Attesi dal suo amore
    Proposta pastorale 2024-25 

    MGS 24 triennio

    Materiali di approfondimento


    Letti 
    & apprezzati


    Il numero di NPG
    luglio-agosto 2024
    600 cop 2024 2


    Il numero di NPG
    speciale sussidio 2024
    600 cop 2024 2


    Newsletter
    luglio-agosto 2024
    LUGLIO AGOSTO 2024


    Newsletter
    SPECIALE 2024
    SPECIALE SUSSIDIO 2024


    P. Pino Puglisi
    e NPG
    PPP e NPG


    Pensieri, parole
    ed emozioni


    Post it

    • On line il numero di LUGLIO-AGOSTO di NPG sul tema degli IRC, e quello SPECIALE con gli approfondimenti della proposta pastorale.  E qui le corrispondenti NEWSLETTER: luglio-agostospeciale.
    • Attivate nel sito (colonna di destra "Terza paginA") varie nuove rubriche per il 2024.
    • Linkati tutti i DOSSIER del 2020 col corrispettivo PDF.
    • Messa on line l'ANNATA 2020: 118 articoli usufruibili per la lettura, lo studio, la pratica, la diffusione (citando gentilmente la fonte).
    • Due nuove rubriche on line: RECENSIONI E SEGNALAZIONI. I libri recenti più interessanti e utili per l'operatore pastorale, e PENSIERI, PAROLE

    Le ANNATE di NPG 
    1967-2024 


    I DOSSIER di NPG 
    (dall'ultimo ai primi) 


    Le RUBRICHE NPG 
    (in ordine alfabetico
    e cronologico)
     


    Gli AUTORI di NPG
    ieri e oggi


    Gli EDITORIALI NPG 
    1967-2024 


    VOCI TEMATICHE 
    di NPG
    (in ordine alfabetico) 


    I LIBRI di NPG 
    Giovani e ragazzi,
    educazione, pastorale

     


    I SEMPREVERDI
    I migliori DOSSIER NPG
    fino al 2000 


    Animazione,
    animatori, sussidi


    Un giorno di maggio 
    La canzone del sito
    Margherita Pirri 


    WEB TV


    NPG Facebook

    x 2024 400


    NPG X

    x 2024 400



    Note di pastorale giovanile
    via Giacomo Costamagna 6
    00181 Roma

    Telefono
    06 4940442

    Email


    Terza parte (del dossier "Cresciuti in Oratorio")

    (NPG 2019-04-39) 




    1. Oratorio e percorsi di fede nella Diocesi di Milano

    L’attenzione che la Chiesa ambrosiana ha riservato ai più giovani per la loro crescita integrale, nasce da lontano, almeno dai tempi di san Carlo Borromeo che, da Arcivescovo di Milano, nel Cinquecento ha dato forma alle “Scuole della Dottrina Cristiana”, l’albore di quello che sarebbero stati gli oratori.
    L’esperienza dell’oratorio si è così consolidata nel tessuto ecclesiale della Diocesi milanese, tanto da diventarne non solo parte integrante ma “centro propulsore” della pastorale e luogo centrale dell’educazione alla fede dei ragazzi, degli adolescenti e dei giovani.
    Il secolo fondamentale dell’oratorio ambrosiano è stato certamente il Novecento quando, recependo anche altre esperienze educative, si è strutturato in modo capillare nella Diocesi, per cui ad ogni parrocchia è associato il suo oratorio.
    All’inizio di questo Millennio, l’oratorio ambrosiano non ha perso la sua vitalità e si sta ancora una volta riqualificando per accogliere le sfide del prossimo futuro, nell’ambito delle nuove prospettive della pastorale d’insieme che si esprime, in una delle sue forme, attraverso più oratori che fanno riferimento ad una sola comunità pastorale, composta da più chiese. L’oratorio resta la forma territoriale e progettuale più adeguata per la formazione integrale della persona e per far vivere a ciascuno quei “passaggi” della vita che vanno integrati con l’esperienza di fede.
    È così che la Chiesa accompagna ogni passo della crescita umana e spirituale dei ragazzi, dal percorso di Iniziazione cristiana alla giovinezza e alla piena maturità, che si qualifica nella forma della “restituzione” di quanto si è vissuto fin da bambini e dunque nella piena testimonianza.
    La proposta degli itinerari di fede che la Diocesi di Milano propone, attraverso le comunità sul territorio e in modo operativo attraverso gli oratori, sta assumendo proprio in questi ultimi anni una forma sempre più organica, pur mantenendo il suo carattere fluido di continuo rinnovamento.
    Una spinta determinante per la strutturazione dei cammini formativi è venuta certamente negli anni dell’episcopato del cardinale Carlo Maria Martini, grazie alle sue indicazioni che ponevano in chiave progettuale l’educazione alla fede e chiedevano all’intera comunità di farsene carico.
    Dall’esperienza delle “Sentinelle del mattino” dopo la GMG del 2000 e con la necessità di rivedere il percorso complessivo di Iniziazione cristiana, negli ultimi due decenni la Diocesi ambrosiana ha posto mano a diverse sperimentazioni che, con il tempo, hanno dato forma sempre più organica ai cammini.
    L’itinerario di Iniziazione cristiana si è compiuto proprio recentemente, con la pubblicazione completa dei sussidi per ciascuna delle quattro tappe, dal titolo “Con Te”. Mentre si stava dando forma all’Iniziazione cristiana, anche i percorsi di accompagnamento delle altre fasce d’età hanno potuto strutturarsi in una forma determinata da “linee guida” fondanti: l’itinerario educativo per gli adolescenti “È bello con Te”; l’itinerario di fede per i preadolescenti “Perché porti molto frutto”. A questi si aggiunge l’esperienza consolidata e ancora valida della consegna della “regola di vita” da parte dei diciannovenni della Diocesi, dopo un cammino biennale in cui ci si esercita a vivere forme più serie di spiritualità e vengono prese in considerazione le “parole chiave” per la maturità della fede: vocazione e missione. La consegna della “regola di vita” immette nell’età della giovinezza che è l’età della “redditio”, in cui si rende esplicita la testimonianza della fede nei luoghi della vita quotidiana, come lo studio e il lavoro e, intanto, prende forma la dimensione vocazionale che trova nelle scelte di vita il suo compimento. Significativa ed emblematica per la fascia giovanile è l’esperienza, che risale sempre al cardinal Martini, del “Gruppo Samuele”, un percorso di discernimento vocazionale che coinvolge decine e decine di giovani ogni anno.
    Nella Diocesi di Milano, attraverso l’elaborazione di itinerari di fede sempre più strutturati ma in continuo stato di “verifica”, si è riusciti dunque a tracciare orizzonti di senso e linee di direzione che possono delineare un “percorso di accompagnamento unitario” che si fonda su tre “parole chiave”: traditio, receptio, redditio. La trasmissione della fede (traditio) che coincide con l’Iniziazione cristiana; l’assimilazione della fede (receptio) che ruota attorno alle età della preadolescenza e dell’adolescenza; la restituzione della fede (redditio) che è quanto viene chiesto a conclusione delle scuole secondarie (superiori) e chiede, nell’età della giovinezza, di assumere con responsabilità il proprio cammino, verso scelte sempre più definitive.
    Come si sono strutturati questi percorsi per le diverse fasce d’età? Elemento determinante è l’idea profetica e innovativa delle “comunità educanti”, costituite da persone che formano il tessuto educativo che ruota attorno ad una determinata fascia d’età. In oratorio, ma non solo in oratorio, nelle “comunità educanti” si stringono alleanze e relazioni, per trovare insieme forme di accompagnamento che possano incidere su tutta la vita dei ragazzi, in ciascuna delle età della loro crescita. Le comunità educanti individuano le “risposte” più adeguate ai bisogni e alle esigenze dei ragazzi di ogni fascia d’età e, trovando nell’oratorio la forma e il luogo più stabile per educare, adottano come primario lo stile dell’animazione. Ogni itinerario di fede, per ogni fascia d’età, chiede che le comunità educanti prendano in considerazione i “pilastri” della vita di fede, identificati in quattro dimensioni che sono presenti in ogni percorso che la Diocesi offre per l’accompagnamento educativo: il vissuto dei ragazzi; il rapporto con la Parola di Dio, la partecipazione alla liturgia e la vita di preghiera, l’esperienza di Chiesa che si traduce nella carità e nella missionarietà in ogni ambito di vita.

     

    2. Belli dentro: i giovani incontrano i detenuti del carcere cremonese
    Pastorale giovanile della diocesi di Cremona

    La diocesi di Cremona ha vissuto non più di un anno fa una intensa stagione sinodale, espressamente dedicata al mondo giovanile e alla sua voce all’interno del cammino ecclesiale. Archiviate le fasi dell’ascolto e della celebrazione con le assemblee sinodali, si è imposta la domanda di sempre: e adesso? La fase della recezione è stata segnata dalla lettera post sinodale del Vescovo Napolioni, ma non solo. Uno dei pensieri scaturiti dal dinamismo sinodale ha recuperato una provocazione preziosa: la realtà della casa circondariale cittadina. Anche papa Francesco aveva lanciato una provocazione forte sulla realtà carceraria nella sua visita a Bozzolo, nel giugno del 2017, sulla tomba di don Primo Mazzolari, parroco degli ultimi e autore profetico di Nostro fratello Giuda.
    Dal canto suo il carcere era già per così dire entrato nel cammino sinodale in due occasioni forti: la presenza tra i giovani di un detenuto che con permesso particolare aveva partecipato alle cinque assemblee e che proprio nel prosieguo del sinodo aveva terminato il periodo di detenzione; quattro incontri guidati dal Vescovo e curati dalla segreteria del sinodo proprio in carcere e proprio destinati ai detenuti, in una sorta di “assemblea parallela” che ha arricchito di spunti e osservazioni del tutto particolari le sessioni “ufficiali”. E proprio da alcuni giovani è nata la proposta di continuare, o per certi versi iniziare, una esperienza di visita, incontro e dialogo con i detenuti, sull’onda propulsiva del sinodo. L’iniziativa è stata presa in carico dai cappellani della Casa circondariale e dalla Pastorale giovanile diocesana, e ha interessato un gruppo di 40 giovani, destinati a rispecchiare anche nella provenienza e nell’appartenenza il cammino del sinodo: i giovani provengono infatti da parrocchie non solo cittadine, sono di AC e Neocatecumenali, Scout e giovani degli Oratori, di età compresa tra i 18 e i 28 anni: insomma lo spaccato di un mondo bello e variegato.
    Si è subito evidenziata la necessità di dare corpo all’intuizione, passando dall’idea alla progettazione di alcuni incontri, il sabato pomeriggio, uno ogni 15 giorni e giocati sulla proposta di lettura di alcune parabole evangeliche: a quei “piccoli” racconti si è ricorso come ad inneschi capaci di avviare e sostenere l’incontro. In realtà la questione più scottante, oggetto della formazione, sono stati il metodo di approccio e la psicologia del contesto carcerario: fattori non secondari che hanno costituito per i giovani la sfida e l’apprensione maggiori. Sin dall’inizio si è condiviso che la realtà fortemente destrutturata ed eterogenea della popolazione carceraria non è analogabile ad un incontro in parrocchia o in università: “saltano” alcuni codici e se ne inseriscono altri che vanno conosciuti e non equivocati.
    Nel frattempo si è delineato il nome del percorso: belli dentro, parallelo al gemello belli fuori che sta coinvolgendo famiglie disponibili ad un affiancamento strategico, di carattere logistico e relazionale, dei detenuti in fine pena che vivono il delicatissimo momento dell’uscita dal carcere e il “re-inserimento” in società.
    Il percorso belli dentro si è affiancato alle numerose azioni che la Chiesa cremonese orienta sulla Casa circondariale, grazie ai cappellani, agli operatori Caritas e a gruppi di volontariato che propongono attività formative e assistenza materiale. Belli dentro si è strutturato in 4 gruppi di ascolto e confronto, collocati due nella struttura più storica del carcere, altrettanti nella nuova palazzina. Agli incontri di preparazione generale (in tutto tre: uno di apertura giocato prevalentemente sulla motivazione e sulla preghiera e guidato dal Vescovo; altri due di informazione e formazione sulla realtà carceraria e la proposta di lettura delle parabole) sono seguiti momenti di verifica e lavori per sottogruppi, con il mandato di rileggere volta per volta la complessa dinamica degli incontri e decodificare le mosse successive. Preziosa è stata anche l’individuazione di un leader incaricato di condurre la regia degli incontri. Ma altrettanto preziosa anche la presa in carico delle piccole, immediate relazioni che i detenuti stabiliscono appena si entra in contatto con il loro mondo.
    Il percorso è stato progettato su di una prima annualità e prevede, accanto alla costituzione del gruppo e alla sua preparazione, gli incontri ordinari affidati alla conduzione dei giovani in Casa circondariale, uno spettacolo teatrale offerto dalla Pastorale giovanile ai detenuti e ai giovani, e infine un incontro di sintesi con la presenza del Vescovo.
    (Davide, Anna e don Roberto)


    3. Per una vera “ministerialità educativa”
    Le équipe educative nella Diocesi di Bergamo

    La Diocesi di Bergamo sta vivendo anni faticosi ma allo stesso tempo avvincenti. Faticosi perché, come in tante altre realtà, il numero dei preti giovani è in calo e la cultura contemporanea continua a provocare l’oratorio (e quindi anche la Chiesa) con domande radicali. Affascinanti perché, come sempre, ne va della sua capacità di vivere il Vangelo e di trovare le forme più adatte per annunciarlo alle nuove generazioni.
    Da più di un secolo, a Bergamo l’oratorio si presenta come il luogo privilegiato – anche se non assoluto – attraverso cui la parrocchia, in nome del Vangelo, si prende cura dei più piccoli. Sono due le istanze che lo contraddistinguono e che fra loro mantengono sempre una sana tensione:
    • la passione educativa per ogni persona e per l’intero della persona, rendendo così l’oratorio un luogo aperto a tutti e interessato al tutto della persona;
    • la volontà di radicare questa passione nel Vangelo di Gesù, affinché possa apparire chiaro l’orizzonte di senso e il fine che muove l’agire stesso dell’oratorio.

    Come custodire queste due istanze, soprattutto se i preti giovani vengono meno e il parroco, a volte anziano e solo, non può essere il pastore così vicino al suo gregge come in passato? Dal 2014, alla Diocesi è sembrato opportuno avviare un processo di accompagnamento delle trasformazioni in atto. Innanzitutto rinunciando da subito ad un dispositivo “gestionale” rispondente alle necessità più immediate: si sarebbe infatti potuta percorrere la “via breve” ovvero assumere personale laico cui delegare i compiti organizzativi e funzionali un tempo svolti dal giovane prete. La deriva, possibile e non indifferente, avrebbe potuto essere quella di “mercanteggiare” l’attenzione educativa. La Diocesi ha invece deciso di percorrere una “via lunga”, una strada di “senso”, più “impegnativa” ma anche più interessante: mostrare che gli oratori continueranno ad esserci e a rinnovarsi soltanto se le singole parrocchie se ne assumeranno la “regia”, pensandosi come le prime e decisive risorse per affrontare adeguatamente la trasformazione in atto.
    Da qui è nata l’ipotesi di chiedere ad ogni oratorio – anche a quei 50 in cui il giovane prete è ancora presente – di dotarsi di una équipe educativa, ovvero di un gruppo di persone tendenzialmente adulte (una decina di persone al massimo) avente l’obiettivo di custodire gratuitamente le finalità e le istanze dell’oratorio precedentemente ricordate. A procedere da queste, si comprendono anche le caratteristiche che le persone, chiamate per questo servizio dal parroco dopo attento discernimento, dovrebbero avere: esperienza di fede, sensibilità ecclesiale, passione educativa, generosità e disponibilità di tempo. Va ammesso che non è facile individuare laici con queste caratteristiche. Ma l’esperienza dice che non è neppure impossibile, soprattutto se ci si rende conto della pluralità dei bacini cui è possibile attingere: nei volontari già presenti in oratorio ma anche tra i genitori dei ragazzi, tra gli insegnanti di religione delle scuole del territorio, in alcuni adulti della parrocchia particolarmente sensibili all’educazione. Il fermento in corso è veramente sorprendente: ad oggi parliamo già di 90 équipe educative avviate su 278 oratori, presiedute da circa un centinaio di preti e con più di 600 laici coinvolti. La gratuità di questi ingaggi ovviamente, non esclude il coinvolgimento di professionalità retribuite; ma in questo modo esse non saranno mai figure “apicali” con i rischi prima evocati.
    I compiti dell’équipe educativa – che solo l’esperienza dei prossimi anni porterà a dettagliare ulteriormente – ruotano attorno a tre prospettive:
    1. mantenere un legame virtuoso tra l’oratorio e la parrocchia, di cui l’oratorio stesso è espressione;
    2. convergere su una linea educativa dell’oratorio, che possa diventare anche un progetto scritto, e che custodisca la tensione tra evangelizzazione ed educazione;
    3. favorire un coordinamento interno delle attività dell’oratorio e la costruzione di opportune alleanze con altre agenzie educative del territorio.

    Proprio perché la trasformazione avviata non è di poco conto, la Diocesi ha pensato di sostenere il processo delle équipe educative attraverso alcune sinergie importanti: con la Scuola di Teologia del Seminario Vescovile per una supervisione dal punto di vista teologico pastorale; con Confcooperative per la presenza di educatori professionali formati ad hoc nell’accompagnare il processo; con l’Istituto Superiore di Scienze Religiose per la formazione dei laici coinvolti; con Regione Lombardia per la proposta del progetto “Giovani Insieme” che garantisce una presenza continua sui cortili.
    Ad oggi si assiste alla positività di un movimento che non è isolato ma diocesano. Come spesso accade per tutte le esperienze istituenti, per le singole parrocchie si registra un forte entusiasmo e, soprattutto nei preti che già da qualche tempo hanno avviato un’équipe educativa, la testimonianza che “grazie all’équipe educativa, mi sto accorgendo che per la mia comunità posso essere più prete e meno gestore”. Allo stesso tempo, si deve registrare una certa prudenza. Il processo di concretizzazione del progetto delle equipe educative non è semplice né scontato: spesso emerge l’apprezzamento per il progetto ma vi è anche il desiderio di perfezionarlo affinché si possa arrivare ad una vera e propria “ministerialità educativa” (LdT 22). Il cammino continua.

     

    4. Il Sicomoro: un germoglio che cresce
    Diocesi di Como

    Incastonata tra lago e montagna, la diocesi di Como occupa pressoché tutto il confine nord della Lombardia. La città che presta il nome alla sede episcopale è tutta decentrata a sud-ovest ed è collegata con il resto del territorio da strade e piccole vie molto suggestive, piacevoli da percorrere quando non si ha fretta o bisogno di arrivare. In un contesto di questo tipo, il seminario minore tradizionale mostrava le sue lacune: la distanza non solo chilometrica ma anche sociale e culturale costringeva gli adolescenti a sradicarsi dal loro contesto vitale e le loro famiglie a una sorta di ‘delega’, affidando ad altri – per buona parte dell’anno – la loro «funzione educativa originaria»; così anche l’esperienza parrocchiale, la dimensione scolastica, la rete di amicizie e relazioni rischiavano di essere vissute vestendo ‘prima del tempo’ quel ruolo di seminarista che non aiuta la crescita integrale e il discernimento. Per questi e altri motivi, si è iniziato a pensare il nuovo progetto immaginando alcune piccole comunità sparse per tutto il territorio diocesano, costruite attorno ai poli scolastici o ai centri più popolosi.
    Questa forma ravvicinata di accompagnamento è nata anche dalla convinzione dell’allora Vescovo Diego Coletti che la prima intuizione vocazionale - quell’abbozzo di idea di diventare preti - nasce, in moltissimi casi, durante gli anni delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Di conseguenza, offrire una proposta seria e un percorso di accompagnamento adeguati è sicuramente importante. Il primo passo è stato quello di iniziare a guardarsi attorno e di studiare un po’ per cercare di capire se e come in altre diocesi d’Italia e d’Europa si concretizzasse quella cura delle vocazioni che «la Chiesa intende ancora favorire attraverso seminari minori o istituti simili» (C.I.C., 234). Tra le esperienze più interessanti, quella di offrire uno spazio educativo di vita fraterna, all’interno della normale vita quotidiana. Così è nata l’idea di costituire, in alcuni punti della Diocesi, alcune piccole comunità semi-residenziali nelle quali i ragazzi che desiderano intraprendere un cammino di vita cristiana più intenso, vivano in fraternità per una settimana al mese, accompagnati da un prete e da una coppia di sposi che risiedano stabilmente con loro e li guidino con semplicità in un primo discernimento vocazionale e nella loro crescita umana e cristiana. Durante la settimana gli adolescenti (1°-5° superiore) mantengono i loro interessi extrascolastici (sport, lezioni di musica…) e partecipano alle attività della parrocchia (catechesi degli adolescenti, celebrazione eucaristica quotidiana, gruppi di lettura del Vangelo…) oltre che dedicarsi allo studio e alla preghiera personale. Questo progetto ha preso il nome Sicomoro, quell’albero che ha permesso a Zaccheo, piccolo di statura, di vedere Gesù più da vicino.
    Il progetto sembra particolarmente adatto alle attuali esigenze della formazione: permette di mantenere il contatto con il proprio contesto relazionale, sociale e familiare; garantisce uno sguardo di équipe e un intervento educativo arricchito da attenzioni e sensibilità differenti da parte dei formatori; la struttura che viene a crearsi rimane flessibile ed è realizzata a partire dalle caratteristiche del singolo territorio e dalle sue risorse, senza particolari investimenti in denaro. Così, il primo “Sicomoro” è spuntato nell’autunno nel 2010 a Bormio grazie al lavoro fatto insieme ai preti dell’allora zona pastorale e alla preziosissima disponibilità della prima coppia di sposi che ha deciso di buttarsi in questa avventura. Le verifiche degli anni successivi hanno confermato nella bontà dell’iniziativa e hanno spinto a continuare nel progetto. La bellezza di una vita fraterna, l’effettivo riscontro positivo nell’educazione dei ragazzi e il loro acceso entusiasmo ci hanno incoraggiato ad avviare una seconda esperienza ad Olgiate Comasco, e successivamente una terza a Lomazzo. I lavori proseguono e si stanno individuando altre zone nelle quali piantare qualche altro germoglio, grazie soprattutto alla grande disponibilità incontrata sia nel clero che nei laici. Nel gennaio del 2010 è stata fondata anche una piccola associazione “Sicomoro” alla quale vengono associati tutti gli educatori e i ragazzi in modo da offrire loro una copertura assicurativa e - ai primi - anche una tutela giuridica e permettere una sana trasparenza nella gestione delle strutture. Si è scelto di estendere l’invito a partecipare all’associazione anche a tutti coloro (ormai più di un centinaio) che condividono il progetto e vogliono offrire il loro sostegno. Evidentemente è ancora presto per fare il bilancio di quest’esperienza, ma il clima che si crea tra i ragazzi e gli educatori è particolarmente positivo. È presto anche per poter dire che questo modo nuovo di offrire agli adolescenti uno spazio di discernimento vocazionale certamente si consoliderà (alcuni ragazzi accompagnati nel cammino di Sicomoro hanno scelto di continuare il percorso nel Seminario maggiore), eppure l’esigenza di creare luoghi di vita capaci di educare umanamente e cristianamente è una domanda che emerge in maniera sempre più regolare, soprattutto da laici e famiglie.

     

    5. Oratorio e territorio
    L’esperienza degli oratori di Passirano, Monterotondo, Camignone (Diocesi di Brescia)

    Quattro giovani con una forte passione educativa, l’intuizione dei loro sacerdoti e una felice collaborazione con Regione Lombardia. Sono questi gli ingredienti dell’esperienza che gli oratori di Passirano, Camignone e Monterotondo, tre comunità nel cuore della Franciacorta, stanno vivendo da settembre, anche grazie al generoso sostegno della Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth, che ha permesso a due giovani ragazze - che hanno iniziato da pochi mesi il loro periodo di aspirantato nella casa di formazione di Passirano - di aderire al progetto. Ma andiamo con ordine.
    La scorsa estate quattro giovani – Enrico, Lara, Elisa e Andrea – hanno offerto la propria disponibilità per mettere qualche ora (quattrocento ciascuno, nell’arco di un anno) a disposizione delle nostre comunità. Obiettivo: arricchire la proposta educativa dei nostri oratori, in modo intelligente, tenendo conto delle realtà positive già presenti sul territorio; distribuendo le energie fra i tre oratori, valorizzando le potenzialità di ciascun giovane, sostenendo la vocazione differente dei tre oratori sul territorio, luoghi che per propria tradizione offrono approcci educativi diversi.
    A Monterotondo, il Gruppo Sportivo dell’Oratorio ha fatto due nuovi acquisti: Elisa ed Enrico stanno allenando, insieme ad altri educatori-allenatori, due squadre di calcio iscritte ai campionati CSI. Elisa, che ha un passato da centrocampista nel Brescia Calcio Femminile, è impegnata con la categoria Allievi. Enrico, giovane studente di Camignone, si occupa invece dei più piccoli. La società sportiva di Monterotondo ha scommesso sulla possibilità di educare attraverso lo sport e i suoi educatori condividono valori e obiettivi del progetto educativo dell’oratorio. Lo sport – in questo caso, il calcio – è inteso anzitutto come occasione di crescita umana: capacità di collaborare in vista di un obiettivo comune, rispetto delle regole e senso di abnegazione, spirito di gruppo e sana competizione sono tutti ingredienti che possono giovare non poco a ragazzi e adolescenti di oggi.
    A Passirano, Andrea si prende cura di uno spazio-compiti per adolescenti. L’obiettivo è che l’oratorio possa diventare un luogo di riferimento anche per lo studio. Per quest’anno, tutti i giovedì, i giovani studenti delle scuole superiori troveranno aperta un’aula dell’oratorio, con la presenza di un giovane laureato che li accompagnerà nelle loro ore di studio. Per il momento, il progetto sta sfruttando gli ambienti a disposizione; l’idea, però, sarebbe quella di adibire in modo permanente a sala-studio – con tavoli adeguati, un pc e una connessione wi-fi – un’aula dell’oratorio.
    A Camignone, Lara è impegnata su due fronti: da un lato, collabora con le attività della «Ludoteca Hakuna Matata», un progetto di promozione dell'integrazione e socializzazione avviato dal comune di Passirano e rivolto a bambini della scuola primaria; dall’altro, ha pensato e avviato il progetto «Un mondo di bene». L’idea di Lara – e della sua “collega” Elena, altra giovane aspirante delle Suore operaie – è quella di aiutare i più piccoli a sentirsi responsabili verso i tanti uomini e bambini che, nel mondo, non hanno le loro stesse possibilità. All’uscita da scuola, le due giovani accolgono i bambini in oratorio e, dopo la merenda, s’impegnano a realizzare qualche lavoretto per sostenere alcuni progetti di solidarietà.
    In tutti i casi, la ricchezza maggiore dal punto di vista educativo è forse la possibilità di creare relazioni positive fra i bambini, i ragazzi, gli adolescenti delle parrocchie coinvolte con alcuni giovani che, anche dal punto di vista della fede e della testimonianza cristiana, hanno raggiunto una certa maturità e possono proporsi come esempi positivi. In questo senso, Enrico, Elisa, Lara e Andrea si stanno impegnando anche nella formazione degli animatori delle attività estive, e tutti e quattro saranno impegnati come responsabili in uno dei Grest parrocchiali.
    L’ideazione e la progettazione comune dei quattro Grest sono l’occasione per incontrarsi periodicamente come équipe educatori, insieme al sacerdote incaricato della pastorale giovanile dei tre oratori: il lavoro comune riguarda soprattutto la formazione degli animatori-adolescenti, che prevede due incontri mensili da febbraio a giugno, nella speranza di portarli a condividere i nostri obiettivi educativi. Naturalmente, il Grest è in primo luogo un servizio rivolto a bambini e ragazzi delle scuole elementari e medie; ma, proprio per questo, gli adolescenti che si propongono come animatori devono essere consapevoli dell’importanza della loro posizione verso i più piccoli.
    Grazie al Progetto «Giovani Insieme» promosso da Regione Lombardia l’impegno di questi giovani a servizio delle nostre comunità ha potuto assumere la forma di un vero e proprio rapporto lavorativo, con assunzione a tempo determinato. Il che garantisce alla comunità di beneficiare di un impegno serio e costante da parte dei giovani coinvolti nel progetto e a loro la possibilità di mettere da parte qualche risorsa per il presente e il futuro.

     


    T e r z a
    p a g i n A


    NOVITÀ 2024


    Saper essere
    Competenze trasversali


    L'umano
    nella letteratura


    I sogni dei giovani x
    una Chiesa sinodale


    Strumenti e metodi
    per formare ancora


    Per una
    "buona" politica


    Sport e
    vita cristiana
    rubrica sport


    PROSEGUE DAL 2023


    Assetati d'eterno 
    Nostalgia di Dio e arte


    Abitare la Parola
    Incontrare Gesù


    Dove incontrare
    oggi il Signore


    PG: apprendistato
    alla vita cristiana


    Passeggiate nel
    mondo contemporaneo
     


    NOVITÀ ON LINE


    Di felicità, d'amore,
    di morte e altro
    (Dio compreso)
    Chiara e don Massimo


    Vent'anni di vantaggio
    Universitari in ricerca
    rubrica studio


    Storie di volontari
    A cura del SxS


    Voci dal
    mondo interiore
    A cura dei giovani MGS

    MGS-interiore


    Quello in cui crediamo
    Giovani e ricerca

    Rivista "Testimonianze"


    Universitari in ricerca
    Riflessioni e testimonianze FUCI


    Un "canone" letterario
    per i giovani oggi


    Sguardi in sala
    Tra cinema e teatro

    A cura del CGS


    Recensioni  
    e SEGNALAZIONI

    invetrina2

    Etty Hillesum
    una spiritualità
    per i giovani
     Etty


    Semi e cammini 
    di spiritualità
    Il senso nei frammenti
    spighe


    Ritratti di adolescenti
    A cura del MGS


     

    Main Menu