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    RUBRICA: Progettare con i giovani: buone prassi


    Un’unità pastorale rilancia la pastorale giovanile nella periferia torinese


    Domenico Cravero

    (NPG 2017-03-60)

    Il fatto

    La commissione-giovani di un’unità pastorale di una grande città alla periferia di Torino prende atto del distacco dei giovani dalla chiesa e decide di rilanciare la pastorale giovanile. Vuole fare qualcosa per interessare e convocare giovani e adolescenti. Pensa e un evento cittadino. Gradualmente si orienta a una performance musicale. Dopo una prima sperimentazione in oratorio e un percorso formativo di un anno di un gruppo di giovani e di adulti, la performance (“una discoteca comunicativa”) debutta in città, in un ampio padiglione riservato alle manifestazioni musicali. Un successo: aderiscono più di 600 giovani, la notte del 3 giugno 2106.

    La riflessione

    I giovani parlano poco di sé e per lo più lo fanno in luoghi e momenti poco visibili nella società. È diffusa la sensazione, ai loro occhi, che nessuno li chiami e nessuno li aspetti. La società appare loro lontana e assente, eppure il loro contributo è indispensabile per rilanciare lo sviluppo del paese. La passività con cui sono considerati li rende meno capaci di diventare protagonisti del cambiamento e del rinnovamento sociale. Lo stato d’inazione è particolarmente diffuso in Italia, forse perché più profondo è il disorientamento educativo, più antico il disinteresse politico per il ricambio generazionale. Più lunga è anche la crisi economica e sociale, il tunnel della mancanza di prospettive. Lo squilibrio generazionale rende inoltre la società più iniqua ma anche meno dinamica.
    Nella Chiesa i giovani sono pochi e la pastorale giovanile arranca. Le nuove generazioni sono particolarmente sensibili alla secolarizzazione ed esposti alla pressione commerciale.
    L’inazione dei giovani e la loro estraneità alla chiesa interpellano le comunità cristiane.
    È necessario un sussulto, un impulso di vita per riattivare il protagonismo giovanile, per liberare le energie inespresse e per ricuperare i sogni perduti. La riscossa inizia con l’espressione di sé: “Io ci sono; mi metto in gioco”. Le performance estetiche (musica, spettacolo, animazione), quando sono prodotte dall’estro e dall’azione dei giovani, consentono questo. Per i credenti esse possono essere molto di più: una forma d’evangelizzazione. Possono dire alla città, se pur con discrezione e semplicità: “La fede ci rende attivi e ci fa felici”.
    Il riconoscimento pubblico delle prerogative dei giovani è un appuntamento indispensabile per la loro attivazione. La performance espone in pubblico, diventa comunicazione sociale, contribuendo a superare l'afasia culturale e il ritiro sociale dei giovani di oggi. Nella standardizzazione dei comportamenti e nell’adeguamento degli stili di vita le emozioni e i sentimenti sono impossibilitati di esprimersi. Per esserci e contare occorre avere occasioni per narrare se stessi: sentirsi toccati, presi, vivi. Esprimersi, emozionarsi, contare.

    Esprimersi

    Un’esperienza vissuta non diventa consapevolezza e, quindi non è ancora completa finché non è raccontata e rappresentata. Si prende coscienza del proprio vissuto sia narrandolo, sia ascoltando i racconti altrui. È riconosciuto che la sfida dell’adolescenza si gioca in gran parte nello stimolare e nell’accogliere la capacità narrativa dei ragazzi: l’adolescente ha bisogno di inventare e di ascoltare storie capaci di dare significato ai cambiamenti del corpo, della mente e degli affetti che sta vivendo. Attraverso il suo racconto può così stabilire delle relazioni vere tra i pari e con il mondo degli adulti (se lo sanno ascoltare). Imparare ad ascoltare e imparare a raccontare costituiscono le basi operative dell’imparare a pensare. Teatro, poesia, danza, musica, immagine, sono espressioni creative che possono riscattare le persone dalla materialità del consumismo superficiale, possono rialzare dalla rassegnazione. La consapevolezza di sé e del mondo non cresce solo attraverso l’introspezione individuale ma anche osservando se stessi e gli altri in azione. La messa in scena di sé, insieme e di fronte agli altri, è un’affermazione personale e, insieme, un atto riflessivo, cioè una crescita di consapevolezza.

    Emozionarsi

    Le performance estetiche costruiscono legami utilizzando il linguaggio emozionale, alimentando una domanda diffusa di incanto e di magia. La tecnologia avanzata, infatti, impoverisce l’umano e la secolarizzazione riduce gli spazi della trascendenza. Teatro, poesia, danza, musica, immagine, sono espressioni creative che possono però riscattare le persone dalla materialità del consumismo superficiale e della fascinazione elettronica. Le performance musicali possono diventare nuovi spazi sociali, ambiti in cui sperimentare scoperte audaci, costruire ideali nuovi, maturare scelte coraggiose, per rispondere alle domande più drammatiche di oggi. Le produzioni culturali spontanee degli adolescenti e dei giovani, le loro narrazioni scritte o simboliche, possono svolgere una funzione di prova di sé, suscitando l'ammirazione degli adulti, stabilendo con loro un ponte di comunicazione, per un’azione comune.
    Nei raduni di piazza, nelle manifestazioni sportive e musicali (concerti, meeting, spettacoli) la socialità cerca un’alternativa alla nuda quotidianità. A questo bisogno diffuso di emozioni e di ritualità sembra rispondere solo l’industria del divertimento con il suo eccesso di stimolazione sensoriale e la sua povertà di simboli e di significati. L'immaginario del corpo nuovo della “bell’età” dispone, nel mondo di oggi, di ben pochi spazi esperienziali per accompagnare la libertà dell'adolescente a evolvere nella direzione della maturazione dell’interiorità emozionale, là dove si radica l’autentica esperienza umana e religiosa. Dalle inesauribili risorse espressive del corpo e dalle emozioni che lo abitano, potrebbe invece svilupparsi anche una pedagogia capace di accompagnare al Mistero.

    Contare

    La psicopedagogia chiama “autoefficacia” la determinazione a superare le difficoltà, la sensazione di farcela, la volontà di affrontare obiettivi impegnativi. I traguardi difficili entusiasmano, accrescono l’autostima e mobilitano le energie e le risorse.
    V. Turner, pioniere nella ricerca dell'antropologia della performance, ha individuato, anni fa, il racconto performativo (narrato, cioè, attraverso i linguaggi dell’espressione artistica e culturale) come linguaggio efficace per raccontare il “dramma sociale”: le fratture profonde che avvengono nel costume pubblico e nelle regole morali in certi momenti dell’evoluzione sociale. Le performance estetiche possono quindi diventare eventi culturali, azioni sociali di consapevolezza, buone prassi di riscatto e di riscossa delle nuove generazioni: Possono raccontare le delusioni , la mancanza di futuro, l’insensatezza del presente (la “betise”, nella denuncia di B. Stiegler).
    Attraverso la musica e lo spettacolo si possono narrare i drammi di oggi: la corruzione del codice dell’amore (la società evanescente), la perdita del lavoro e del futuro (la società dell’incertezza), l’anonimato e il dissolversi della solidarietà (la società del controllo). Le performance artistiche non sono solo consumo musicale o spettacolo di divertimento. Possono essere intraprese come pratiche educative (su temi percepiti come importanti e urgenti), come azione sociale (in contrasto a una particolare emergenza sul territorio), come opera di evangelizzazione (come racconto performativo della fede e pratica evangelica).

    Il progetto e la realizzazione

    La nuova cultura della comunicazione e l'espandersi straordinario del web sono il fatto caratteristico dell’epoca attuale. Questa nuova condizione esige non solo un aggiornamento e un riassetto superficiale delle metodologie ma un cambiamento di priorità e di paradigma nell'animazione giovanile. I percorsi educativi rivolti agli adolescenti devono raccogliere la sfida delle nuove possibilità di mobilitazione. I mondi virtuali non sono necessariamente alternativi alle performance reali, possono invece entrare in una sinergia virtuosa.
    L’intervento educativo deve ripartire da dove più è difficile: i ragazzi che “non vengono”, quelli che non pongono esplicite domande educative. Le comunità parrocchiali possono così compiere scelte missionarie e darsi nuovi strumenti di comunicazione “in uscita”. Andare là dove stanno i giovani ed essere portatori di speranza, calarsi nel loro vuoto di senso per individuare e stimolare, poi, le loro risorse e creatività. L’impegno richiesto dall’aggiornamento dei linguaggi e degli strumenti metodologici è sicuramente faticoso ma è ripagato dalla possibilità di entrare in relazione con masse di adolescenti e giovani secondo linguaggi di sicuro effetto.

    L’industria del divertimento

    La sfida è stata raccolta più dall’industria del divertimento che dalle agenzie educative. La"festa di massa", soprattutto nei grandi eventi del divertimento notturno, è stata organizzata secondo precisi copioni che comprendono almeno quattro fasi che si susseguono e s’intrecciano: l'identificazione, l'eccitazione, la catarsi e la risoluzione. Ognuno dei quattro tempi è vissuto secondo le caratteristiche specifiche di ogni locale e di ogni serata, e sono resi possibili dall'uso imponente delle tecnologie, architettoniche ed elettroniche, senza dimenticare l'apporto di professionalità del tutto nuove. L'identificazione è particolarmente curata in senso selettivo (le regole del locale, la selezione all'ingresso) e mediatico (l'uso e l'abuso dell'effettistica elettronica). L'eccitazione definisce lo stile con cui la massa di festa raggiunge l'unisono, fino alla fusione. La mente ne è travolta in un'euforia che il gergo chiama "sballo". L'intensa esperienza emotiva trova il suo culmine nel punto della notte che il dj ha scelto come meta del lungo ed estenuante viaggio: la catarsi e la risoluzione, l’eccitazione emozionale che raggiunge il suo apice e si risolve poi nel rilassamento della passione indotto mediaticamente. L’effetto performativo del viaggio della discoteca è affidato alla trama di un'epopea, raccontata e mimata da d.j. e vocalist, composta secondo i criteri del linguaggio virtuale. Essa allude a gesta e imprese dove l'eccitazione è condotta verso un'esperienza sempre più intensa che non è eccessivo chiamare di tipo simul-orgiastico, visti i continui riferimenti sessuali nel linguaggio del d.j. e nella scenografia (cubiste, proiezioni, immagini).

    La pastorale giovanile

    Oggi non ci sono più riti d’iniziazione ma solo più eventi commerciali. La festa dell'adolescenza, la celebrazione dell'ingresso nella vita adulta, possono diventare nuovi spazi educativi, ambiti dove sperimentare scoperte audaci, costruire ideali nuovi, maturare scelte coraggiose, per rispondere in modi autentici alle domande più profonde. Il debutto sociale degli adolescenti è un evento da programmare e da preparare con cura. Costituisce un’occasione concreta con cui gli adulti (genitori, insegnanti, educatori) danno un contributo e rendono una testimonianza per la realizzazione di una società più capace di credere e investire sul suo futuro.
    La performance della discoteca può essere organizzata in termini diversi e anche opposti e diventare un evento aggregativo, comunicativo e artistico in grado di fungere come rito di iniziazione. L'identificazione può essere resa aperta e non selettiva, centrata sullo stile dell'accoglienza e della comunicazione e il divertimento essere inteso in senso attivo e partecipativo. La massa di festa può rendere i giovani protagonisti nella creazione di un tempo di loisir vissuto anche come occasione in cui si valorizzare una pluralità di talenti. L'epopea, soprattutto, può consistere nel racconto simbolico della vita reale (il “dramma” sociale sopra accennato) attraverso i linguaggi artistici. L’intensa partecipazione emozionale della catarsi può essere mediata e sorretta dal ruolo attivo dell'animazione e della libera espressione di sé. Il popolo della notte può essere trasformato in una “massa di festa”, unita e identificata non nella simulazione di un'epopea astratta e virtuale, non nel racconto di un'impresa mitica ed eroica che dj e vocalist costruiscono artificialmente, quasi come surrogato di un bisogno di trascendenza consumistica. Si può invece creare un evento collettivo di grande portata, in un laboratorio del racconto di sé, delle paure e delle conquiste, delle contraddizioni e dei sogni, come denuncia e dissenso ma anche immaginazione e speranza. Le performance estetiche, i loro linguaggi e la loro musica possono diventare un laboratorio in cui gli adolescenti si raccontano, parlano delle paure e delle conquiste, delle contraddizioni e dei sogni, denunciano, esprimono dissenso e consenso e possono farlo di fronte agli adulti.

    Il percorso per una “discoteca performativa”

    Per realizzare un evento aggregativo non sono necessari adulti competenti nelle performance giovanili. Basta l’estro giovanile e l’inesauribile ventaglio di soluzioni originali che prontamente individuano (sacerdoti, suore, genitori sono importanti nel loro ruolo proprio). È utile invece di individuare una metodologia d’intervento e una strategia operativa efficace. Indico sinteticamente i passi compiuti nell’evento sopra indicato.
    Si è costituito innanzitutto un gruppo promotore composto di giovani animatori, rappresentanti degli adolescenti e dei giovani dei diversi oratori dell’unità pastorale, di educatori adulti e di rappresentanti dei genitori. Sono stati poi proposti dei laboratori di formazione sui linguaggi performativi. Si è successivamente discussa la “forma estetica” da dare all’evento (pratica educativa? azione sociale? forma di evangelizzazione?). Si è deciso di raccontare un “dramma”: l’attesa di futuro dei giovani di oggi, usando la metafora del viaggio travagliato degli immigrati che salvandosi dalla sciagura approdano sulle nostre coste.
    Attorno a questo soggetto artistico hanno lavorato le equipe dei dj, dei vocalist e dell’animazione. Si è così costruito il programma musicale e il “piano animazione”, con la scelta oculata delle tecnologie comunicative e dell’effettistica. Gli adulti sono stati coinvolti soprattutto per garantire il consenso delle comunità, la gestione della sicurezza e il reperimento delle risorse economiche.


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