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    Il secchione



    Nicoletta Grieco

    (NPG 1999-06-21)


    Mi chiamo Roberto, ho quattordici anni e frequento la quarta ginnasio.
    Ho deciso di raccontarvi questa storia perché è una storia a lieto fine; questo potrà forse sembrare banale visto che siamo abituati a sentire storie tragiche in cui noi giovani veniamo maltrattati o delusi dalla vita, oppure potrebbe sembrarvi un po’ ingenua. Non lo è: è una storia «semplice», come sono tante cose nella vita.
    Nella mia classe sono considerato un «secchione», questo perché ho attitudine allo studio e mi piace leggere. Questa definizione mi ha creato non pochi problemi, nel senso che quando sei considerato un secchione è un po’ più difficile distinguere tra chi vuole esserti veramente amico e chi ti sta dietro solo perché lo aiuti a fare i compiti. Devo dire che io di natura sono piuttosto diffidente per cui non mi sono lasciato andare con i miei compagni, guadagnandomi pura la fama di «orso» solitario.
    Non parliamo poi delle ragazze! Il solo fatto di prendere nove in greco sembra allontanarle da me, mentre sono decisamente più attratte da quelli che fanno chiasso in classe e si comportano da bulletti.
    Mario è seduto dietro a me sin dall’inizio dell’anno. In effetti lui è stato uno dei pochi che ha tentato di avvicinarmi. Ogni tanto buttava lì una battuta sulla politica o su qualche bel libro che aveva letto cercando di provocare una mia qualche reazione; io, al solito diffidente, gli rispondevo a monosillabi per poi velocemente immergermi nella lezione.
    In effetti non so perché mi comportavo così, Mario mi è stato simpatico sin dall’inizio, tuttavia oltre alla diffidenza ci si era messa pure la mia timidezza, la mia paura di risultare goffo in qualsiasi atteggiamento che fosse estraneo allo studio.
    Poi è successa una cosa che ha cambiato tutto.
    Io, generalmente, pur essendo un po’ isolato dal resto della classe, non ho mai negato aiuto a nessuno durante i compiti in classe di latino e greco, per cui, se qualcuno me lo chiede (anche se so benissimo che è contro le «regole») gli passo il compito. Due settimane fa, durante l’ultima versione di greco, mi sono accorto che Mario era in serie difficoltà: mi sono voltato e ho letto nei suoi occhi una richiesta di aiuto.
    Ho preparato il solito fogliettino ma, purtroppo, nonostante la mia consolidata esperienza nei lanci mirati, il biglietto è caduto miseramente al lato del mio banco.
    La Prof., arcigna come sempre e con una vista infallibile, ha visto il pezzo di carta e, prima che io potessi fare qualunque cosa, lo ha raccolto velocemente.
    Con il suo sorriso beffardo ha alzato il bigliettino e ha chiesto alla classe «Chi è il furbacchione?». Chiaramente abbiamo taciuto tutti, come si fa in questi casi di emergenza, la Prof. non ci conosce ancora tanto bene da poter fare una perizia calligrafica. Ma stavolta la vecchia volpe non ha voluto farcela (o farmela?) passare, e ha sentenziato: «Beh, visto che nessuno parla sarà Roberto ad essere punito, il bigliettino era accanto al suo banco…».
    Io chiaramente sono sbiancato perché sapevo che la punizione a un gesto simile era l’annullamento del compito e sinceramente mi scocciava rovinarmi la media alla fine del quadrimestre.
    Non avevo ancora finito di pensare alle tragiche conseguenze quando ho sentito la voce di Mario dire: «No, prof, il biglietto non è di Roberto, è mio».
    Devo dire che anche la prof ci è rimasta un po’ spiazzata, era partita in quarta convinta della nostra omertà e adesso si trovava di fronte ad un reo confesso.
    Tirando fuori quel poco di umanità che le restava ha deciso, seppur controvoglia, di non punire nessuno dei due, chiudendo il caso con un’amnistia generale.
    Io invece mi sono girato e ho detto grazie a Mario.
    Che cosa è cambiato? Mario mi ha insegnato che a volte la diffidenza non paga e un gesto disinteressato di lealtà può essere l’inizio di una profonda amicizia.
    Adesso io e Mario siamo praticamente inseparabili, io ho incominciato a mostragli la parte di me meno noiosa e, oltre a discutere di libri e di politica, parliamo anche di sport e delle ragazze.
    Forse, penserete voi, se fossimo stati adulti e la posta in gioco più alta il gesto di Mario non sarebbe stato così disinteressato.
    Non importa; per adesso ci piace pensare il contrario, a me e Mario naturalmente, quando cresceremo si vedrà, nel frattempo speriamo che la vita ci aiuti.


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