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    Gli oratori in Italia: principali risultati dell’indagine Ipsos sugli incaricati diocesani di pastorale giovanile


    Nando Pagnoncelli *

    (NPG 2017-04-49)

     

    Oratorio: una parola, un’idea, un concetto fortemente evocativo e ugualmente significativo per generazioni diverse. Lo confermano i recenti lavori di Ipsos che ne hanno sondato l’identità e il ruolo: per le persone appartenenti alle generazioni più mature ha rappresentato un punto fermo in un percorso di crescita e di formazione. Questo continua ad essere vero oggi per molti giovani. L’oratorio riveste un ruolo educativo importante per la crescita dei giovani ed è un luogo che riesce ad essere sintesi di una vastità di attività, molto diverse fra loro eppure tutte convergenti verso un unico fine: dalle iniziative ludico-ricreative a quelle religiose-spirituali, l’oratorio si propone come luogo di educazione e di vita.
    Nel corso del tempo, e con crescente incisività in questi anni segnati dalla crisi, esso ha visto crescere il proprio peso sociale, assumendo e accrescendo il ruolo di “supplenza” in presenza di risorse economiche, sempre più scarse a livello di enti locali e pubblica amministrazioni. L’oratorio si è fatto carico di una serie di servizi di aggregazione e sostegno al mondo giovanile che vanno al di là della sola formazione cristiana alla fede. In questo senso dunque esso svolge un ruolo giudicato sempre più essenziale e talora unico in alcuni contesti.
    Affrontiamo qui il tema oggetto del più recente intervento di Ipsos, una ricerca promossa a livello nazionale da CEI e FOI e realizzata da Ipsos tra ottobre 2015 e aprile 2016, con l’obiettivo di l’obiettivo di raccogliere un set minimo di informazioni sugli oratori italiani, quali il numero di oratori presenti in ogni Diocesi e alcune informazioni di tipo strutturale (giorni di apertura, attività svolte, presenza o meno di coordinamento diocesano…). Gli interlocutori di questa fase di indagine erano gli incaricati diocesani.
    L’iniziativa di promuovere questa ricerca è nata a partire da un’esperienza di indagine condotta da Ipsos in Lombardia per conto di ODL (Oratori della Lombardia), volta alla realizzazione di un vero e proprio censimento degli oratori e nel corso della quale sono stati analizzati i dati relativi ai singoli oratori. Poiché l’ indagine ha consentito di delineare un quadro estremamente completo della realtà lombarda, corredato di informazioni puntuali e dettagliate, CEI e FOI hanno ritenuto interessante promuovere una prima fase esplorativa anche a livello nazionale. L’iniziativa ha avuto valore preliminare e propedeutico ad un’eventuale estensione alle restanti regioni del Paese.
    L’indagine ha richiesto una riflessione iniziale comune, legata alla situazione molto diversificata degli oratori sul territorio nazionale. Un esempio per tutti, la disomogeneità di terminologia utilizzata nelle varie regioni, per definire ciò che in Lombardia si chiama “oratorio”. Infatti, non esistendo al momento una definizione univoca e condivisa, si è superata questa prima difficoltà trovando una definizione sufficientemente ampia da poter essere adattata a tutte le realtà regionali.
    In accordo con la FOI si è quindi inteso per “oratorio”, “ogni “barlume” di azione educativa: spazi di sostegno allo studio extrascolastico, attività di tipo sportivo legate alla parrocchia, momenti di laboratori espressivi (teatro, musica…), iniziative estive che vanno incontro al bisogno di sostenere i ragazzi durante le lunghe settimane di vacanza scolastica (Cre/Grest, campi-scuola, uscite varie…)”.
    Questa prima iniziativa ha richiesto anche uno sforzo organizzativo un po’ superiore alle attese in termini di motivazione alla partecipazione: è stato necessario sollecitare ripetutamente i rispondenti e concedere un lasso di tempo molto lungo, per ottenere poco più della metà delle risposte attese.
    Di fatto, su 221 diocesi invitate alla compilazione ha risposto al questionario solamente il 54%.
    Se da un punto di vista statistico tale percentuale di risposta è sufficiente rappresentare con una certa fedeltà il quadro delle realtà oratoriali a livello nazionale, un livello di partecipazione maggiore avrebbe consentito di analizzare realtà territoriali più granulari, ad esempio a livello regionale.
    Tra l’altro, la distribuzione territoriale delle risposte raccolte denota un importante squilibrio a favore del nord Italia (74%), con il centro (37%) e il sud (44%) che non raggiungono la metà del campione atteso. Il risultato può essere senz’altro ricondotto alla maggiore centralità del tema nelle diocesi del nord, dove gli oratori sono storicamente più diffusi e saldamente inseriti nelle attività di pastorale giovanile.
    In ogni caso, già questa fase preliminare, seppur passibile di miglioramenti in termini di rappresentazione, fornisce alcune indicazioni utili a descrivere la situazione attuale:
    in generale l’oratorio appare particolarmente legato alla dimensione parrocchiale (nel 95% dei casi), anche se sono presenti in alcuni casi realtà esterne alle parrocchie (quali, ad esempio, la Confederazione dell'Oratorio di San Filippo Neri o i Salesiani di San Giovanni Bosco) che gestiscono circa il 5% degli oratori italiani e il 13% degli oratori del sud Italia.
    Un ulteriore elemento di rilievo consiste nella presenza, per il 52% delle diocesi intervistate, di un coordinamento diocesano per gli oratori. Inoltre, dove tale coordinamento non esiste, esso viene auspicato e ritenuto necessario (affermazione rilevata nel 74% delle diocesi sprovvistene).
    La gran parte delle diocesi (73%) prevede proposte di formazione indirizzate agli oratori e organizza incontri con i responsabili degli oratori almeno con cadenza annuale (74%).
    I tre elementi sopra descritti – coordinamento per gli oratori, formazione e incontri con i responsabili - analizzati congiuntamente, danno un quadro tipologico iniziale, che può rivelarsi utile per riflessioni future. Le diocesi possono dunque essere suddivise in 5 gruppi sulla base di presenza/ assenza dei tre elementi ed esse possono essere posizionate su un continuum che va dalle diocesi più “attive” – cioè che dispongono di tutta la gamma di iniziative rivolte agli oratori – a quelle “poco attive” che, al momento, non offrono nessuna delle tre iniziative (né coordinamento, né formazione, né incontri con i responsabili). Le posizioni centrali del continuum presentano alternative di combinazione incompleta delle diverse iniziative.
    Nella figura sotto riportata, si illustra la composizione delle tipologie a livello nazionale (barra superiore) e una analisi territoriale, che illustra la medesima distribuzione a livello di Nord, Centro e Sud Italia.

    Figura 1. Diocesi italiane per livello di attività rispetto alle attività indirizzate agli oratori.

    image001

    Come si può notare nella barra (totale Italia), il gruppo decisamente più consistente è quello delle diocesi attive (44%), seguito da quelle con coordinamento o formazione e incontri (18%) e poi da quelle con il coordinamento e formazione e quelle poco attive (14%). Il livello di attività delle diocesi fa emergere la forte differenza territoriale, mostrata in figura 1, dove nelle diocesi del nord più della metà è attiva (53%) contro il 32% del sud. Si conferma dunque nuovamente una situazione più strutturata delle proposte e una maggiore attenzione per gli aspetti di coordinamento delle attività a livello diocesano nelle regioni settentrionali.
    Tale differenze territoriali sembrano trovare conferma anche nella dato relativo alle presenza di figure professionali, che sembrano essere ancora poco radicate all’interno delle Diocesi intervistate, ad esclusione del Nord Italia, dove il 66% delle diocesi dichiara di avere educatori retribuiti all’interno dei propri oratori.
    Andando più nel dettaglio delle attività offerte dagli oratori e delle giornate di apertura le differenze territoriali sembrano invece ridursi: in generale gli oratori del Paese offrono un’apertura quotidiana nell’88% dei casi, con un numero medio di attività proposte pari a 13 (con differenze minime a livello territoriale: un massimo di 14 attività nel nord e un minimo di 12 nel centro).
    Il dettaglio delle attività offerte dagli oratori e la loro diffusione a livello nazionale può aiutare a dare una definizione più precisa di quello che è l’oratorio in tutte le sue differenti declinazioni locali. Grazie all’indagine è infatti possibile suddividere le attività proposte dagli oratori in tre gruppi sulla base della loro presenza: quelle offerte da tutte le diocesi e che quindi possono essere considerate il “cuore” dell’offerta oratoriale, quelle offerte dalla gran parte delle diocesi e quelle invece più rare (presenti in meno della metà delle diocesi).

    Figura 2. Attività svolte dagli oratori italiani - % di diocesi in cui gli oratori svolgono ognuna delle singole attività

    image002

    Il “cuore” delle attività oratoriali sembra essere formato da tre tipologie di attività: quelle di animazione di gruppo e formazione, quelle di tipo ricreativo - siano esse destrutturate (es. gioco libero) o organizzate (attività espressive, oratorio estivo, feste speciali) e infine quelle che permettono a bambini e ragazzi di fare esperienze anche lontani da casa (gite, visite, pellegrinaggi e campeggi e campi scuola).
    Oltre alla formazione spirituale vi sono poi una serie di attività di tipo ricreativo organizzate che sono comunque svolte nella gran parte delle diocesi (quali lo sport, le attività culturali, musicali e l’animazione domenicale) oltre che attività più dedicate al sostegno delle fasce più deboli quali il doposcuola o le attività caritative/di volontariato.
    Le attività più rare, svolte solo in una minoranza di diocesi attengono ad aree quali la comunicazione, le attività missionarie e di formazione liturgica (più diffusa al sud), le settimane comunitarie e le attività ecologiche.
    Il quadro complessivo delineato in questa indagine costituisce una prima restituzione della realtà oratoriale Italiana, sicuramente passibile di qualche ulteriore affinamento e approfondimento. Ma c’è anche un’ultima domanda a cui Ipsos ha cercato di dare una risposta attraverso questa iniziativa: “quanti sono gli oratori in Italia?”. L’idea iniziale, era infatti quella di potere fornire una stima, piuttosto precisa, per quanto ovviamente approssimata della consistenza di questa realtà.
    Purtroppo la limitata partecipazione all’indagine non ha consentito di eseguire un calcolo sufficientemente preciso, ma è stato comunque possibile ottenere almeno una stima, se pure al solo livello nazionale.
    Per eseguire questa stima, si è partiti dal numero di Parrocchie presenti in ogni diocesi, che era il dato certo a disposizione di Ipsos. Combinando il numero delle Parrocchie presenti in ogni diocesi e il numero di oratori dichiarato nell’indagine, abbiamo elaborato due quantità: il numero minimo ed il numero massimo di oratori presenti in Italia. Il numero minimo rappresenta in effetti la quantità certa di oratori, calcolata sulle dichiarazioni delle 110 diocesi che hanno partecipato allo studio: esso è pari a 5.637 oratori. Il numero massimo è invece frutto di una stima, ed è pari a 8.245: il dato è stato ottenuto ipotizzando che tutte le diocesi che non hanno risposto all’indagine abbiano lo stesso numero di oratori di diocesi “gemelle” e note, cioè di diocesi che hanno partecipato allo studio e che hanno dimensione analoga per numero di parrocchie.

    Concludendo, si può senz’altro affermare che la galassia degli oratori rappresenta una realtà capillare su cui la Chiesa può continuare a contare come punto di contatto con la sua comunità, e in particolare con i giovani e le loro famiglie.
    Inoltre, in tutta Italia, questa realtà presenta tratti comuni che si possono definire come “cuore dell’oratorio”: esso è innanzitutto un luogo fisico - una sorta di «contenitore» che accoglie tutti coloro che lo frequentano – e, come emerso dallo studio eseguito in Lombardia, si tratta di un luogo con una caratteristica che lo rende unico e differenziante da qualsiasi altro centro di aggregazione: l’oratorio non forza nessuno dentro percorsi prestabiliti, è un luogo di libertà, che punta più sulle relazioni tra pari che non sulla trasmissione di abilità o competenze. Un luogo dunque dove l’attenzione è posta più sull’“essere” che sul “fare”.
    Qui i bambini ed i ragazzi possono confrontarsi e sperimentare spazi di autonomia protetti e la sua peculiarità consiste proprio nel proporre un’esperienza spesso destrutturata di gioco e di relazione, che diventa esperienza educativa e di crescita di per sé stessa, più che per finalità di acquisizione di saper fare, come invece avviene nella gran parte delle attività dedicate all’infanzia ed adolescenza proposte da altri tipi di organizzazioni.
    L’unicità dell’oratorio consiste nell’essere di “chi lo vive e lo anima” e come si è detto introducendo l’analisi, “l’oratorio è un luogo di educazione e di vita”.
    La valorizzazione di questo “unicum” passa anche attraverso una più approfondita conoscenza della migliaia di realtà che lo costituiscono e potrà quindi essere interessante riprendere ed approfondire – se lo si vorrà – le evidenze sin qui raccolte.

    * Presidente di Ipsos


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