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    Segni dei tempi e anno della fede /2

    Madonna e Lady Gaga, star del pop e dell’eccesso

    Luigi Guglielmoni – Fausto Negri

    (NPG 2013-02-63)


    Non è una rivalità musicale classica. Non è nemmeno una rivalità sportiva. La «singolar tenzone» che contrappone Madonna a Lady Gaga semmai ricorda più l’ostilità che divide due lottatori di wrestling. Si stuzzicano, si accusano vicendevolmente delle peggiori nefandezze attraverso i media ma, in fondo, sono complici perché sono ciascuna l’immagine riflessa dell’altra.
    Madonna s’è esibita quest’estate a Roma, prima data della tournée italiana, mentre Lady Gaga era in tour agli antipodi, in Nuova Zelanda. Madonna ha esordito all’Olimpico con un «There’s just one Queen» («C’è solo una regina»), mentre Lady Gaga si esibiva su Internet nell’ultima sua trasformazione: l’unicorno, il cavallo mitico; lo scatto che la ritrae in queste sembianze ha fatto il giro della rete e sembra serva per lanciare il suo nuovo social network, che dovrebbe raccogliere le immagini e i racconti dei «little monsters», i suoi agguerriti fans.
    Queste due popstar più che cantanti sembrano forzate della trasgressione. Dietro di loro, infatti, esiste un grande mercato che, per sussistere, ha bisogno di un alto tasso di provocazione continuamente rinnovato. La provocazione, infatti, richiede eccessi sempre maggiori.

    L’importante è stupire

    I critici hanno notato che oltre al sadomasochismo e ai temi femministi, i tre temi principali dei video di Madonna (nome vero: Louise Veronica Ciccone) e Lady Gaga (nome vero: Stefani Joanne Angelina Germanotta) sono: sesso, violenza e religione. L’importante è stupire. L’eccesso e il trasformismo sono le leve su cui agiscono per essere sempre e comunque alla ribalta, secondo quella che appare una ben calcolata strategia multimediale.
    Alcuni esempi. Il libro fotografico di Madonna, uscito in concomitanza con l’album Sex, intendeva rappresentare le fantasie sessuali della cantante, molte delle quali di natura sadomaso e omosessuale. Oggi fuori stampa, è diventato un oggetto da collezionisti. La «Material girl» (titolo di una delle sue prime canzoni) nell’ultimo tour in Turchia si è scoperta i seni, ma nel 1989 aveva cantato uno dei suoi maggiori successi, accompagnata da un coro gospel: Like a prayer («Come una preghiera»). Nel video musicale che accompagna il disco Madonna bacia la statua di un santo di colore che si anima, appare con le sacre stigmate e danza davanti a delle croci in fiamme.
    Ultimamente la signora Ciccone ha polemizzato con Marine Le Pen, la leader dell’estrema destra francese, il cui viso è stato proiettato sul megaschermo al concerto di Tel Aviv con una svastica in fronte. Nel concerto di Roma di 4 anni fa, dopo essersi fatta crocifiggere su una croce di cristalli Swarovski, sono arrivati i soliti strali contro il Vaticano; quest’estate in Russia, invece, ha protestato contro il governo Putin per i mancati diritti alle donne e ai gay: non si tratta di «merce nuovissima», ma le polemiche un po’ di polvere la sollevano sempre.
    È andata però meglio alla nemica Lady Gaga, che almeno è riuscita a farsi censurare dai fondamentalisti islamici lo spettacolo di Jakarta: una «botta pubblicitaria» notevole. La Signora Germanotta, pur di far parlare di sé, ha passeggiato nuda per New York, in un’esibizione ha sfoggiato un cappello fatto di scarafaggi viventi, in ogni spettacolo del Monster Ball Tour era presente una scena in cui si impregnava di sangue. Ma la trovata più «geniale» fu quando, in occasione degli MTV Video Music Awards 2010 si è presentata sul palco indossando un abito interamente fatto di carne bovina; lo stilista di quella trovata, Franc Fernandez, ha affermato che quel vestito ha dato una svolta alla propria carriera e il Time ha votato l’abito di carne come il miglior prodotto della moda di quell’anno. Lady Gaga non ha risparmiato la violenza nella sua esecuzione di Paparazzi sul palco degli MTV Video Music Awards 2009, nel quale ha messo in scena la sua sanguinolenta morte, finendo con l’appendersi ad una corda penzolante… A quando l’automutilazione?
    Anche negli «eccessi religiosi» Lady Gaga non è da meno di Madonna. Nel video della canzone «Alejandro» si è fatta ritrarre vestita da suora, nell’atto di ingoiare la collana del rosario o mentre, travestita da vescovo, fustiga tre docili ballerini con acconciatura monacale.
    L’incredibile è che dai mass-media le stravaganti esibizioni delle due popstar sono di volta in volta definite «altamente interessanti e innovative», oppure «potentemente geniali»… Siamo alla pazzia, o tutto questo non è che uno specchio e una rappresentazione dell’attuale società?

    Artefici e vittime di tutta una cultura

    «Cultura» significa il modo con cui viene «coltivata» una persona: l’importanza che viene data al corpo, alla mente, allo spirito… il rapporto con sé, la dimensione relazionale, i valori-base della propria esistenza.
    Ora, al di là della superficie e degli eccessi creati appositamente per attirare attenzione, appare chiaro come la nostra società sia condizionata da modelli come quelli proposti dalle due «star».
    Pierre Bourdieu, sociologo e filosofo francese, già parecchi anni fa segnalava un clima culturale in cui «la coercizione viene sostituita dalla stimolazione, l’imposizione di modelli comportamentali dalla seduzione, la regolamentazione normativa in quanto tale dal sorgere di nuovi bisogni e desideri».
    Adolescenti e giovani, oggi spesso senza radici, sono proprio coloro che, più fragili, respirano questo clima creato ad arte attorno a loro. Non è mai esistita una generazione giovanile che ha subìto un così intenso «bombardamento» di messaggi alienanti e contradditori come quella attuale.
    Certo, non sono le due popstar le uniche o principali fonti dell’attuale sistema consumistico: anch’esse, però, oltre che vittime ne sono certamente artefici. Attraverso i concerti, le pagine delle riviste, le apparizioni tv e live, i commenti su facebook, sfornano a getto continuo forme di marketing alternativo. In fin dei conti Pop non è solo l’abbreviazione di «popular». Nel linguaggio del marketing è l’acronimo di «point of purchase», cioè di «punto d’acquisto». Che nel caso delle nostre due cantanti coincide col personaggio.

    Alcune conseguenze di tutto questo sono evidenti:
    Consumismo. Nella società dei consumatori, gli schemi di comportamento influenzano tutti gli altri aspetti della nostra esistenza, vita lavorativa e familiare inclusa. L’attività del consumo è diventata una specie di stampo o modello del modo in cui i cittadini delle società occidentali vedono tutte le loro attività e la loro esistenza stessa. «Se appari, sei qualcuno». E per apparire devi essere alla moda.
    Eccesso. Il «Vietato vietare» è più che mai attuale. Sono saltati in aria i ritmi e le forme di vita (matrimonio, paternità, maternità). Viene sposata la cultura liberale e progressista.
    – «Lo devi a te stesso», dice la pubblicità. In un mondo privatizzato e globalizzato, la responsabilità delle scelte ricade sulle spalle dei singoli attori. I concetti di responsabilità e scelta responsabile, di solito relegati al campo del dovere etico e dell’attenzione morale per l’altro, si sono spostati nella sfera dell’autorealizzazione e del calcolo dei rischi. «Le scelte responsabili sono decisioni fatte in modo da servire meglio se stessi, così da soddisfare i propri desideri. Due le vittime collaterali: il soggetto, in quanto ad ogni bisogno/desiderio soddisfatto ne seguono altri più nuovi e irrealizzabili, creando continua frustrazione e insoddisfazione; una persona (come le due nostre star) che ha varie personalità, in definitiva non ne ha nessuna, perché non è mai se stessa. La seconda vittima è l’altro, come mancato oggetto di responsabilità etica e di attenzione morale.
    Trasformismo: significa «più vite in una». Si può rinascere più volte, in una vita vivere più vite, avere infiniti inizi. Il desiderio di eternità è asportato e trapiantato nella dimensione del momentaneo. L’identità viene assemblata e disassemblata in modo sempre nuovo.
    Scrive il sociologo Bauman: «L’acquisire un sé differente, gettare via la vecchia pelle per una sempre più ‘nuova’ diventa una necessità. Si ritiene che nulla duri per sempre. Farsi assorbire troppo profondamente e coinvolgersi emotivamente, prendere impegni di lungo periodo, vincolarsi indissolubilmente con le persone è una cattiva idea».
    Ne nasce una cultura del disimpegno e della discontinuità, dell’adesso e della fretta. Infatti tutto ciò che oggi fa bene, domani può essere veleno. Occorre dunque prendere la vita come viene, a frammenti, aspettando che ciascun frammento sia diverso dal precedente. La vita dell’adesso tende ad essere una vita di corsa. Nell’epoca della connessione facile vengono amputate le due estremità: il passato e il futuro. Ne soffrono pure il pensiero, la concentrazione, le decisioni profonde.
    La fede come cosa inutile, il peccato come virtù. Il modello dell’etica del sacrificio, della «formica» fa posto a quello della promozione, della possibilità, della cicala. Tacciono i «Padri della Chiesa» e arriva Madonna, tace Sant’Agostino e arriva Lady Gaga. Termini come «città dell’uomo e città di Dio», «bene e male», «Provvidenza» non significano quasi più niente. Il cristianesimo appare da subito datato, pesante, opprimente, nemico della libertà individuale e della felicità. Majorette, guerriera, regina del dancefloor, Madonna ha affermato più volte che peccare le piace, come canta in «I’m a sinner».
    Quante sofferenze! Il danno più grave, però, è la vita autentica. Le sofferenze umane si sviluppano grazie all’eccesso di possibilità, invece che come succedeva in passato, dall’abbondanza di proibizioni. Le depressioni nascono dal terrore dell’inadeguatezza, che rimpiazza le nevrosi causate dai sensi di colpa.

    Le due popstar di cui abbiamo parlato sono, anche in questo, un «modello»: ricchissime star ma «poverissime persone», con mille problemi derivati dall’infanzia.
    Madonna è ossessionata dai ricordi della fragilità delle madre e dal comportamento passivo che la donna aveva assunto prima di morire. È per questo che l’artista ha sempre voluto «far sentire la sua voce», non apparire mai fragile e ottenere l’approvazione altrui: «Sono diventata una che va sempre oltre il limite per ottenere l’approvazione dal mondo. Non ho avuto una madre, quindi ho bisogno di tutto il mondo intorno a me».
    Lady Gaga, a rischio di anoressia, ha raccontato ad un giornalista il suo passato da cocainomane: «A volte mi spaventa pensare a quando ero sdraiata nel mio appartamento a New York fra cimici e scarafaggi sul pavimento, con cocaina ovunque, senza altro interesse se non quello di fare musica e sballarmi. Non ho avuto un’infanzia infelice. Tutte le cose per le quali sono passata facevano parte della mia ricerca di un viaggio artistico per ‘rovinarmi’».

    Il «trionfo» del corpo

    L’immagine di sé diventa più importante delle proprie capacità. È il trionfo del corpo, ma anche del suo continuo avvilimento. La ricerca di autostima e felicità richiede la mediazione del mercato e finisce sempre davanti alla vetrina di un negozio. Più una persona è insicura, più compra. E tutto questo è funzionale alla società consumista.
    Sulla tematica della «corporeità» occorrerà ritornare, perché il corpo è «la mistica della contemporaneità» (Michela Marzano).

    La porta della fede

    La fede dona al credente un’autenticità di vita. Occorre, con una fedeltà creativa, ritornare alle sorgenti del nostro credere, per sperimentare personalmente e far sperimentare a tutti, quasi per contagio, la bellezza di un’esistenza sostenuta da una fede viva.
    Nella lettera di indizione dell’Anno della Fede, Benedetto XVI ha scritto: «Grazie alla fede, una vita nuova plasma tutta l’esistenza umana sulla radicale novità della risurrezione. Nella misura della sua libera disponibilità, i pensieri e gli affetti, la mentalità e il comportamento dell’uomo vengono lentamente purificati e trasformati, in un cammino mai compiutamente terminato in questa vita» (n. 7).
    Ai falsi modelli che vengono oggi proposti, occorre con forza far conoscere a tutti quegli «esempi di fede che hanno segnato questi duemila anni della nostra storia di salvezza. Infatti, per fede, nel corso dei secoli, uomini e donne di tutte le età, il cui nome è scritto nel Libro della vita (cfr Ap 7,9; 13,8), hanno confessato la bellezza di seguire il Signore Gesù là dove venivano chiamati a dare testimonianza del loro essere cristiani: nella famiglia, nella professione, nella vita pubblica, nell’esercizio dei carismi e ministeri ai quali furono chiamati» (Porta fidei, n. 13).

     


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