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    Gesù a Nazaret. Gli anni taciuti del Messia


    I giovani nella Bibbia /11

    Raffaele Mantegazza

    (NPG 2019-03-64)

    Nulla conosciamo dell’adolescenza dell’uomo chiamato Gesù, e poco della sua infanzia. Come è noto solo due dei Vangeli narrano la nascita di Gesù e solo Luca ci presenta una narrazione relativa alla sua infanzia. Ma questa unica narrazione è forte e intensa, e sembra a prima vista mostrare una incrinatura nel rapporto di obbedienza e di rispetto tra figli e genitori che è così importante nella bibbia: si tratta della nota vicenda di Gesù fanciullo nel tempio. Si tratta di un episodio che contiene alcuni elementi che potrebbero anche essere storici (a dodici anni un bambino entrava nel tempio per marcare il suo passaggio all’età che oggi definiremmo adolescenziale; inoltre le donne e i bambini viaggiavano separati dagli uomini, e proprio per questo motivo è credibile che Gesù potesse viaggiare con gli uomini, dal momento che ormai era considerato adulto, o con le donne, per una sorta di tolleranza che glielo avrebbe permesso per l’ultima volta; da qui la confusione dei genitori che pensavano ciascuno che il ragazzo viaggiasse con l’altro). Ma è il seguito dell’episodio che ci interessa: “dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte”[1]. Iniziamo col dire che qui Gesù non è presentato nell’atto di predicare ai farisei ma semplicemente è seduto ad ascoltare, un comportamento tipico di chi apprende, e interroga gli adulti, ovvero chiede loro spiegazioni. Gesù dunque non insegna ai dottori ma impara da loro, nonostante molte testimonianze nella storia dell’arte ci presentino questa scena con il piccolo Gesù in piedi a insegnare. Ma è il finale del racconto a interessarci: “al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: ‘Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo’. Ed egli rispose: ‘Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?’. Ma essi non compresero le sue parole”[2]. L’impressione non è affatto di un rifiuto dell’autorità genitoriale da parte di Gesù, come è limpidamente mostrato dal seguito: “partì dunque con loro e tornò a Nazaret e stava loro sottomesso”[3]. Gesù sta semplicemente dicendo che per lui era importante ascoltare le storie e le norme raccontate dai farisei nel tempio; siamo di fronte a un ragazzino entusiasta che ha trovato dei maestri (sic!) dai quali imparare e affascinato dalle loro parole si è dimenticato l’appuntamento con i genitori per il ritorno a casa.
    “E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”[4]. I tre sostantivi scelti da Luca sintetizzano efficacemente la crescita di un ragazzino. Sophia significa sapienza (da sophos, termine che ha il prefisso sof che indica il chiaroveggente, colui che sa); elikia indica invece l’età, la dimensione fisica, ma anche l’inserimento in un percorso, il raggiungimento di una tappa; infine charis indica bellezza, leggiadria, incanto (dal tema di “gioire”). Gesù sta crescendo, sta diventando un bel ragazzino intelligente e curioso; è ancora lontano dall’incontro con Giovanni che gli cambierà la vita, ma sta allontanandosi anche dall’infanzia, sta diventando adolescente.
    Ma la figura di Gesù, così carismatica e potente, dovette fin da subito suscitare la curiosità attorno alle sue origini: un uomo così straordinario doveva certamente avere avuto una infanzia altrettanto eccezionale: ). Le narrazioni che si diffusero sul conto del Nazareno, e che oggi raccogliamo sotto il nome non del tutto preciso di “apocrifi”, colmarono dunque questa lacuna. Si tratta di storie fantastiche, che attingono al serbatoio del meraviglioso così ricco in Oriente e che sono di lettura godibile ma anche di grande profondità, come intuì anni fa Dario Fo.
    Il Gesù fanciullo qui narrato è un personaggio straordinario, che fa uso dei propri poteri in modo non sempre corretto: è come se gli Apocrifi ci presentassero un bambino che non ha ancora imparato a controllare la propria onnipotenza. Ne è un esempio il notissimo episodio dei passeri: “Accadde dopo che, alla vista di tutti, Gesù prese del fango dai laghetti che aveva fatto e con esso plasmò dodici passeri. Quando Gesù fece questo era di sabato e con lui c'erano molti fanciulli. Un giudeo, vedendolo fare questo, disse a Giuseppe: "Non vedi, Giuseppe, che il fanciullo Gesù compie di sabato ciò che non gli è lecito fare? Con il fango, plasmò dodici passeri". Udito ciò, Giuseppe lo rimproverò, dicendo: "Perché fai di sabato cose che non ci è lecito fare?". Udendo le parole di Giuseppe e picchiando una mano contro l'altra, disse ai suoi passeri: "Volate!". E alla voce del suo comando presero a volare. Mentre tutti erano lì e vedevano e udivano, disse agli uccelli: "Andate e volate per la terra e per tutto il mondo, e vivete!".
    Ma non sempre le cose filano così lisce: come tutti i bambini Gesù sa anche essere capriccioso e piuttosto manesco nei rapporti con i suoi amici: praticando quello che doveva essere un gioco molto in voga tra i bambini di Nazareth, ovvero il modellare il fango, Gesù costruisce alcune piscine di fango, insieme ad alcuni amichetti. Ma “uno di quei bambini, un figlio del diavolo, con animo invidioso, chiuse gli sbocchi che portavano acqua nei laghetti e mandò all’aria tutto quanto aveva fatto Gesù. Allora Gesù gli disse: 'Guai a te, figlio di morte, figlio di Satana. Osi tu distruggere quanto io ho compiuto? Colui che aveva agito così, subito morì”. Secondo una versione della leggenda il bambino ucciso è Giuda, e Gesù lo resusciterà, dopo le richieste di Giuseppe e Maria, dandogli un forte calcio nel sedere!
    A un certo punto della crescita di Gesù i suoi genitori decidono che è ora che il fanciullo vada a scuola (anche perché non riescono più a disciplinarli): ma come può un onnipotente e onnisciente frequentare una scuola? Infatti, proprio al primo giorno di lezioni, iniziano i guai: “entrato che fu, Gesù taceva. Il maestro Levi diceva a Gesù una lettera iniziando dalla prima, la lettera alef e gli diceva: Rispondi! Ma Gesù taceva e non rispondeva. Il precettore Levi, adirato, prese una verga e lo percosse sulla testa.” Gesù rimprovererà il maestro (e a Levi va ancora bene, se pensiamo che successivamente un maestro che percuoterà Gesù cadrà morto e in un’altra leggenda la sua mano inaridirà) e inizierà lui, l’allievo, a fare lezione al maestro, surclassandolo. Il lamento del povero maestro è commovente: “Incominciò allora a gridare a quanti l'udivano, dicendo: Come può vivere sulla terra costui? Al contrario, è degno di essere appeso a una grande croce. Può, infatti, spegnere il fuoco ed eludere altri tormenti. Ritengo che egli esisteva prima del cataclisma, ed è nato prima del diluvio. Qual ventre mai l'ha portato? O quale madre l'ha generato? O quali mammelle l'hanno allattato? Davanti a lui io fuggo, non potendo resistere alla parola della sua bocca, e il mio cuore resta stupito all'udire simili parole. Proprio io, infelice, mi sono dato in balia delle sue derisioni. Mentre pensavo di avere un discepolo, ho incontrato il mio maestro, che ignoravo. Che dirò? Non riesco a sopportare le parole di questo ragazzo: fuggirò da questo comune, non riuscendo a comprendere queste cose. Io, vecchio, sono stato vinto da un bambino, poiché non riesco a trovare né l'inizio né la fine delle cose che egli dice.”
    Ci sembra sia chiaro dunque che gli Apocrifi ci offrono una immagine molto umana e molto tenera del piccolo Gesù; certamente molto lontana sia dal Gesù storico che dal Cristo della fede ma utilissima per capire quali curiosità e quali domande suscitò questo personaggio straordinario tra gli uomini e le donne che lo videro camminare sulla terra. E non è un caso che una delle più belle storie degli apocrifi dell’infanzia ci parli della generosità del piccolo Gesù e della sua capacità di aiutare gli altri e di condividere una gioia o un gioco: come i bambini comuni giocano a scivolare a cavallo del corrimano delle scale, Gesù compie lo stesso gioco a cavallo di un raggio di sole; ma ovviamente gli Altri bambini non possono imitarlo: “Siccome Gesù trovandosi con altri fanciulli saliva più volte e cavalcava sul raggio del sole molti altri presero a fare la stessa cosa, ma cadevano rompendosi le ginocchia e le braccia. Il signore Gesù però li guariva tutti”.
    Il futuro generoso guaritore è già qui, in questo fanciullo galileo che ama il gioco, litiga con i prepotenti e non apprezza più di tanto la scuola. Presentarlo in questo modo ai ragazzi di oggi forse contribuirebbe a far sentire loro più vicina la figura umana di questo giovane di Galilea, assassinato dall’arroganza del potere duemila anni fa per essersi opposto alle ingiustizie e ai soprusi: e chissà, forse potrebbe spingere questi ragazzi a leggere quei documenti straordinari e poco letti che sono i quattro Vangeli canonici, altri quattro sguardi differenti sulle vicende di quest’uomo così umanamente eccezionale.


    NOTE

    [1] Lc 2, 47-48.
    [2] Lc 2, 49-50.
    [3] Lc 2, 51.
    [4] Lc 2, 52.


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