Lettere dal futuro interiore
Mariella Mentasti
Un professore esce dall’università1 e scommette su se stesso: va a tenere un corso di filosofia in carcere. Qui, l’ora di filosofia diventa scambio, spazio ritrovato nell’amicizia in cui si è veri, giusti e buoni. Le persone apparentemente senza un futuro riescono, attraverso la conoscenza, il pensiero, la narrazione, a ritrovare la loro "verità interiore" che li rende finalmente liberi di cambiare e affrontare il quotidiano con uno spirito diverso: “liberi anche dentro le mura”. Nel dialogare in cerchio e intessere legami di libertà si dischiude ai detenuti la possibilità di riappropriarsi di sé e del proprio tempo per edificare quel “futuro interiore” che “si condensa nel vano dell’animo e ci fa promettere ed educare ad essere al presente”.
Il futuro interiore è la condizione dell’animo che fa scommettere sulla vita e dà un senso al presente perché, pur nella cruda verità di un hic et nunc che schiaccia, può essere innalzato alla dignità di passato di quello stesso futuro che, dentro la coscienza, ha già trovato la verità.
Lettere dal futuro interiore saranno frammenti di speranza di coloro che, provati ma non piegati dalla sofferenza, hanno il coraggio di guardare alto e di riprendersi in mano la vita convinti che “l’uomo arriva dove arriva l’amore; non ha confini se non quelli che gli diamo”.
1 Il professore in questione è Giuseppe Ferraro, dell’Università Federico II di Napoli. Le citazioni sono estratte dal suo libro: L’innocenza della verità. Corso di filosofia in carcere, Napoli, Filema, 2008