Carlotta Ciarrapica *
(NPG 2015-04-76)
Lavoro e desideri (sidera = stelle!), costruzione e direzione, impegno e grazia… un cantiere e tante stelle! Un cantiere in cui si è lavorato insieme, portando esperienze che, dal Nord al Sud dell’Italia, si offrono come tante ricchezze diverse eppure simili, come le stelle! Un cantiere fatto di domande, riflessione, preghiera, ma anche di animazione, gioco, linguaggi diversi per mettere al centro quelle “stelle” che ci stanno più a cuore: i nostri giovani, e il loro incontro con Dio, il senso e la felicità che vanno cercando, e della cui ricerca ci chiedono di farci compagni.
Come ci diceva il prof. Mantegazza nella sua relazione, non c’è educazione alle stelle che non passi dal cantiere e neppure ci può essere cantiere che non porti alle stelle! Questa relazione in particolare ho trovato molto utile, perché ci ha permesso di “sbirciare” le peculiarità di ogni fascia di età che, come SPG, siamo chiamati a servire.
Una porzione molto ampia, che abbraccia i ragazzi dalla prima adolescenza (11-12 anni) fino a quel passaggio all’età adulta che si aggira intorno ai 35 anni. Porzione che chiede evidentemente forme di annuncio diversificate ma anche la previa conoscenza del CHI SONO OGGI questi “giovani” a cui ci rivolgiamo, che interpellano noi (sempre meno!) e dai quali (sempre più) vorremmo essere interpellati.
Mentre l’anno scorso, “prima puntata” del Convegno, ci è stata presentata una Chiesa un po’ in perdita (gli studi erano ben fatti e autorevoli, niente da dubitare sui risultati!), non tanto o non solo dal punto di vista numerico ma come oggetto degno di fiducia e come presenza significativa nella vita dei giovani intervistati, quest’anno – coerentemente e consequenzialmente – siamo stati aiutati a conoscere più da vicino chi sono, cosa cercano, cosa chiedono… e ci siamo accorti che sono giovani che fanno fatica a porsi domande. Ecco una bella idea-chiave da portare nelle nostre riunioni e azioni pastorali/ educative: siamo tanto (troppo?) preoccupati di dare risposte, offrire percorsi, strade… ma non siamo sufficientemente attenti al fatto che i giovani hanno necessità e fatiche “nuove”: formulare domande, scoprire di averne, portare alla consapevolezza quegli interrogativi di senso a cui, per “cause di forza maggiore”, si stanno disabituando.
Stelle apparentemente un po’ flebili, da far tornare a brillare di quella luce di cui sono “portatori sani”… e della cui espressione siamo responsabili (ed educatori) anche noi! Cantieri di persone competenti, con progetti chiari e concreti, con tempo da spendere e, a volte, anche da “perdere” e, soprattutto, con un cuore aperto alla relazione, all’ascolto, anche delle “stranezze” giovanili, con linguaggi, modi e tempi: ascolto, e però non immedesimazione! Il rischio a volte è quello di adulti troppo “simili” ai giovani, troppo “amici” e poco “genitori”, sottolineando con ciò tutta la bellezza e l’importanza della figura genitoriale, che crea, genera, educa, accompagna… mostra esempi! Dice sempre Mantegazza: “Noi (adulti) non scegliamo se essere testimoni, lo siamo e basta!”.
Molto interessanti anche i laboratori sui linguaggi, e anche qui (ho partecipato a quello sul web) è stato sottolineato che l’adulto è “ponte di comunicazione” anche sul web, ed è bene che ci sia non per “fare come fa il giovane” ma per educarlo all’uso: poche parole e poche azioni chiare, coerenti, educative (mandare una sola mail e non 10 solo perché “sono gratis”; postare messaggi belli e non usare il web per ogni cosa che capita…).
Imparare dunque nuove modalità di espressione, nuovi linguaggi, conoscere nuovi mezzi per rendere quello che è il messaggio più bello del mondo accessibile anche alle nuove generazioni, perché non perdano – per colpa della nostra “incompetenza” – la consapevolezza e la certezza del Dio di Gesù Cristo che chiama ciascuno a fare della propria vita qualcosa di bello, buono, alto… per il bene di molti! Un punto di domanda mi rimane sullo spettacolo teatrale: mi è piaciuta molto la modalità di presentazione (ha accompagnato e intervallato una cena buonissima, servita come nei migliori ristoranti – ma ogni giorno siamo stati coccolati dal luogo ospitante! –: penso possa essere anche questa una “tecnica” di animazione!) e anche il tentativo di proporre uno spettacolo “di storia sacra” raccontato con un linguaggio “aggiornato!”. Ma… a mio avviso non ha ancora realizzato quella “comunione” di linguaggio e contenuto che vorrei fosse proposta. Non è sufficiente, secondo me, usare un “gergo” definito giovanile per dire che l’annuncio è fatto ai giovani di oggi… Ci vuole qualcosa in più, mi aspetto qualcosa in più.
La stella più bella di questo cantiere, per concludere, è stata la possibilità della condivisione multiforme: tempo, esperienze, storie, preghiera… in un clima davvero molto positivo e propositivo.
Segno evidente di una organizzazione intelligente, attenta, “incarnata” che ben sa che il sorriso e la gioia aiutano un cantiere a lavorare meglio! Mi porto dentro tutto quanto ho scritto come impegno personale, nella mia vocazione e nel mio servizio diocesano, ma porto nel cuore una frase di don Michele Falabretti che mi è guida, compagna, criterio: bisogna stare nella Chiesa da fratelli! Di alcuni fratelli maggiori, di altri fratelli piccoli che tanto hanno da imparare, sempre in ogni caso fratelli in Cristo, con la coerenza che questo significa nelle nostre relazioni e collaborazioni, una fratellanza incarnata in ogni aspetto.
E ora… si continua a camminare insieme, aspettando la GMG di Cracovia… ma non stando fermi! Tante attività si stanno avviando perché ci sia un PRIMA, già in cantiere, e un DOPO da costruire… stella dopo stella!
* 33 anni, suora apostolina da tre, membro religioso dell’équipe di PG della Diocesi di Albano Laziale. Il carisma del suo istituto la rende sempre attenta all’annuncio vocazionale (annunciare ad ogni persona, e ai giovani in particolare, che la vita è un dono di Dio e che su ciascuno c’è un disegno… da scoprire, vivere, donare).Si sforza di portare questo contributo anche nella PG diocesana.