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    Pastorale giovanile e vita consacrata


    PG e vita consacrata /3

    Maurizio Spreafico

    (NPG 2015-03-69) 


    Una pastorale giovanile orientata vocazionalmente

    La pastorale giovanile è la responsabilità e l'impegno da parte della comunità cristiana di prendersi cura dei giovani affinché possano sviluppare in pienezza la loro vita alla luce della fede in Cristo, conforme ad un progetto che Dio ha per ciascuno. Così intesa, la pastorale giovanile promuove una crescita integrale della persona e il suo inserimento attivo in un contesto sociale e culturale determinato e per questa ragione include la dimensione vocazionale non come un’aggiunta, ma come una sua componente interna e sostanziale.
    In questa prospettiva, possiamo considerare ormai assodate e definitive alcune affermazioni che sintetizzano bene questa convinzione: «La dimensione vocazionale, pertanto, è parte integrante della pastorale giovanile, al punto che possiamo sinteticamente affermare: la pastorale specifica delle vocazioni trova nella pastorale giovanile il suo spazio vitale; e la pastorale giovanile diventa completa ed efficace quando si apre alla dimensione vocazionale».[1] E ancora: «Tutta la pastorale e in particolare, quelle giovanile, è nativamente vocazionale […] In tal senso si può ben dire che si deve “vocazionalizzare” tutta la pastorale, o fare in modo che ogni espressione della pastorale manifesti in modo chiaro e inequivocabile un progetto o un dono di Dio fatto alla persona, e stimoli nella stessa una volontà di risposta e di coinvolgimento personale […] La pastorale vocazionale si pone come la categoria unificante della pastorale in genere, come la destinazione naturale d’ogni fatica, il punto d’approdo delle varie dimensioni, quasi una sorta di elemento di verifica della pastorale autentica […] Soprattutto la pastorale vocazionale è la prospettiva unificante della pastorale giovanile».[2]
    Parliamo di vocazione come di quel dialogo che ha luogo nella vita, per cui Dio fa conoscere il suo progetto attraverso la voce che risuona nella coscienza e attraverso le mediazioni; la persona, da parte sua, risponde mettendosi sempre più a disposizione di Dio. Questo dialogo comincia con la chiamata alla vita compresa sempre di più nel suo senso e nelle sue possibilità; si rende più chiaro e pressante con l'approfondimento della fede; si determina ulteriormente quando ci si orienta verso un progetto di esistenza nell'ambito del Regno.

    A confronto con la vita consacrata

    Nel suo cammino di crescita e di maturazione, un giovane deve avere la possibilità di confrontarsi con le diverse proposte vocazionali concretamente realizzate nella vita di adulti significativi nell’ambito della vita matrimoniale, del sacerdozio ministeriale e della vita consacrata. Infatti, la testimonianza di persone serene e contente della propria scelta di vita, resta senza dubbio il primo annuncio vocazionale e il dono più importante che possiamo offrire ai giovani. Dunque, la testimonianza di persone consacrate gioiose e impegnate nel vivere la propria vocazione specifica è un dovere per i consacrati e un diritto dei giovani.
    Papa Francesco, nella Lettera inviata a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della vita consacrata, invita proprio a vivere con gioia la propria vocazione: “Che sia sempre vero quello che ho detto una volta: «Dove ci sono i religiosi c’è gioia». Siamo chiamati a sperimentare e mostrare che Dio è capace di colmare il nostro cuore e di renderci felici, senza bisogno di cercare altrove la nostra felicità; che l’autentica fraternità vissuta nelle nostre comunità alimenta la nostra gioia; che il nostro dono totale nel servizio della Chiesa, delle famiglie, dei giovani, degli anziani, dei poveri ci realizza come persone e dà pienezza alla nostra vita. Che tra di noi non si vedano volti tristi, persone scontente e insoddisfatte, perché “una sequela triste è una triste sequela”. Anche noi, come tutti gli altri uomini e donne, proviamo difficoltà, notti dello spirito, delusioni, malattie, declino delle forze dovuto alla vecchiaia. Proprio in questo dovremmo trovare la “perfetta letizia”, imparare a riconoscere il volto di Cristo che si è fatto in tutto simile a noi e quindi provare la gioia di saperci simili a Lui che, per amore nostro, non ha ricusato di subire la croce.[3]

    Reciprocità tra pastorale giovanile e vita consacrata

    Nella reciprocità tra pastorale giovanile e vita consacrata possiamo affermare che la pastorale giovanile sollecita la vita consacrata ad essere autentica, credibile e provocante; una vita consacrata che non può adagiarsi nella mediocrità, ma che è interpellata a rinnovarsi continuamente per essere un segno profetico per l’oggi. D’altra parte la vita consacrata sollecita la pastorale giovanile a compiere il suo percorso fino in fondo, fino allo sbocco vocazionale, aiutando i giovani a fare delle scelte coraggiose, totalizzanti e definitive.
    Molte persone consacrate sono impegnate direttamente nella pastorale giovanile, in quanto il loro carisma e la loro missione sono specificatamente giovanili negli ambienti di ampia accoglienza come l’oratorio o in quelli di educazione sistematica come la scuola e la formazione professionale, o in altri ambiti particolari come l’associazionismo, l’emarginazione e il disagio, ecc. Essi possono intercettare il mondo giovanile con più incisività e continuità ed essere per loro una costante provocazione e interpellanza. Ma anche coloro che non hanno una missione specificatamente giovanile possono diventare per i giovani una provocazione e un’interpellanza: pensiamo alle varie forme di volontariato giovanile con i poveri, i malati, i disabili, ecc.
    In questo rapporto tra pastorale giovanile e vita consacrata, possono giocare un ruolo particolarmente significativo i giovani religiosi: “Voi sapete a chi avete creduto (cf. 2Tm 1,12): dategli tutto! I giovani non si lasciano ingannare: venendo a voi, essi vogliono vedere ciò che non vedono altrove. Avete un compito immenso nei confronti del domani: specialmente i giovani consacrati, testimoniando la loro consacrazione, possono indurre i loro coetanei al rinnovamento della loro vita. L’amore appassionato per Gesù Cristo è una potente attrazione per gli altri giovani, che Egli nella sua bontà chiama a seguirlo da vicino e per sempre. I nostri contemporanei vogliono vedere nelle persone consacrate la gioia che proviene dall’essere con il Signore”.[4]

    La profezia della vita consacrata provoca i giovani

    Il compito profetico della vita consacrata può offrire ai giovani delle risposte concrete e significative alle sfide e alle provocazioni della società contemporanea. Con la pratica dei consigli evangelici, attraverso i voti di castità, povertà e obbedienza, le persone consacrate possono testimoniare concretamente ai giovani, spesso disorientati e incerti, la bellezza di una vita piena e appagante.
    “La prima provocazione è quella di una cultura edonistica che svincola la sessualità da ogni norma morale oggettiva, riducendola spesso a gioco e consumo, e indulgendo con la complicità dei mezzi di comunicazione sociale a una sorta di idolatria dell’istinto. Le conseguenze di ciò sono sotto gli occhi di tutti: prevaricazioni di ogni genere, a cui s’accompagnano innumerevoli sofferenze psichiche e morali per gli individui e le famiglie. La risposta della vita consacrata sta innanzitutto nella pratica gioiosa della castità perfetta, quale testimonianza della potenza dell’amore di Dio nella fragilità della condizione umana”.[5]
    “Altra provocazione è, oggi, quella di un materialismo avido di possesso, disattento verso le esigenze dei deboli e privo di ogni considerazione per lo stesso equilibrio delle risorse naturali. La risposta della vita consacrata sta nella professione della povertà evangelica, vissuta in forme diverse e spesso accompagnata da un attivo impegno nella promozione della solidarietà e della carità”.[6]
    “La terza provocazione proviene da quelle concezioni della libertà che sottraggono questa fondamentale prerogativa umana al suo costitutivo rapporto con la verità e la norma morale. In realtà, la cultura della libertà è un autentico valore, intimamente connesso col rispetto della persona umana. Ma chi non vede a quali abnormi conseguenze di ingiustizia e persino di violenza porta, nella vita dei singoli e dei popoli, l’uso distorto della libertà? Una risposta efficace a tale situazione è l’obbedienza che caratterizza la vita consacrata. Essa ripropone in modo particolarmente vivo l’obbedienza di Cristo al Padre e, proprio partendo dal suo mistero, testimonia che non c’è contraddizione tra obbedienza e libertà”.[7]

    La missione della vita consacrata interpella i giovani

    La vita consacrata si esprime e si rende visibile nella missione. Tutti i consacrati sono in missione, pur nella diversità delle forme e delle espressioni. La prima e più importante missione è quella di rendere presente Cristo e di essere memoria vivente del suo modo di esistere e di agire come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli.[8] Una seconda modalità di essere in missione è la testimonianza della vita fraterna in comunità. C'è poi la missione specifica dell'Istituto.
    La missione così intesa non si riduce soltanto alle opere esteriori, ma diventa provocazione e interpellanza per i giovani. Essi chiedono ai consacrati: "Vogliamo vedere Gesù!" E i consacrati dovrebbero poter rispondere: "Ecco Gesù attraverso la nostra testimonianza personale, il nostro vivere insieme da fratelli e la nostra carità operosa!"

    La gioia della vita consacrata affascina i giovani

    I consacrati sono chiamati a vivere e a testimoniare l'esperienza gioiosa di un dono ricevuto. Con il profeta Geremia dovrebbero poter dire: "Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre" (Ger 20,7); o con San Paolo: "Sono stato conquistato da Gesù Cristo" (Fil 3,12). Questa intensa e profonda esperienza di comunione con il Signore, diventa fonte inesauribile di gioia. Questo esige da loro di ravvivare continuamente la vivacità di questa esperienza, superando il rischio di una vita trascinata nel funzionalismo, cioè nel solo adempimento corretto dei propri doveri. La gioia e l'entusiasmo devono portare i consacrati a superare, nella loro vita ordinaria e nel loro rapporto con i giovani e con la gente, la legge del minimo sforzo o dell’appiattimento e a proclamare i motivi di soddisfazione, di contentezza, di speranza, più che quelli di scontento, di malumore e di scoraggiamento.
    A questo riguarda, la regola di vita dei Salesiani di don Bosco, ha un passaggio molto bello: "Il clima di famiglia, di accoglienza e di fede, creato dalla testimonianza di una comunità che si dona con gioia, è l'ambiente più efficace per la scoperta e l'orientamento delle vocazioni". [9]
    La gioia vocazionale diventa così il dono più bello che i consacrati possono offrire ai giovani. E Papa Francesco ci aiuta a comprendere di quale gioia si tratta: "La gioia è un dono del Signore. Ci riempie da dentro. È come un’unzione dello Spirito. E questa gioia è nella sicurezza che Gesù è sempre con noi. L’uomo gioioso, è un uomo sicuro. Sicuro che “Gesù è con noi, e che Gesù è con il Padre”. Ma questa gioia non possiamo tenerla soltanto per noi, perché alla fine si ammala e il nostro cuore diviene un po’ “stropicciato”, e la nostra faccia non trasmette più quella gioia vera, ma quella malinconia, quella tristezza che non è sana. Alcune volte questi cristiani malinconici hanno più la faccia da peperoncini all’aceto che di persone gioiose che hanno una vita bella da raccontare. La gioia non può restare ferma: deve andare. La gioia è una virtù pellegrina. È un dono che cammina, che cammina sulle strada della vita, cammina con Gesù ... e la gioia allunga la strada e allarga la strada”.[10]


    NOTE

    [1] Messaggio del Papa per la XXXII Giornata Mondiale di preghiera delle Vocazioni (1995)
    [2] Nuove Vocazioni per una Nuova Europa. Documento finale del Congresso sulle Vocazioni al Sacerdozio e alla Vita Consacrata in Europa, Roma, 5-10 maggio 1997, a cura delle congregazioni per l’Educazione Cattolica, per le chiese Orientali, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Roma, 6 gennaio 1998
    [3] Lettera Apostolica del Santo Padre Francesco, A tutti i consacrati, in occasione dell'anno della vita consacrata, 21 novembre 2014
    [4] Esortazione Apostolica Post-Sinodale del Santo Padre Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, 25 marzo 1996, n.109
    [5] Esortazione Apostolica Post-Sinodale del Santo Padre Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, 25 marzo 1996, n.88
    [6] Esortazione Apostolica Post-Sinodale del Santo Padre Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, 25 marzo 1996, n.89
    [7] Esortazione Apostolica Post-Sinodale del Santo Padre Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, 25 marzo 1996, n.91
    [8] Cf. Esortazione Apostolica Post-Sinodale del Santo Padre Giovanni Paolo II, Vita Consecrata, 25 marzo 1996, n.22
    [9] Costituzioni della Società di San Francesco di Sales, Art. 37 Orientamento alle scelte vocazionali, Roma 2003
    [10] Papa Francesco, Meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, Venerdì 10 maggio 2013


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