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    Dio dietro le sbarre



    Un percorso pedagogico spirituale tra ragazzi di un Istituto penale

    Luca Muglia

    (NPG 2017-08-76)


    Allorquando si ha a che fare con ragazzi cosiddetti “difficili” si commette spesso il l’errore di ritenere che l’intervento educativo non possa in alcun modo toccare gli aspetti spirituali, ritenendo indebitamente che questi ultimi incontrino una sorta di opposizione/ostracismo da parte degli interessati.
    Ebbene, l’obiettivo del progetto “Dalla pedagogia dei diritti all’educazione dell’anima”[1] era di sperimentare insieme un percorso pedagogico e psicospirituale in cui i ragazzi potessero elaborare i vissuti personali, proiettandoli all’interno di un progetto di vita che tenesse conto della volontà di Dio. La scelta dei contenuti del programma muoveva dalla volontà di coniugare le finalità educative tradizionali con quelle di educazione dell’anima, dalla necessità, cioè, di aiutare i giovani a scovare il piano che Dio ha costruito appositamente per loro. I giovani coinvolti hanno avuto modo, pertanto, di “fare esperienza” di un approccio educativo che punta dritto al cuore e che consente alla propria anima di dialogare con Dio [2].

    LE FASI DEL PROGETTO

    Il progetto contemplava due fasi distinte: 1) educazione, formazione e pedagogia dei diritti; 2) educazione dell’anima e dialogo con Dio”.
    La prima fase ha avuto ad oggetto una serie di colloqui pedagogici riguardanti la formazione interdisciplinare dei ragazzi (vale a dire: le finalità educative del processo penale minorile, la giustizia riparativa come strumento/metodo di risoluzione dei conflitti, la mediazione penale tra autore e vittima del reato, la pedagogia dei diritti, la costruzione e/o interiorizzazione delle regole, l’educazione ai diritti umani, il disagio affettivo-relazionale, i c.d. nativi digitali, il ruolo dei social network, l’educazione emotiva e/o all’affettività, l’evoluzione dei modelli educativi, la società multietnica, la globalizzazione, le nuove frontiere dell’educazione).
    Nel corso degli incontri i giovani/adulti dell’Istituto Penale hanno avuto modo di assistere alla proiezione del cortometraggio “Educazione e legalità tra mente e cuore” (realizzato da un gruppo di ragazzi/attori della scuola secondaria di Ascoli Piceno con l’ausilio degli avvocati dell’Unione Nazionale Camere Minorili) e di alcune pellicole di film (L’attimo fuggente, Il miglio verde, Lettera a Dio, Non è mai troppo tardi, Touch).
    Nella seconda fase il discorso educativo si è spostato sul piano spirituale (“dall’io all’anima”), proponendo ai ragazzi un viaggio interiore in grado di condurli fino al centro dell’anima, il luogo d’amore in cui è possibile incontrare Dio. Educare l’anima significa, in altre parole, aiutare l’anima a ri-cercare Dio, ad instaurare una relazione d’amore con lui sul presupposto che solo se cerchiamo l’amore di Dio dentro di noi possiamo «diventare ciò che siamo veramente» [3]. Il percorso muoveva dall’esigenza di aiutare i giovani a scovare tra le pieghe del proprio disagio il progetto che Dio ha voluto fin dall’eternità appositamente per loro, a costruire cioè uno spazio segreto in cui cogliere i segni del piano divino (il discernimento è stato, ovviamente, uno strumento fondamentale). In tale ottica scoprire o ri-scoprire la parte spirituale, essere consapevoli che Dio dimora all’interno della propria anima, essendo stati creati a sua immagine e somiglianza, diventa un passaggio ineludibile per curare e guarire le ferite della propria esistenza [4].
    I momenti d’interazione con gli educatori (accompagnamento spirituale, letture guidate dei testi biblici, ascolto di musica sacra, educazione al silenzio interiore) hanno aiutato i ragazzi ad individuare il senso delle cose che accadono nella quotidianità e, in alcuni casi, a rintracciare anche il significato più intimo del dolore e della sofferenza.
    La proiezione del film Sant’Agostino (regia di Christian Duguay, con Alessandro Preziosi, Monica Guerritore, Andrea Giordana e Franco Nero, Germania, 2010) ha ricoperto un ruolo determinante nell’universo emotivo dei ragazzi coinvolti, innescando in loro una reazione estremamente positiva.
    Una scena, in particolare, ha catturato la loro attenzione; si tratta del momento in cui Agostino, convertito e divenuto vescovo, si sottopone spontaneamente al giudizio morale del Concilio.
    «Sidonio ha ragione. Ambizioso, lascivo, egoista, è vero lo sono stato, ma Dio mi ha dato una madre, una madre che mi ha mostrato che non c’è nulla in questo mondo che meriti la nostra ambizione. Dio mi ha donato anche una donna e lei mi ha mostrato che amare significa rinunciare a se stessi. Dio mi ha donato un figlio e la mia superbia mi ha indotto a pensare che fosse creato a mia immagine, poi Dio me l’ha tolto per mostrarmi che a sua immagine ch’era stato creato. Ambizioso, lascivo, egoista, è vero lo sono stato e lo sono ancora, come lo siamo tutti noi, come lo siamo tutti noi, ma nessuno di noi è solo, mai, neanche nei momenti più disperati, amari, bui. Dio ci è sempre vicino, Dio è più fraterno di ogni fratello, è più amichevole di ogni amico, è più amorevole di ogni amore».
    Nell’ultima parte, riservata alla costruzione del progetto di vita quale autentico progetto d’amore, durante i colloqui interattivi i giovani si sono interrogati sui loro talenti/virtù, sugli ostacoli che hanno impedito il realizzarsi delle loro aspettative (orgoglio, egoismo, vanità, superbia, famiglia, ambiente sociale, combattimento interiore), su ciò che è realmente gradito a Dio, sulla presenza o meno di un’ombra che si rifiutano di accettare, sul valore del perdono (di se stessi e degli altri), sul tipo di reazione agli eventi negativi, su come stringere un patto di alleanza con Dio per diventare finalmente “ciò che sono veramente”.

    LE TESTIMONIANZE [5]

    Jacopo
    A proposito del percorso.
    «Ho provato delle bellissime emozioni, sono contentissimo di aver frequentato questo percorso...ho scoperto delle emozioni e dei sentimenti anche all’interno dell’anima, del mio cuore».
    La presenza di Dio.
    «In certe occasioni quando sono, diciamo, nervoso oppure sono triste, e mi rifugio, mi chiudo dentro di me senza ascoltare e nè parlare a nessuno. Lì sento una piccola voce, oppure un segno, specialmente nelle cose negative che mi capitano. E lì sento la presenza proprio di Dio».
    Quale progetto Dio ha su di te e in che modo è possibile realizzarlo?
    «Il mio progetto di vita è finire la mia detenzione, scontare il mio debito sia con la giustizia che con tutte le altre cose, anche con me stesso, e uscire, farmi una famiglia, lavorare, non pensare a nessuno, anzi far morire di invidia gli altri».
    Quando tu dici “far morire di invidia gli altri” intendi dire che vorresti riuscire a mostrare agli altri la parte migliore di te?
    «Si, perché la gente più che altro va a vedere gli aspetti negativi».
    Tu dicevi che spesso ti sei sentito giudicato e che vuoi dimostrare ulteriormente chi sei veramente?
    «Si, specialmente ulteriormente, durante la detenzione in parte ho potuto dimostrare ciò che sono veramente. Però, appena fuori libero, dimostrerò nella massima espansione ciò che sono diventato qui dentro, non ciò che ero. Però questa esperienza mi ha aiutato a scoprire le cose migliori che avevo dentro. Dall’esperienza negativa sono riuscito a trarre qualcosa di buono nella mia vita, anzi di buonissimo».

    Franco
    A proposito del percorso.
    «(Questo percorso) rispecchia un pò le cose che io potevo cercare, che cercavo nella mia vita, perché sono cose che non avevo visto mai».
    Tra questi video e spezzoni di film qualcuno ti ha colpito in modo particolare?
    «Sant’Agostino, lui prima era uno che faceva di tutto, danni, cose…e dopo ha significato che nella vita anche da adulti si può cambiare».
    Il dialogo con Dio.
    «(Dio) ti fa capire delle cose, non te le dice, non è che c’è uno a fianco che ti dice guarda ti sto dicendo questo, però ti fa capire che lui è sempre con te».
    Il rapporto con la fede.
    «Io sono un praticante, vado in Chiesa».
    Che valore ha il perdono in questo momento della tua vita?
    «La mia vita si meriterebbe un perdono grande perché così non è vita, si distrugge così la vita».
    Tu ti sei perdonato?
    «No».
    Pensi che Dio ti possa aiutare a perdonarti?
    «Si».
    Il progetto di vita.
    «Il mio progetto è crearmi una famiglia, avere dei figli e avere una vita tranquilla e serena».
    Questo progetto di vita, di famiglia, in che modo si incontra con la volontà di Dio?
    «Vorrei crearmi una famiglia in senso cristiano, proprio come l’aveva lui (Gesù). Con i valori che la Bibbia ci suggerisce».
    In che modo è cambiato il tuo rapporto con Dio?
    «Io continuo ad andare anche in Chiesa. Guardando quel pezzetto di video di Sant’Agostino ho visto ancora dei miglioramenti anche in me stesso perché se uno vuole nella vita può cambiare».

    Jimmy
    A proposito del libero arbitrio.
    «Se Dio ha un progetto per ognuno di noi non c’è bisogno che io ho il libero arbitrio io, che decido, è già stabilito. Se c’è, è tutto stabilito dall’inizio, prima che nasco io già la pagina mia è tutta scritta, forse posso mettere le virgole, i puntini».
    In questa visione che tu hai è cambiato qualcosa attraverso il confronto o tu sei rimasto comunque della tua idea fino in fondo?
    «L’essere umano è stato mandato sulla terra per fare qualcosa, secondo me, non è di stare là e basta. C’ha una missione, tra virgolette, diciamo, aiutare il prossimo, sempre aiuti Dio per questo, per il modo di dire del Corano e della Bibbia».
    Tu come missione, come progetto di vita hai una serie di aspirazioni molte delle quali hanno a che fare con l’arte. Ce ne parli?
    «A me piace molto l’arte, disegno soprattutto e pittura. Io spero di riuscire a realizzare il mio sogno, il mio progetto di vita come dici tu. Diventare un’artista».
    Quale contributo si può dare attraverso l’arte?
    «Puoi dare anche messaggi, messaggi sociali. Sei un messaggero della gente, perché se tu sei famoso, ti seguono tante persone, se tu mandi un messaggio lo sapranno molti, quelli lo dicono ad altri. Sei un messaggero della società, del popolo».

    Dr.ssa Alessandra Mercantini (mediatore penale minorile).
    «Opero all'interno dell'IPM di Catanzaro ormai da diversi anni. L’esperienza continua ad assicurare il piacere di interagire con i giovani ospiti dell'istituto, ricevendo da loro la massima attenzione . E’ una sensazione che si ripete di anno in anno, confermata anche durante il progetto “Dalla pedagogia dei diritti all’educazione dell’anima”; un progetto di non facile e immediata attuazione in un contesto così particolare. Diffidenti all’inizio, come sempre, aperti e collaborativi poi fino a condividere e raccontare il loro personalissimo rapporto con la fede al di là del loro credo religioso. In qualità di mediatrice conoscevo già i vissuti personali e le storie giudiziarie di questi ragazzi. Devo riconoscere che il percorso introspettivo tracciato nel progetto ha consentito ad alcuni di loro di scendere in profondità e di affrontare i fantasmi del passato con una luce nuova e diversa. Mi auguro che i loro progetti di vita possano trarne giovamento».

    NOTE

    [1] Il progetto si è svolto nell’anno 2015/2016, lungo un arco temporale di sette mesi, presso l’Istituto Penale per i Minorenni “Silvio Paternostro” di Catanzaro grazie alla cortese collaborazione del Direttore (Dr. Francesco Pellegrino) e del Ministero di Giustizia - Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità. Il progetto multidisciplinare era rivolto ai minori del circuito penale e, in particolare, ai cosiddetti giovani/adulti detenuti presso l’Istituto penale Minorile.
    Il progetto è stato realizzato e coordinato da Luca Muglia (avvocato, esperto in materia minorile, già presidente dell’Unione Nazionale Camere Minorili, attualmente giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Catanzaro) e Alessandra Mercantini (Presidente Ass. C.A.M. Gaia, mediatore penale minorile presso il Centro Giustizia Minorile della Calabria e della Basilicata, mediatore familiare A.I.Me.F. e counselor).
    [2] Il percorso utilizzato nel progetto è mutuato in parte dal volume Educazione e fede: alle sorgenti dell’anima, di L. Muglia, con prefazione di R. Mantegazza, Edizioni Parva 2016.
    [3] Vedi Albisetti V., Diventa ciò che sei. Un cammino di psicospiritualità cristiana, Paoline Editoriale Libri, 4ª edizione, Milano, 2011.
    [4] Per un approfondimento vedi Muglia L., Educazione e fede: alle sorgenti dell’anima, Edizioni Parva 2016.
    [5] I nomi dei ragazzi sono di fantasia.


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