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    Celebrare in modo creativo


    Sale e pepe nella liturgia

    Elena Massimi

    (NPG 2020-08-54)

    Può capitare (anche non troppo raramente) che diversi fedeli, durante la celebrazione eucaristica, si annoino. Volti che sbadigliano, sguardi distratti, brevi scambi di parole con i vicini... cosa fare? Spesso si ritiene che per evitare la noia di un rito sempre uguale sia necessario cambiarlo: ci vuole un po' di creatività nella liturgia perché i fedeli possano partecipare attivamente! E allora si sventolano foulard colorati, entrano ballerine o pattinatrici alla presentazione dei doni, si inventano nuovi riti, ci si traveste per l'omelia... si cambiano le parole delle preghiere, rendendole più vicine al linguaggio della gente (facendo pregare così le cose più strane al popolo di Dio)... Atti penitenziali in cui si chiede perdono per le cose più banali, preghiere dei fedeli nelle quali si prega per i pesci della fontana della parrocchia.
    Capita anche di vedere il celebrante indossare casule e stole fashion... di mille colori, dalle quali è difficile capire il colore liturgico del giorno.
    Ma tutto ciò funziona? Risolve il "costante" problema della partecipazione attiva?
    Tutta questa creatività ci aiuta a pregare? Oppure rende banali e poco profonde le nostre celebrazioni?

    Alcuni fraintendimenti

    Alla base di un tale "fenomeno", che nasce nel post concilio in reazione alla eccessiva rigidità preconciliare, ci sono diversi fraintendimenti.
    - Essere i "padroni" della liturgia. Purtroppo abbiamo pensato di essere noi i "padroni" della liturgia e quindi di poterla modificare a nostro piacimento. In realtà la liturgia è un dono di Dio alla Chiesa, dono che siamo chiamati ad accogliere così com'è, nella sua bellezza, serietà, semplicità.
    Forse abbiamo dimenticato il numero 22 § 3 di Sacrosanctum Concilium: "Di conseguenza assolutamente nessun altro, anche se sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica".
    - Cambiare, introdurre, inventare... permette di partecipare attivamente.
    Abbiamo pensato ingenuamente che bastasse cambiare qualche segno, parola, gesto, movimento... per poter favorire la partecipazione attiva. In realtà, come affermava R. Guardini, il problema è ben più profondo, risiede nella difficoltà che l'uomo contemporaneo ha con il linguaggio simbolico rituale.
    - La paura del vuoto formalismoLa paura di cadere nel vuoto formalismo, nel ritualismo sterile, spesso ha portato ad una spontaneità e improvvisazione da parte di chi celebra che, al pari del ritualismo e del formalismo, in realtà è poco fruttuosa.
    - L'incomprensione di cosa sia il simboloForse ai più non è ancora chiaro cosa sia un simbolo; c'è ancora una grande confusione tra il segno (è una realtà percepibile che rimanda ad una realtà altra) e il simbolo (fa emergere un nuovo livello della realtà, in cui le cose non appaiono più isolate tra loro, ma in relazione reciproca, e più esattamente in relazione di senso; il simbolo non rimanda ad una realtà esterna, ma la contiene). La liturgia ha una dinamica simbolico-rituale, cioè contiene e riattualizza, attraverso l'agire simbolico rituale, il Mistero della nostra salvezza. I segni che arbitrariamente inseriamo nella liturgia (cartelloni, palloncini, foglietti, sandali, nastri....) non sono simboli, non sono epifania del Mistero...non contengono una realtà salvifica. I simboli nella liturgia ci sono stati donati dalla Tradizione: l’altare, l’ambone, il celebrante, l'assemblea dei fedeli, il cero pasquale, l’Evangeliario... evocano, contengono e fanno esperire il mistero pasquale.

    La creatività nella liturgia

    Potremmo affermare che essere creativi nella liturgia significa "fare bene" l'azione rituale: creiamo, diamo vita all'azione rituale nel momento stesso in cui la mettiamo in opera. Bisogna precisare che "fare bene" non significa semplicemente eseguire perfettamente quello che indicano le rubriche, questo non è sufficiente!
    La creatività liturgica, come l'abbiamo intesa, richiede infatti alcune attenzioni:
    - Agire con arte: perché la nostra azione sia realmente "creatrice", deve esser eseguita con arte, rispettando l'Ordo del rito, mettendo in successione i diversi elementi in modo armonico, consequenziale, armonizzando i linguaggi, tenendo in considerazione i diversi ministeri...senza stravolgere la celebrazione, ma tenendo bene a mente che appartiene alla Chiesa!
    - Attenzione alla "differenza simbolica". Nel curare i linguaggi liturgici, sia verbali che non verbali, dobbiamo tenere bene a mente che tutto nella liturgia, ogni gesto, parola, oggetto deve mantenere una differenza simbolica, non può essere messo in opera come nella vita quotidiana. Potremmo dire che nella liturgia tutto è trasfigurato; pensiamo al modo con cui si proclamano le letture (non vengono lette come un articolo di giornale), o si canta il salmo responsoriale (non lo cantiamo come se fosse un'aria di un'opera lirica), o alla bellezza dell'evangeliario (non è un libro normale) o delle vesti liturgiche, o alla gestione dello spazio...tutto rimanda ad una dimensione altra, è epifania del Mistero.
    - Considerare l'assemblea concreta: i ritmi della celebrazione, la gestione dello spazio, dei movimenti, dei gesti, la messa in opera dei diversi linguaggi... variano a seconda di come si compone l'assemblea. È molto diverso celebrare con un'assemblea di bambini o con una assemblea di anziani, oppure celebrare con gli scout in montagna non è la stessa cosa che celebrare nella chiesa cattedrale con una comunità di adulti.
    I diversi gesti, parole, azioni vanno "ricreati" tenendo in considerazione come e dove si costituisce l'assemblea.
    - Valutare le diverse possibilità offerte dai libri liturgici. Il libri liturgici post conciliari offrono la possibilità (sconosciuta ai più) di adattare l'Ordo o di scegliere tra varie proposte. Così leggiamo nell'Ordinamento Generale del Messale Romano (=OGMR) al n. 352:

    L’efficacia pastorale della celebrazione aumenta se i testi delle letture, delle orazioni e dei canti corrispondono il meglio possibile alle necessità, alla preparazione spirituale e alle capacità dei partecipanti. Questo si ottiene usando convenientemente quella molteplice facoltà di scelta che sarà descritta più avanti.
    Nel preparare la Messa il sacerdote tenga presente più il bene spirituale del popolo di Dio che la propria personale inclinazione. Si ricordi anche che la scelta di queste parti si deve fare insieme con i ministri e con coloro che svolgono qualche ufficio nella celebrazione, senza escludere i fedeli in ciò che li riguarda direttamente.
    Dal momento che è offerta un’ampia possibilità di scegliere le diverse parti della Messa, è necessario che prima della celebrazione il diacono, il lettore, il salmista, il cantore, il commentatore, la schola, ognuno per la sua parte, sappiano bene quali testi spettano a ciascuno, in modo che nulla si lasci all’improvvisazione. L’armonica disposizione ed esecuzione dei riti contribuisce moltissimo a disporre lo spirito dei fedeli per la partecipazione all’Eucaristia.

    Potrebbe essere un buon esercizio esplorare tutte le possibilità offerte dal Messale (le diverse formule del saluto, dell'atto penitenziale, le molteplici orazioni, i prefazi, le monizioni, le diverse possibilità per la presentazione dei doni...) e abituarsi a scegliere in base alle necessità reali dei fedeli, al loro bene spirituale.

    Focus: Alcuni adattamenti possibili nella Liturgia delle Ore

    Proponiamo di seguito alcuni adattamenti possibili per la Liturgia delle Ore, in modo particolare per il Tempo Ordinario.
    - Inno: è possibile sostituire l'Inno con un altro canto adatto, cioè il cui testo sia coerente con l'Ora (alle Lodi deve far riferimento alla Risurrezione di Cristo, sole di giustizia, e ai Vespri al rendimento di grazie per il giorno che ci è stato donato)[1], preferibilmente abbia la forma di un inno e termini con una dossologia diretta alla medesima Persona divina, alla quale è rivolto l’inno stesso (cf. PNLO, nn. 173-178).
    - Salmi: per il bene spirituale dei fedeli è possibile pregare invece dei salmi assegnati a un determinato giorno, i salmi della stessa Ora assegnati a un altro giorno.
    Inoltre "i salmi si cantano o si recitano in modo continuato (cioè in directum), oppure a versetti o strofe in alternanza tra due cori o parti dell'assemblea, o in modo responsoriale. Tutto ciò secondo le diverse usanze confermate dalla tradizione e dall'esperienza" (PNLO, n.122).
    - Antifone: quando le antifone non vengono cantate, nel Tempo Ordinario possono essere sostituite dalle sentenze cristologiche.
    - Lettura breve: al posto della lettura breve si può proclamare una lettura biblica più lunga, tratta o dall'Ufficio delle letture, o dal Lezionario della Messa[2].
    - Responsorio breve: al posto di questo si possono eseguire altri canti che siano adatti a rispondere alla Parola ascoltata.
    - Uso dell'incenso: "Mentre si esegue alle Lodi mattutine e ai Vespri il cantico evangelico, si può incensare l'altare e poi anche il sacerdote e il popolo" (PNLO, n. 261).
    - Utilizzo di diverse lingue: "Nulla vieta, però, che in una medesima celebrazione si cantino alcune parti in una lingua e altre in un'altra" (PNLO, n. 276).
    - Quanto cantare? Per le parti da cantare si applica il principio della solennizzazione progressiva, "che ammette vari gradi intermedi tra l'Ufficio cantato integralmente e la semplice recita di tutte le parti. Questo criterio offre una grande e gradevole varietà di soluzioni. Nell'applicarlo si deve tener conto delle caratteristiche del giorno e dell'Ora che si celebra, della natura dei singoli elementi che costituiscono l'Ufficio, delle proporzioni e del tipo della comunità, come pure del numero dei cantori disponibili in tali circostanze" (PNLO, n. 273).

    NOTE

    [1] Ulteriori tematiche vengono offerte in Principi e Norme per la Liturgia delle Ore (=PNLO), n. 38 e 39.
    [2] PNLO, n. 251. "Le letture brevi, come pure le orazioni, i canti e le preci che sono proposti per le ferie di un tempo particolare, si possono dire in altre ferie del medesimo tempo".


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