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    L’enciclica di papa Francesco sull'ambiente /1


    ECOLOGICA

    Mario Toso

    (NPG 2016-02-35) 

     

    1. Un dialogo universale per un movimento ecologico globale sulla base di un fondamentale ottimismo

    La nuova enciclica Laudato si' (=LS) di papa Francesco sulla cura della casa comune, come indicato dal sottotitolo, concerne la questione ecologica e si inserisce nel magistero sociale della Chiesa, annodandosi alle dichiarazioni dei precedenti pontefici e citando, in particolare, san Giovanni XIII, il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Si può dire che il midollo antropologico e teologico della LS dipenda, in gran parte, da quanto papa Benedetto aveva già tratteggiato nella Caritas in veritate e nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2010. È, tuttavia, la prima volta che il tema dell'ecologia, nel senso di un’ecologia integrale, viene affrontato da un papa in maniera così completa e sistematica. Notiamo, peraltro, che un simile approccio non è mai stato fatto da nessun documento ufficiale delle Nazioni Unite o di altre Istituzioni internazionali.
    Rispetto al tema, è riconosciuto il grande insegnamento di san Francesco di Assisi, dal cui famosissimo Cantico delle creature l’enciclica trae il suo incipit. La testimonianza di san Francesco assume un particolare valore, perché ci trasmette la gioia e l’autenticità con cui il Santo viveva in piena armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso.
    Con Leone XIII, la questione sociale riguardava innanzitutto la questione operaia. All’epoca dei pontefici successivi, era divenuta questione dello sviluppo economico e globale dell'umanità. Oggi si presenta come questione ecologica, a causa dei nuovi eventi, un tempo impensabili, che pongono a repentaglio il destino della terra e, con esso, quello del genere umano, a cominciare dai più poveri. Essa implica un problema di giustizia ecologica (degrado degli ecosistemi) e di giustizia sociale (debito ecologico tra Paesi; carenza di solidarietà intergenerazionale; crescente impoverimento delle popolazioni più deboli).
    I destinatari della lettera papale sono tutti gli uomini, credenti o non credenti, perché tutti abitanti la stessa casa comune.
    L'obiettivo di papa Francesco è quello di unire la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, sulla base di un fondamentale ottimismo: «L'umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune» (LS n. 13).
    Al centro dell’enciclica sta la questione sociale, che, come accennato, coinvolge sia l'ambiente sia l’essere umano, concepiti nel cuore di Dio come interrelati, interdipendenti, uniti da un destino comune. Il problema dell’ecologia appare come questione integrale, anzitutto se considerata da uno sguardo religioso, che penetra in profondità e trascende le visioni meramente economiche o tecniche oggi prevalenti. Come pensava san Francesco, e come ha ribadito il Patriarca Bartolomeo, tutte le creature sono sorelle, perché hanno un'origine comune. Ciò che ne danneggia una, nuoce contemporaneamente a tutte le altre. Ciò che le distrugge offende Chi le ha poste in essere. Non ci siamo ancora resi conto che un crimine contro la natura è un crimine contro la nostra stessa persona, oltre ad essere un peccato contro Dio (Cf LS n. 8). Anche per papa Francesco, come si vedrà meglio più avanti, la crisi ambientale ha radici etiche e spirituali, per cui egli invita a cercare soluzioni non solo nella tecnica ma anche nel cambiamento dell’uomo, ossia sul versante dell’ecologia umana. Poiché il libro della natura è uno e indivisibile, la salvaguardia dell’ambiente dipenderà dalla cura della vita umana, dall’educazione, dalla qualità della vita sociale.

    2. Il metodo del discernimento: vedere, giudicare, agire, celebrare

    Come dichiara al paragrafo 15 della sua enciclica, nell'affrontare la questione ecologica contemporanea papa Francesco segue il metodo proprio della Dottrina sociale della Chiesa (=DSC). È il metodo del vedere, giudicare, agire, a cui aggiunge il momento del celebrare, frequentemente evidenziato nella chiesa latinoamericana. Non si tratta di un metodo di analisi, di giudizio e di trasformazione della realtà di tipo meramente fenomenologico e sociologico.[1] Include una dimensione antropologica e teologica, che tutto l'attraversa e lo risignifica. I quattro momenti vengono ulteriormente articolati dal pontefice, ad esempio, nell’approfondimento della dimensione del giudicare, mettendo in evidenza il «Vangelo della creazione» (cf capitolo II), la radice della crisi ecologica (cf capitolo III), e i diversi elementi di un'ecologia integrale (cf capitolo IV). E così, nei capitoli intermedi dell’enciclica, sono enucleati i principi di riflessione e i criteri di giudizio indispensabili ad ogni discernimento e applicabili alla questione ecologica.
    Occorre, in particolare, un attento discernimento sui modelli di crescita che oggi guidano lo sviluppo economico, ma sono incapaci di garantire il rispetto per l’ambiente. Alla loro base spesso sta un’errata concezione della libertà umana, che non riconosce i propri limiti e dissocia, insensatamente, l’etica sociale e ambientale dall’etica della vita.
    Ecco lo schema, tratto dall’Indice, che papa Francesco segue per le riflessioni della Laudato si’:
    a) presentazione di vari aspetti dell’attuale crisi ecologica alla luce dei migliori risultati dell’odierna ricerca scientifica, al fine di offrire una base concreta per un percorso etico e spirituale (Capitolo primo);
    b) elenco di alcune argomentazioni di origine giudaico-cristiana, che danno maggior coerenza all’impegno per l’ambiente (Capitolo secondo);
    c) individuazione delle cause profonde della crisi ecologica (Capitolo terzo);
    d) proposta di un’ecologia integrale, considerata nelle sue diverse dimensioni a partire da un nuovo umanesimo e, quindi, da un’antropologia globale, sociale, relazionale, aperta alla Trascendenza (Capitolo quarto);
    e) conseguente enucleazione di alcune linee di orientamento e di azione (Capitolo quinto);
    f) prospettazione di un’opportuna opera educativa e di una spiritualità ecologica (Capitolo sesto).
    Merita particolare attenzione il quarto momento del celebrare, che solitamente viene poco valorizzato nel vivere l’annuncio e la testimonianza della Dottrina sociale della Chiesa. Soprattutto il capitolo sesto, dedicato all’educazione e alla spiritualità ecologica, potrà aiutare la pastorale sociale ad articolarsi meglio nelle sue dimensioni liturgico-sacramentali, teologico-trinitarie ed escatologiche.

    3. Continuità e discontinuità con il precedente magistero sociale

    La Laudato si’ presenta aspetti, a un tempo, di continuità e di discontinuità rispetto al precedente magistero. Essa aggiorna l’insegnamento dei pontefici, senza creare delle cesure. Ciò appare più evidente se si confronta il suo testo con la Caritas in veritate, la grande enciclica sociale di Benedetto XVI. Il pontefice tedesco poneva la considerazione della questione ecologica entro il contesto di un ampio e articolato discorso sullo sviluppo, non escluso quello agricolo, in connessione con il tema del rispetto per la vita. Il suo approccio era prettamente teologico e, per conseguenza, suggeriva un’ermeneutica ad impronta realista del rapporto tra persona, famiglia umana e ambiente, dato che la natura non è affatto una realtà creata o inventata dalla mente umana. La natura è un dato trovato, è un pre-dato: «Essa ci precede e ci è donata da Dio come ambiente di vita. Ci parla del Creatore (cf Rm 1, 20) e del suo amore per l'umanità. È destinata ad essere «ricapitolata» in Cristo alla fine dei tempi (cf Ef 1, 9-10; Col 1, 19-20). Anch'essa, quindi, è una «vocazione», appella alla sua coltivazione e al suo rispetto. «La natura è a nostra disposizione non come “un mucchio di rifiuti sparsi a caso”, bensì come un dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, affinché l'uomo ne tragga gli orientamenti doverosi per “custodirla e coltivarla” (Gn 2,15). Ma bisogna anche sottolineare che è contrario al vero sviluppo considerare la natura più importante della stessa persona umana. Questa posizione induce ad atteggiamenti neopagani o di nuovo panteismo: dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, non può derivare la salvezza per l'uomo. Peraltro, bisogna anche rifiutare la posizione contraria, che mira alla sua completa tecnicizzazione, perché l'ambiente naturale non è solo materia di cui disporre a nostro piacimento, ma opera mirabile del Creatore, recante in sé una “grammatica” che indica finalità e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario. Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte. Ridurre completamente la natura ad un insieme di semplici dati di fatto finisce per essere fonte di violenza nei confronti dell'ambiente e addirittura per motivare azioni irrispettose verso la stessa natura dell'uomo» (Caritas in veritate [=CIV], n. 48).
    Papa Francesco riprende e sviluppa il nucleo delle riflessioni teologiche e antropologiche di Benedetto XVI. Le integra, in particolare, con un’ampia analisi dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta, mettendo in evidenza come alla velocità imposta dalle azioni umane si contrapponga la naturale lentezza dell’evoluzione biologica. Per poter rimediare alle patologie della nostra casa comune, occorre possedere un quadro completo e realistico dei mutamenti in atto. La Caritas in veritate, che pure aveva offerto preziose coordinate teologiche e antropologiche per affrontare problemi concreti, come quelli della gestione delle risorse energetiche (Cf CIV n. 49), della protezione del clima, della terra e dell’aria, e anche dell’applicazione della tecnoscienza allo sviluppo agricolo (Cf CIV n. 27), in vista della soluzione della piaga della fame, non si era fermata ad evidenziare i mutamenti climatici, che danno origine a migrazioni di animali, vegetali e persone, nonché la questione della disponibilità di acqua potabile e pulita, la cui domanda supera l’offerta sostenibile, e che appare sempre più esposta ai rischi della privatizzazione.[2] A tutto questo si aggiungono oggi la perdita di biodiversità, che mette a repentaglio la tenuta degli ecosistemi; il degrado umano e sociale delle città e delle zone rurali; l’inequità planetaria. Il deterioramento dell’ambiente e quello della società vanno di pari passo e colpiscono in modo speciale i più deboli. Basti pensare all’esaurimento delle riserve ittiche, che penalizza specialmente coloro che vivono della pesca artigianale e non dispongono di altre fonti alimentari. Così, l'inquinamento dell'acqua colpisce in particolare i più poveri, che non hanno la possibilità di comprare acqua imbottigliata.
    L'inequità colpisce non solo gli individui, ma interi Paesi. Vi è un «debito ecologico» soprattutto del Nord nei confronti del Sud del pianeta, connesso agli squilibri commerciali, che comportano conseguenze in ambito ecologico; come pure all'uso sconsiderato delle risorse naturali, compiuto storicamente da non pochi Paesi. Le esportazioni di alcune materie prime, per soddisfare i mercati del Nord industrializzato, hanno causato danni locali. Possiamo citare, come esempio, l'inquinamento da mercurio dovuto alle miniere d'oro, o da diossido di zolfo per quelle di rame (Cf LS n. 51).
    Data l’incontestabile interdipendenza tra ecologia ambientale ed ecologia umana, non si può fare a meno di riconoscere che un approccio ecologico realistico sarà sempre anche un approccio sociale, chiamato ad integrare la giustizia ad ogni livello, nei dibattiti sull'ambiente, affinché venga ascoltato tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri (Cf LS n. 49).
    Papa Francesco dedica un capitolo ben articolato sui temi elencati, rendendo la sua riflessione teologica e filosofica più aderente al contesto attuale, agli aspetti inediti della questione sociale contemporanea, venutasi a caratterizzare per la centralità della crisi ecologica. All’origine delle molteplici forme di inquinamento; del surriscaldamento del clima, definito «bene comune» (Cf LS n.. 23); dell’esaurimento delle risorse naturali, tra le quali quella preziosissima dell’acqua; della perdita della biodiversità sulla terraferma e negli oceani, con gravi conseguenze per l’equilibrio degli ecosistemi; dell’invivibilità di molti complessi urbani, ossia del degrado dell’ambiente umano e dell’ingiustizia sociale, egli ravvisa l’attuale modello di sviluppo materialistico e consumistico e la cultura dello scarto (Cf LS n. 22). A fronte della grave crisi ecologica e globale, che pregiudica non solo il futuro delle specie animali e vegetali ma della stessa umanità, occorre reagire con decisione. Mai abbiamo maltrattato e offeso la nostra casa comune come in questi ultimi due secoli. Il problema sorge soprattutto dal fatto che non disponiamo di categorie adeguate per leggere e interpretare una questione così complessa. Siamo, inoltre, carenti di leadership, che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità delle generazioni attuali includendo tutti, uomini e popoli, senza compromettere le generazioni a venire. Occorre reagire, anzitutto sul piano antropologico e culturale, superando l’attuale deficit religioso, politico e pedagogico. È, inoltre, urgente:
    a) creare un sistema normativo che stabilisca limiti inviolabili e assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere che scaturiscono dal paradigma tecno-economico, oggi imperante, finiscano per distruggere non solo la politica, ma anche la libertà e la giustizia;
    b) unirsi in un’azione politica internazionale più decisa, capace di emanciparsi dalla sottomissione alla tecnologia e alla finanza, ai poteri economici infeudati al capitalismo finanziario, per fare spazio ad un’economia di mercato orientata al bene comune;
    c) coltivare la speranza di poter migliorare l’ambiente;
    d) decidere di farsi illuminare dal «Vangelo della creazione».

    (continua)

    NOTE

    [1] Sul discernimento sociale nel contesto latinoamericano si legga M. TOSO, Il realismo dell’amore di Cristo. La «Caritas in veritate»: prospettive pastorali e impegno del laicato, Studium, Roma 2010, pp. 26-31.
    [2] Cf LS n. 30. Secondo papa Francesco, l'acqua potabile e sicura non potrà mai essere considerata una semplice merce, perché il suo accesso è un diritto essenziale, fondamentale e universale, in quanto determina la sopravvivenza delle persone e, per questo, è condizione per l'esercizio degli altri diritti umani (cf LS n. 30). Sul tema dell’acqua si veda PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Acqua, un elemento essenziale per la vita, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2013.

    L’enciclica di papa Francesco sull'ambiente
    Mario Toso

    Un dialogo universale per un movimento ecologico globale sulla base di un fondamentale ottimismo
    Il metodo del discernimento: vedere, giudicare, agire, celebrare
    Continuità e discontinuità con il precedente magistero sociale
    Il «Vangelo della creazione», ovvero la genesi e la criteriologia del discernimento
    La radice umana della crisi: un’antropologia deviata e un uso indiscriminato della tecnoscienza
    L’ecologia integrale: un nuovo principio morale?
    L’«agire», ovvero alcune linee di orientamento e di azione
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