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    Addio, giovane Holden, preferisco la mamma



    Massimo Ammaniti

    (NPG 1997-05-57)

    Per molti decenni del nostro secolo le immagini degli adolescenti e dei giovani sono state fondamentalmente quelle della Vienna asburgica. La giovane Dora che bussava al gabinetto medico del Dr Freud a Berggasse 19 ha rappresentato il prototipo dell'adolescenza, a cui si sono riferiti gli psicoanalisti di molte generazioni. Ugualmente in campo letterario attraverso figure come Fräulein Else di Schnitzler e il giovane Törless di Musil si sono esplorati i recessi e le dimensioni più nascoste dell'animo adolescenziale. In tutti questi giovani il turbamento nasceva dal conflitto fra i desideri sessuali e la rigida educazione asburgica, che serviva ad esorcizzare i travolgenti ardori del corpo che si stava sviluppando, fonte di fantasie e di timori profondi.
    Col giovane Holden di Salinger lo scenario giovanile cambia completamente. Ci troviamo negli anni Cinquanta in un campus di un'università americana e il protagonista Holden vive come un isolato, incapace di identificarsi con i suoi coetanei, tutti presi dai miti della società americana uscita dalla seconda guerra mondiale. Holden esprime un oscuro rifiuto verso le regole della famiglia e dell'università americana, alla ricerca di una realizzazione personale al di fuori degli schemi dominanti.
    Da allora sono passati vari decenni. E sullo scenario cinematografico e letterario si sono succedute varie figure giovanili, dai ragazzi di vita di Pasolini agli adolescenti del racconto di Stephen King Stand by me, dai balordi paradossali di Pulp Fiction di Quentin Tarantino alla ragazza inquietante del film di Bernardo Bertolucci Io ballo da sola. Ed anche se è difficile riconoscere un percorso comune, tutti questi giovani cercano di raggiungere una realizzazione personale, sia che questo possa significare far parte di un gruppo violento sia suscitare interessi e desideri di quanti si trovino intorno.
    Forse è difficile trovare oggi un adolescente che rappresenti in modo emblematico «la cultura giovanile autonoma» di cui parla lo storico Eric Hobsbawm. Si tratta di una galassia difficile da definire, complessa e contraddittoria in cui non è facile penetrare. Tuttavia ci sono state negli ultimi anni interessanti ricerche sociologiche che hanno cercato di superare le conoscenze frammentarie e personali per cogliere le tendenze dei cambiamenti in atto. Fra queste vale la pena di segnalare l'indagine effettuata dall'Osservatorio delle Politiche Sociali del Comune di Venezia con la Fondazione Corazzin, i cui dati sono stati presentati in un seminario di studio che si è tenuto a Mestre. Ma chi sono i giovani intervistati? Si tratta di 850 ragazzi e ragazze dai 15 ai 30 anni che vivono fra Venezia, Mestre e Marghera e che sono stati testimoni del grande cambiamento avvenuto nel Veneto negli ultimi 30 anni da regione agricola e tradizionale a una fra le più ricche d'Europa.
    In primo luogo il rapporto con la famiglia. La famiglia rappresenta per tutti gli intervistati potremmo dire la «base sicura» di cui parla lo psicoanalista John Bowlby oppure la coperta di Linus, a cui si può ricorrere continuamente. Infatti 1'80 per cento dei giovani dà grande valore alla famiglia e il 18 per cento la considera abbastanza importante, al di sopra sia dell'amicizia che dell'amore. Possiamo dire che il mondo cambia rapidamente, vengono introdotte nuove tecnologie e nuovi mezzi di comunicazione ma la famiglia rimane l'unico punto di riferimento sicuro. Ed è una famiglia da cui è difficile staccarsi, infatti la quasi totalità dei ragazzi intervistati (84 per cento) continua a vivere con i genitori. A 29 anni meno della metà dei giovani vive al di fuori della famiglia in una propria casa, tuttavia il distacco è lento e difficile se a 33 anni un giovane su quattro non è ancora uscito di casa. Per i maschi il distacco è ancora più difficile, infatti sempre a 33 anni uno su tre sta ancora in casa con i genitori.
    La famiglia come residence. Non sono molti i giovani che danno una mano ai genitori per la casa. Circa la metà si rifà il proprio letto, il 40 per cento circa prepara il pranzo e ancora meno pulisce la casa e si stira le proprie camicie. L'unica attività in cui si impegnano di più è quella di apparecchiare la tavola in attesa che la madre scoli il pranzo. Il quadro è abbastanza abituale, soprattutto la madre è la persona che si occupa della casa e in questo modo riesce a creare un clima di intimità e di appartenenza familiare. Siamo abbastanza lontani dalla famiglia americana in cui ognuno va in cucina e attinge in frigorifero quello che vuole mangiare e se lo prepara da solo. Però la famiglia non è solo un servizio. Quando un ragazzo o una ragazza hanno bisogno di confidare i propri turbamenti o vanno alla ricerca di consigli ricorrono spesso alla madre, in misura molto più significativa. E questo è particolarmente vero nel periodo fra i 15 e i 18 anni, quando si va dalla madre a chiederle un consiglio praticamente con la stessa frequenza di un amico. Crescendo diventa sempre più importante il proprio compagno o la propria compagna sentimentale, anche se la madre continua ad essere presente nella vita dei figli.
    È interessante che di sesso non si parla con i genitori, con cui si affrontano soprattutto argomenti scolastici e lavorativi, ossia tutto quello che riguarda le scelte al di fuori della famiglia. Forse vale la pena di sottolineare che i giovani preferiscono affrontare i propri problemi sentimentali o sessuali con gli amici o col proprio compagno, affidando ai genitori il difficile compito di guidarli nella vita sociale e lavorativa.
    L'intesa fra genitori e figli è inaspettatamente grande. Mentre in passato, soprattutto negli anni Settanta, le famiglie erano spesso il teatro di scontri educativi ed ideologici, oggi sembra esserci una grande intesa. Probabilmente con il venire meno delle grandi ideologie si respira un clima di accordo che si traduce nel fatto che più dell'80 per cento degli intervistati sente di condividere la visione della vita dei propri genitori. Sicuramente i genitori sono cambiati molto negli ultimi anni, avendo anche loro respirato il clima post-sessantottino di maggiore tolleranza verso le scelte personali dei figli. I figli maschi sono più liberi delle figlie e solo nel 19 per cento dei casi i genitori porrebbero dei problemi quando i figli decidono di dormire fuori di casa, mentre le vacanze con la propria ragazza non costituirebbero un grande problema.
    Accanto alla famiglia il gruppo degli amici assume una grande importanza riconfermando le affermazioni di Hobsbawm, secondo cui il sorgere della cultura giovanile nel dopoguerra è legato alle grandi concentrazioni di giovani nelle università o nelle città. I giovani veneziani si incontrano molto spesso, quasi tutti i giorni per strada e nei campielli o al bar o in pizzeria e si parla di tutto, dalla musica al sesso, dai problemi personali allo sport.
    Se in passato i giovani lottavano per la fantasia al potere, oggi la situazione è profondamente diversa, c'è bisogno di ordine e di stabilità. Mentre i genitori di questa generazione si sono battuti per grandi battaglie civili, i figli, al contrario, hanno fiducia (nell'82 per cento dei casi) nelle forze dell'ordine e molto meno nei partiti, nel governo e nei sindacati.
    Tutto quello che turba l'ordine sociale diventa pericoloso. Il 45 per cento degli intervistati è favorevole alla pena di morte, il 30 per cento considera i tossicodipendenti dei delinquenti e il 23 per cento vorrebbe limitare in modo sostanziale i diritti degli immigrati stranieri. Per quanto riguarda íl lavoro, circa la metà dei giovani intervistati vorrebbe un lavoro temporaneo e in ogni caso che non li occupasse a tempo pieno.
    Il mondo degli amici viene ad occupare un grande spazio nel mondo dei giovani. Passano molto tempo in gruppo e consumano tutto quello che gli offre il mercato. Si comprano videocassette e compact di musica, vanno ai concerti, fanno uso di computer e di internet, sempre molto attenti alle novità della tecnologia.
    Ben diverso è l'atteggiamento verso la realtà sociale e il mondo istituzionale. I giovani intervistati non chiedono cambiamenti e riforme ma tranquillità, non ci devono essere ladri e drogati, gli extracomunitari possono essere anche accettati purché non pongano grandi richieste.
    Da questa indagine non sembrano emergere i turbamenti e i conflitti delle passate generazioni, dei Törless e degli Holden, infatti quasi tutti i giovani intervistati riconoscono di vivere meglio dei propri genitori alla loro età. Sarebbe interessante sapere anche il parere dei genitori: sono soddisfatti dei figli che hanno allevato?

    (La Repubblica, 1 giugno '96)

     

    Giovani conflitti
    La rivoluzione dell'adolescenza

    Parlando del mondo degli adolescenti può essere utile ricordare una frase illuminante del pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott: «l’adolescenza è una malattia normale, il problema è della società, se è abbastanza sana per poterlo sopportare».
    Era una frase di circa 30 anni fa ma che è ancora più valida oggi, dal momento che gli adolescenti creano molti turbamenti non solo nei genitori e negli insegnanti, ma anche nella stessa opinione pubblica. Ma quali sono i momenti critici degli adolescenti?
    1) PUBERTÀ: è il motore dei cambiamenti in adolescenza. Comporta una profonda trasformazione del corpo che diventa adulto assumendo pienamente i caratteri sessuali. È fonte di turbamenti perché il ragazzo e la ragazza sono spettatori di un processo che cambia la sua faccia, le mani e i piedi, la voce, il corpo e gli organi sessuali. Reazioni frequenti sono lo sgomento, la vergogna e la paura di «non essere più io». Il corpo suscita anche sensazioni e tensioni violente, come quelle sessuali, ci si sente attratti dai giovani, ma anche dagli stessi genitori.
    Questo spiega perché il corpo costituisca il centro dell’interesse degli adolescenti. Si tagliano o si colorano i capelli, si mettono orecchini dovunque, si tatuano il corpo, indossano scarponi e jeans stracciati. Tutto questo per essere sicuri di padroneggiare il corpo che è diventato un compagno scomodo e imprevedibile. E se questo non basta si ricorre a diete, a cure dimagranti oppure a esercizi fisici di «body building» e come uno scultore l’adolescente lo modella o lo smonta continuamente. «Guarda il corpo di un adolescente e capirai molte più cose di quelle che ti vuol dire», è il primo consiglio per i genitori.
    2) IL DISTACCO dai genitori e dal mondo dell’infanzia percorre tutta l’adolescenza.«Ormai posso fare da solo», è la frase che ogni adolescente vorrebbe scrivere sulla parete della sua stanza. Sente che per crescere deve prendere le distanze dai genitori, a cui è ancora legato e da cui vorrebbe dipendere per la sua sicurezza personale. E più si sente risucchiato dal mondo dei genitori, più si comporta in modo provocatorio, non rivolge loro la parola, li contesta per ogni cosa, ogni decisione in famiglia diventa un braccio di ferro. Tuttavia il distacco passa attraverso momenti contrastanti, il ragazzo può rifiutare nel modo più drastico tutto quello che gli viene dai genitori e nello stesso tempo avverte acutamente il bisogno che lo rassicurino e gli stiano vicino anche fisicamente.
    «Non ti preoccupare di fronte alle crisi di un ragazzo o di una ragazza durante l’adolescenza: sono tappe necessarie nel suo percorso per diventare adulto», è il secondo consiglio per i genitori. È opportuno aggiungere che se queste crisi si ripetono allo stesso modo è segno che si è verificato un certo blocco dello sviluppo.
    3) NUOVI ORIZZONTI cognitivi caratterizzano l’adolescenza. Una vera rivoluzione. L’adolescente fa ipotesi su tutto, scopre la relatività dei punti di vista delle varie persone, si rende conto che non è sufficiente affermare una cosa perché questa sia vera, è necessario trovare delle prove. Con queste nuove capacità, anche di pensare quello che sta pensando, il ragazzo si avventura verso il mondo adulto. «Non sottovalutare le capacità di comprensione di tuo figlio adolescente, non è necessario stargli sopra ogni momento, dagli fiducia». Questo è il terzo consiglio per i genitori.
    4) IL PROPRIO SÉ rappresenta il centro del mondo in ogni adolescente. Si guarda, si scruta, è sensibile a tutto quello che prova, ai suoi stati d’animo e alle sue emozioni. Per questo motivo soprattutto le ragazze scrivono in un diario o condividono con la propria amica del cuore le sensazioni personali. Il sé è profondamente influenzato dall’identità di genere. Mentre i maschi tendono ad affermare il proprio sé e a mantenere il controllo e la distanza emotiva dagli altri, le ragazze hanno un sé più in rapporto con gli altri. Sono capaci di comprendere le altre persone e con le amiche ricercano un’intimità affettiva e fisica. E mentre i maschi tendono più ad intervenire nel mondo esterno, le ragazze hanno spesso un mondo interiore più ricco. «Rispetta il mondo personale di tuo figlio o di tua figlia, non leggere il suo diario e non ascoltare le telefonate dietro la porta. Devi saper aspettare quando deciderà lui o lei a parlarti e in quel momento ascoltalo senza recriminare o ripetere: te l’avevo detto!».
    5) GLI ADOLESCENTI OGGI sono diversi per molte cose dai genitori. In primo luogo vivono in un mondo che non stabilisce più le tappe per diventare adulti, come avveniva in passato. Gli stessi genitori di oggi sono diversi dai genitori che hanno avuto. Non vale più la fatidica frase «o mangi questa minestra o salti dalla finestra», in famiglia si tratta e si discute di tutto. E c’è allo stesso tempo il rischio che i genitori perdano la loro autorità e vogliano esser amici dei figli ed essere popolari ai loro occhi. Questo crea molte difficoltà perché gli adolescenti non hanno più i binari rassicuranti, anche se sicuramente costrittivi, del passato e spesso si sentono confusi, incerti senza nessun riferimento valido che non dia il gruppo dei coetanei. E questa è di nuovo una differenza notevole, i giovani vivono molto in gruppo, che in certe fasi può essere importante per distaccarsi dalla famiglia, ma può diventare anche un limite.
    Ci sono molti altri punti che sono ugualmente importanti e che forse vale la pena di citare. La maggiore libertà personale e sessuale, il mondo del cinema e della televisione, la realtà virtuale di internet e così via.
    Un ultimo consiglio ai genitori. «Non ripetere: ai tempi miei questo non succede, cerca piuttosto di capire i nuovi orizzonti di tuo figlio e dei suoi amici. Non sono poi tanto male!».

     


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