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    Maria Santissima splendente di Bellezza


    Discepoli della bellezza /12

    Maria Scalisi

    (NPG 2011-09-53)


    Nel frammento dell’umanità di Cristo Crocifisso e abbandonato si manifesta la totalità della Bellezza di Dio. Dopo aver parlato del Figlio di Dio morto e Risorto per la nostra salvezza non possiamo non rivolgere il nostro pensiero a Maria Madre purissima della Bellezza.

    Nell’economia della salvezza un ruolo singolare per l’Incarnazione del Verbo spetta alla Vergine Maria, Diletta del Signore: Tu piccola, povera, debole, coraggiosa, perseverante, silenziosa, umilissima eppure «hai meritato»,[1] dice Agostino d’Ippona nei suoi Discorsi, di dare alla luce il Figlio dell’Altissimo.
    Per questo atto singolare tutta la terra viene inondata di Bellezza, poiché il Figlio di Dio «nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine».[2]

    Maria, opera d’arte di Dio

    Prima che iniziassimo a contare gli anni della nostra storia, nacque una Creatura verissima il cui Germoglio nato da Lei divenne per noi Sostanza di eterna Bellezza. Maria si turba, riflette, chiede spiegazioni e dice il suo «sì» irrevocabile; quel sì che riecheggia come voce eterna, come eterno è quel Figlio appena concepito nella sua Verginità: «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37). Maria di Nazareth accoglie il Figlio di Dio nella storia dell’umanità peccatrice; «per la donna eravamo stati condannati alla morte, per la donna ci è stata ridonata la salvezza».[3]
    Vogliamo conoscere un albero nella sua natura? Guardiamo in terra, dove giacciono le sue radici. Dalla terra sale a lui la linfa: al tronco, ai rami, ai fiori, ai frutti.
    Così è del giusto spingere lo sguardo nel terreno e nel fondo, da dove si eleva la figura del Signore: Maria, sua Madre.[4]
    Maria, «Opera d’arte» di Dio, con il suo sì ubbidiente, risponde alla chiamata dell’Altissimo ed è per questo che la sua figura assume un intenso valore estetico.
    L’essenza di Maria è come un materiale malleabile a disposizione dell’agire divino; «si deve vedere nella vita di Maria il prototipo di ciò che l’Ars Dei può fare d’una argilla umana che non vi si oppone».[5] Von Balthasar sottolinea l’esteticità della figura di Maria; anche sul piano naturale «l’immagine di Maria è inattaccabile; per gli stessi increduli ha il valore di una bellezza intangibile, anche quando la si comprende non come un’immagine di fede, ma solo come un simbolo augusto e di una portata semplicemente umana».[6]
    Per il Santo Padre Benedetto XVI, che spesso invita i cristiani a parlare di Bellezza e a percorrere la Via pulchritudinis, Maria è la Stella splendente di luce e di bellezza, che annuncia e anticipa il nostro futuro, la condizione definitiva a cui Dio, Padre ricco di misericordia, ci chiama. «I Padri e i Dottori della Chiesa, facendosi eco anche del comune sentire dei fedeli e riflettendo su ciò che la liturgia celebrava, hanno proclamato il singolare privilegio di Maria e hanno illustrato la sua luminosa bellezza».[7]
    Molto significativa è anche la via suggerita da Paolo VI:
    «Accessibile a tutti, anche alle anime più semplici, è la via della Bellezza che ci induce alla dottrina misteriosa, meravigliosa, stupenda della Vergine di Nazareth. Maria è la creatura tota pulchra, è lo speculum sine macula, è l’ideale supremo di perfezione che in ogni tempo gli artisti hanno cercato di riprodurre nelle loro opere; è la Donna vestita di sole (Ap 12,1), nella quale i raggi purissimi della bellezza umana si incontrano con quelli sovrani, ma accessibili, della bellezza soprannaturale».[8]
    La bellezza di Maria – che la tradizione cristiana acclama come tota pulchra – tutta Bella (Ct 4,7) – coincide con la sua piena santità, mentre il simbolo dello specchio si riferisce a Sap 7,26, ove si afferma che la Sapienza è speculum sine macula Dei maiestatis et imago bonitatis illius. Chiaro il riferimento alla immacolatezza della Vergine, che le permette di riflettere sul mondo la luce della Sapienza Incarnata, in tutta la sua Bellezza. Anche San Giovanni apostolo nella «Donna vestita di Sole» dell’Apocalisse fa ricorso ad un simbolo cosmico di bellezza: un richiamo a Maria aurora della redenzione.
    Per Agostino d’Ippona la Madre di Dio è la Donna che ridà «dignità alla terra» (dignitas terrae);[9] questo attributo di Maria può essere tradotto in vari modi: vanto della terra, fiore della terra, splendore della terra, profumo della terra o, letteralmente, «dignità della terra». Maria è la gloria, il vanto di tutta la terra, perché Madre di Dio, perché Madre Vergine, perché immune da ogni peccato, perché nuova Eva.[10] Ed in particolare è Madre della Bellezza, «di quella bellezza che è splendore della Bontà e della Verità. Perciò Maria è bella: è bella allorché con cuore umile (bonitas) e con parola vera (veritas) accoglie la volontà di Dio e si lascia possedere dallo Spirito di pace».[11]
    Maria rivela il mistero della «cooperazione» della creatura con Dio: «ecce ancilla Domini» (Lc 1,38); l’obbedienza implica l’attenzione costante e l’impegno di tutte le forze morali: «questa attesa vigilante, questa disponibilità attiva è la creta umida, nella quale soltanto può imprimersi la figura di Cristo».[12]
    Sia in Agostino d’Ippona che in tutti i Padri della Chiesa è viva la parola del «Credo Apostolico»: «nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine»; con questa azione santa inizia il progetto di salvezza di Dio, per questo atto singolare tutta la terra viene inondata di bellezza, poiché il Figlio di Dio «nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine».[13] «Una sorgente (...) sgorgava dal suolo e irrigava tutta la faccia della terra»;[14] Agostino vede nella fonte lo Spirito Santo e nella terra Maria, la Madre del Signore. Da notare che il Vescovo Agostino usa il verbo irrigare, che significa non solo bagnare il terreno, ma bagnare in pienezza, per ricordare il dono dello Spirito che lui definisce: «sovrabbondanza della Verità».[15] Maria è la scala, il tramite che consente a Dio di discendere sulla terra e che congiunge il cielo alla terra.
    Sin dall’antichità l’annunciazione di Maria Vergine venne chiamata «festa della Radice»: «inaugurando l’economia della salvezza si risale così alla ‘Radice mariologica’ e con questo la Mariologia diviene parte organica della Cristologia»,[16] poiché come dice il profeta Isaia «un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1). «Sono cose meravigliose, perché divine; indescrivibili, perché inscrutabili; non è in grado di spiegarlo la bocca dell’uomo, perché non è in grado di esprimerlo il cuore dell’uomo. Maria credette e in Lei quel che credette si avverò».[17] Il concepimento di Maria avviene attraverso un atto di fede «La fede nel cuore, Cristo nel grembo»;[18] «hai concepito la carne di Cristo mediante la fede»,[19] e lo ripete, Maria «piena di fede ha concepito Cristo prima nel cuore che nel suo corpo»;[20] questo significa prima di tutto che la maternità divina è preparata dalla fede di Maria e si compie in virtù di un consenso che è atto di fede. Questo sublime atto di fede perfeziona il suo concepimento mediante la carità e il dono di sé. Una verginità, soprattutto, spirituale spiegata da Sant’Agostino come «integra fede».[21] Dopo il suo «sì» il Regno di Dio «già» di fatto abita in mezzo a noi. La vita del Figlio è legata a quella della Madre e la vita della Madre è condizionata da quella del Figlio che Ella porta nel suo grembo. Simbiosi tra la Madre e il Figlio. Un’unione di vita strettamente legata l’una all’altra. Maria si fa solidale con Cristo fin dal primo momento in cui incomincia ad essere Uomo in Lei. Maria lo accoglie nel suo grembo, riconoscendosi e volendosi «serva del Signore»: affinità perfetta tra il Figlio e la Madre sino al Calvario. Per questo atto di fede, di ubbidienza e di umiltà i cristiani di tutto il mondo trovano in Maria una grande Bellezza. Rispetto alle creature per Maria viene affermata una relazione di singolare eccellenza. Il dono di Grazia santificante precede di gran lunga tutte le altre creature celesti e terrestri.[22]

    Per gli educatori

    Conquistare i giovani con la forza di Dio è possibile, come ci ha insegnato Don Bosco, certi che ogni umano intelletto possiede la capacità di sistematizzare la realtà, cioè la capacità di realizzare il passaggio dai segni sensibili alla realtà invisibile.
    Ogni educatore ha il compito di accompagnare i giovani nel cammino della vita, in modo che possano scoprire la loro autentica dignità attraverso la figura e il modello della Madre del Signore, icona splendente di Bellezza e manifestazione visibile del bene; un bene espresso in fede, servizio e grazia.
    Ogni donna è chiamata ad essere, come Maria, bella nell’anima. Giovanni Paolo II precisa che: «una maggiore presenza sociale della donna si rivelerà preziosa, perché contribuirà a far esplodere le contraddizioni di una società organizzata su puri criteri di efficienza e produttività e costringerà a riformulare i sistemi a tutto vantaggio dei processi di umanizzazione che delineano la civiltà dell’amore» (Giovanni Paolo II, Catechesi del 29-VI-1995).
    In quest’ottica si comprende l’insistenza del Pontefice ad incoraggiare un discorso mariologico quale riflessione teologica capace di promuovere la bellezza spirituale della donna: «dinanzi al vergognoso sfruttamento di chi talvolta rende la donna oggetto senza dignità (...), Maria riafferma il senso sublime della bellezza femminile, dono e riflesso della Bellezza di Dio» (Giovanni Paolo II, Catechesi del 29-XI-1995).


    NOTE

    [1] Cf Serm. 291,6: PL 38,1319, NBA XXXIII (273-340), 203.
    [2] Cf Serm. 214,6: PL 38,1069, NBA XXXII/1 (184-229), 227.
    [3] Cf Serm. 289,2: PL 38,1308, NBA XXXIII (273-340/A), 175.
    [4] Cf R. Guardini, Il Signore, Riflessioni sulla persona e sulla vita di Gesù Cristo, Queriniana, Brescia 1992, p. 25.
    [5] Cf S. De Fiores, Maria, Centro di Cultura Mariana, Roma 1991, p. 359.
    [6] Cf H. Urs Von Balthasar, La gloire et la croix. Les aspects esthétiques de la revelation, I: Apparition, Paris – Aubier 1965, p. 474-475.
    [7] Cf Benedetto XVI, XV seduta pubblica delle Pontefice Accademie, (Roma 16 dicembre 2010).
    [8] Cf Paolo VI, Allocuzione ai rappresentanti al VII congresso mariologico internazionale, Libreria Vaticana, Roma 16.05.1975.
    [9] Cf De Gen. c. Man. 2,24,37: PL 34,216, NBA IX/1, 170.
    [10] Cf Sant’Agostino, Maria, Dignitas Terrae, Vol. 12, a cura di O. Campagna, Città Nuova, Roma 1995, p. 31.
    [11] Cf A. Gouhier, L’approche de Marie selon la Via pulchritudinis et la Via veritatis, in «Études mariales» 32-33, (1975), p. 70-80.
    [12] Cf H. Urs Von Balthasar, La gloire et la croix. Les aspects esthétiques de la revelation, I: Apparition, Paris – Aubier 1965, p. 477.
    [13] Cf Serm. 214,6: PL 38,1069, NBA XXXII/1 (184-229), 227.
    [14] Cf De Gen. c. Man. 2,24,37: PL 34,216, NBA IX/1, 171.
    [15] Cf De Gen. c. Man. 2, 6,7: PL 34,200, NBA IX/1, 131.
    [16] Cf P.N. Evdokìmov, Teologia della Bellezza, L’arte dell’Icona, San Paolo, Milano 1990, p. 247.
    [17] Cf Serm. 215,4: PL 38,1074, NBA XXXII/1 (184-229), 241.
    [18] Cf Serm. 196,1: PL 38,1019, NBA XXXII/1 (184-229), 73.
    [19] Cf C. Faust. 29,4: CSEL 25,747, NBA XIV/2 (20-33), 679.
    [20] Cf Serm. 215,4: PL 38,1074, NBA XXXII/1 (184-229), 241.
    [21] Cf En. in Ps. 49,9: CC 38,583, NBA XXV (1-50), 1261.
    [22] Cf E. M. Toniolo, La Beata Maria Vergine e Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa, Leberit, Roma 1998, p. 51.


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