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    Il tempo libero degli adolescenti: tra territorio e reti virtuali



    Valerio Corradi

    (NPG 2014-05-75)


    Il tempo libero è connesso alla costruzione dell’identità dell’individuo e alla sua realizzazione. Come per gli adulti, anche per gli adolescenti esso rimane un ambito privilegiato per cercare di comprendere come gli individui instaurano relazioni con i soggetti che li circondano e come abitano il territorio nel quale vivono.
    Concordando con le indagini IARD possiamo definire il tempo libero come “tempo a disposizione da dedicare ai propri interessi e divertimenti” [1], un tempo di rigenerazione rispetto a quello segnato da obblighi e incombenze tipici del contesto lavorativo e scolastico che si contraddistingue per l’ambivalenza tra ricerca dell’autonomia individuale e omologazione tipica dell’adesione alla cultura dei consumi. Utilizzando questa categorie cercheremo di esplorare, in breve, due sfere fondamentali del leisure time adolescenziale: l’uso delle nuove tecnologie di comunicazione e la partecipazione alle iniziative del territorio.

    Una vita in rete

    Sul versante tecnologico e mediatico molte delle recenti ricerche sottolineano come la televisione mantiene una certa centralità nel tempo libero degli adolescenti, ma si tratta di un primato sempre più ‘insidiato’ dall’impiego di Internet. Inferiore è invece il tempo dedicato ai giochi elettronici.
    Inseparabile compagno è il telefonino che per la maggior parte dei ragazzi dichiara di utilizzare per più di 3 ore al giorno. Si tratta di un dato che mostra come questo strumento stia diventando sempre più un accessorio indispensabile, un elemento quasi imprescindibile del loro vivere quotidiano. Sappiamo poi che al crescere dell’età aumenta il tempo dedicato al cellulare e alla navigazione in Internet con un boom dopo i 15 anni. Sono soprattutto le ragazze ad essere precoci e assidue utilizzatrici del cellulare e sempre loro sono le migliori testimonial della cosiddetta “net generation”. A questa relazione “simbiotica” tra ragazzi e reti online contribuiscono indubbiamente le innovazioni tecnologiche che rendono possibile la commistione di attività comunicative ed espressive attraverso la gestione immediata di immagini, brani musicali e filmati e l’offerta di un accesso diretto a Internet.
    Non è poi da dimenticare che gli adolescenti di oggi sono la prima generazione della storia più competente e preparata delle precedenti. È attraverso i nuovi media e il loro simultaneo impiego che essi stabiliscono, chiudono e ricreano relazioni costantemente, mostrando una maggiore propensione a comunicare per immagini e per codici semplificati sempre con l’imperativo di essere online.
    In rete oltre al rapporto con gli altri subisce una trasformazione anche l’identità personale. Nello spazio mediatico le identità si fanno mobili [2]; mentre fino a pochi decenni fa l’identità personale veniva costruita sulle radici, sull’appartenenza a un luogo e sui legami con esso. Oggi tutto questo è ormai sostituito dalla capacità di servirsi, approfittare e anche godere di una mobilità virtuale praticamente illimitata. Gli adolescenti, prima che di un spostamento fisico, si compiacciono di un perpetuo movimento all’interno del flusso ininterrotto di informazioni e contatti in rete e della possibilità di comunicare con chiunque praticamente da ogni luogo fino a promuovere relazioni “intime” a distanza. Sono esperienze inedite, che portano con sé benefici straordinari ma anche costi non sempre immediatamente visibili connessi alla rimodulazione della relazioni del soggetto con se stesso e la realtà circostante.
    Allora, non pare esagerato sostenere che gli adolescenti siano la cartina tornasole che ci informa della costituzione di nuove forme di interiorità e intimità nella nostra società. Essi soffrono e gioiscono in maniera diversa rispetto al passato e tendono a costituire delle “relazioni pure” nelle quali il consumo visivo più che il coinvolgimento empatico costituisce il medium prevalente.
    Si sta assistendo all’affermazione di una nuova forma di socialità digitale con processi spesso segnati da ambivalenze che vanno però colti nelle contraddizioni di ambienti digitali che sono al contempo luoghi di omologazione e luoghi della comunicazione e dello scambio orizzontale.
    Sul piano educativo è opportuno cogliere motivazioni e significati delle nuove pratiche comunicative sottolineando che per i più giovani l’equazione reale=autentico, e virtuale=inautentico rischia oggi di essere fuorviante [3]. Certo, la rete si presenta da una parte come il luogo del consumo, della doppiezza e della reificazione, ma dall’altra parte la rete diviene lo spazio di una possibile umanizzazione e della produzione di nuovi significati che ruotano intorno a nuove esperienze di relazionalità in un contesto generale segnato da frammentazione e instabilità dei rapporti.
    Se i social network costringono i giovani a un eccesso di condivisione che fa venir meno privacy e intimità delle relazioni, è pur vero che tramite essi si promuovono forme di auto-organizzazione e di partecipazione che possono assumere anche una connotazione sociale e addirittura politico-culturale. Allo stesso mondo è presente un carattere relazionale nell’essere “on” ovvero sempre accessibili e disponibili per i propri amici in una cura e attenzione reciproca. Certo è che il gap generazionale tra vecchie generazioni e nativi digitali pone il problema della controllabilità degli accessi online e dell’educazione all’impiego dei nuovi media; si tratta di strategie che necessitano sia di un nuovo impegno del mondo adulto sia di dispositivi tecnologici più rispettosi della minore età.

    Il disimpegno dal territorio

    Molti indicatori attestano che negli ultimi anni a una riduzione del peso demografico degli adolescenti corrisponde un declino del loro peso sociale. Ciò è confermato dalla resistenza che la maggior parte dei ragazzi ha nel partecipare a iniziative del territorio e a diventare parte attiva del contesto nel quale vivono dal quale sono perlopiù distaccati e verso il quale provano un limitato senso di appartenenza.
    Uno dei pochi dati in controtendenza è la partecipazione all’attività sportiva che coinvolge molti ragazzi e che col passare del tempo diviene meno formale e più spontanea e dipendente dall’auto-organizzazione degli stessi giovani. Altre occasioni di aggregazione sono feste e momenti ricreativi. Marginali sono invece la partecipazione a incontri culturali, di formazione e a iniziative di solidarietà su scala locale. Emerge una totale estraneità dei giovani ad attività di solidarietà e formazione diverse da quelle ludico-ricreative. È in atto un processo di implosione della capacità di attrazione attiva e partecipativa di molte associazioni impegnate nelle comunità locali. Questo fa sì che il profilo del giovane è più simile a quello dello spettatore piuttosto che a quello dell’attore [4] anche se per gli stessi ragazzi, ad esempio, la scuola può avere un ruolo attivo e svolgere una funzione ponte per avvicinarli soprattutto alle attività prosociali del terzo settore. La scuola potrebbe svolgere una funzione di mediazione importante e si potrebbe legare l’itinerario formativo anche a percorsi di maturazione extrascolastici.
    Me è soprattutto lo sport, per le sue importanti connessioni con la riappropriazione dei luoghi da parte dei giovani, a rappresentare un punto di partenza importante per gli interventi sul territorio. Gli adolescenti che interrompono l’attività sportiva mantengono infatti una grande attenzione allo sport. Nella tarda adolescenza “il fare sport” non è più inserito in un contesto strutturato, con regole e codici propri che offre tutele (es. assistenza sanitaria) ma anche obblighi (presenza agli allenamenti, richiesta di perfomance), ma diviene più un’espressione della socialità spontanea dei ragazzi in discontinuità con la tecnicizzazione e la crescente razionalizzazione della pratica sportive nel mondo associazionistico.
    In quest’ottica il rispondere alle richiesta dei ragazzi di maggiori spazi autogestiti ovvero di spazi che siano aperti e meno “controllati” rispetto a quelli delle strutture sportive classiche e che vedano un loro coinvolgimento nella gestione può costituire un canale di coinvolgimento importante dal quale partire per coinvolgerli in altre e più ambiziose proposte.

    Conclusioni

    Dal quadro presentato emerge che gli adolescenti di oggi prediligono il canale virtuale e ludico-ricreativo per liberare le proprie energie. Sul piano educativo si avverte allora il bisogno di azioni che riguardino sia il territorio che il mondo virtuale.
    Per il territorio occorre ripartire dallo sport, uno dei pochi segmenti vitali della partecipazione giovanile che può essere un canale importante per inserire i ragazzi in percorsi di volontariato e di solidarietà. Per questo è necessario che associazioni sportive e gruppi della comunità locale creino una rete che sostenga le giovani generazioni nelle loro iniziative e che favorisca un ricambio generazionale attivo.
    Per quanto riguarda il mondo virtuale, strumenti che riscuotono consenso e sembrano poter agganciare i più giovani sono i blog e gli spazi online di condivisione a patto che non alimentino un fuga dalla realtà ma piuttosto integrino e valorizzino ulteriormente ciò che in essa è presente. L’utilizzabilità per fini educativi di tali spazi virtuali andrebbe ulteriormente approfondita ad esempio in merito alle forme e alle modalità di coinvolgimento degli stessi ragazzi nella gestione. L’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana della maggior parte degli adolescenti e come tale deve essere fatto oggetto di un investimento educativo. Da qui nasce l’esigenza di ricercare adeguate figure di mediazione in grado di creare e consolidare nel tempo un collegamento con la popolazione giovanile e di pensare a nuove modalità di coinvolgimento nelle proprie attività, sia per le realtà presenti sul territorio sia per coloro che vogliono accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita, presidiando e valorizzando il potenziale degli spazi online.


    NOTE

    [1] Caporusso L., Tempo libero, in Buzzi C., Cavalli A., De Lillo A., Rapporto giovani. Sesta indagine dell’Istituto IARD sulla condizione giovanile in Italia, Il Mulino, Bologna, 2007, p. 329.
    [2] Elliott A., Urry J., Vite mobili, Il Mulino, Bologna, 2013.
    [3] Cfr. Giaccardi C. (a cura di), Abitanti della rete. Giovani, relazioni e affetti nell’epoca digitale, Vita & Pensiero, Milano, 2010.
    [4] Cfr. Bazzanella A., Grassi R., I giovani della provincia di Milano: protagonisti o spettatori? Primo rapporto dell’Osservatorio Giovanidella Provincia di Milano, Milano, 2006.


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