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    Il tempo libero degli adolescenti



    Umberto Fontana - Cristina Ambrosi

    (NPG 1996-01-9)


    La ricerca Cospes, tra gli altri settori della vita degli adolescenti, ha scandagliato con particolare cura il loro tempo libero nel presupposto che questo tempo costituisca uno «spazio personale di crescita» nel quale gli adolescenti sperimentano se stessi e le loro capacità, attraverso «attività personali» extra-scolastiche.
    La libera attività personale, infatti, si manifesta come un bisogno, strettamente collegato all'idea di sviluppo.
    Allora, per i ragazzi adolescenti il tempo libero diviene addirittura l'occasione migliore (forse addirittura l'unica) per cogliere la loro nuova identità.
    La ricerca ha esplorato quelle aree relazionali e di convivenza che si svolgono nel cosiddetto «tempo libero» e che sono i «luoghi» privilegiati nei quali gli adolescenti costruiscono se stessi, interpretandole come indicatori di crescita, di autonomizzazione, di espressione di sé e, in definitiva, come tentativo di definizione dell'identità.

    IL SIGNIFICATO DEL TL

    Gli adolescenti italiani sono concordi nell'affermare che il tempo libero a loro disposizione può essere da loro «sacrificato» al dovere, ma nello stesso tempo affermano che esso è tanto gradito e che li coinvolge fortemente. Tra le quattro scelte a disposizione per indicare il grado di coinvolgimento personale, le adesioni si ripartono nel modo seguente:
    * Il 56% degli adolescenti afferma: «so sacrificarlo se ho doveri più importanti da svolgere». Più le ragazze (62%) che i ragazzi (50%), con tratto pressoché costante a tutte le fasce di età.
    Il senso del dovere inculcato ai ragazzi negli anni dell'infanzia ha formato dunque una struttura portante che ha retto durante tutta la pubertà e che regge tuttora (e verosimilmente durerà tutta la vita).
    * Il 20% del campione afferma: «il tempo libero mi coinvolge profondamente anche a scapito dello studio o di altri impegni».
    I ragazzi (più i maschi che le femmine: 24% contro 15%) si sentono fortemente «presi» dalla possibilità di fare quello che credono «fuori dagli obblighi di studio o di lavoro», e vi si butterebbero a capofitto, se il senso del dovere non impedisse loro di agire in modo istintivo.
    Il tratto tende ad aumentare con l'aumentare dell'età e tutto fa pensare che sia più vivo (o almeno più sentito) di quello precedente.
    * Il 19% afferma: «il tempo libero sta diventando la parte più interessante della mia vita».
    Lo spazio personale è considerato un parametro importante per la propria crescita, anche se frenato dal senso del dovere.
    Anche qui la differenza tra i maschi e le femmine è chiaramente significativa (21% contro il 17%) delle ragazze e richiama il fatto che l'educazione al femminile nella società italiana, è più restrittiva.
    * La somma dei due atteggiamenti che rivelano il gradimento e l'ardore con cui i ragazzi si butterebbero nel tempo libero arriva ad un 39% e si contrappone, modificandone il senso, a quel 56% della prima inaspettata scelta del dovere di chi «sa sacrificarlo».[1]
    In ogni adolescente sembra dunque presente e attivo un conflitto tra senso del dovere inculcato e sostenuto dalla famiglia e dalla società, e bisogno di rottura di schemi che viene dall'interno; conflitto che è senza dubbio espressione di crescita personale, perché comporta una sintesi tra elementi derivati dall'esterno ed elementi spontanei, espressione di novità personale. La gestione del tempo libero, l'uso di ampi spazi personali, slegati dagli schemi quotidiani del dovere (familiare e scolastico) come pure la possibilità di poterlo organizzare in maniera gradita e accettata dal gruppo dei pari, è senz'altro, per l'adolescente, un fattore positivo che ne favorisce la crescita.

    Spazio personale «vuoto» per poter essere se stessi

    Per gli adolescenti italiani il tempo libero è quello in cui ognuno fa quello che gli pare sul momento, seguendo gli interessi immediati dettati dalle circostanze, facendo poi quello che più piace: il tempo libero quindi è quello non programmato, non inquadrato.
    Il concetto di tempo libero coincide per gli adolescenti con il concetto di «libertà di fronte a qualunque schema», di «autodeterminazione» derivata da stimolazioni interiori colte e agite sul momento, mediante le quali il ragazzo percepisce se stesso come «attore» o «gestore» di energie.
    * Il 44% del campione dice chiaramente: «nel tempo libero mi occupo degli interessi che ho sul momento». Le ragazze sono più interessate dei ragazzi a seguire i propri interessi del momento (47% contro il 42%).
    Il tratto è in crescita costante dai 14 anni fino ai 19, sia per i maschi che per le femmine, indicando la necessità di liberarsi dagli schemi del dovere e di cogliere gli interessi del momento. Questo tratto di crescita differenzia gli adolescenti dai preadolescenti e, soprattutto, dai bambini.
    * Anche la seconda scelta è in sintonia. Quando hanno stabilito qualche cosa con i coetanei, gli adolescenti non si oppongono più e mettono il loro impegno nell'eseguire quanto è stato stabilito.
    Il 27%, senza distinzione tra maschi e femmine, afferma: «non riesco a dire di no ad impegni presi con altri nella situazione 'tempo libero'».
    Il senso del dovere, tipico dei preadolescenti, viene innestato in modo personale dal ragazzo adolescente su questo tratto di «fedeltà agli impegni presi con altri». La parola data e la situazione gradita dai coetanei formano una motivazione «vera», sentita e forte che essi mettono a fondamento del loro impegno morale.
    Nelle fasce più basse il tratto di fedeltà alla parola data è più forte: cala infatti verso l'alto, sia nei maschi che nelle femmine.
    * Il 24% (più nei maschi che nelle femmine - 26% contro 21%), specifica che il tempo libero - che tanto piace e tanto lega ai coetanei - consiste nel fare «quello che mi pare e piace».
    Per gli adolescenti questa situazione piacevole e personale è lo «spazio vuoto», nel quale possono ritrovare e cominciare ad essere se stessi, possono sperimentare le proprie energie fuori da percorsi obbligati.
    Tale spazio è caratterizzato da alcune condizioni, tra cui il non controllo da parte di adulti, il seguire gli impulsi interiori, il lasciarsi trasportare dalle emozioni, il distacco dalla situazione quando cambia la carica interiore, senza dover rendere conto a nessuno.
    L'adolescente per essere se stesso «agisce», spinto dalla tensione interiore ed emette una riflessione su quanto avvenuto solo a posteriori, una volta scaricata l'esperienza del momento.
    Senza queste condizioni per l'adolescente non c'è «divertimento» e «piacere». Ma quali sensazioni suscita negli adolescenti la disponibilità di tempo libero per sé? Le risposte evidenziano uno stato diffuso di soddisfazione.
    * Il 74% del campione spiega che il tempo libero «mi dà un senso di sollievo e di distensione».
    Lo affermano sia i maschi che le femmine (76% dei maschi rispetto al 71% delle coetanee), e il tratto è più sentito nelle fasce giovani (14, 15, 17 anni), che in quelle dei maggiorenni.
    * Tuttavia una proporzione minoritaria, ma significativa, non è soddisfatta del tempo a propria disposizione. Infatti il 21% del campione dice che questo tempo libero personale è poco, «non ne ho a sufficienza».
    Lo afferma più il campione femminile (24%) che non quello maschile (18%). Le ragazze, che maturano prima, sentono più chiaramente dei coetanei e in modo significativamente diverso, che la nuova modalità di essere se stesse dipende dallo spazio personale: vorrebbero averne a disposizione assai di più, per poter conoscere meglio le profondità del loro nuovo io.

    Spazio «senza limiti» per esprimere se stessi

    Gli adulti pensano sovente che gli adolescenti nella condizione di tempo libero vengano letteralmente trascinati a fare «cose che non vanno bene» dai compagni cattivi, e che ai ragazzi sia meglio presentare una serie di «situazioni sane, pedagogicamente orientate», atte a convogliare le energie verso mete utili. Ma qual è il parere dei diretti interessati?
    * Il 46% dei ragazzi, con distinzione significativa tra maschi e femmine (43% e 49%) dice: «durante il tempo libero posso (e quindi voglio) decidere ed esprimermi in cose che hanno senso per me», con la soddisfazione personale di investire le proprie energie in un settore scelto e agito in modo strettamente personale.
    E sembrano tanto contenti di poter fare - almeno nel tempo libero - solo quelle cose che piacciono loro, che le reputano le più importanti per «sentirsi grandi».
    * Coralmente il 48%, senza differenza particolare tra maschi e femmine, afferma ancora: durante il cosiddetto tempo libero «non seguo nessun programma particolare».
    Molto verosimilmente ognuno fa quello che più piace in quel momento, dettato dalle circostanze.
    Questa percentuale assommata alla precedente (48%+46%=94%!) dice che la quasi la totalità dei ragazzi durante la situazione di tempo libero non vuole schemi da seguire, ma desidera liberarsi da ogni costrizione per attingere al desiderio e all'impulso del momento.
    Quasi tutti gli adolescenti si ritengono inoltre immunizzati dall'imitare gli altri, sia nelle cose buone che «nelle cose non del tutto corrette».
    Solo il 6% del campione (ancora una volta più fragili sono i maschi con il 9% contro il 3% delle ragazze, con tendenza a diminuire con l'età) dice di seguire durante il tempo libero «i compagni anche se fanno cose non del tutto corrette», e costruiscono verosimilmente la loro crescita in modo difensivo.
    Una minima percentuale che corrisponderebbe ai ragazzi a rischio.
    Da notare la sua correlazione negativa con la scolarizzazione e la pratica religiosa.

    I LUOGHI DEL TL

    Gli adolescenti hanno un desiderio irrefrenabile di uscire dalle mura domestiche per espandersi nel mondo dei coetanei.
    Escono di casa appena possono e vanno alla «conquista» di strade, piazze e giardini; si vedono in ore serali (e notturne), riuniti in piccoli gruppi in particolari luoghi della città o del paese, dovunque si fanno notare per la loro scompostezza e rumorosità...
    Davanti a certi «santuari» come le discoteche, i bar, le sale da gioco, i campi sportivi, gli adolescenti si raccolgono e si scompongono, poi ancora si ricompongono e poi... scompaiono.
    Gli adulti, specie se genitori o educatori, si chiedono con sgomento: ma dove vanno i ragazzi, cosa fanno, cosa pensano, cosa complottano, cosa vogliono?

    In famiglia è bello...

    * Interrogati se gradiscono il tempo libero passato in casa, il 55%, cioè oltre la metà degli adolescenti (senza distinzione rilevante tra maschi e femmine), dicono che sono abbastanza soddisfatti.
    Nella controprova se il tempo passato fuori famiglia sia altrettanto gradito, il 59% degli adolescenti (senza distinzione tra maschi e femmine) dice di essere abbastanza soddisfatto. Appare chiaro che gran parte degli adolescenti italiani si sentono rispettati in famiglia anche nei momenti liberi da impegni e si sentono in grado di fare come credono meglio, senza sentirsi controllati da parte dei genitori. La compagnia dei genitori non li disturba proprio, anzi è gradita.
    Ciononostante il desiderio di ogni adolescente è puntato al mondo esterno alla famiglia, dove può incontrare gli amici ed essere se stesso in modo diverso, anche assumendo comportamenti che in famiglia non sarebbero «capiti» o «accettati». Tutto ciò fa pensare a forte ambivalenza su di un tratto comportamentale che gli adolescenti sentono veramente appartenere loro: essere fuori famiglia per manifestare la parte nuova di se stessi, fatta di emozioni e di attività personale; ma, nello stesso tempo, essere ancora in famiglia per non perdere l'identità di «figlio», ed avere un inserimento caloroso, un posto sicuro dove stare ancora un poco con quella modalità goffa che sa tanto di bambino e che ancora rimane la parte di sé più utilizzata.

    ... fuori è meglio!

    Lo spazio extra familiare, che raccoglie le uscite dei ragazzi, è il banale spazio «fuori casa», dove i ragazzi di ambo i sessi possono incontrare i coetanei che condividono con loro la crescita: quei coetanei che con parola abusata vengono chiamati genericamente «amici».
    Questi luoghi alcune volte sono veri spazi fisici, come la sala del cinema, il negozio con le sue vetrine, la via frequentata, un giardino un po' isolato, ecc.
    Spesso sono spazi soltanto psicologici, come l'uscire con i genitori, con il ragazzo/a, il girovagare in moto o in macchina, fare volontariato, andare in discoteca, ascoltare musica in un bar, giocare con giochi elettronici, ecc.
    Alla domanda: «io occupo il tempo libero fuori casa così», le indicazioni del campione si distribuiscono attorno a queste scelte:
    * l'incontrare amici: per il 94% è il «luogo» alternativo per eccellenza allo stare in casa e lo scopo fondamentale delle uscite;
    * al secondo posto viene il desiderio di stare in gruppo per confrontarsi e valutarsi con altri: incontrare il proprio gruppo: 81%;
    * come terza scelta c'è il girovagare per i negozi (o guardare le vetrine), dove progettare o fare le piccole compere personali: 65%, con notevole differenza tra ragazzi (49%) e ragazze (80%);
    * frequentare bar, pizzerie, birrerie, paninoteche ecc.: 64%, verosimilmente non da soli ma ancora con amici;
    * praticare dello sport: 62%, con notevole differenza tra maschi (75%) e femmine (49%);
    * frequentare cinema, teatri, sale di cultura o concerti: 62%, più le ragazze (64%) che i ragazzi (59%);
    * andare in giro in moto, macchina (per i diciottenni naturalmente), bicicletta, ecc.: 54%, con notevole vantaggio dei maschi (63%) rispetto alle femmine (46%);
    * uscire con i genitori: 48%, con notevole differenza tra ragazzi (40%) e ragazze (57%).
    Questo tratto denota nuovamente l'ambivalenza degli adolescenti nei confronti del loro status infantile che ancora faticano a lasciare;
    * frequentare oratori, centri giovanili a ciò deputati: 38%, senza differenze tra maschi e femmine;
    * andare in discoteca: 34%, con differenza significativa tra maschi (38%) e femmine (30). Il tratto è in progressivo aumento dai 14 ai 19 anni;
    * uscire con il proprio ragazzo: 27%, in assoluto, per il 50% dei soggetti femmine;
    * andare nelle sale da gioco: 26%, con notevole differenza significativa tra maschi (40%) e femmine (11%);
    * girovagare senza una meta: 25%, con preponderanza dei maschi (29% contro il 22% delle ragazze);
    * stare nelle biblioteche: 16% con notevole prevalenza delle ragazze;
    * fare volontariato: 13% quasi pari tra ragazzi e ragazze;
    * frequentare di preferenza un centro sociale: 9%.
    Da questi dati risulta dunque che quasi tutti gli adolescenti hanno bisogno di incontrarsi con i coetanei fuori famiglia, cioè lontani dagli occhi dei genitori, in quelle situazioni banali nelle quali si vengono quotidianamente a trovare insieme quando hanno finito i «doveri» e si sentono liberi di essere se stessi.
    In questi incontri, che non hanno luogo fisso, ma si svolgono dovunque, essi «sperimentano» il ruolo di adulti-non adulti, in un processo lento che comporta sempre opportunità di confronto con coetanei; possibilità di assumersi «responsabilità personale» di fare qualche cosa di gradito, deciso lì per lì secondo le circostanze; possibilità di approcciare situazioni nuove, di fronte alle quali «porsi» in modo nuovo; possibilità di dimostrare a partners del sesso opposto conosciuti casualmente lì, o in precedenza ma in situazione diversa... il valore di sé come maschio o femmina.

    LE USCITE SERALI

    Uno degli ambiti di maggior frizione tra genitori e figli è il tempo passato fuori casa di sera. Quali sono le linee di condotta delle famiglie italiane con gli adolescenti? Dalla ricerca emergono le seguenti posizioni:

    Previo accordo si può stare fuori di sera

    Il 13% del campione (con divergenza significativa tra maschi e femmine: 46% contro 41%) afferma che con i genitori ha un dialogo in proposito: «ci mettiamo d'accordo». Sono i genitori forse, più che i figli, a ricercare questo accordo: hanno paura di rompere l'unità familiare e fanno concessioni di allargamento per mantenerlo.
    Il tratto di lite per trovare un accordo è in crescita con l'aumento dell'età, più per le femmine che per i maschi. A diciannove anni l'accordo sembra raggiunto.
    Il 39% del campione afferma che i genitori impongono un orario di rientro. Il 21% dice che i genitori lasciano uscire qualche volta.

    Libertà di star fuori

    Il 36% dice che i genitori lasciano liberi. Ciò avviene prevalentemente negli anni attorno alla maggiore età, quando si sentono sgravati dalla responsabilità «legale» e quindi si sforzano di accettare che i figli (più i maschi che le femmine) siano cresciuti e siano «responsabili» di se stessi.
    Nel settore delle uscite concesse emerge una forte discriminazione tra i sessi: il 45% delle ragazze afferma di dover sottostare ad un orario di rientro, e il 16% dice di avere permessi per uscire qualche volta, mentre i ragazzi lo affermano solo per il 33% e, relativamente all'uscire, per il 26%.
    La differenza significativa in modo massiccio richiama l'ipotesi di una educazione al femminile che risente molto di stereotipi e di restrizioni, provenienti dalla tradizione maschilista. Sul territorio nazionale questa mentalità è omogenea. Appare un po' più consistente al centro e al sud Italia, ma non come vorrebbe lo stereotipo che dice il nord «liberale» e il sud «schiavista»!

    Mancanza di motivazioni

    - I genitori, per arginare le uscite serali, non portano ai figli vere e proprie motivazioni; cioè non spiegano loro perché non dovrebbero uscire, o i pericoli a cui potrebbero andare incontro. Alla maggioranza dei genitori basta salvare il principio che per uscire di sera bisogna avere il permesso, ed essere d'accordo.
    - Il 52%, cioè oltre la metà del campione, afferma infatti che la causa delle discussioni è l'orario. Più le ragazze che i maschi (57% contro 46%).
    La «contrattazione» si fa, di preferenza, sui tempi di rientro, e si limita a questi. Si discute e si concorda molto meno su altri argomenti che pur sembrano pedagogicamente altrettanto importanti come il tipo di luoghi frequentati (18%); il tipo di compagnie frequentate (13%); il comportamento che (i figli) possono assumere fuori (6%); il sesso o l'età degli amici frequentati (3%).
    - Il 30% (ripartito nelle fasce attorno alla maggiore età, e molto differenziato ancora una volta tra maschi e femmine) dice che i genitori non hanno nessun problema per le uscite serali (e notturne), e questo dato conferma quel 36% che dice di essere lasciato libero, come specificato sopra.

    Discussioni e liti per le autonomie nelle uscite

    - Sulle uscite serali i ragazzi «contrattano» con i genitori le modalità per poter essere se stessi in modo nuovo, allargando i limiti di tolleranza familiare, introducendo in famiglia comportamenti e visuali del mondo dei coetanei ai quali ormai aspirano, e richiedendo tacitamente dai genitori delle «norme» fisse in vista di eventuali nuove esperienze che si apprestano a fare.
    Sembra però che i ragazzi non vogliano ancora allontanarsi troppo dai confini accettati fino a questo momento: vogliono convincere i genitori dell'opportunità di un allargamento di schemi ma, soprattutto, vorrebbero... conciliare il passato con i loro bisogni di dimostrarsi «grandi», senza dover «passare sopra il cadavere» dei genitori.
    - I ragazzi si impegnano molto in queste «liti»: le sentono come intervento necessario per raggiungere alcune autonomie, senza le quali essi si considerano al di qua della soglia dello stato di adulto. Si può dire che i ragazzi si impegnino su questo settore in modo complementare alla mentalità dei loro genitori, più o meno chiusa, visto che lo star fuori di sera è considerato dal gruppo dei pari come lo status symbol dell'essere autonomi, dell'essere ormai grandi.

    GLI «OGGETTI» DEL TL

    Se gran parte del tempo libero è impiegato nel rapporto tra coetanei, è evidente che le novità interiori del tempo libero adolescenziale sono gli amici.
    Tuttavia esistono anche delle attività vere e proprie in cui l'adolescente si esprime. Queste, dal punto di vista psicologico, sono degli «oggetti», connotati da relazioni di difficile descrizione. Questo perché esse sono fatti «oggetto» di intense emozioni, di attrazione e repulsione, di partecipazione, di decisioni magari banali ma sofferte...
    Perciò è indicativo, per comprendere il processo di costruzione dell'identità, esplorare questo spazio interiore che si va delineando nella partecipazione ad attività considerate scontate e comuni...
    Ma quali le attività del tempo libero?

    La televisione

    Alla televisione, strumento familiare sempre presente, che travasa il suo fiume di contenuti in qualunque momento, sono interessati oltre la metà dei ragazzi del campione. Pur sentendone il fascino, sanno prenderne le distanze man mano che si organizzano nelle uscite con amici. L'adolescente decide il canale in base a una legge selvaggia di puro gradimento immediato, prescindendo dal contesto razionale che dovrebbe «criticare» ciò che è presentato.
    Il 66% dei ragazzi del campione afferma ingenuamente: «giro canali finché trovo qualcosa che mi va» ed esprimono uno stile di pura istintività imparata fin dai primi anni di vita (più i maschi che le femmine).
    Solo il 33% dice di stabilire in precedenza cosa guardare (quelli che vanno a scuola, frequentano gruppi, hanno una fede religiosa).
    Di fronte alla Tv gli adolescenti esprimono infatti un giudizio di estrema libertà:
    - Si sentono in grado di dominare la televisione (il 54% del campione dice: «Mi sento in grado di spegnere quando voglio»). Più i maschi che le ragazze (57% contro il 52%), e il tratto è in calo dai 14 anni fino ai 19.
    - Il 30% afferma di guardarla molto poco, più le ragazze che i ragazzi (33% contro il 27%). Ciò aumenta notevolmente dai 14 ai 19 anni.
    - Solo una piccola parte del campione - il 15% - si sente «videodipendente» e confessa: «seguire la televisione è più forte di me».
    Tale teledipendenza è correlata in modo significativo con la non frequenza scolastica. Gli adolescenti si rivelano così molto più liberi dei preadolescenti: di fronte ad essa iniziano ad essere critici, si stancano e la considerano un ripiego per quando non possono uscire con amici. Questo atteggiamento critico verosimilmente aumenterà con il progredire del processo maturativo. La maturazione psicologica passa quindi per le relazioni concrete con i coetanei, con le esperienze «vere», fatte fuori e dentro famiglia, con i sentimenti interpersonali scambiati con persone in carne ed ossa... Tendendo perciò a rifiutare le relazioni fittizie della televisione.

    La musica

    La musica è un fatto che ormai entra nella vita di un adolescente di prepotenza, che riempie gran parte dei momenti personali, che lo accompagna - per così dire - a letto la sera e lo sveglia al mattino. Spesso il ragazzo si addormenta, infatti, con le cuffie all'orecchio, o con lo stereo acceso, perché la vigilanza dei genitori diffida meno della musica (radioline, giradischi, stereo, compact disc, ecc.) che non della televisione.
    Verso la musica i ragazzi si sentono attratti quasi nella totalità (oltre il 90%). Attraverso questo canale gli adolescenti, come gli adulti, si possono «riempire» di emozioni intensissime, che diventeranno poi supporto di fantasie e desideri.
    Di fronte ad essa si pongono in atteggiamento di passività, lasciandosi guidare nella scelta dal gusto o dalla moda, e facendosi coinvolgere in maniera totale. Infatti gli adolescenti confessano che la musica li prende in modo intenso, provocando emozioni di fronte alle quali non riescono a resistere o reagire.
    - L'86% degli adolescenti del campione ascolta solo quello che preferisce, senza distinzione tra maschi e femmine, in un corale crescendo nelle fasce di età.
    - L'11% ascolta solo quello che è di moda: con differenza significativa tra maschi e femmine (13% dei maschi contro 11% delle coetanee).
    - Quasi nessuno rimane indifferente alla musica; infatti solo il 3% lo afferma espressamente.
    - Il 60% dice che ascolta la musica «solo quando mi piace» (i ragazzi più delle ragazze).
    - Il 36% dice che «è un'esigenza di cui non posso fare a meno» (e qui sono le ragazze ad essere più prese dalle emozioni: 42% contro il 31%).
    - Il 16% dice che la musica «stordisce e fa uscire dalla realtà» (e ancora una volta sono i maschi a lasciarsi prendere fino a questo punto: 19% rispetto al 13%). Il tratto è in crescita dai 14 ai 19 anni, soprattutto tra i maschi.

    La discoteca

    Il «tempio sacro» degli incontri giovanili, la discoteca, verso la quale sono rivolti i desideri di tutti gli adolescenti, è frequentata dal 34% dei ragazzi delle fasce esplorate: un numero inferiore a quello che comunemente si ritiene dall'opinione pubblica.
    La frequentazione della discoteca è comunque uno degli standards sui quali gli adolescenti giocano il ruolo di «grandi» e si conquistano l'autonomia «relativa» dagli schemi familiari; un'autonomia che ancora non riguarda il futuro, ma esprime la meta di uno status raggiunto, simile a quello di avere il motorino a 14 anni, o fare la patente con il raggiungimento della maggiore età ai 18 anni.
    La discoteca «potenzia ed esalta», come una cassa di risonanza gigantesca, tutte le situazioni descritte per la musica: mette l'adolescente (o meglio il giovane uomo) nella condizione di perdere il controllo di sé, di mimare situazioni di esperienza interpersonale al limite della norma morale, di rielaborare i propri sentimenti, in modo alternativo alla condizione familiare concreta.
    I ragazzi che vanno in discoteca, e la frequentano regolarmente, hanno raggiunto quasi tutti la maggiore età: hanno quindi acquisito di conseguenza (o almeno si presume) un «sistema immunitario» psichico più solido, legato alla responsabilità legale della «maturità» raggiunta, alla conclusione prossima (o ormai superata) della scuola secondaria, all'inserimento nell'università, o alla precaria condizione di «lavoratore».

    La stampa

    Anche la stampa entra nella categoria dell'utilizzo (o consumo) delle energie personali nella situazione di «tempo libero».
    L'atteggiamento dei ragazzi adolescenti nei confronti nella stampa è di interessamento normale, senza grandi entusiasmi e senza difensività.
    - Il 77% dei ragazzi del campione afferma di avere interesse per la stampa. Un interesse non particolarmente forte (non più di tanto!), ma costante. Più presente nelle ragazze (81%) che nei ragazzi (70%).
    - Una piccola percentuale, il 17%, afferma della stampa: non riesco a farne a meno. Sono probabilmente coloro che hanno imparato a convivere con la lettura fin da piccoli.
    Nella lettura gli adolescenti rivelano di agire per scelta molto di più che nei programmi televisivi.
    - Il 68% sceglie le letture, comperando o cercando quello che interessa.
    - Solo il 31% dice di leggere quello che capita tra mano.
    Il motivo della lettura è dato sia dal bisogno di informazione (51%) che da quello dello svago (48%).
    La lettura rimane dunque sempre un fattore informativo e formativo di primaria importanza. I ragazzi sono sostanzialmente liberi di leggere quello che vogliono, secondo interessi culturali e di scuola, secondo bisogni di informazione estremamente personali nei settori più stravaganti. Attraverso la lettura interiorizzano notizie ed opinioni concrete, alle quali i ragazzi partecipano con i loro sentimenti, vivendole in un certo senso come proprie: in questo modo esse contribuiscono alla loro maturazione.

    Il computer

    Il computer oggi si può considerare la porta di entrata in una dimensione nella quale un giovane moderno deve sentirsi inserito per poter essere all'altezza dei tempi, e per sentirsi «competitivo» e «spendibile».
    Molte attività moderne sono ormai basate sull'informatica e moltissimi strumenti - di cui il PC è l'emblema - sono l'espressione più popolare di appartenenza a questa modernità. Ai computer sono associati anche tutti i giochi elettronici, i «games», gli strumenti di calcolo che il ragazzo utilizza nello studio, tutti gli apparecchi che sono in casa e gli «optionals» delle automobili, ecc.
    La stragrande maggioranza si dichiara favorevole a questo nuovo mezzo.[2] L'atteggiamento verso questo mondo un po' magico, un po'... da iniziati, è carico ancora di ambivalenza: piace e attira, ma fa paura e sollecita reazioni incresciose; inoltre determina uno status di «possessore» o di «povero».
    L'atteggiamento verso il computer (e verosimilmente verso tutte le cose che riguardano l'informatica) ha un andamento chiarissimo in calo con il crescere degli anni, sia tra i ragazzi che le ragazze. Infatti sono molto più interessati nelle fasce giovani del campione che non in quelle superiori (il 56% a 14 anni e solo il 35% a 19 anni).
    Sembra che gli adolescenti italiani usino il computer esclusivamente per due motivazioni che ben poco hanno a che fare con ciò per cui è nato: il divertimento e l'esercizio delle proprie abilità. L'uso ludico prevale nelle età più basse, quello funzionale nelle più alte.
    Si deve registrare che gli adolescenti colgono anche su questa dimensione una stimolazione per il proprio avvenire: un bisogno di apparire, di avere, di dimostrarsi intelligenti, di far presente la propria diversità da quando erano bambini.

    Lo sport

    Nell'argomento del «tempo libero» si può inserire anche l'attività sportiva, nonostante qualche limitazione legata almeno a questi due fattori: lo sport viene praticato anche in sede scolastica, per cui i ragazzi considerano questa attività come «dovere»; nella mentalità delle famiglie attuali il far praticare sport ai ragazzi, fino da quando sono piccolissimi, è diventata una moda.
    Tuttavia lo sport «riempie» l'attività di un adolescente ed «esprime» molto del suo mondo interiore: esso offre all'adolescente una volontà il dominio su di sé, di prevalenza sugli altri coetanei e la possibilità di dimostrare a tutti la propria trasformazione.
    Il 62% dei ragazzi del campione dice che pratica sport, naturalmente più i maschi che le femmine (75% contro 49%), e intende probabilmente - oltre all'impegno scolastico - anche una particolare attività alla quale si è affezionato/a.
    La precedenza è data agli sport di movimento, di squadra, che coinvolgono sia il corpo che la mente:
    - La precedenza assoluta è per la pallavolo (36%) senza distinzione tra ragazzi e ragazze; poi viene il calcio 31%, chiaramente maschile (60% dei ragazzi contro solo il 6% delle coetanee);
    - seguono poi gli sport agonistici individuali: nuoto 23% (senza grandi distinzioni tra maschi e femmine) e ginnastica artistica 20% (chiaramente femminile, 31%);
    - dopo viene una rosa di sport come tennis, ping pong, basket, sci, ciclismo, atletica, podismo, arti marziali, ecc... che non raggiungono il 15%.
    La pratica dello sport è chiaramente correlata su tutto il territorio nazionale con la frequenza alle scuole, il ceto sociale e con l'appartenenza a gruppi. Le percentuali sono altamente significative e mostrano quanto la pratica sportiva è carica di connotazioni «culturali» e sociali.
    * Una nota finale: il 23% dei ragazzi del campione, richiesto quanto lo sport «impegni», non risponde. Questa percentuale è alta: dice che il ragazzo nella situazione sportiva non gradisce avere impegno o controllo, perché queste condizioni appartengono alla situazione «dovere», non «tempo libero». Comunque - secondo l'espressione di quelli che hanno risposto - l'impegno maggiore lo detiene il calcio (16%) e al secondo posto viene la pallavolo (12%), e tutto fa pensare che l'impegno sia legato alle relazioni di squadra e al dover sottostare a regole.

    CONCLUSIONI: ASPETTI PEDAGOGICI

    I risultati di quest'indagine impongono delle attenzioni particolari da parte di chi ha intenti educativi nei confronti degli adolescenti.
    Il tempo libero si rivela uno «spazio personale» fondamentale dove esercitare quell'interazione che facilita il passaggio dalla piattaforma infantile (il preadolescente) a quella adulta (l'uomo che sarà). Infatti il «tempo libero» è un tempo in cui l'adolescente può essere se stesso perché, lontano dagli occhi dei genitori, può rispecchiarsi nel comportamento dei coetanei.
    Questo «spazio personale», libero da impegni scolastici e familiari è, in ogni adolescente, carico di forti ambivalenze:
    - aspettative in sintonia con il divenire personale completo (essere già grande, indipendente, in grado di manifestarsi nella sua più sentita realtà). Questa polarità esercita un fascino fortissimo, per il quale lo spazio personale diviene forse il luogo più importante della crescita. Qui gli adolescenti sviluppano capacità, sfogano tensioni, canalizzano energie, indirizzano sforzi... Intuiscono in questo modo le dimensioni concrete della propria identità adulta misurata all'esterno dalla crescita fisica e dalle abilità psicomotorie, e all'interno dal «riempimento» emotivo di se stessi;
    - differenze verso tutto il «nuovo» che l'adolescente sperimenta in modo prepotente dentro di sé: un nuovo che viene visualizzato nei suoi comportamenti (ancora ben lontani dai modelli che «sente» veri e «suoi»), dei quali egli ancora non sa l'adeguatezza o l'inadeguatezza al suo nuovo essere. Tale informazione gli viene rimandata (come un rinforzo positivo o negativo) dal confronto con i coetanei.
    Il confronto con i coetanei (gli amici) è dunque il canale per cui l'adolescente prende coscienza del proprio processo di crescita.
    Solo nel confronto con gli altri egli accosta i sentimenti nuovi che sperimenta fuori dal mondo familiare, i tentativi goffi di essere diverso, i propri comportamenti, inadeguati ormai al mondo infantile conosciuto, ma in qualche modo non ancora proporzionati al mondo degli adulti, le intuizioni fantastiche di un sé nuovo, che esige ormai sperimentazione in situazioni non conosciute.
    Le situazioni di «tempo libero» (televisione, musica, sport, ecc.) sono solamente occasioni per prendere contatto con se stessi: caricarsi di emozionalità e sentirne tutto il peso, tentare il dominio di queste energie, intuire in qualche modo la loro nuova identità.
    Per attribuire valenza pedagogica a queste situazioni che abbiamo chiamato di «tempo libero» o «spazio personale», bisogna confrontarle con la dimensione adulta che ogni adolescente (maschio o femmina che sia) deve raggiungere, non certo con il passato del bambino.
    Unica vera variabile che influenza la crescita degli adolescenti è senza ombra di dubbio quella legata alla scolarizzazione. Emerge che i ragazzi/e che frequentano le scuole sono molto più equilibrati, più sicuri, più efficienti di quelli che non le frequentano.
    Dai dati della ricerca Cospes emerge che certe preoccupazioni degli educatori, come la sfiducia nei confronti degli amici, i compagni cattivi, le occasioni in cui i ragazzi si trovano liberi e senza controllo, i momenti di svago non occupati da impegni utili, sembrano chiaramente «pregiudizi».
    Ne segue una chiara conclusione pedagogica: non è proprio il caso che gli educatori (e i genitori) accentuino eccessivamene il fatto dei «cattivi compagni», né che si preoccupino troppo di organizzare per gli adolescenti strutture formative.
    La maggioranza degli adolescenti ha un particolare senso del proprio divenire, sa valutare le circostanze in relazione al proprio bisogno di crescita:
    - ama quindi cercarsi da solo le situazioni in cui poter essere se stesso/a;
    - è immunizzato dal copiare gli altri sia nel bene che nel male;
    - rifugge da quelle cose organizzate per lui (o per lei), e si difende da schemi fissi;
    - impiega le proprie energie per realizzare qualche cosa che ha senso solo per se stesso/a, col solo scopo di fargli capire quanto egli possa e quanto valga.
    Solo quella piccola percentuale, che coincide quasi totalmente con i disadattati, non riesce ad utilizzare queste linee di crescita e va alla deriva perché non coglie il senso positivo della propria energia.
    Non potrebbero allora educatori e genitori lasciare agli adolescenti ampi spazi di crescita, liberi da impegni e da schemi, mantenendo con essi la discussione valutativa sulle situazioni, ponendo e proponendo norme cui attenersi (rientri, orari, soldi, luoghi, ecc.), negoziando o rinegoziando, se necessario, le norme stesse?

    NOTE

    [1] Emerge una relazione interessante tra il concetto di tempo libero-spazio personale con due variabili: la frequenza scolastica e la partecipazione a gruppi.
    Chi frequenta scuole ha imparato a considerare il tempo libero alternativo agli impegni scolastici che lo occupano tante ore al giorno, mentre chi non frequenta più scuole (perché ha concluso con una scuola breve, o ha fallito, o comunque va a lavorare) ha meno chiaro questo concetto gerarchico degli impegni.
    Chi partecipa a gruppi (informali o impegnati) comprende il tempo libero in modo diverso da chi non vi partecipa. Questi ultimi infatti dicono che non riescono ad avere tempo libero - cioè spazio personale interno - in modo significativamente più consistente di coloro che partecipano a gruppi (12% contro il 5%), a conferma del fatto che ragazzi «soli» stentano ad avere schemi di valutazione della loro attività personale, in quanto il gruppo aiuta ad esprimere se stessi e fa risonanza delle nuove abilità acquisite.
    [2] Il 46% dei ragazzi si dichiara di atteggiamento positivo verso il computer: «mi piace il computer». Grande è la differenza tra maschi - 55% - e femmine - il 38%.
    Il 32% afferma che, pur non possedendo un computer, ha con esso un atteggiamento positivo, «mi piace ma non ce l'ho». Questa volta sono le ragazze ad affermarlo con più intensità (40% contro il 24% dei coetanei).
    Solo il 21% dei ragazzi, senza distinzione tra maschi e femmine, dice di non essere interessato al computer.


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