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    LA GMG DI SYDNEY. UNO SPIRITO PER LA VITA /3

    Intervista a Nicolò Anselmi, responsabile del SNPG-CEI

    (NPG 2008-07-12)


    Domanda. Quali impressioni ha avuto al vivere direttamente questo evento di pastorale giovanile mondiale? Ovviamente le impressioni di un “responsabile nazionale” di pastorale giovanile...

    Risposta. La mia impressione è che questi eventi mantengano un grandissimo valore nella vita della Chiesa universale.
    In primo luogo la GMG è un grande dono per la comunità cristiana che la riceve; non vi è dubbio che Sydney e l’Australia non dimenticheranno mai il World Youth Day 2008; il Cardinal Pell lo ha ricordato più volte: al termine della S. Messa di Randwich ha ringraziato, con voce commossa, i giovani pellegrini per il dono meraviglioso che Sydney ha ricevuto. I giovani australiani credenti, i parroci, il grande numero di agnostici o di indifferenti sono stati certamente scossi dalla fede gioiosa, colorata, composta di tante persone provenienti da tutto il mondo; questo è il primo grande valore di una GMG: la testimonianza offerta agli abitanti di una grande metropoli; esso giustifica così grandi investimenti di tempo e di risorse umane ed economiche. Donare o far risorgere la fede di qualcuno è un gesto così importante di fronte al quale ogni difficoltà risulta essere poco consistente.
    In secondo luogo, la GMG ha un grande valore per i partecipanti stessi. Non vi è dubbio che un evento di questo tipo, con caratteristiche di “avventura”, di “grande impresa”, di imprevisto, di impegno prolungato, di “molto tempo vissuto insieme”, di disagio, di fatica, di profondità religiosa, incida in modo indelebile il cuore delle persone. A momenti affascinanti di questo tipo non è difficile anche trascinare giovani incuriositi, amici che stanno sulla soglia della comunità cristiana, attraverso l’antico “vieni e vedi!”. In questo senso mi sembra che la GMG sia ancora un’opportunità sottovalutata; potrebbe essere sfruttata molto meglio in chiave missionaria.

    D. Il tema dello Spirito non è stato un po’ troppo “elevato” per i giovani? In ogni caso, come il tema dello Spirito può rinnovare giovani e pastorale giovanile? Cosa può voler dire per i giovani vivere – riscoprire – una vita nello Spirito?

    R. Parlare dello Spirito Santo non è semplice: anche Gesù ha trovato qualche difficoltà a presentarlo ai suoi più vicini, così come non è stato semplice per il Signore convincere l’apostolo Filippo dell’esistenza del Padre, di una persona che “non si vede”. Anche S. Paolo, in fondo, ha preferito partire dei frutti dello Spirito che ne manifestano la presenza.
    Credere nello Spirito Santo è una questione squisitamente di fede; chi non crede alle parole di Gesù, Figlio di Dio, non può credere all’esistenza dello Spirito. La questione della vita spirituale mi sembra sia oggi centrale. I giovani e i meno giovani oggi hanno un enorme bisogno di interiorità, di profondità, di verità su se stessi. La vita spirituale si intreccia con la psicologia, la fragilità, la sofferenza, le grandi domande sul senso della vita, la vocazione.
    I giovani e gli adulti hanno sostanzialmente risolto i loro bisogni materiali: un italiano difficilmente muore di fame o di freddo; le persone si ritrovano invece spesso a fare i conti con un vuoto di relazioni e di amore, a subire il grande inganno dell’efficientismo, del consumismo, della superficialità.
    Questa modalità esistenziale ha mietuto vittime nella droga, nell’alcool, nel disagio psichico, ma fortunatamente è ormai stata smascherata. Ci attende l’inizio di una nuova era, segnata dall’interiorità, dalla profondità e dall’amore.

    D. Come tradurre in quotidiano (dunque educativamente: vita, relazioni, strutture, scelte...) questi “eventi” di chiesa che si vivono ogni due-tre anni e dunque corrono il rischio della eccezionalità ed estemporaneità?

    R. Gli elementi di una GMG che possono diventare quotidianità sono molti; provo ad elencarne alcuni.
    - Il gruppo. Non si parte mai per una GMG da soli. La vita di fede chiede una dimensione comunitaria; un cammino fatto insieme con coetanei e adulti è necessario per una solida esperienza di fede.
    - Catechesi e preghiera. La GMG ha un grande contenuto qualitativo e quantitativo di fede; la Parola di Dio e i Sacramenti occupano un posto centrale e possono diventare quotidianità.
    - Il Papa e i vescovi. Durante la GMG i giovani entrano in contatto stretto e frequente con i Vescovi e il Papa; questi riferimenti “istituzionali” che rappresentano le fondamenta della Chiesa, richiamano alla diocesanità dell’esperienza di fede senza la quale l’incontro con Gesù rimane giovamento parziale ed incompleto.
    - La creatività e la gioia. Canti, slogan, magliette, cappelli, danze, giochi richiamano quelle caratteristiche tipiche del mondo giovanile che devono essere valorizzate nelle comunità cristiane, a partire dall’Eucaristia domenicale per arrivare ad ogni momento di festa e di vita comunitaria.
    - L’avventura e l’imprevisto. Non so quanti gruppi giovanili trascorrano una notte sotto le stelle come quella di Randwich, in Italia. La GMG è anche avventura, imprevisto, novità; è sognare cose nuove, non lamentarsi alla prima difficoltà, mangiare quasi qualunque cosa, lavarsi come si può e dormire vicino ad un amico che russa. Questo spirito avventuroso, appoggiato alla presenza provvidente di Dio, lo si può portare con facilità nel quotidiano delle nostre comunità cristiane giovanili.
    - Le testimonianze. Questo aspetto è più impegnativo di altri. Pregare, cantare, celebrare, raccontare Gesù per le strade di Sydney quando si è in 150.000 non è difficile; fare cose simili nella propria città è molto più difficile… eppure il mondo ne ha bisogno.

    D. Può tentare una rilettura dei doni dello Spirito applicati al mondo giovanile?

    R. Durante la GMG alcuni giovani hanno ricevuto la Cresima; in questo modo siamo stati tutti invitati a ripensare alla nostra iniziazione cristiana, al nostro Battesimo e alla nostra Cresima.
    I cristiani posseggono in pienezza lo Spirito Santo.
    Su questa certezza va impostata la propria vita e la pastorale giovanile deve aiutare i ragazzi a vivere questa realtà che è già presente ed operante.
    Dalla presenza dello Spirito Santo in noi, dai suoi doni di luce, di coraggio, di generosità, di gioia può nascere per ognuno la scoperta della propria vocazione, la forza di abbracciarla e di perseverare in essa.


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