Luciano Meddi
(NPG 2001-05-56)
Milioni di credenti hanno accresciuto la loro spiritualità, rinforzato la loro speranza nella vita, compreso la misteriosa presenza di Cristo risorto in mezzo alla sua comunità attraverso le parole di questo salmo. Una poesia semplice e immediata.
1. Il testo affonda le sue radici in esperienze personali del salmista ma ancora di più nella storia di Israele. Questo popolo ha sperimentato il proprio Dio come un pastore che cammina davanti a sé sia nella grande vicenda dell’Esodo che nella decisione di accettare i Dieci Comandamenti. Dio gli propone di liberarsi dall’Egitto. Lo spinge a camminare per il difficile sentiero della libertà prima nel deserto e poi nella concreta realizzazione di una società diversa e autentica. È un popolo che ha sperimentato il bastone sicuro di Dio nella vicenda del mare che si apre. Il nutrimento e l’acqua frutto della gratuità di Dio sia nel deserto che nella terra promessa e conquistata, dove scorre latte e miele.
Per questo l’antico popolo quando pensa al futuro facilmente utilizza la stessa immagine e prega allo stesso modo. Di fronte al fallimento del progetto dell’alleanza, cioè della promessa di fedeltà di Israele alla novità di vita, il profeta non ha dubbi: Jahvè, colui che viene dal futuro e che cammina davanti, diventerà egli stesso il pastore di Israele. Allontanerà i falsi pastori, le false guide, le false autorità politiche e religiose, e tornerà ad essere guida sicura, giudice premuroso, creatore e costruttore di pace (cf Ezechiele cap. 34, ma anche Isaia 40).
E quando vuol capire come si costruisce il tempo futuro, cosa accadrà alla fine, come sarà la «fine del mondo», cosa c’è dopo la vita (o meglio quale è il senso profondo della vita e quando la vita ha un senso profondo), ricorrerà ancora allo stesso ricordo antichissimo: il futuro è essere ospitati nella casa di Dio nutrendosi delle sue parole di vita.
2. Dio sarà pastore attraverso un Suo pastore scelto con cura e preparato adeguatamente. Quando deciderà di manifestare e rivelare il modo autentico di costruire la vita, invierà il Suo pastore autentico: il suo Figlio Gesù, carpentiere a Nazareth, Maestro per le strade della Galilea e Profeta autentico sulla croce a Gerusalemme. Le sue scelte di vita e le sue parole sono il nuovo bastone, il giusto cammino, la mensa preparata, i sostegni spirituali e la sensazione di essere definitivamente a casa.
3. Avevamo bisogno di un pastore che ci desse la sua forza come alimento, la sua intuizione della vita come strada per il futuro, la sua silenziosa presenza come amicizia che accoglie e ristora.
La sua decisione per i poveri e gli esclusi, gli sconfitti della terra, è ormai un Vangelo che illumina ogni valle oscura e contorta delle scelte politiche, sociali e religiose. Chi vuol camminare sa dove andare. Chi vuol riposarsi sa in quale casa fermarsi. Chi vuol nutrirsi sa quale alimento chiedere. L’antico progetto di liberazione è reso universale dalla missione di Cristo. L’antico pastore è ormai il pastore eterno.
L’esperienza di vita di Gesù
le sue scelte sofferte e coerentemente mantenute,
il suo Vangelo per i poveri di Dio
e l’invito alla condivisione, alla giustizia,
alla ricerca e alla speranza nel futuro, sono la mia guida.
In Lui riconosco che Dio è presente in mezzo a noi
e dirige la storia verso il suo giusto compimento.
Quando prendo coscienza di questo e rinnovo la mia decisione
per la vita cristiana non ho bisogno di altro:
mi sento tranquillo, dalla parte della verità,
aperto verso la mia missione nel mondo
e capace di affrontare avversità di qualunque tipo.
Soprattutto nei momenti di riflessione e di intimità
mi sento attratto dalla Sua proposta.
Essa cresce dentro di me:
unifica la mia mente, rafforza il mio cuore,
purifica le mie scelte di ogni giorno, riscalda il mio intimo.
Mi fa sentire collaboratore e figlio, costruttore del mio futuro
e sostegno di quello degli altri.
In ogni tempo della vita ho bisogno di sentirmi parte
del gregge del Signore.
E nel condividere il suo cammino la mia vita avanzerà
verso la pienezza del tempo.