Le periferie dei giovani /2
Valerio Corradi
(NPG 2016-01-75)
I luoghi come laboratori di senso
Nell’approfondire il rapporto tra giovani e spazio, in prima battuta, può sembrare banale riconoscere che non tutti i luoghi sono uguali e che alcuni sono dotati di una capacità di attrazione decisamente superiore rispetto ad altri. Sul territorio esistono luoghi che possiedono la forza di calamite in grado di attirare quasi in massa la popolazione giovanile. All’opposto, ve ne sono altri che alimentano una repulsione nei giovani, ambienti che non riescono a intercettare la loro sensibilità e che per questo vengono sistematicamente evitati.
L’attrattività o la non attrattività di certi luoghi dipende dalle loro caratteristiche fisiche, sociali e simboliche o forse sarebbe più corretto affermare, dall’atmosfera creata dal mix di questi elementi. Va da sé che è importante comprendere che “i luoghi non sono semplici contenitori o spettatori nella vita di un giovane, ma dimostrano di essere veri e propri laboratori di costruzione del senso e dell’identità” .
Tra i luoghi che sembrano essere sempre più attrattivi c’è il bar. Secondo recenti ricerche è questo il principale spazio di ritrovo per le attività del tempo libero e per esprimere e coltivare buona parte delle amicizie nel periodo adolescenziale-giovanile. I bar sono sempre più dei punti di riferimento spaziali per i giovani, luoghi abituali per il ritrovo ma anche per la costruzione della propria visione delle cose della vita. Una lettura attenta delle motivazioni che spingono i giovani a frequentarli e delle modalità della loro fruizione, mostra certo il peso delle “sirene” commerciali e consumistiche ma fa anche emergere alcuni inattesi tratti relazionali e alcuni orientamenti simbolici che proprio in questi spazi trovano espressione, su tutte l’esigenza di vivere delle relazioni in maniera tangibile e in spazi informali, aperti e in contatto col fluire della vita.
Il bar e la domanda di convivialità
Nella tradizione italiana il bar è un luogo di ritrovo importante per la vita comunitaria anche se spesso è stato oggetto di stigmatizzazione oppure di una rappresentazione tesa a esaltarne la connotazione di luogo del consumo.
In realtà il bar è un ambiente nel quale si ritrovano tracce di relazione, tra persone conosciute ed estranei, esso è un luogo nel quale si trascorrono attimi di vita comune. Nel bar si riscopre la convivialità del consumare cibo e bevande insieme ad altri e in esso si formano opinioni, è un luogo nel quale avviene la costruzione della realtà sociale e dove si riattivano comunicazioni e relazioni che non trovano altri spazi per manifestarsi. È pur vero che in questo ambiente non è mai eliminato del tutto il rischio dell’eccesso e spesso si entra in contatto con comportamenti potenzialmente devianti (gioco, assunzione di alcol, ecc.).
Forse anche per questa ambivalenza e per la mancanza di altri spazi i giovani se ne sentono attratti. Sono infatti giovani (molte volte adolescenti) una buona parte dei 20 milioni di persone che ogni giorno entrano nei circa 127mila bar esistenti in Italia . Fatto che va messo in relazione con l’evoluzione che il bar ha conosciuto col tempo per intercettare questa fascia di clientela. Oggi sono sempre più diffusi “lunch bar”, nel quale viene data anche la possibilità di consumare pasti o cibo, ma molti locali puntano anche sull’offerta musicale serale oppure su serate a tema.
In una recente e originale ricerca su questi temi, il Centro Studi Etnografia Digitale, ha analizzato le conversazioni che transitano in rete attraverso i social media Twitter e Instagram osservando un campione ricavato da 63195 foto contenenti l’hashtag #aperitivo e sottoponendolo ad approfondimenti qualitativi e quantitativi.
È emerso che la ricerca dello svago e della spensieratezza è il motivo principale che spinge molti giovani a intrattenersi nei bar nel tardo pomeriggio, dopo l’attività di studio o di lavoro e nei fine settimana per consumare aperitivi e cibo. Importante è l’elemento della socialità che passa attraverso il consumo comune ma anche attraverso la divisione del suo costo economico. I giovani sentono poi l’esigenza di comunicare questa esperienza socializzante immortalandola con fotografie condivise sui social network. Non è un caso che di recente il bar sia diventato uno dei luoghi privilegiati per il selfie ovvero per autoritratti fotografici volti alla esplicita esibizione di sé stessi, delle proprie attività e dei propri amici, online senza il ricorso a filtri.
Un fatto particolare è che questa evoluzione del bar porta con sé anche il cambiamento delle abitudini alimentari e conviviali dei giovani. Si va così diffondendo una nuova sensibilità sul cibo che porta a ricercare sempre più la qualità e la varietà affermando stili di consumo extra-domestici sempre più differenziati.
Vi è certamente una differenza tra il frequentare il bar di giorno o di sera, oppure durante la settimana o nei weekend. A seconda dei momenti il bar può diventare il luogo nel quale si discute dell’ultimo evento sportivo, fatto di cronaca o pettegolezzo, dove si cerca la fortuna, dove si ascoltano le gioie o i problemi di un amico o dove si racconta la propria ultima vicenda personale e si chiede un consiglio.
Il bar diviene così uno spazio dai molti risvolti che sembra riempire un vuoto creato dalla caduta della convivialità un tempo rinvenibile anche in altri spazi pubblici.
Bar, oratorio e centri di aggregazione: per una rete dei luoghi della socialità giovanile
Nella vita quotidiana, i luoghi d’incontro di adolescenti e giovani sono collocati su più piattaforme anche virtuali ma richiedono comunque un ancoraggio nella realtà concreta che si esprime molto spesso con la frequentazione di spazi tangibili come i bar, i pub e i fast-food, collocati al di fuori e ben lontani dall’ambito domestico e istituzionale (es. la scuola).
La centralità del bar è spiegabile col fatto che nella ricerca di spazi in cui vivere le relazioni amicali, l’idea del divertimento e del dare libera espressione di sé è preponderante, per questo i giovani prediligono luoghi meno formalizzati e “controllati”. Il bar rimane importante anche quando con l’età cresce la consapevolezza che con gli amici si possano coltivare i propri interessi e sviluppare progetti.
Come spazi dell’amicizia e dell’incontro i bar sono considerati dei veri e propri competitor dei luoghi dell’impegno, della formazione e del “controllo” (parrocchia, oratorio, centri di aggregazione, ecc.). In molte realtà, soprattutto quelle dei maggiori centri urbani, appare infatti sempre più residuale, come punto di riferimento per i gruppi di amici, il ruolo svolto dagli spazi più istituzionalizzati. Parrocchie e oratori (seppure con alcune differenze territoriali) risultano avere un ruolo secondario, che va progressivamente esaurendosi col crescere dell’età.
Nasce allora il dilemma se gli ambiti pastorali/educativi debbano rincorre il “modello bar” oppure debbano accentuare la propria specificità per provare a recupere il consenso e la partecipazione dei giovani.
Lontano dal fornire soluzioni univoche e standardizzate, si deve rilevare che da un ambiente come il bar proviene una grande richiesta d’informalità e di convivialità ma anche d’innovazione degli spazi da dedicare ai giovani. Il bar, soprattutto se locale “trendy”, esprime da un lato l’ambivalente forza della moda (distinzione/omologazione) e dall’altro un desiderio di cambiamento che la fissità dei luoghi tradizionali, a volte per la carenza di fondi, altre volte per la carenza di idee, esprime.
Se lo scopo è intercettare i giovani, non è possibile prescindere da questi aspetti ma ci si deve impegnare per rendere più attraente dal punto di vista della proposta (e non solo) il luogo di aggregazione, interrogandosi poi sulla sua dimensione relazionale.
Altro aspetto riconosciuto ai bar e l’innata apertura alla varietà e alla diversità. Molti ragazzi apprezzano questo aspetto contro i filtri presenti in molti degli ambienti educativi tradizionali. Si tratta allora di un tratto che dovrebbe essere ripreso ed esaltato proprio da questi ultimi, in nome di una proposta che per forza di cose deve essere sempre più universalistica e sempre meno particolaristica o elitaria.
Per chi opera sul territorio, non è poi possibile proporre strategie che escludano o ignorino gli attuali luoghi-calamita che attraggono i giovani.
Per costruire una rete di sostegno e di progettualità rivolta ai giovani è allora strategico intessere rapporti con i bar e i loro gestori allo scopo di realizzare iniziative comuni nel rispetto delle diverse finalità e funzioni. Ad esempio, per la promozione di una cultura della salute o della sicurezza stradale non ci si può esimere dal coinvolgere i luoghi dove al contempo i giovani si distraggono e si immergono profondamente nel quotidiano.
Analizzare senza pregiudizi il “modello bar” aiuta allora a capire, almeno in parte, quali mancanze i giovani imputano ai contesti educativi territoriali. Tutto ciò, non per far abdicare alle loro funzioni i centri di aggregazione giovanile e gli oratori, ma piuttosto per sottolineare l’esigenza che questi tornino a intercettare la sensibilità dei giovani e successivamente la educhino in un percorso di costante maturazione personale e relazionale.
Oratori e centri di aggregazione devono riagganciare i giovani ma lo possono fare da una parte solo cambiando il proprio linguaggio e stile relazionale, riscoprendo la grande domanda di socialità loro rivolta, e dall’altra coltivando quella specificità che gli è propria di spazi vivi, che ascoltano e dialogano e che fanno sentire parte di “qualche cosa”.
La soluzione non sta allora nel diventare tutti “bar” o nello stigmatizzare e contrapporsi al bar, ma piuttosto nel riconoscere che ogni luogo frequentato dai giovani propone dei propri percorsi di senso e soddisfa particolari esigenze. Sta anche nella capacità di integrare in una proposta allargata e comprendente questi “nuovi” luoghi della socialità, la concreta possibilità di riagganciare i giovani e di riavvicinarli stabilmente ai contesti ecclesiali ed educativi.