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    Conservare il sapore


    A conclusione del Convegno

    Mons. Matteo Zuppi *

    (NPG 2017-04-63)

     

    Siamo giunti al termine di questi giorni, così intensi, dono per tutti noi di una fraternità che sempre allarga il cuore. Non è un caso che lo concludiamo qui, con Maria. Lei ci aiuta ad avere il suo sguardo contemplativo, perché madre e una madre che, come diceva Papa Francesco a Firenze, è inquieta, sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti, che comprende, accompagna, accarezza. Maria è fragile, non scappa dalla fragilità perché si lascia rendere forte da un amore sconosciuto. Maria apre gli occhi sfuggendo alla tentazione dell'individualismo, il vero nemico. Non si accontenta, come ogni madre, di risposte facili, dei luoghi comuni, delle banalità di tendenza, delle comprensioni facili e in fondo pigre, delle frasi fatte, delle inutili complicazioni, degli "eticismi senza bontà", delle infinite analisi prive però di affetto vero, di animare ma senza prendere per mano i ragazzi e portarli dietro Gesù. Maria sa vedere oggi in quel ragazzo l'uomo e la donna che sarà domani, libera da affanni inutili. Lei, modello di contemplazione, cambia la storia perché umile. Non si fa grande da sola, non resta incerta o mediocre, ma umile si lascia innalzare da Dio e canta l'amore che rovescia il mondo perché abbatte i superbi e innalza gli umili. Scrive Papa Francesco: "Ogni volta che guardiamo a Maria torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell'affetto. In lei vediamo che l'umiltà e la tenerezza non sono virtù dei deboli ma dei forti, che non hanno bisogno di maltrattare gli altri per sentirsi importanti" (EG288). È davvero "Nostra Signora della premura", che parte dal suo villaggio per aiutare gli altri «senza indugio» (Lc 1,39). Seguiamola, oggi, partendo da qui.

    Abbiamo capito tutto? Abbiamo trovato finalmente una formula, quelle che qualche volta abbiamo cercato per avere sicurezza, per non soffrire, per essere convincenti? Gesù ci dona la sua autorità, l'amore, il sale, non una formula! Parla con autorità e non con l'ipocrita forza dei farisei e degli scribi che giudicano tutto, si parlano sempre addosso o sopra gli altri, sono sapienti e intelligenti ma non aiutano, non sono interessati a cambiare i cuori perché interpretano ma senza sollevare. I farisei sono attenti alle loro verità e non al prossimo, preoccupati della loro considerazione e non di considerare e rendere grandi gli altri. È vero, il mondo scandalizza i piccoli, spesso in maniera accomodante e insidiosa. È lo scandalo del banale individualismo, del pensare a sé, del fare credere che si possa stare bene senza cercare la giustizia e difendere la casa comune. È lo scandalo di un mondo che rende i poveri nemici, anche con le parole; per il quale il prossimo è virtuale; che idolatra l'io, facendo credere che si possa stare bene senza aiutare. Un mondo che esibisce una forza che non esiste ed è una vera pornografia. Scandalizza con le tante e pervasive dipendenze, che poi conquistano e schiavizzano i cuori. Il mondo scandalizza i piccoli, (perché non dimentichiamolo, sono piccoli!), lasciandoli soli, volendoli grandi quando sono piccoli, non aiutandoli a crescere, rendendoli più fragili per eccesso di attenzioni, tenendoli poi bambini perché privandoli di parole credibili, negando loro le vere responsabilità, nutrendo una disillusione pratica per cui niente appassiona davvero fino in fondo, tutto non vale la pena o è troppo difficile.
    Il mondo offre tante istruzioni per l'uso, per affrontare la difficile arte di vivere e poi pensa lascia soli, credendo allo spazio e non al tempo! Gesù non offre tutte le risposte, ma rende forte la nostra fragilità con l'amore, da ricevere e da dare. Ci mette in guardia di non scandalizzare nessuno di questi piccoli.
    In questi giorni abbiamo gettato via tante mani e piedi, abbiamo tagliato tanta rassegnazione, per una chiesa meno istituzionale, più attraente, più vicina, più vera, che non ha paura di prendere per mano, libera dalle geometrie dei laboratori e attenta a farsi vicino all'umanità così com'è. Non ci siamo chiesti, come diceva don Milani, cosa dobbiamo fare, ma come dobbiamo essere! Ecco, pieni di sale, per dare sapore alla vita. La grande preoccupazione è se il sale diventa senza sapore. E c'è un unico modo perché perda il sapore: conservarlo. Non abbiamo preparato nuove saliere, magari discutendo tra noi, come accade quando perdiamo il sapore. Non ci siamo fatti catturare dalla gestione di faccende pratiche, rincorrendo un funzionalismo efficientista o esaurendoci nelle dinamiche di autostima e di realizzazione autoreferenziale, come ammonisce l'Evangelii Gaudium. Abbiamo trovato il sale in noi stessi, quello che ti ha donato il Signore, che affida proprio a te il suo Vangelo e ti rende ministro di senso e di amore. Abbiamo riscoperto il gusto di una vita piena di sapore, che lo trova donandolo a tanti, fragile, ma capace di rendere forti gli altri. Perché questo è il segreto della speranza. Abbiamo tanto da dare, insegnando ai giovani l'arte di amare, chiedendo loro senza timore di farsi vicini ai poveri, insegnando a volergli bene, facendo conoscere l'umanità vera, mostrando che cambiare il mondo è possibile, che inizia dal poco, vivendo incontri e l'avventura imprevista dell'amore. Non c'è tempo da perdere, il futuro inizia oggi.

    Scriveva Raul Follereau ai giovani, proprio all'inizio del Concilio Vaticano II, di quella sobria ebrietas che papa benedetto sognava e che papa Francesco ci spinge a vivere: «Siate intransigenti sul dovere di amare. Non cedete, non venite a compromessi. Ridete di coloro che vi parleranno di prudenza, di convenienza, che vi consiglieranno di mantenere il giusto equilibrio, questi poveri campioni del giusto mezzo. E poi credete soprattutto nella bontà del mondo. Vi sono nel cuore di ciascun uomo dei tesori prodigiosi: a voi scovarli. La più grande disgrazia che vi possa capitare è di non essere utili a nessuno, è che la vostra vita non serva a niente. Non lasciatevi sommergere dalle sabbie mobili delle velleità, del "non è possibile". Non permettete l'inganno attorno a voi. Siate voi stessi e sarete vittoriosi».
    Ecco il sale pieno di sapore che può rendere piena di senso tutta la vita! Ci accompagni Maria, madre che aiuta a farci carico dei più piccoli e martiri di ieri, San Policarpo e i tantissimi di oggi.
    "Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri".

    * Arcivescovo di Bologna

    (Omelia durante la Messa nel Santuario della Madonna di San Luca – 23 febbraio 2017)


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