti sulla salute, sull’economia, l’ecologia e la sicurezza. Le decisioni che i leader mondiali oggi prendono influenzeranno profondamente il futuro dell’umanità. E la Chiesa può essere d’aiuto» [1]. Con queste parole Padre Augusto Zampini, segretario aggiunto del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale (DSSUI) ha presentato l’ambizioso progetto della Commissione Vaticana sul Covid-19. Istituita in seno al citato Dicastero il 20 marzo 2020 per volere del Papa, la Commissione si compone di cinque gruppi di lavoro i cui obiettivi sono coordinati da una Direzione, che riferirà direttamente al Santo Padre, composta dal Prefetto del DSSUI, Cardinale Peter K. A. Turkson, dal Segretario Mons. Bruno-Marie Duffé, e dal Segretario Aggiunto, don Augusto Zampini.
Il Santo Padre, che ha espresso più volte la sua preoccupazione per la crisi mondiale generata dal Covid-19 e per gli scenari drammatici che si affacciano all’orizzonte, ha chiesto alla Commissione di lavorare ad un ripensamento radicale dell’attuale modello di sviluppo dimostratosi inadeguato e profondamente iniquo. Del resto, la crisi innescata dal Covid-19 è ben lontana dall’essere una crisi meramente sanitaria e sta rilevando contraddizioni e debolezze secolari del sistema economico-finanziario, del mercato del lavoro, del rapporto con l’ambiente e della geopolitica mondiale. Per analizzare ed elaborare soluzioni su questi fronti, la Commissione ha istituito al suo interno delle vere e proprie “task-force” per settore (economia, sanità, sicurezza ed ecologia) e avviato partnerships di altissimo livello con il mondo dell’Accademia, del settore privato e delle organizzazioni internazionali. Non dunque piccole correzioni e aggiustamenti, ma risposte integrate, trasversali e di lungo termine. A questo è chiamata la Commissione al fine di porre le basi per un futuro più equo, sostenibile e votato al bene comune e non di pochi privilegiati. Nella commissione lavorano diversi giovani, che sono arrivati dai vari angoli del mondo per mettere le proprie competenze a servizio di questa missione.
NOTA
[1] Intervista a La Stampa, 24 aprile 2020.