Juan E. Vecchi
(NPG 1998-08-03)
Maria diede a Gesù non solo il corpo, ma la natura umana. Così capita sempre quando una donna concepisce e dà alla luce. E se l’incarnazione doveva essere reale ciò era inevitabile anche per Gesù. Egli ereditò da sua Madre i tratti fisici, il gesticolare, forse il tono della voce e la cadenza nel parlare; ma anche la forma di pensare e il modo di reagire di fronte alle persone, ai problemi e alle cose. «Ti assomiglia in tutto» dovevano dirle le sue compagne, madri giovani, guardando Gesù.
Alla generazione seguì l’educazione. Anch’essa contribuisce a «dare» la natura umana secondo la forma concreta in cui ciascuno la possiede. Il Vangelo ci tiene a dire che l’incarnazione fu reale pure riguardo a questo passaggio dell’esistenza. «Tornò a Nazareth con i suoi genitori»; e «stava loro sottomesso» (Lc 2,51): Non possiamo pensare a un rapporto filiale rispettoso e umile solo per il nostro esempio, ma internamente distante e autonomo: insomma, una finzione!
Maria offriva realmente a Gesù quello che l’educazione familiare comporta; Gesù riceveva ed elaborava da ragazzo, da essere umano libero.
I padri e gli autori spirituali hanno scritto pagine tenerissime sulla funzione nutrice di Maria e il suo contatto tattile con Gesù: abbracciare, baciare, dare il seno. Pittori e scultori l’hanno raffigurata quasi con diletto. «Tu, quando era bambino, lo accarezzavi tenendolo abbracciato al petto, mentre da Te il latte succhiava» (Efrem Siro). È il rapporto materno che darà forma alla affettività, alla manifestazione umana del Cuore di Gesù.
I vangeli lasciano vedere che ci fu anche quell’azione più specificamente formativa che ha luogo attraverso la parola, l’esempio, la correzione, la gestione della casa, l’introduzione nella società. Quello di Nazaret fu per Gesù un tempo di normale iniziazione nelle abitudini umane, nelle tradizioni religiose, nella cultura e socialità del proprio popolo. Maria diede la natura umana attraverso la generazione, la cura corporale e l’educazione materna.
A mano a mano che cresce, ciascuno va poi modellando con nuove esperienze la propria personalità, il vocabolario e il giudizio, le prospettive e i progetti. Si rende autonomo da chi l’ha generato: conserva un patrimonio genetico, ma acquista, trasforma e cambia caratteri e attitudini.
Gesù pure crebbe in età, sapienza e grazia; lo si vedeva svilupparsi e progredire. Lo Spirito che dimorava in Lui con tutta la sua pienezza lo portava oltre quello che Maria aveva potuto dargli o poteva immaginare.
Così quando intraprese la missione e fu proclamato dallo Spirito «Figlio di Dio» (Mt 3,17), ebbe parole, gesti e poteri non spiegabili dalla sua origine umana. Lo capirono i suoi compaesani che, curiosi, interessati e scandalizzati, si domandavano donde gli venisse tanta saggezza, energia e autorità. Affermò inoltre la sua libertà di fronte a tradizioni, famiglia e leggi. Maria dovette rincorrerlo con la fede e con l’amore. Ma intanto quello che gli aveva dato non si cancellò.
Perché Maria potesse trasmettere attraverso la generazione e l’educazione una natura umana inizialmente degna di accogliere e adeguata ad esprimere il Figlio di Dio, lo Spirito dovette lavorare nel suo pensiero, nella sua volontà, nei suoi sentimenti, nei suoi rapporti per renderli totalmente aperti a Dio, quasi riempiti di Dio. Come avrebbe potuto il Verbo assumere la natura umana che gli conveniva se questa fosse stata nella sua origine impermeabile, chiusa o solo distante da Dio? E che cosa avrebbe servito generare il Figlio di Dio, se poi durante il periodo della fanciullezza e della adolescenza, le parole, i gesti, gli insegnamenti di Maria non avessero corrisposto a questo primo momento?
Lo Spirito rese i tratti e gli atteggiamenti di Maria capaci di manifestare il meglio dell’umanità in rettitudine, sincerità, bontà, energia, giustizia, bellezza di parole e di gesti. I discepoli e la gente arrivano a riconoscere e confessare la divinità di Cristo, per una grazia speciale, che aveva un passaggio obbligato nella sua umanità.
«Concepì il Verbo prima nella mente e nel cuore che nel grembo» ripetono i testi liturgici raccogliendo il sentire del Vangelo e dei Padri che fissarono lo sguardo contemplativo su questo insolito avvenimento. «Ha custodito infatti, dice sant’Agostino, più la verità nella sua mente che la carne nel suo grembo. Cristo è verità, Cristo è carne. Cristo è verità nella mente di Maria, Cristo è carne nel grembo di Maria. Conta di più ciò che è portato nella mente di ciò che è portato nel grembo».
Così preparata, Maria fu per Gesù la Madre, come la si intendeva ieri e la si intende ancora oggi: quella che concepisce e dà alla luce comunicando la natura come essa la possiede, non un’incubatrice o un seno imprestato; quella che accompagna, oltre il fatto generativo, la crescita biologica, psichica e spirituale fino alla autonomia secondo i compiti di una maternità umana.
Lo Spirito non opera per forza né meccanicamente, ma per suggerimento, dialogo interiore, ispirazione. Si prende tutto il tempo necessario per fare con calma, a ritmo umano, un’opera completa e ben combinata. La sua specialità non è la produzione in serie; è la persona singola. Egli forgia uno a uno e si prende il tempo di una vita.
Lo Spirito dovette dunque, sin dalla nascita di Maria, cominciare a modellare intelligenza, volontà, sentimenti, rapporti contando sempre sulla risposta della controparte.
D’altra parte la veniva preparando da lontano, attraverso generazioni che vissero l’alleanza con Dio e seguirono quanto la legge ispirata da tale alleanza suggeriva riguardo al comportamento umano. Appaiono già prefigurazioni di Maria nelle immagini femminili di Sara, Rut, Esther, Giuditta e altre.
Ma poi lo Spirito ispirò e sostenne Maria. Lei dovette rincorrere Gesù. La illuminò a Cana e, ai piedi della Croce, dilatò la sua anima affinché la sua maternità abbracciasse tutta la famiglia che ha origine nella morte di Cristo. Così dallo Spirito Santo e in forza di una nuova e definitiva «annunciazione» («Donna, ecco il tuo figlio» - Gv 19,26), lei concepisce la Chiesa.
Ottima collaborazione tra lo Spirito e Maria: per dare vita a Cristo, uomo Dio, persona singola e comunità ecclesiale, suo corpo! Lo Spirito è l’artefice, l’ideatore e l’energia. Maria è accoglienza, disponibilità, collaborazione. Quest’avvenimento storico diventa criterio, modello e condizione per concepire e produrre quello che giova veramente al mondo.