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    La pastorale universitaria, nodo strategico per una svolta con i giovani


    PASTORALE GIOVANILE IN UNIVERSITÀ

    Volti e voci, nodi e fuochi dal Convegno Nazionale 2017

    Alessandro Zavattini *


    (NPG 2017-05-77)


    Per scattare un selfie della Pastorale Universitaria (PU) italiana il Convegno di marzo è stato il miglior angolo prospettico. Erano presenti i molteplici volti che ne fanno l’azione costante: cappellani, religiosi e religiose, professori, studenti dalle matricole ai laureati, delle diocesi di Nord, Sud, Centro e isole. Sono volti di Chiesa delle tante città universitarie del paese. Negli ultimi vent’anni le sedi sono aumentate in forza di una riforma che da una parte ha diffuso le Facoltà sui territori (dai capoluoghi alle provincie), dall’altra ha spezzato le lauree nel 3+2, potendo così dislocare un percorso accademico su più città. Per descrivere la ricchezza della PU servirebbero tanti scatti, meglio ancora diversi profili facebook, come tante identità che s’incrociano nella vita universitaria. Raccogliamo i 4 principali profili.

    I volti della pastorale universitaria

    Ogni giovane universitario/a nel suo iter accademico ha un suo profilo fatto di corso triennale, specialistica, Erasmus, Master ove incrocia altri universitari, professori, facoltà, PU a loro volta fatte da gruppi universitari, diocesi, religiosi, associazioni. La sua vita intesse un ordinario intreccio fatto di spostamenti settimanali, mensili o al più stagionali, con frequenza crescente grazie anche alle nuove modalità di viaggio low cost: da bla bla car, ai biglietti ridotti di aerei e treni, a flixibus.
    Un secondo profilo è quello degli operatori della PU, i cercatori dei giovani, coloro che raccolgono, curano i gruppi, accompagnano i cammini spirituali comuni e personali. Sono anzitutto i cappellani universitari, sacerdoti diocesani o religiosi inviati dai vescovi delle sedi di facoltà come presenza ecclesiale qualificata. Solo a Roma ce ne sono ben 40 su 33 prefetture! La loro presenza non è la stessa in tutte le diocesi universitarie. Non dipende dalla grandezza, dalla storia o dalla collocazione territoriale delle sedi, ma dalla volontà strategica di diocesi o vescovi. Alcuni hanno scelto un cappellano anche senza una sede universitaria, per seguire i matricolati. Altri hanno investito su altri settori della PG pur avendo una sede storica di Facoltà. I cappellani hanno di solito un impegno part-time, altre volte vivono in università. Al convegno degli assistenti FUCI[1] a febbraio la parola più ricorrente associata ai sacerdoti è stata “PRESENTE”: un fatto, un’esigenza o un monito alle diocesi? Senz’altro una chiamata. Questo convegno li ha battezzati “sigillo di ecclesialità”.
    Hanno profilo di PU non solo sacerdoti, ma anche religiosi, professori, personale universitario, educatori e gestori di studentati, mense, cooperative per e di universitari… Nell’importante offerta di servizi allo studente le diocesi e gli istituti religiosi si giocano spesso in prima persona. I più necessari e diffusi sono gli studentati – o residenze, residence, convitti, collegi, case dello studente - che offrono ben più di un alloggio a misura di universitario. L’ACRU[2] è l’organizzazione che li coordina. Alla richiesta di prezzi non elevati, spazi per lo studio, collocazione nei pressi delle facoltà, proposte di vita comune, le esperienze più apprezzate assolvono con uno stile di progettualità educativa, di partecipazione attiva, di corresponsabilità nella gestione delle risorse, di giovialità nella vita comune, di fantasia nel coinvolgimento. Tra le buone pratiche si dovrà parlare di queste belle esperienze! Altri servizi come mensa, biblioteca, aule studio, copisteria… sono, per la pastorale, occasione di incentivo e sostegno allo studio e ricerca oltre che di contatto personale con gli universitari. Le Diocesi che hanno investito su questi settori hanno intuito l’importanza dell’università per l’evangelizzazione, sono diventati partner autorevoli delle Facoltà statali, hanno formato équipes di adulti che si gioca a diretto contatto con la vita universitaria, con professionalità, competenza, passione educativa, benevolenza per e con gli studenti.
    Un altro profilo di PU raccoglie le associazioni e gruppi universitari. Sono la forma concreta con cui la PU mette insieme i tre precedenti profili e volti associati nella vita di gruppo. L’associazione universitaria più storica e consolidata è la Federazione degli Universitari Cattolici Italiani, diffusa sull’intero territorio nazionale su quasi tutte le principali sedi.[3] La federazione da 120 anni riunisce gruppi di studenti cattolici di tutta Italia e ha formato la coscienza spirituale e civile di personaggi come Igino Righetti, Giovanni Battista Montini (poi papa Paolo VI), Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Aldo Moro… Dagli anni ’70, con lo sviluppo della vita universitaria e dei movimenti giovanili, anche altri gruppi cattolici che si adoperano attivamente per la PU. Un movimento di grande coinvolgimento studentesco nei grandi centri accademici è Comunione e Liberazione (CL) che soprattutto nelle sedi storiche di Milano e Bologna, ma anche in molti altri centri, continua a raccogliere e formare giovani in compagnia di adulti significativi. Altri gruppi di giovani universitari sono nati dall’iniziativa feconda all’interno di studentati o di animazioni diocesane della Pastorale Giovanile[4] o attorno all’attività di Istituti Religiosi impegnati nelle città universitarie come Gesuiti, Domenicani, Salesiani e molti altri o ancora attorno ai Centri Universitari. Il punto di forza dei gruppi sta nella capacità di relazione e di proposta di vita attiva e spirituale che si getta in una delle fasi più frammentate della vita di una persona e ancor più di un giovane. Le facoltà accolgono poi alcune associazioni riconosciute come azione vitale degli studenti. Per le università del nord Italia il riconoscimento accademico del lavoro pastorale è molto più formale.[5]
    Il profilo propriamente accademico spetta alle università cattoliche. Quando fede e ragione camminano non su percorsi paralleli ma si innestano una sull’altra si generano percorsi formativi di alto livello sui quali costruire vere e proprie facoltà ispirate per conduzione e riconosciute per professionalità. Si possono includere da una parte gli Atenei riconosciuti dallo Stato come il Sacro Cuore (con sedi a Milano, Roma, Brescia, Cremona, Piacenza…) dall’altra le Facoltà e le scuole Teologiche tra le quali le Università Pontificie e gli Istituti di Scienze Religiose. Gli uni sono raccolti dalla Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC) fondata nel 1948, le altre hanno riconoscimento statale per la formazione dei docenti di religione e ampio raggio di formazione pastorale che in Italia, e soprattutto a Roma, vanta ovvio prestigio internazionale. I professori, i rettori, il personale amministrativo oltre ovviamente agli studenti, sono i volti che animano la vita universitaria, fatta non solo di corsi ed esami, ma di ricerca, di coscienze in rete, di accompagnamento professionale… D’altra parte le facoltà teologiche hanno un ancor più grande valore pastorale, per la quantità e la qualità di formazione di laici e consacrati, di cui molti giovani. Stentano però, rispetto a Germania o Spagna che hanno facoltà teologiche statali, ad avere un riconoscimento civile limitato alla formazione degli insegnanti di religione.
    In ciascuna Diocesi i vari profili entrano a comporre una Consulta di Pastorale Universitaria che li coordina. L’acronimo CPU richiama il circuito elaboratore di ogni computer: è l’organo “pensante” e interattivo di ogni PU Diocesana e ne fotografa la realtà di ogni sede. Ognuna di esse [6] rappresenta una parziale esperienza rispetto alle consulte delle grandi facoltà che arrivano ad eventi di portata ben più grande a seguire la formazione degli studenti in altre sedi, a stimolare la ricerca su ambiti di frontiera. Ma anche nelle piccole consulte fervono importanti innovazioni soprattutto per la PG e missione, poiché è evidente l’urgenza più grande: evangelizzare la fascia di popolo di Dio che è meno intercettata dalle nostre chiese locali [7] ed esserne osservatorio permanente.

    Le voci del Convegno

    Prima e oltre al tema, il convegno è il luogo ove i volti possono incontrarsi, scoprirsi, dialogare, confrontarsi con relatori competenti. Rossano Sala ha aperto il confronto dipanando le sfide principali: i giovani, la fede e il discernimento vocazionale, prospettive per la pastorale universitaria dal Documento Preparatorio del Sinodo dei vescovi 2018. Ha definito l’università una “Gmg permanente”[8] e ha segnato chiare affermazioni, provocazioni e domande della PU: essere lì dove sono i giovani per decifrare con loro la realtà secondo uno stile audace e creativo nel suo proprio di pastorale della cultura; provocare un cammino ecclesiale, una “comunità di PU”, curando la qualità personale di adulti e una pastorale integrata e con i giovani come soggetti; interrogare la qualità vocazionale della PU per accompagnare i giovani con gradualità e vicinanza, pazienza e autorevolezza, in stile “artigianale”, avviando processi più che occupando spazi. [9]
    La riflessione sull’accompagnamento pastorale in Università è stata lanciata da alcune voci che poi hanno aperto il dialogo nei gruppi: Angelo Giornelli, presidente ACRU e direttore di EDUcatt, Don Roberto Bianchini, responsabile della PU a Siena, Mariachiara Rizzo, Laureata in Fisica alla Sapienza di Roma. Le voci autorevoli della CEI hanno accompagnato i giorni di scambio: S.E. mons. Lorenzo Leuzzi, vescovo ausiliare di Roma incaricato per la PU nei saluti, S.E. mons Mariano Crociata, Presidente della Commissione Episcopale CEI per l’educazione cattolica, la scuola e l’università e S.E. mons Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI nelle s. messe, don Calogero Manganello, SNPG della CEI, che ha indicato i passi verso il Sinodo dei Vescovi 2018 sui Giovani, Ernesto Diaco, direttore dell’UNESU CEI, ha coordinato i lavori e indicato nella PU una chiesa in uscita verso i giovani.
    Lo scambio di voci più intenso è avvenuto all’interno dei 6 laboratori misti sui rispettivi focus: 1) Chiesa locale e studenti fuori sede; 2) la PU nella pastorale diocesana e parrocchiale; 3) l’accompagnamento degli adulti (docenti e personale); 4) gli strumenti diversi della PU dalla formazione al servizio; 5) l’orientamento e le scelte di vita; 6) PU e cultura. Lo scambio ha rilevato nodi e connessioni della PU all’interno dell’azione di evangelizzazione delle nostre comunità cristiane, dal quale risulta urgente come sia essa stessa un nodo strategico della pastorale per l’evangelizzazione dei giovani e della cultura. I suoi compiti e obiettivi richiamano, però, specifici nodi pastorali.

    I nodi della PG

    A partire dal quadro offerto da Sala si possono evidenziare alcuni dei nodi pastorali emersi nei laboratori, dagli interventi, dai dialoghi. Per brevità dovrà bastare un elenco indicativo con qualche accenno. Su questi le singole CPU discernono le proprie priorità. Li indico con alcune tensioni teorico-pratiche tra aspetti della pastorale.
    - il documento preparatorio al Sinodo (DP) evidenzia lo stretto legame tra pastorale giovanile e pastorale vocazionale nel quale anche la PU si conforma come accompagnamento della fede verso le fasi adulte, le scelte definitive con la guida della Parola di Dio. Il nodo si sviluppa in una concreta compagnia e servizio nei passaggi di vita universitaria, fasi di orientamento in entrata, in uscita e sull’eventuale ri-orientamento, tutti passaggi molto vocazionali.
    - I laboratori rimarcavano l’inscindibile rapporto tra pastorale d’ambiente (in specie scuola e università) e pastorale territoriale (diocesi, vicariati, zone, parrocchie). Nel mezzo di due settori spesso molto indipendenti vi è la concreta vita dello studente fuori sede - con le sue radici di fede nella propria diocesi e gli incontri concreti e l’ impegno nelle diocesi universitarie - e la concreta vocazione di laico, professore o operatore o laureato che spende i suoi talenti nel mondo e nella Chiesa. Lo specifico della PU si gioca da una parte nel dialogo, discernimento ed elaborazione culturale, dall’altra nel quotidiano incontro con giovani lì-dove-sono, consapevoli e testimoni di due luoghi teologici e salvifici: la cultura e ogni relazione informale. La prassi esige così una dialettica reale tra i diversi uffici che coordinano Giovani, Scuola, Sport, Culturale, Missione, Vocazioni e tutte le associazioni e parrocchie che in Diocesi si occupano della partecipazione giovanile per un pensiero, un discernimento e un’azione comunitaria: qui la CPU ha un ruolo strategico. Vi partecipino i 3 soggetti principali in interazione: i Giovani da protagonisti, la Chiesa di adulti, la Città universitaria e sociale. Così l’azione congiunta e ispirata si aprirà a intercettare e rivelare l’azione di Dio nella storia. La dialettica si gioca anche tra Chiesa-Cultura-Vangelo ove l’ultimo è elemento di perenne riforma degli altri due, in reciproco riconoscimento e tensione profetica: qui l’università, osservatorio privilegiato su giovani e cultura, gioca un altro ruolo chiave di dialogo e di frontiera, perché “studiare il mondo è già cambiarlo”.[10]
    - Un altro nodo è teso tra educazione ed evangelizzazione nell’interazione tra giovani e adulti. Le relazioni e il dibattito hanno rilevato le polarità irriducibili della relazione tra generazioni: il protagonismo giovanile e l’accompagnamento di testimoni maturi e costanti, di adulti con e per i giovani, fuggendo gli estremi del pessimismo generazionale e del giovanilismo “adultofobico”. Nel quadro frammentato, liquido e mutante le responsabilità giovanili sono talvolta incostanti e fragili, altre illuse o canzonate. Ma come crescerle quale “parte attiva dei cambiamenti del presente”?[11] Il soggetto pieno dell’azione è sempre la comunità cristiana e vocazionale, maturante e professionalizzante. Qui “il ‘gioco di squadra’ non va creato tra preti o religiosi/e incaricati ma tra giovani, docenti, personale, coordinatori”.[12] L’universitario entra matricola adolescente per uscire laureato competente ma spesso non trova un mondo adulto e una Chiesa interessati al suo talento formato, provato e meritato. I fenomeni della fuga di cervelli, della disoccupazione giovanile, dell’interruzione dei percorsi formativi, fanno nascere una domanda di fondo al contesto italiano: dove sono i nostri figli laureati? Una PU che non s’interessi di come l’alto prodotto civico dell’università rischi presto di diventare scarto sociale ed ecclesiale, come può dirsi evangelizzatrice? Secondo il Rapporto Giovani 2017 sono essi i depositari dell’innovazione sociale e secondo il DP del Sinodo “progettare il cambiamento (è) consentire alle nuove generazioni di sperimentare un nuovo modello di sviluppo”.
    - Ci sono anche nodi non esplicitati che toccano una “nuova coscienza universitaria”, per citare Montini. È in mutazione continua il rapporto giovani, chiesa e università che diviene sempre più poliversità. L’iter formativo spinge la singola “coscienza universitaria” ad allargare e moltiplicare luoghi e occasioni formative. Da una parte si accrescono e specializzano le qualifiche, dall’altra si frammentano e smarriscono. La sete di un’unificazione interiore, di coscienza è cifra di spiritualità a fronte di richieste sempre più tecniche. Spesso non è intercettata dalle comunità e trova risonanze nelle religiosità orientali o in sincretici occidentali’s karma. La “società liquida” si riversa inevitabilmente nel rapporto tra fede e incredulità come diffuse resistenze al credere ma anche nuove e profonde domande su Dio. Le ultime generazioni, ma non solo, registrano vere e proprie mutazioni antropologiche, dovute a globalizzazione e rivoluzioni digitali in corso, che richiedono nuovi rapporti tra linguaggi contemporanei e Parola di Dio, domandano una maggiore soggettivazione della Verità rivelata e una evoluzione più interattiva e ludica con le fonti. Qui è il terreno del confronto tra istituzioni (Chiesa-Università-Città), tra Scienza e Fede, tra Bibbia e Cultura, tra ambiente e futuro…

    I fuochi accesi delle buone pratiche

    Con l’occasione del convegno e ancor più del Sinodo sui giovani gli animatori della PU sperano di dialogare con vescovi e territorio. L’università e i suoi giovani sono una chiave di svolta del paese perché ancora forma la classe dirigente ed elabora le strategie della Civiltà futuribile. Così la PU è un nodo strategico di tutta l’evangelizzazione. L’Evangelii Gaudium ne ha indicato le azioni cardine: prendere l’iniziativa, coinvolgersi, accompagnare, fruttificare e festeggiare. Sono state tradotte dalle varie CPU in buone pratiche. Le lasciamo in conclusione come fuochi accesi e da propagare in università, sintetizzate in aree.

    ACCOGLIENZA-ACCOMPAGNAMENTO-ORIENTAMENTO
    (Scheda)

    È vincente la sinergia con il territorio (scuole, parrocchie, istituzioni) e la coltivazione dei giovani sin dalle superiori
    - la Diocesi di appartenenza accompagna i fuori-sede fin là dove studiano, es. Reggio Calabria con l’Onlus Attendiamoci;
    - la porta aperta del Collegio e della Cappellania per informazioni pratiche, per il primo “come stai?”, “cosa ti serve?”, “come ti trovi?”, “dove alloggi”…;
    - la mappatura dei luoghi di alloggio (appartamenti, studentati, parrocchie…) per favorire contatti e di incontri;
    - i coordinamenti tra Collegi, Cappellanie, Consulte, Istituzioni;
    - le app e i siti che collegano studenti, PU Diocesane, buone pratiche;
    - la pastorale della tavola, aperitivi con gli universitari e a tavola con i docenti in clima e luoghi informali (Gesù docet…): es. funzionano alla grande ad Aversa gli Aperibishop col Vescovo o a Rimini gli APERiTivAMENTE con molte associazioni (AC, Papa Giovanni XXIII, Policoro, Libera…);
    - gli studentati come luoghi di vita comune progettata e autogestita: esempio virtuoso e gioioso è il Santa Fosca di Venezia con un progetto nato dal Cardinal Ce;
    - l’orientamento in entrata, solitamente mediante incontri fatti direttamente nelle scuole o nelle parrocchie, che valorizzano gli studenti già in rapporti peer to peer, es: il progetto Saranno Matricole di MSAC-FUCI; in uscita creando rete con le imprese e con le associazioni di categoria, es. ad Aversa i Firm explorer giornate di visita alle imprese, campi di orientamento imprenditoriale, serate di orientamento universitario, vere e proprie campagne informative nelle scuole gestite da associazioni studentesche in cordata con i docenti più sensibili.

    CULTURA

    È farsi carico del territorio trasferendo saperi, rivitalizzando la partecipazione e offrendo così opportunità di sviluppo:
    - i format collaudati sono cicli di conferenze, seminari, occasioni informali sul territorio realizzate con gli atenei, come aperitivi culturali, cineforum, rassegne musicali e artistiche, laboratori sperimentali, cene a tema culturali etc… ciò che funziona è la rete di relazioni informali e formali che si intessono alla base e ai vertici;
    - percorsi di approfondimento culturale-artistico-umano-religioso-spirituale per universitari e docenti, nelle chiese e sui luoghi clou; i gesuiti hanno elaborato il metodo delle “pietre vive” per uno scambio narrativo-esistenziale con le opere d’arte;
    -l’università è il luogo nel quale si forma la futura classe dirigente. Su queste questioni ci piacerebbe confrontarci maggiormente con i vescovi: “Ci chiamassero per dire che ne pensiamo”.

    SERVIZIO E VOLONTARIATO

    Sono davvero tante e di forme diverse le esperienze nelle realtà laiche e/o cristiane
    - si va dalle azioni singole legate a determinati eventi (es. la colletta alimentare) a azioni sistemiche, es. a Torino il progetto Servire con lode ha protocolli di intesa e strumenti informatici per la gestione dei flussi, accompagnate da un periodo di formazione dei giovani.

    FEDE

    - Le celebrazioni dedicate a giovani: messa quotidiana, adorazione eucaristica, messa d’inizio anno accademico, di fine anno, Mercoledì delle Ceneri, Via Crucis, momento di preghiera in occasione di un lutto;
    - un confronto di spiritualità diverse è progettato e portato avanti da studenti stessi a Milano.

    * Cappellano universitario Diocesi di Rimini

    NOTE

    [1] La Federazione degli Universitari Cattolici Italiani.
    [2] Associazione Collegi e Residenze Universitarie.
    [3] Papa Benedetto così l’ha descritta: “Come non riconoscere che la FUCI ha contribuito alla formazione di intere generazioni di cristiani esemplari, che hanno saputo tradurre nella vita e con la vita il Vangelo, impegnandosi sul piano culturale, civile, sociale ed ecclesiale?” (Benedetto XVI, Udienza alla FUCI, 9 novembre 2007).
    [4] Ne sono rispettivi esempi i santafoschini di Venezia, vera e propria esperienza universitaria a tutto tondo nata attorno al progetto educativo dello studentato Santa Fosca o la vitalissima consulta di Pastorale Universitaria nella Diocesi di Aversa nata da un’azione pastorale che parte dalle scuole superiori.
    [5] Per es. Alma Mater di Bologna, la più antica sede universitaria del mondo, non riconosce associazioni cattoliche storiche e nazionali come la Fuci o CL o i Centri Universitari Diocesani se non con una procedura complessa e costantemente rinnovata fatta di statuti approvati, firme di almeno 100 studenti raccolte ogni due anni, consigli elettivi. Il fatto è comprensibile per la vivacità di associazioni di questa sede e l’impegno economico, ma il valore religioso e spirituale è bandito dai riconoscimenti.
    [6] La Consulta di Rimini, da cui provengo, è un giovane, piccolo ma completo esempio. Sul Campus di provincia dipendente da Alma Mater di Bologna con 11 facoltà e oltre 5000 studenti, la nostra consulta è presieduta dal Rettore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose, un qualificato docente laico, assistita da un cappellano universitario e composta dagli studenti rappresentanti delle associazioni e gruppi universitari - la FUCI, il CLU (Comunione e Liberazione in Università), il CUD (Centro Universitario Diocesano), l’associazione FREE EXIT (riconosciuta e sovvenzionata da Alma Mater), dai referenti laici e religiosi degli studentati cattolici (a Rimini sono 3: uno maschile, uno femminile, uno misto), delle cooperative di servizi per universitari (es. Diapason, nata nel 1998 da universitari e giovani professionisti), degli istituti religiosi e dai professori direttamente impegnati nella PU, dai alcuni rappresentanti dei gruppi universitari parrocchiali. Sin dai primi anni la nostra consulta porta a convergere i diversi soggetti in eventi culturali e spirituali comuni.
    [7] Lo dicono le presenze di 18-30enni nelle nostre chiese, lo confermano le ricerche sociali (IARD, TONIOLO per l’università del Sacro Cuore, Osservatorio del Triveneto) che attestano un drastico calo di appartenenza dal 2010.
    [8] “Come alla Giornata mondiale della gioventù s’incontrano, per una settimana, milioni di giovani in una località, così in Università se ne incontrano altrettanti in un luogo in cui passano molto tempo”.
    [9] Rossano SALA, "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale. Prospettive per la pastorale universitaria", in La rivista del clero italiano 4/2017, pp. 302-316)
    [10] Titolo della 93esima Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, 30 aprile 2017.
    [11] Dal Documento Preparatorio al Sinodo dei Vescovi sui Giovani, "I giovani, la fede e il discernimento vocazionale", Cap. 1 par. 2.
    [12] Relazione del laboratorio 2


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