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    Giacomo Ruggeri

    (NPG 2001-04-42)


    Piazzatevi davanti alle scuole e con tanto di microfono e telecamera provocate i giovani studenti con le parole, le foto del giubileo vissuto. Sentite cosa dicono, che cosa ne pensano, lasciate che si sfoghino. Il materiale raccolto rivedetelo in gruppo e confrontatevi. Le testimonianze più belle e provocatorie al dialogo mettetele in rete e dite, ai giovani intervistati, che potranno rivedere il loro messaggio nel sito della diocesi, parrocchia, oratorio, della scuola (sentire con i prof d’informatica, creare un tavolo di lavoro con il corpo docente) e da lì proseguire il dialogo.

    «Coltivate le amicizie, restate uniti, non disperdetevi e conservate lo slancio missionario.
    Il messaggio su cui avete riflettuto e l’esperienza fatta costituiscono dei formidabili punti di partenza per rinnovare la vita delle nostre comunità, per intraprendere nuovi cammini pastorali, per promuovere un’autentica cultura della vita e della solidarietà, per portare la buona notizia di Gesù Cristo ai vostri coetanei che non l’hanno ancora incontrato».
    (dal «Messaggio ai giovani» del Consiglio Episcopale Permanente della CEI, Torino, 21 settembre 2000)

    Si potrebbe dire: la scuola è oggi luogo di missione? Il bar, la piazzetta, le panchine ai giardinetti sono luoghi di missione? Risposta affermativa. Lo sono e come! Chi opera tra adolescenti e giovani in questi spazi, si ritroverà di certo nel dire che «terra di missione» è sotto casa, dietro l’angolo.
    Iniziamo a mo’ di provocazione: l’anno pastorale è nel pieno sviluppo, è nel vivo del suo programma. In che misura, spazi e tempi sono stati presi in considerazione i «luoghi di missione» sopra citati? Ovvero: l’oratorio, il gruppo associativo, il movimento giovanile, la parrocchia si sono dati come scelta di intervento pastorale, oltre ai confini territoriali pastorali classici, anche le zone, definite da alcuni sociologici, «di trincea»?
    I confini pastorali di oggi, sui quali progettare, sono cambiati e sempre più allargati, chiedendo ad ogni realtà educativa di interagire in forma attiva e dinamica. Sullo stile dei giovani.
    La scheda qui riportata desidera muoversi verso questo senso: raccogliere esperienze, farsi raccontare eventi di vita quotidiana, essere un canale di ascolto per le miriadi di voci che si elevano, citando d. Sigalini, dai «nuovi areopaghi» giovanili.

    «Ascolta… nuova Israele!»

    Primo comandamento per una équipe educativa: porsi in ascolto dei giovani. La tentazione forte di indottrinare, mietendo adepti a destra e manca, è quanto mai in agguato e gli stessi ambienti parrocchiali non ne sono esenti. Il servizio più importante da rendere agli adolescenti e giovani è di dar loro «facoltà di parola»: di’ la tua, esprimi il tuo pensiero, ciò che hai dentro lascia che emerga.
    Troppo spesso e con maestria pastorale si chiede ai giovani di incamminarsi su di una strada, senza prima averne visionato insieme le tappe, le difficoltà, le bellezze, l’arrivo. Non si tratta di calcolare i rischi, perché la fede è fiducia, è capacità di buttarsi nelle braccia di chi ti ama! È questione di «ascoltare e vedere» quale strada sta percorrendo il giovane, che cosa e chi cerca; solo dopo e con maturità di tempi, diversi da persona a persona, su questo terreno si può inserire la proposta cristiana. Con libertà e amore.

    Dal video box «fede-live» al «murales GMG ambulante»! Proposte di ascolto e non solo…

    Soggetti coinvolti:
    Elenchiamo tutti i soggetti chiamati in causa, che si differenziano e relazionano in base al progetto scelto:
    * équipe di educatori;
    * presidi scolastici (qualora ci si rivolga al mondo della scuola);
    * rappresentanti d’Istituto;
    * docenti di religione;
    * educatori dei centri di aggregazione per adolescenti e giovani (gestiti dall’Amministrazione Comunale);
    * ufficio delle Politiche Giovanili del Comune;
    * responsabili di cooperative che operano nel mondo giovanile;
    * centri/uffici di pastorale giovanile diocesana/regionale;
    * band musicali di quartiere, zona, paese;
    * radio locali;
    * tv locali;
    * InternetPoint presenti in zona;
    * stampa locale...

    Video box «fede-live»:
    Se il Papa ha detto di andare, beh… partiamo!
    Precisiamo sin dall’inizio che, quanto viene qui presentato, non vuole essere in alternativa agli Infobus dei Comuni o ai pulmini di prevenzione. È un nuovo volto di chiesa che sceglie di scendere in campo, decidendo di incontrare i giovani, senza aspettare che suonino al campanello della chiesa! Nulla di stravagante; si tenta di dare corpo all’espressione del Papa «intraprendere nuovi cammini pastorali» e «per portare la buona notizia di Gesù Cristo ai vostri coetanei che non l’hanno ancora incontrato».
    Sappiamo tutti che i giovani sono sempre «on the road». Il computer, la tv e il telefonino tentano di immobilizzarli, di renderli sedentari. Ma la voglia di scendere in strada, di incontrarsi è sempre più forte di qualsiasi altro richiamo.
    Uno dei luoghi che i giovani vivono con poco entusiasmo è il mondo-scuola. Arrivano stanchi con i loro booster di grido; scendono dai bus o metrò già eclissati nel loro mondo con tanto di cuffie alle orecchie; vivono la ricreazione più o meno come dieci minuti d’aria e se ne ripartono al termine delle lezioni come la fuga per la vittoria!
    Certo che non sempre avviene così. Anche se non si è lontani dalla realtà.
    Un modo per rendere, non diciamo più allegro, almeno più alternativo e stravagante il mattino di studio è proposto qui di seguito.
    Con un pulmino che attiri l’attenzione al giovane studente (lasciamo alla fantasia del gruppo organizzatore) piazzarsi davanti alla scuola o negli spazi scolastici circostanti (previo accordo e consenso con la Presidenza). Il pulmino al suo interno sarà dotato di una telecamera stile video box, dove i ragazzi possono liberamente parlare.
    Le fasi di aggancio per la proposta sono tre:
    - all’arrivo a scuola (sono sempre di corsa!), però tentar non nuoce;
    - durante la ricreazione (se è all’aperto);
    - al termine delle lezioni (è l’occasione propizia);
    Senza tanti preamboli ampollosi, premesse accalappiacristiani, introduzioni socio-psicologiche presentarsi con un semplice ma efficace «ciao…» e offrire la possibilità di dire la propria idea, opinione sul tema «fede-Gesù-chiesa». E come se dicessimo a Piero Angela di parlarci dell’universo in tre minuti!!

    Esempio concreto:
    Solitamente gli studenti escono a gruppetti da scuola. La cosa intelligente sarebbe quella di dare un foglietto quando i ragazzi entrano per le lezioni, in cui si presenta (in forma divertente-seria-provocatoria) che cosa rappresenta quel pulmino strano parcheggiato davanti alla scuola. Il docente di religione (precedentemente informato e che fa parte dell’équipe organizzatrice) fa da ponte con gli studenti. Può partire dal Giubileo dei Giovani vissuto a Roma, di certo vi sarà qualcuno che dirà: «io c’ero!». Oppure può prendere spunto dal programma che sta svolgendo in classe; o più semplicemente invitare i ragazzi a raccontare che cos’è per loro la fede, la religione, ecc...
    Per questa ultima proposta è bene fornire ai ragazzi alcune linee, onde evitare di cadere nel semplicistico o perdersi tra i massimi discorsi teologici.

    Alcune linee proposte:
    * credere in Dio nel terzo millennio per te vuol dire…
    * la tua parrocchia, oratorio, ti aiuta a crescere…
    * preti, suore, frati: sai cos’è la vocazione…
    * con tuoi amici, se parli di Dio, che cosa dici…
    * tra Gesù che parla di amore e un cantante che canta l’amore…
    ecc. ecc.

    … dal video alla vita!

    La partita non si chiude quando lo/gli studente/i escono dal pulmino lasciando al video box lo sfogo e quel che sia sulla dinamica della fede.
    Dopo una selezione intelligente e rispettosa, rivedersi per classi (biennio-triennio) per confrontarsi sul materiale raccolto, organizzare una assemblea d’Istituto, invitando degli ospiti esterni che aiutino a leggere i dati emersi, arrivando a delle conclusioni quanto mai operative.
    Sta di fatto che nel dare un microfono in mano ad un giovane (soprattutto con i mezzi di comunicazione) o lo si mette davanti ad una telecamera il rischio c’è, ma non si deve temere di osare.
    Il missionario muore ammazzato in terra straniera perché annuncia il Vangelo per amore di Gesù. Nell’ascoltare i giovani, in tutta la loro vitalità, si può intuire quale prezzo saremo chiamati a pagare in futuro, se la chiesa cessa di essere missionaria nei loro confronti.
    … (continua)


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