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    La giornata mondiale della gioventù Roma 2000


    Cesare Bissoli [1]

    (NPG 2000-04-37)


    Un evento grande e complesso

    La GMG – che avviene a Roma come XV GMG dal martedì 15 agosto alla domenica 20 agosto del 2000 – è un evento umano, fatto da persone vive, quindi ha un’anima e un corpo intimamente uniti e interagenti, esposti al rischio dell’eccessività, l’uno nei confronti dell’altro: l’organizzazione contro lo spirito e viceversa. Concretamente, quanto temiamo di più è che l’apparato veramente immenso, che occupa persone, tempo, danaro…, dati i problemi di ospitalità, agibilità, spostamento di centinaia di migliaia di persone in un territorio bello, ma ristretto come Roma, si coniughi con la propensione estroversa del mondo giovanile per una comunicazione rumorosa, frammentata, emotivamente forte, producendo una micidiale miscela di Woodstock cristiana, ricca di sensibilità, ma povera di riflessione, selettiva delle verità secondo i gusti del piacere, edizione mondiale di una new age cristiana. Questo dello «stordimento del sacro» è il pericolo di ogni GMG, di cui siamo pienamente coscienti, noi del Comitato nazionale, i Vescovi e tanti educatori, cui per grazia di Dio possono fare da anticorpo i giovani stessi, in quanto quelli che vengono sono per tanta parte giovani che hanno fatto la scelta della fede o sono disponibili ad essa (pur dovendo prevedere un inevitabile indebolimento di tensione partecipativa nella fascia più giovane di 15-16 anni), la figura del Papa che propone in termini schietti, anche severi, l’evento cristiano, lo svolgimento dell’insieme, che il Comitato nazionale intende mantenere in ambito esplicitamente credente, la preparazione nelle singole chiese e aggregazioni ecclesiali (movimenti e altro…). Certamente, vale come legge l’equazione che più grande è la preparazione, maggiore sarà la genuinità dell’evento. Siamo d’accordo che un assembramento di giovani, che potrà raggiungere i 2 milioni, che si esaltasse gridando per ore John Paul Two we love You o slogan analoghi, non è per sé un fattore di successo dal punto di vista della proposta in gioco.
    Ma senza entusiasmo, apertura, disponibilità, insomma senza un certo «disarmo del cuore», riesce una proposta educativa a passare, specie tra i giovani, segnatamente quella evangelica, così paradossalmente carica di esigenze, ma anche così apportatrice di liberazione e di gioia ? Non si dice proprio di Gesù, le folle «piene di stupore, dicevano: Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!» (Mc 7,37)?
    Intorno a questo binomio di anima-corpo, ma che potremmo anche esprimere e forse con più verità, con la categoria del sacramento, costituito dalla res o la grazia e dai segni che la comunicano, intendo sviluppare la presentazione della GMG seguendo questa scaletta: l’anima della GMG (il mondo degli obiettivi e dei contenuti), il corpo (almeno i punti assodati fino ad oggi) comprendente il quadro degli eventi.[2]

    L’ANIMA DELLA GMG 2000

    Mi piace presentare la GMG 2000 come tre sfide unite insieme o una sfida a tre livelli. È una sfida che può fallire, ma non vogliamo proprio che fallisca. Di cosa si tratta, e anzitutto perché la parola sfida? Perché si tratta di una proposta fatta alla libertà dei giovani, al loro sì e al loro no. Ed è fatta alla libertà perché si tratta di contenuti alti, impegnativi, che coinvolgono, interpellano la personale responsabilità. La GMG, questa soprattutto, vuol essere un manifesto di libertà, di libertà cristiana, appunto per i valori che propone.

    Prima sfida: una esperienza originale di fede

    Il primo livello di sfida proviene dalla qualità della proposta: una offerta originale di spiritualità, superando decisamente la facciata, l’omologazione, la routine o anche il semplice profilo orizzontale di convegni giovanili (dallo sport, alla musica, al sit-in per cause diverse), aprendosi al profondo e all’inedito.
    È una proposta di fede, o di rilettura della propria vita nella fede in Gesù Cristo, con il Papa, assieme a tanti altri, in un’assise veramente mondiale e in particolare vivendo come momento carismatico, effusione dello Spirito Santo, il passaggio al terzo millennio cristiano. Dice il Programma pastorale: «L’idea-madre e sintesi dell’intera giornata è: Riconoscere e vivere la fede come dono-risposta in Gesù Cristo, il Verbo fatto carne» (n. 4).
    Il mondo giovanile, così vario, e anzi variopinto per tante sue creative manifestazioni, si troverà immerso nell’Evento della Parola di Dio, più precisamente sarà chiamato a rivivere un incontro evangelico con Gesù Cristo, il Signore Risorto, esposto alla sua stringente logica di dono-risposta («Voi chi dite, che io sia?»: Mc 8,29; «Venite e vedrete»: Gv 1,39), e lo vivrà attraverso un preciso, personale atto di coscienza e di libertà, come un patto, espresso da un insieme di segni che fanno il tessuto della GMG: ascolto, riconciliazione, celebrazione, fraternità, opzione fondamentale per la fede nel mistero di Dio in Gesù Cristo, missione.
    Data la qualità squisitamente ecclesiale di questo convenire, non abbiamo timore di ritenere più confacenti alla sua comprensione certe esperienze fondamentali attinte dalla radice biblica: l’assemblea del popolo di Dio con Mosè al Sinai (Es 19-24), con Giosuè a Sichem (Gios 24), con Elia al Carmelo (1Re 18), con Esdra al ritorno dall’esilio (Neem 8), con il «piccolo gruppo» dei discepoli di Gesù (Lc 12,22), con la prima comunità nel cenacolo a Pentecoste (At 1-2). Si tratta sempre della proposta di un dono di alleanza, cui corrispondere con una scelta di rinnovata fedeltà.

    Seconda sfida: volare alto. Una cultura della fede

    Qui il primo livello della sfida si apre sul secondo e si confronta con i contenuti. Sono collegati ad un evento unitario, scandito da quattro termini e retto da una logica.
    Di esso parla esplicitamente il libretto già citato realizzato dal Comitato italiano per la XV GMG, La GMG un evento nel Grande Giubileo (v. nota 2).

    L’evento unitario è costituito dalla venuta di Gesù Cristo in mezzo all’umanità ormai da venti secoli

    È un compleanno evidentemente sui generis, che potrebbe somigliare al bimillenario di Cesare Augusto, o di Gengis Khan, ma che è di tutt’altro interesse, e certamente non riducibile ad un francobollo o medaglia commemorativa (che pure si faranno).
    Nel caso di Gesù Cristo si tratta di una figura storica che ha letteralmente sconvolto il mondo e continua a farlo con la sua proposta di Vangelo, cioè proposta di totalità, concernente Dio, l’uomo, il destino di ogni persona, proposta attuale perché questo Gesù è il Signore, vivo e operante nella storia. In verità questa memoria si dovrebbe rinnovare ogni giorno per il credente. Ma la simbolicità del 2000, il sapere che su di lui è stato scandito il calendario, focalizza ancora di più la singolarità dell’Evento e ci espone al Mistero.
    Il Grande Giubileo vuol ricordare, celebrare, appropriarsi di questo avvenimento, ricevendolo di nuovo in dono. La GMG è un evento del grande Giubileo, ossia la memoria bimillenaria di Cristo, fatta propria dalle giovani generazioni.
    Si tenga conto di questo nesso GMG e Giubileo, per le implicazioni contenutistiche e logistiche non da poco. Questo fatto unitario si manifesta nella rete di diversi fattori, che riassumiamo in quattro maggiori: Incarnazione, Giubileo, Roma, Giovani.

    Incarnazione

    «Dire Gesù, piace, soddisfa, perché, sia esistito o meno, è un bel tipo, la cui immaginabilità è già valore per questa terra fatta di tanti, troppi piccoli uomini». È un pensiero del tutto rispettabile di U. Eco. Ma il fatto è che Gesù non è solo un grande uomo, più o meno esistito, ma è una persona storica che porta in sé il segreto di Dio: egli è il Figlio di Dio fatto uomo. Il tema della GMG è noto: Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1, 14).
    Cioè il Verbo eterno di Dio ha preso carne nel seno di Maria di Nazaret, mettendo la sua tenda nel nostro accampamento umano, manifestandosi come il Messia, portatore nel mondo del Regno di Dio per un cambio del mondo; per questo fu eliminato nella Pasqua dell’anno 30 da uomini con ingiusta sentenza, ma venne risuscitato da Dio che egli chiamava con tenerezza Padre, Abba, e costituito Signore, giudice e salvatore dell’uomo singolo e della intera umanità. Da Lui è partito il movimento dei cristiani uniti in comunità come membra del suo corpo per annunciarlo al mondo. Alcuni, e non pochi, lo tradirono e lo sconfessarono; tanti i più, gli furono fedeli portando la sua bella notizia, il Vangelo, ai confini del mondo. Ora è capitato che nell’occidente diversi l’hanno dimenticato, e che quindi per loro rimane un dettaglio insignificante il bimillenario cristiano. Ma non è detto che gli oppositori di Cristo abbiano prodotto azioni migliori delle sue e dei suoi santi, e che il mondo sia diventato più umano. Anche tra i giovani, più incerti che neganti, si nota il filo di un tenue legame, crepuscolare. Esiste poi la fascia dei tanti altri, uomini e donne., (più minoranza che maggioranza, ma minoranza vitale) che invece gli vogliono bene, lo hanno scelto come Maestro, lo invocano, lo testimoniano, lo attendono. Tra questi il papa di Roma, successore del primo apostolo Pietro. Tra questi tantissimi giovani che hanno la grazia del «legame forte» con Gesù e la sua Chiesa.
    Incarnazione vuol dire «Dio con noi» in Gesù Cristo nella sua chiesa, vuol dire una visione della storia dalla parte delle radici, della Rivelazione, rivelazione che riguarda proprio gli elementi radicali dell’esistenza, quindi il senso del tempo, del corpo, dell’altro, dell’amore e dell’odio, del dolore e del futuro, della mafia e del volontariato, dei profughi in fuga….
    Che quindi il discorso su Gesù, l’invocazione a Lui, la festa con Lui, il grido di speranza in Lui, l’amore di Lui siano al centro della GMG è piacevolmente e giustamente inevitabile.
    Tutto ciò è richiamato dall’Incarnazione di Gesù, che il Grande Giubileo e la GMG accettano come sfida.

    Giubileo

    All’Incarnazione si unisce la parola Giubileo. I duemila anni di Gesù sono celebrati dentro un Giubileo, che per sé non ne è contenuto in senso stretto. Cosa apporta il Giubileo al mistero del’Incarnazione? Apporta una prospettiva, un linguaggio, una esperienza che possiamo chiamare conversione per una riconciliazione con Dio (e con la realtà) in Gesù Cristo. È una prospettiva e insieme una esperienza costitutiva, fondamentale di questa GMG 2000.
    Il Giubileo è una celebrazione biblica di liberazione dai fossati che si stabiliscono tra noi e Dio, di ricostituzione dell’alleanza spezzata dai peccati personali e collettivi, i quali – come denunciano i profeti e lo stesso Gesù – si organizzano nel mostruoso complotto di «peccato in verticale» provocato dall’orgoglio smisurato di essere come Dio, anzi di essere al suo posto, costruttori del bene e del male, dal quale per implacabile conseguenza irrompe il «peccato in orizzontale» espresso dalla ingiustizia e odio verso il prossimo, di cui la perdita dei beni, la schiavitù e i debiti fanno da mastini feroci.
    Di qui il doppio rito del Giubileo: ritornare a Dio e al prossimo in un unico gesto di riconciliazione, attraverso il perdono dei peccati e la remissione dei debiti, intendendo come tale ogni atto di carità costruttiva verso il prossimo in quanto eco della carità ricostruita con Dio.
    È diventata tradizione nella Chiesa dal 1300 il pellegrinaggio giubilare da tutte le parti del mondo ogni 25 anni. E sarà anche nel 2000 e con una accentuazione ancora in più marcata. Il bimillenario di Cristo non può essere una sosta oziosa, una specie di vacanza, nello scorrere dei secoli, bensì una lucida visione anche della linea nera del peccato, cioè della negazione, del rifiuto e dell’indifferenza al Vangelo, di noi cristiani per primi, con un impatto micidiale sulla storia dell’umanità di cui proprio il nostro «secolo breve» porta le cicatrici dolorose e ancora non rimarginate, anzi in più luoghi drammaticamente aperte: dalla Shoa alle tante micidiali oppressioni dell’uomo sull’uomo, passando nel solco della fatuità della coscienza benestante che stabilisce da sé i confini del bene e del male, possibilmente con vantaggio per i propri rispetto a quelli degli altri e quindi creando malessere sociale. Perché è peccato non solo opprimere gli altri, ma opprimere la propria coscienza senza il vento della verità del Vangelo e appiattirsi sui verbi del potere, dell’avere, del sapere per potere e avere. Non si può ritrovare l’evento Cristo se non forzando le porte murate dell’antievangelo sedimentato nella coscienza e nel cuore. Si capisce perché il Papa vuole il Giubileo come «purificazione della memoria» e capacità di atti di riconciliazione tra nord e sud, est e ovest.
    Si può capire come la GMG comprenda una specifica giornata di pellegrinaggio giubilare, intesa come un cammino di conversione e di penitenza e il rito della riconciliazione. E non senza un tono di festa, nel ricordo delle Beatitudini (Mt 5,1-12), codice della festa per chi «convertendosi, entra nel Regno dei cieli» (Mt 4,17). L’annuncio delle Beatitudini sarà infatti l’icona del pellegrinaggio giubilare. Il problema è di portare i giovani dentro la memoria storica, renderli coinvolti nelle «grandi narrazioni» del bene e del male, che sembrano aver perdute, e in questo grande contesto aiutarli a cogliere i propri personali peccati, riconoscendoli effetto e causa insieme del peccato del mondo, in modo di fare una vera esperienza di penitenza, operare una conversione, decidersi per vie nuove. È una operazione religiosa e culturale di grande respiro, un processo di conversione che deve partire dalle comunità locali, come cammino che richiede tempo, meditazione e così sfociare in una grande celebrazione comunitaria della penitenza con la recezione personale del sacramento del perdono

    Roma, città-santuario

    La terza parola che configura la GMG è Roma, definita città-santuario. Vi sono racchiusi alcuni elementi del mistero dell’Incarnazione che merita siano avvertiti dai giovani che ci vengono da tutte le parti del mondo.
    Quattro sono gli elementi che danno colore come di arcobaleno, alla GMG.
    * Il primo, il più estrinseco, è dato dal fatto che Roma e dintorni (città suburbicarie) sono il luogo che ospita i giovani che vengono a fare il Giubileo. Roma si apre cordialmente all’ospitalità. Vuol mostrare i suoi gioielli, per cui oggi si sta facendo faticosamente bella. Ha diritto di essere rispettata nella sua integrità umana, culturale, artistica. Non si vuole una nuova invasione di Vandali. La si teme. E l’organizzazione (il «corpo») qui si fa esigente in bisogni e risposte.
    * Un secondo colore è data dal fatto che a Roma i giovani incontrano il Papa, Giovanni Paolo II, che nel Vangelo compare con il doppio titolo datogli da Gesù stesso: «Tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa» (Mt 16,18) e ancora: «Tu conferma nella fede i tuoi fratelli» (Lc 22,32). Il Papa, che ama i giovani, non propone loro soltanto un messaggio di umana simpatia, ma comunica significati costruttivi e alti: guida i giovani a ricevere, tramite lui, la certezza della fede, la fede di Pietro e dei suoi fratelli vescovi, la fede della Chiesa (e non un’altra fede della new age, di qualche setta o delle proprie scelte preferite); e insieme, a nome di Cristo, il mandato di varcare le soglie della speranza e di testimoniare Cristo nel III millennio.
    * Il terzo colore che dona Roma al Giubileo sono i suoi martiri e i suoi santi, da Pietro e Paolo, Lorenzo, Cecilia, Agnese, Tarcisio, Filippo Neri, fino ad oggi, con le tante chiese e gli splendidi monumenti, anche quelli precristiani, segni così silenziosamente protesi verso il Messia. La memoria storica entra di prepotenza in questa città santuario per rafforzare, con tanti grandi testimoni, l’incontro con «il più forte» che è Cristo (cf Mc 1,7).
    * Il quarto colore è dato dalle persone vive, dalle comunità cristiane di Roma che accolgono i giovani. Roma non è un museo. La GMG vuol provocare scambio di doni che si fa comunione di preghiera, di festa, di amicizia («Incontragiovani»). Amo vedere Roma che spopola in ferragosto, non per fastidio o paura di chi viene, ma semmai per lasciare ai giovani il posto, mentre chi è giovane rimane ad incontrare i suoi coetanei.
    Vi è da incrementare tutta una operazione di sensibilizzazione delle comunità romane, giovanili in particolare, parrocchiali e religiose.
    Il Papa vi è ritornato espressamente più volte invitando l’Urbe ad esercitare la sua ben nota «carità romana» (termine coniato da S. Filippo Neri proprio a proposito del Giubileo del suo tempo).

    I giovani

    Interlocutori diretti e primari della GMG sono le persone vive e vitali dei giovani. «Cristo cerca i giovani – I giovani incontrano Cristo», afferma il Programma Pastorale (n. 5).
    Qui viene opportuno richiamare il senso di queste GMG, arrivate già al 15 anno (Roma 1985– Roma 2000). È un’esperienza voluta dal Papa con il sentimento di stima, di trepidazione, di fiducia, di coinvolgimento che lo contraddistingue a riguardo dei giovani.
    La stima nasce dal fatto che essere giovani non è uno sbaglio, un contrattempo o una pausa, ma un valore in sé, una ricchezza per il bene di tutti, perché la vita continui e migliori, perché il Vangelo continui nella vita e la migliori. Ma qui subentra la trepidazione perché il pianeta giovani talora sembra faccia fatica di ingranare con il vangelo e con la Chiesa: li sente, vangelo e chiesa, magari con suggestione, ma non li penetra con passione, né li fa propri con convinzione. Come il seme gettato sul terreno secco, per cui ciò che nasce e magari attecchisce da bambini, inaridisce da adolescenti.
    La causa di questa disaffezione è certamente collegata al contesto sociale, a causa di valori carenti, come il lavoro, ad esempio, e disvalori diffusi, come il principio del consumo illimitato. Il Papa però, e ogni educatore con lui, non può avere sfiducia, perché allora sarebbe la fine.
    Il Papa ha una sorta di apriori della fiducia, data dalla convinzione di fede che i giovani e Cristo hanno tra loro una segreta sintonizzazione, insieme nutrono ideali e attendono cambi, vogliono un mondo pulito nella giustizia, nella solidarietà e nella pace, nella difesa dei deboli, e non si arrendono al vecchio e al mafioso, per cui se i giovani cercano ispirazione e libertà, il Cristo del Vangelo gliele vogliono garantire in termini di verità, di coraggio, quando occorre di largo perdono, e sempre di speranza.[3]
    Qui il mistero dell’Incarnazione si esprimerà nella carne visibile di ragazzi e ragazze che si incontrano, si salutano, si parlano, si fanno scambio di doni, unendo ideali comuni e gesti di solidarietà verso altri giovani che non potranno o non vorranno essere presenti all’appuntamento. I giovani diventano il segno vivo, il sacramento, starei per dire, del Cristo che continua giovane ai giovani, e la GMG è proprio il Giubileo della «Chiesa giovane» (Progr. Past. 1).

    La dinamica interiore della GMG

    È stata riassunta in due parole latine perché hanno la radice nelle origini cristiane, nella stessa vita di Gesù: traditio e redditio, ossia consegna e restituzione, dono e risposta (cf Prog. Past, nn. 2-4). Vuol dire la attuazione di un dinamismo che coinvolge e rende personale ciò che esternamente si dice e si fa.
    – Tutto parte dal mistero trinitario di Dio. Nel Vangelo si legge: «Dio ha tanto amato il mondo da dare ad esso (tradere) il suo Figlio per salvare il mondo» (Gv 3, 16). Cristo è dunque la «consegna» (traditio) al mondo della cosa più grande che il Padre ha, il Figlio, per salvare il mondo.
    – Nella vita di Gesù si legge che egli sovente prega dicendo «Ti ringrazio o Signore per quello che fai attraverso di me» (cf Mt 11, 25s). E all’ultima Cena dice: «Ho realizzata la missione che mi hai consegnato» (cf Gv 17,4). E quando muore sintetizza la sua vita con: «Padre nelle tue mani consegno la mia vita» (Gv 19,30).
    Gesù allora è non è solo la consegna di Dio al mondo, ma è insieme la resa, la risposta più fedele che l’uomo, in Gesù, fa a Dio. Egli è la traditio-redditio fatta persona.
    – Questa esperienza impregna di sé la missione della Chiesa e di ciascuno di noi. Il cristiano è colui che riceve da Dio nella chiesa la fede (ecco la traditio), e vi risponde con una vita di fede (redditio).
    Questa è la logica della fede: un dono e una risposta.
    Nel tempo antico quando i cristiani diventavano tali con un lungo tirocinio detto catecumenato vi era l’usanza di dare dei segni da parte del vescovo ai catecumeni, che si impegnavano di ridare con la professione della fede nella celebrazione della Pasqua e attuare nella vita. Venivano consegnati il Credo, detto Simbolo della fede, il Padre Nostro, il Vangelo. E vi erano gli scrutini in quaresima per vedere il tipo di resa, quindi il livello di maturazione per il battesimo. Questa risposta ha una scansione nella celebrazione della Messa domenicale (Parola-Credo), trova spazio nella preghiera e nella vita cristiana, ha conclusione nella morte, che è la redditio massima ad un dono ricevuto nel battesimo, e insieme diventa l’accoglienza di una nuova traditio, la vita eterna, cui corrisponde una redditio di lode per sempre da parte del salvato.
    Ovviamente questa che è la logica di Dio, di Gesù, della Chiesa, dovrebbe essere rispettata, ma accade che non lo sia.
    Oggi purtroppo non lo è sempre. Soprattutto è dimenticata, deve essere riproposta.
    Ebbene, il bimillenario dell’Incarnazione è visto come un gigantesco memoriale del dono che Dio fa del Figlio al terzo millennio, per cui noi uomini (giovani) guidati dallo Spirito Santo prendiamo coscienza del dono di Gesù che ci è stato fatto duemila anni fa, ci rendiamo conto di come l’abbiamo ricevuto nelle nostre comunità di provenienza, di come l’abbiamo vissuto e non vissuto: il pellegrinaggio giubilare servirà a purificare la memoria, la via crucis farà memoria dei testimoni fedeli, la grande veglia e l’Eucarestia finale intendono essere una libera e convinta professione della fede ricevuta, la scelta di assumerla in modo rinnovato, assicurando il Cristo di volerla vivere in fedeltà, mostrandola anzi pubblicamente – ed è la migliore resa – nel III millennio.
    Da questo punto di vista la GMG intende essere un gigantesco momento di pedagogia della fede, una vera esperienza di libertà, un gesto personale meditato e voluto, come un sacramento, dono riconosciuto di Dio, ma pur sempre nell’accoglienza consapevole e responsabile dell’uomo.
    Evento misterico, visibilizzato in segni semplici di traditio-redditio, ispirato dalla fede, sostenuto dalla potenza dello Spirito Santo, realizzatore della grazia che il segno significa.
    Poi il popolo dei giovani cristiani come l’antico Israele potrà tornare «alle sue tende», o come i discepoli di Pentecoste, andrà a fare spazio alla «tenda di Cristo» in tutto il mondo, contento di aver visto la gloria del Signore (cf Es 24,17).

    Terza sfida: una partecipazione forte e esigente

    Qui si pone il terzo livello della sfida: la provocazione che ne nasce, la parola di Dio che si scopre e ci interpella. Ossia la sfida di una risposta personale e comunitaria. A questo livello di intensa soggettività, sarebbe insensato se un giovane pensasse «vado a Roma a divertirmi», come anche sarebbe profondamente ingiusto se dovesse dire «vado ad annoiarmi», tali e tanti sono gli stimoli umani e culturali, oltreché religiosi, di rilevanza mondiale.
    Il verbo giusto è «vado a coinvolgermi» in una grande esperienza, unica nel suo genere, che resta originale anche nel grande mercato degli show giovanili, e per questo richiede una partecipazione forte. Di cosa si tratta?

    IL «CORPO» DELLA GMG 2000

    Dobbiamo distinguere, come è propria della corporeità, gli elementi che danno «visibilità» all’anima, i segni del Mistero; quindi accennare alcuni elementi organizzativi primari, per concludere con alcune riflessioni di insieme.

    I segni dell’evento

    Intendiamo qui le esperienze celebrative ufficiali che raduniamo sotto alcune categorie-chiave.

    La preparazione

    È già in atto nelle diocesi delle singole nazioni.
    Due sono i segni più vistosi: il pellegrinaggio della Croce, icona per eccellenza delle Giornate; l’accoglienza ospitale di giovani non italiani di tutte le parti del mondo in diocesi italiane, per una esperienza cristiana di comunione e condivisione.
    Avverrà tra il 10 e il 14 agosto del 2000.

    L’accoglienza e ospitalità nella Chiesa di Roma (e diocesi limitrofe)

    Comprende due momenti: al mattino del 15 agosto, le diverse comunità di accoglienza celebrano insieme, ospitanti e ospitati, la Messa dell’Assunta, la Madonna del Magnificat, la prima testimone dell’Incarnazione di Cristo, con segni di accoglienza reciproca; nel pomeriggio, Giovanni Paolo II accoglie i giovani e apre ufficialmente la GMG con la sua personale testimonianza di fede in Gesù Cristo. L’icona di Maria, «Salus populi romani» e dei Santi Pietro e Paolo e i tanti stendardi delle chiese dei diversi continenti esprimeranno il contesto ecclesiale mondiale.

    Le catechesi

    Hanno per obiettivo presentare i grandi contenuti detti in precedenza, in sintesi l’Evento dell’Incarnazione nella storia di ieri e di oggi. Le catechesi, concluse da festose celebrazioni dell’Eucarestia, sono tenute da Vescovi, quali maestri della fede e fratelli nella fede, in chiese e altri siti romani nei tre giorni (16-18 agosto), per «propri giovani», quindi in gruppi linguistici, in centinaia di posti.
    Nei tre pomeriggi, la fraternità ritrovata in Cristo, espressa dalla convivenza con le comunità di accoglienza e tra gruppi giovanili, produce Incontragiovani, cioè una «festa giovanile» dalle mille espressioni, che dicono il Mistero di Cristo tra noi con forme di contemplazione, di celebrazioni artistiche, musicali, teatrali, mostre… Sarà veramente una straordinaria testimonianza di anima, di cuore, di vita, di gioia, a raggio mondiale!

    Il pellegrinaggio giubilare

    Intende esprimere la conversione-riconciliazione-festa del Grande Giubileo da parte dei giovani. È anche la partecipazione giovanile alla «purificazione della memoria» di tutta la Chiesa, voluta dal Papa.
    È un evento di singolare incisività, anche per le proporzioni esecutive. Si svolge «pellegrinando» a S. Pietro, lungo i tre giorni 16-18 agosto, con un flusso di circa 200.000 giovani per giorno (e notte), ispirati dall’annuncio delle Beatitudini, visto insieme come giudizio del nostro peccato, grazia di perdono e di riconciliazione, manifesto di gioia e di speranza, progetto di vita.
    Il passaggio della «porta santa» segnala questo inserimento rinnovato nel mistero di Cristo e della Chiesa. Dei segni opportuni manterranno la memoria del pellegrinaggio.

    La Via Crucis

    Esperienza tradizionale nella GMG per l’alto valore che la croce riveste, la Via Crucis avrà luogo a Roma tra il Campidoglio e il Colosseo, con la rilevanza teologica e storica che le spetta: sarà sintesi della memoria del martirio del Cristo e dei cristiani lungo questi venti secoli (è la memoria dei martiri così raccomandata dal Papa per il Grande Giubileo), efficacemente espressa dalla meditazione delle diverse stazioni e dal corteo degli stendardi dei martiri che vengono dalle diverse parti del mondo.

    La Grande Veglia

    Precederà una ricca, veramente unica nel suo genere, espressione musicale e recitativa da parte dei gruppi di tutto il mondo. Poi ci sarà la Veglia all’imbrunire, che manterrà tutta la sua natura di evento religioso.
    Essa comprende sostanzialmente una solenne professione giovanile di fede con il Papa e alla sua presenza, ritmata nella logica della traditio-redditio, secondo la seguente una trilogia:
    * Un grande Te Deum o ringraziamento al Padre per il dono del Cristo, cui si associano le voci di protagonisti della storia della fede: Maria, Pietro e Paolo, martiri, santi.
    * La memoria dell’avventura della fede cristiana oggi, nelle diverse chiese del mondo, dove il giovane ritrova le proprie radici della fede e ivi torna a viverla. Sarà un momento fortissimo di testimonianze di giovani nella tormenta della persecuzione e della sofferenza, ma anche nella fatica e nella fierezza di credere in Cristo nel contesto consumista attuale, esponendo al Papa dubbi, delusioni, attese e speranze.
    * La professione di fede, illuminata e sostenuta dalla Parola del Papa, sarà espressa comunitariamente in una proclamazione del Credo attualizzato secondo l’anima dei giovani.
    La veglia si concluderà la veglia con la consegna (traditio) da parte del Papa del segno della luce che è Cristo (una piccola lampada catacombale) e del «Libro della vita», il vangelo di Marco, in edizione ecumenica.

    L’Eucaristia

    Infine, l’Eucarestia, domenica mattina all’alba, il 20 agosto, sarà il grande gesto di rinnovamento dell’Alleanza e dell’invio missionario dei giovani al mondo. Il testo scelto per il Vangelo sarà proprio il più celebre dei mandati missionari di Cristo, Mt 28,16-20. Sarà veramente un rito grandioso, aperto a tutti, e che potrà vedere una presenza che si stima di due milioni di giovani.

    Elementi organizzativi e di supporto

    Si può immaginare le esigenze richieste da un evento così complesso. Qui diamo solo alcuni flashes utili per l’informazione.
    – In collaborazione con il Pontificio Consiglio per i Laici, che è il «titolare» ufficiale delle GMG, un Comitato Nazionale, presieduto da Mons. C. Nosiglia, Vicegerente di Roma,[4] al lavoro ormai da tre anni, ha realizzato un adeguato organigramma di uffici e persone secondo tutte le esigenze logistiche, sanitarie, alimentari, assicurative e promozionali per ogni aspetto. Si prevede un esercito di oltre ventimila «volontari» da tutto il mondo. Le comunità parrocchiali, religiose, scuole e altri siti faranno da luogo di soggiorno, mentre la grande Veglia e l’Eucarestia si svolgeranno nel campus della II Università Tor Vergata. Si prevedono fin dall’inizio 500.000 giovani, che supereranno certamente il milione per i due giorni finali. La struttura organizzativa ha centro a Roma, ma è articolata in tutte le diocesi, cui occorre fare il primo riferimento. Una buona fonte aggiornata di informazione è via internet: gmg2000@ chiesacattolica.it.
    – Il «logo» è già stato fatto, come l’inno della GMG. Esistono una specie di catechismo giubilare giovanile. È il libro Il Verbo si fece carne e venne in mezzo a noi. Sussidio per la preparazione, LDC, Leumann (Torino) 1999, comprensivo di testi (per adolescenti e per giovani) e di una guida. Sarà soprattutto il Vademecum della GMG 2000, in preparazione, a fare da «documento base». Una «sacca del pellegrino» darà colore al raduno. Le spese, per altro molto contenute, comprendono sempre un’autotassazione di 10 dollari per permettere di partecipare a giovani di paesi lontani e poveri. Si prevede infatti la presenza di un centinaio di nazioni, molte dell’est europeo. Sono venuto a sapere che i Moldavi cattolici sono circa 40.000. Ebbene 100 loro giovani si sono iscritti.
    – Uno dei punti-pilota nella GMG sarà il Circo Massimo, attrezzato come una sorta di santuario all’aperto, luogo di celebrazioni comunitarie, di confessioni, di incontri. Uno dei problemi, che si può ben dire «immani», è quello dei linguaggi che siano comprensibili per folle siffatte.
    Dei megaschermi faciliteranno la visione in punti strategici, ma è soprattutto l’audio al centro, in diverse lingue. Particolare attenzione sarà data all’espressività dei segni (celebrazioni siffatte vivono tutte di simbolismi), e alla TV che farà trasmissioni frequenti a raggio mondiale, in maniera tale che l’efficacia sia del tutto al servizio del messaggio e faccia unità con esso. Non si vuole né esibizioni di potenza né di teatralità, ma – stando al paradigma di anima e corpo – si intende realizzare un «corpo», che per quanto grande, lasci trasparire l’«anima» per ogni parte. Noi sogniamo una esperienza grandiosa di «inculturazione» del Vangelo a misura dei giovani.
    Naturalmente il cammino non sarà certamente facile da tanti punti di vista. Oggettivamente, dato il numero e il luogo, e anche per difficoltà indotte, magari ad arte, da questa o quella comunicazione massmediatica.
    È stato detto che queste delle GMG sono in certo modo manifestazioni «impossibili», ma che Dio fa in maniera che vengano fatte.

    QUALCHE RIFLESSIONE CONCLUSIVA

    Chiaramente un «corpo» così complesso per un’«anima» tanto alta ed esigente chiede certamente un corrispettivo educativo fatto di informazione tempestiva e di disponibilità spirituale adeguata, diciamo pure ascetica forte, per giovani perciò non svagati e sufficientemente motivati.
    Ciò porta ad alcune sottolineature:
    * Sia chiaro lo scopo.
    La GMG intende essere una esperienza di fede, consapevoli che l’amore del Padre rinnova, con la potenza dello Spirito, il dono di Gesù Salvatore dell’uomo, segnatamente come maestro, amico, signore dei giovani.
    La GMG mira a che l’inizio del terzo millennio possa essere una ripresa di ciò che avvenne all’avvio del primo: «Inizio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio» (Mc 1,1).
    * Ma siano chiare anche le motivazioni e risorse per conseguirlo.
    La complessità dell’esistenza, le paure dei giovani, l’oscuramento della fede e di fondamentali valori umani (senso della vita, della famiglia, crescente aumento di poveri…), siamo convinti – per un apriori della fede in Cristo Risorto, convalidato oggi dalle attese di tanti nella società – che possono trovare una via decisiva di luce, di coraggio e di speranza nell’annuncio del Gesù del Vangelo, riflettendo sulle sue stesse parole e opere, riconoscendo la sua coinvolgente proposta di Dio, dell’uomo, del cosmo, della vita, del futuro, osservando la volontà di non alienarci dalla storia, ma di starvi, come Lui vi è stato, e arricchirla secondo le risorse che il Padre dona al mondo attraverso i suoi figli più giovani.
    * Di qui l’intima qualità evangelica della GMG.
    Vanno poste in risalto la forte ispirazione biblica (è il linguaggio più sicuro, condiviso e tutto sommato anche più comprensibile per il suo impasto di realtà e di speranza); la riconosciuta centralità di Gesù Cristo, la cui Croce di 30 metri, svetterà ben più alta che il palco papale nella Grande Veglia; il solido spessore ecclesiale della manifestazione, per cui i pastori (vescovi, preti), talora così separati, sono ora in mezzo al popolo giovane, mostrando di essere una chiesa che trova se stessa andando alle radici del Vangelo, che riscopre i propri martiri, una chiesa dell’accoglienza, della fraternità, del linguaggio giovanile, una chiesa attenta agli ultimi...
    * Una grazia per tutti.
    Anche noi adulti siamo invitati a vedere in questa occasione, che si consuma in un giorno come il sì delle nozze, della professione perpetua, dell’ordinazione sacerdotale, ben più di una simpatica kermesse giovanile, ma la celebrazione di un rinnovato patto tra il Dio di Gesù Cristo e il mondo dei giovani.
    Veramente alle famiglie religiose di educatori, come la famiglia salesiana, è offerta una grande chance di comprensione e arricchimento.
    Personalmente ho fatto un po’ tutte le GMG, e da adulto educatore: ebbene, posso dire che non ne sono mai uscito deluso.
    * Con un ineludibile bisogno di una buona preparazione.
    Non dimentichiamo che la striscia di passaggio da una GMG genuina ad una spuria, è sottile. Soltanto una coscienza motivata è capace di non oltrepassare il segno. Non sono dunque le manifestazioni che fanno la GMG, ma il cuore credente che inventa e lievita le manifestazioni. Si può ben dire che da questa GMG si tornerà vittoriosi o sconfitti.

    NOTE

    [1] Membro del Comitato Nazionale per la GMG.
    [2] Ricordiamo come punti ufficiali di riferimento:
    * Il messaggio di Giovanni Paolo II per la XV GMG Roma 2000: «Il Verbo si è fato carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14) (Roma 29 giugno 1999).
    * XV GMG Roma 15-20 agosto 2000. Programma pastorale. Schede di approfondimento (a cura del Comitato Nazionale per la GMG) (Roma 1999).
    * Verso la XV GMG (Roma 2000). Documenti, indicazioni, suggerimenti, appunti, a cura del Servizio Nazionale di PG (Roma 1999).
    * Il libro della GMG o del pellegrino (in preparazione).
    [3] I contenuti specifici del Messaggio del Papa per la GMG2000 si possono riassumere così:
    – Ogni GMG nasce attorno alla «Croce, segno dell’amore del Signore Gesù per l‘umanità», per cui i giovani tutti insieme formano un «ininterrotto pellegrinaggio, dove la Croce cammina con i giovani e i giovani con la Croce».
    Oggi ciò avviene a Roma nel contesto del «Giubileo dei giovani» (n. 1);
    – Il tema scelto celebra l’Incarnazione di Cristo in Maria, che dà la sua vita per l’uomo dimostrando così la «passione del suo amore» e il mistero della Redenzione che ci circonda, per cui non possiamo che «spalancare le porte a Cristo» (n. 2);
    – Ciò comporta nei giovani «contemplazione e azione»: «Giovani di ogni continente non abbiate paura di essere santi del nuovo millennio! Siate contemplativi e amanti della preghiera; coerenti con la vostra fede e generosi nel servizio ai fratelli» (n. 3);
    – Ciò comporta da parte dei giovani assumere come patrimonio sacro questa fede della Chiesa in Cristo, confermandola nella GMG davanti al mondo e portandola nel prossimo secolo, avendo come segno-guida il «Libro della Vita», il Vangelo (n. 4);
    – Maria «giovane come voi», che per prima fece l’esperienza accogliente e fedele del Cristo Incarnato, diventa il segno vivo dell’Avvento di Gesù.
    [4] Altri membri sono Mons. G. Betori, sottosegretario CEI, D. D. Sigalini, responsabile del Servizio Nazionale di PG, D. Cesare Bissoli e D. Mauro Parmeggiani, responsabili del Servizio Diocesano di PG a Roma, Ing. Lorenzo Serri come Segretario Generale e il Dott. M. Bedeschi come amministratore.


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