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    Paradiso all’improvviso


     
    Kalò Cassaro *

    (NPG 2015-04-74)

    Il “paradiso all’improvviso” potrebbe far tornare in mente il titolo di un film comico, ma anche se così fosse lasciatemi passare il termine per definire l’esito de “Il cantiere e le stelle”.
    Sì, d’improvviso puoi ritrovarti a fare l’esperienza dell’incontro con tanta gente straordinaria.
    D’improvviso puoi ritrovarti a ricevere gratuitamente sguardi, sorrisi, gesti, azioni, amicizia, stimoli. D’improvviso possono aprirsi le porte di nuove relazioni fraterne, che condividono con te un amore speciale che volge lo sguardo nella stessa direzione. D’improvviso puoi scoprire che non sei solo a raccogliere delle sfide e non ti senti più uno del sud, isolato fra le problematiche del tuo territorio, perché come te c’è chi sta investendo affinché un pezzo di Vangelo incontri un pezzo di vita dei giovani di cui vuoi prenderti cura. Ti senti ad un tratto gratificato ed edificato, dimentichi le fatiche che hai accumulato, le difficoltà incontrate.
    Ritorni a casa con la voglia di restituire al tuo territorio quanto hai ricevuto. L’esperienza della condivisione è quella che più ti preme, perché ha generato ponti, ti ha offerto stimoli, ti ha corretto, ti ha dato input. Dal buon bicchiere di vino a tavola alla pizzica salentina, dalla relazione teorica al gioco laboratoriale riporti uno sfarzoso baule di contenuti che andranno ad arricchire il tuo guardaroba pastorale e culturale. Conosci altri che come te condividono il dono della vita.
    Sono successe tante cose. Si sono generate esperienze e relazioni. Si sono affrontati problemi.
    Non tanto problemi del nord e del sud, ma urgenze che ci hanno resi consapevoli della necessità di darsi una programmazione educativa che prenda spunto da altri contesti per arricchirsi a vicenda.
    Lavori e fatichi quotidianamente per fare in modo che la tua programmazione e la tua attenzione per i giovani sia perfetta e impeccabile, ma scopri che devi ripartire sempre da capo.
    Ti scoraggi, ma poi sperimenti, grazie al “cantiere”, che ripartire non è un fallimento o un insuccesso, ma un’esigenza. Ti scompisci dalle risate (e vorresti dire a tutti ad alta voce “è vero!”) quando un certo prof. Mantegazza, nel parlare straordinariamente delle età dei giovani, dice quello che pensi da anni ma che hai tenuto dentro per non apparire alieno a chi si ritrova sulla tua stessa strada di animatore.
    In questo modo, momento dopo momento, accumuli le diverse tessere del mosaico, che comporrai una volta tornato a casa. Lo guardi e magari risistemi le tessere, per adattarlo ai tuoi spazi. Capisci che hai ricevuto non una chiave ma un mazzo di chiavi di lettura per la tua missione pastorale. Rivaluti l’esperienza dei laboratori e del gioco come strumenti per costruire relazioni. Comprendi che questo è un tema e un ambito su cui investire per avere il giusto vigore magnetico sui ragazzi.
    Se poi hai pure la fortuna di non perderti neanche uno di tutti i laboratori, perché a te è stato affidato l’immeritato compito di raccontare attraverso le immagini questa storia e questo cantiere, allora sei proprio fortunato. Nessuno ha avuto la possibilità di seguire davvero tutti i laboratori, ma il sottoscritto può dare testimonianza di alcuni. Con un po’ di fantasia pedagogica ogni educatore potrebbe riproporli presso le proprie comunità, poiché hanno rappresentato una ricchezza e un modello da seguire per rendere dinamico e interessante l’itinerario pastorale che si vuole costruire con i giovani. Ovviamente questo comporterebbe l’essere affiancati di volta in volta da esperti con particolare esperienza di settore (cinema, teatro, umorismo ecc.), ma è anche compito dell’educatore andare alla ricerca di tutte quelle energie che in un talentuoso lavoro di squadra possono accompagnarlo in una sfida pastorale non di poco conto. Affianco a questi laboratori potrebbero anche prendere vita dei piccoli cantieri dei mestieri, per educare le nuove generazioni alla responsabilità lavorativa e all’acquisizione di nuove professionalità, affinché possano iniziare ad avere un feeling con il mondo del lavoro. La cosa più importante rimane, in tutto questo, la parola “progettare”.
    Il punto di partenza rimane la progettazione, perché il processo educativo non può essere affidato al caso o all’eventualità.
    Tiri le tue conclusioni non tanto considerando gli appunti o i concetti che hai avuto modo di memorizzare, ma ripensando alla gente che hai incontrato, ai momenti che hai vissuto, agli sguardi che hai incrociato, alle storie che hai ascoltato, alle vicende che le persone hanno condiviso con te. Allora scopri che le tue fatiche da educatore verranno prima o poi ricompensate, scopri che hanno un senso. Scopri all’improvviso che il paradiso esiste davvero, non solo qui tra i volti della gente alla quale eri convinto di dare e dalla quale invece hai ricevuto, ma esiste anche là, tra le stelle, quelle a cui guarda il cantiere, perché gli stessi volti te ne hanno indicato la rotta.

    * 32 anni, di Favara (Agrigento), si avvicina alla fede dopo un periodo giovanile vissuto da musicista scapestrato in giro per il mondo. Non accadono vicende di conversione particolari, ma solo una profonda amicizia paterna nata con un parroco speciale. Fa parte della Consulta di PG cittadina con la quale avvia un’esperienza televisiva/web di 15 puntate, dal titolo “Ti Prendo in Parola”, nella quale i bambini e gli adolescenti parlano di Dio, promossa sin da subito da Avvenire sulla propria home page.
    Animatore di comunità del Progetto Policoro.
    Conduce un laboratorio al convegno di Brindisi nel febbraio 2015 dove realizza un videoracconto dello stesso evento.
    È possibile vedere i suoi lavori sul canale Youtube Kalò Cassaro.


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