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    Un itinerario di formazione per gli obiettori


    Enti Salesiani Servizi Civili e Sociali

    (NPG 1995-08-87)

    Quello che segue è la raccolta ordinata del materiale di lavoro svolto in un seminario tra responsabili della formazione degli enti e i rappresentanti degli obiettori.
    Si tratta perciò di materiali di lavoro che rilanciamo a tutti i gruppi di formazione locali, perché si operino approfondimenti, integrazioni, e vengano sviluppate parti ancora del tutto da abbozzare. L'attenzione assicurata in questo documento alla formulazione dei movimenti nel nostro itinerario, e la concentrazione su di essi non ci ha permesso di sviluppare tutti gli altri elementi dell'itinerario, come la selezione degli atteggiamenti corrispondenti, l'individuazione dei diversi tipi di esperienze da produrre, le strumentazioni linguistiche e non, le indicazioni operative sull'intervento dell'educatore. Il lavoro che resta è tanto, ed è lasciato alla passione progettuale di chi opera nella formazione.

    PERCHÉ PARLIAMO DI ITINERARIO

    Parliamo d'itinerario dopo le linee di un piano-progetto. L'itinerario in quanto mentalità, più che strumento, aggiunge qualcosa alla progettualità.
    In questo senso l'itinerario è attento alla gradualità, alla progressività e alla sequenzialità dei processi che si vogliono mettere in atto per la formazione.

    Itinerario: quale?

    Ci riferiamo agli itinerari di educazione alla fede, secondo lo sviluppo della progettazione della educazione dei giovani alla fede, sulla scia di quanto abbiamo maturato nel cammino comune di questo ultimo decennio.
    La formazione dell'educatore (salesiano, laico, animatore, obiettore-animatore... o obiettore-aiuto e supporto alle figure educative) non è qualcosa di altro rispetto al processo formativo dei giovani. Anzi: l'itinerario di educazione alla fede che abbiamo elaborato afferma propriamente che «è tutta la comunità» il soggetto in cammino nell'itinerario che produce cambiamento in sé e attorno a sé.
    Ciò che fa da sfondo è dunque lo stesso «itinerario di educazione alla fede dei giovani»; e gli obiettori sono giovani e giovani-adulti in processo formativo di sé come persona a servizio, naturalmente ripensato da un'angolatura del tutto particolare.

    Ricordando le «logiche dell'itinerario»

    Nella nostra esperienza di costruzione di itinerari formativi, collochiamo «la vita» al centro come tema generatore per appassionare i giovani alla vita; e il servizio alla vita come espressione della «passione per la vita». La vita del giovane diviene perciò il punto di partenza di un processo di produzione della vita in qualità fino alla «vita piena e abbondante».
    La «logica del seme» o della continuità dei processi vitali, senza soluzioni di continuità, regola questo progressivo aprirsi, accogliere e responsabilizzarsi intorno alla vita.
    I processi formativi andranno dunque pensati in termini di:
    – sequenzialità logica e spesso anche temporale (secondo un prima... e un poi);
    – progressività: con un crescendo in intensità che significa, richiede e promuove una crescita in consapevolezza e in responsabilità intorno alla vita e al servizio.
    Ciò attraverso una progressività che è un passare:
    * dal sé alla vita nel proprio piccolo ad una apertura all'alterità della vita in una dimensione planetaria (mondialità e universalità) e verso una prospettiva «della vita come mistero» che si svela e interpella;
    * dall'implicito all'esplicito: dal produrre e dire la vita con tutti nella sua dimensione di laicità fino al risignificarla e proclamarla nella comunità dei credenti, e ancora fino ad un tornare nella
    compagnia di tutti a donare e annunciare vita piena e abbondante.

    Con lo strumento dell'itinerario

    Per questo utilizzeremo lo strumento dell'itinerario con:
    – le sue quattro aree:
    * 1' area dell'identità e della maturità dell'uomo invocante;
    * l'area dell'incontro con il Signore Gesù e il mistero che ci svela il volto del Dio della vita;
    * l'area del ritorno alla vita nuova come vocazione;
    – i movimenti progressivi che esprimono: il «da dove» e il «fino a dove»;
    – le competenze in termini di atteggiamento;
    – le esperienze da selezionare per assicurare il processo di cambiamento delle persone;
    – gli eventuali interventi particolari da privilegiare.

    Con un tocco di novità che è un «filtro» particolare

    Non è stata nostra intenzione riscrivere daccapo tutto l'itinerario di educazione alla fede per gli obiettori.
    Nostro intento era quello di percorrere tutto il cammino delle quattro aree accentuando una particolare o alcune particolari dimensioni che in un certo senso possono essere assunti come «temi generatori» che operano una certa selezione e lettura specifica di tutto il processo.
    Essi sono il tema della coscienza e dell'obiezione di coscienza; il tema della nonviolenza e della pace da costruire; e il tema del servizio, del servizio civile e del servizio educativo come modo per costruire la pace e l'uomo nonviolento.

    L'AREA DELL'IDENTITÀ PERSONALE DA COSTRUIRE

    In questa area appositamente si è cercato di assumere, per muovere i primi passi di un cammino formativo, i punti di partenza più deboli e fragili che possono emergere anche solo implicitamente dalla situazione di giovani che compiono la scelta dell'obiezione di coscienza nel servizio civile.
    Dalla analisi della situazione registriamo e assumiamo la compresenza di motivazioni molto diversificate, rivelatrici anche di una cultura giovanile «debole» di fronte alla realtà, che spingono i giovani alla scelta di un tale cammino di servizio.
    Si tratta di grappoli di motivazioni dove quelle più altruistiche si accompagnano molto spesso, a volte anche nei medesimi soggetti, ad altre segnate da caratteri più propriamente egocentrici o per lo meno individualistici; ci sono giovani con motivazioni culturalmente elaborate, maturate dentro la cultura della non violenza, della pace e della solidarietà, e dei giovani che sembrano portatori di motivazioni apparentemente dettate forse anche da convenienza, opportunismo, da quell'atteggiamento strumentale verso le istituzioni (e in particolare verso l'istituzione stessa della coscrizione obbligatoria) tipico di una generazione di giovani, eterni adolescenti, disincantati dalle ideologie, nostalgici magari delle grandi narrazioni, ma refrattari verso le forme, figure e strutture istituzionali lontane dalla loro vita quotidiana.
    Questa miscela di spinte, più o meno consapevolmente elaborate, più o meno socialmente mature, a volte anche compresenti, vissute da alcuni in forma implicita e da altri in forma esplicita, rappresentano per la comunità educativa l'invalicabile «punto di partenza» su cui scommettere per l'avvio di un itinerario che veda obiettori in servizio, non solo soggetti in formazione (particolarmente di autoeducazione), ma compagni di viaggio a fianco degli educatori e impegnati con loro nell'educazione degli altri giovani.
    Per questo abbiamo immaginato e formulato alcuni movimenti progressivi che, partendo dalla situazione più debole della domanda giovanile, siano in grado di accoglierla e di assicurare un cammino di scavo e di elaborazione di essa, cosicché esso diventi un cammino di riappropriazione dell'identità personale, culturale e sociale, e perciò decisione consapevole e progressiva intorno alla vita, propria e degli altri, e al modo di giocarsi per essa.

    Movimenti progressivi della prima area

    Dalla «voglia di imboscarsi», dall'ignoranza o dalla voglia di Rambo, alla decisione del «Signornò!»

    In questo avvio del cammino, il giovane, che manifesta disinteresse, o il rifiuto per un servizio obbligatorio militare che non si motiva con ragioni di sensatezza, di utilità personale e sociale, tentato al contempo alla fuga o al rifiuto della realtà, o a ricorrere a soluzioni di corto cabotaggio tipiche di una cultura giovanile che assume come filtri l'utile e il funzionale, è sollecitato a maturare l'interesse per una «scelta alternativa» che, pur esprimendosi come un «no reciso» ad un tipo particolare di servizio e di impegno, quale quello militare, esprima al contempo una prima iniziale e consapevole riappropriazione della responsabilità e della decisione sulla vita e sul proprio futuro immediato connesso alla responsabilità verso gli altri e la società.
    In questo senso il «Signornò!» può diventare un «sì iniziale» a vivere e a decidere sulla vita in prima persona e sul modo di gestirla dentro alla società civile e alle istituzioni.
    Vi è spesso anche un altro punto di partenza: quello dei giovani affascinati dai modelli forti e vincenti dei Rambo e degli Schwarzkopf di turno: in tal caso il giovane è sollecitato a percorrere un cammino inverso, e scoprire l'inganno e l'inconsistenza di ideali e modelli che codificano l'autoaffermazione sulla pelle degli altri, o la forza e il potere come mezzi-ideali di successo e di dominio sugli altri.
    – Esperienze: esperienze di provocazione, e perturbatrici.
    Si tratta di lasciarsi contagiare e affascinare dalla presenza di altri prima di loro. La scoperta, la conoscenza di esperienze di Obiezione e Servizio Civile presenti nel proprio ambiente di vita; il contatto, l'incontro, il confronto con giovani che stanno vivendo sulla propria pelle la scelta dell'obiezione e del servizio civile. È importante in questa fase di primo orientamento assicurare momenti di provocazione-riflessione-confronto.
    – Strumenti particolari: video-provocazione «L'obiettore in mutande».

    Dalla decisione del `Signornò!' alla disponibilità a mettersi in prova per «dire sì a qualcosa d'altro»

    Il secondo movimento esprime un nuovo livello di consapevolezza e di decisionalità da acquisire: il giovane, lungi dal fuggire dalla responsabilità che la società e lo stato gli chiedono, riconosce e riscopre alcune ragioni per l'impegno e il servizio; in tal modo la sua scelta non sarà una fuga dalla realtà o una chiusura nel ristretto ambito delle esigenze soggettive impermeabili ai bisogni degli altri e alle richieste della società.
    In tal senso matura la decisione di mettersi alla prova in qualcosa di nuovo, per riscoprire le ragioni vitali di una scelta e di un impegno verso gli altri e la società.
    Accetta dunque di provarsi in una scelta di servizio gratuito e volontario, per trovare in essa le ragioni, l'interesse e la passione per la scelta futura di un servizio civile alternativo.
    – Esperienze: esperienza limitata e progettata di servizio civile temporaneo volontario.

    Dalla disponibilità a mettersi alla prova, alla decisione consapevole di mettersi «in stato di servizio civile» nella società attraverso l'educativo

    Il terzo movimento esplicita, del processo maturativo, quell' aspetto che conduce il giovane a recuperare a se stesso, dentro un confronto allargato con gli altri, le ragioni personali, culturali, sociali dell'esercizio di un Servizio Civile, alternativo a quello militare, nella forma di servizio educativo ai giovani.
    Tale scelta diviene però anche, e come tale si comprende, una «risposta di qualità» ad un appello alla assunzione di responsabilità (per questo risulta un dovere, un reclutamento, una coscrizione obbligatoria) da parte della società e dello stato.
    – Esperienze: atto di presentazione della domanda come atto di cittadinanza; esperienza di esercizio di diritto-dovere; esperienze quotidiane del servizio civile (prima, durante, dopo).

    Dalla scelta consapevole del servizio alla società al ritrovamento del «centro»: le ragioni profonde del servizio, radicate nella cultura della pace, della nonviolenza, dell'impegno per la giustizia

    Il movimento prefigurato indica il lavoro profondo di rielaborazione culturale dell'identità del giovane obiettore in servizio.
    L'esperienza del servizio favorisce e sollecita nel giovane la riscoperta e la riappropriazione consapevole della cultura della pace e del sistema di valori che oggi la definiscono.
    In tal modo la scelta e l'esperienza quotidiana di servizio vengono a collocarsi non in posizione marginale, ma nel cuore dell'elaborazione dell'identità personale del giovane: una identità curvata sull'altro, una identità di esodo perché accetta di ridefinirsi a partire dai bisogni dell'altro. In tal modo il giovane può giungere alla definizione del sistema di valori che sollecita alla scommessa sulla vita e sulla sua qualità.
    – Esperienze: studio, confronto, dibattito, comunicazione sui temi della cultura della pace.

    LE AREE DELL'INCONTRO CON CRISTO NELLA CHIESA

    La scelta dei lavori di gruppo ha portato alla unificazione delle due aree della tematizzazione dell'identità credente: quelle dell'incontro con Cristo e dell'appartenenza ecclesiale.
    Una scelta forse dettata anche da ragioni di opportunità e convenienza, ma che in ogni caso richiama un dato essenziale: il cammino continua in compagnia; la meta non è assicurata una volta per sempre; la definizione dell'identità da parte del giovane obiettore di coscienza in servizio civile può essere risignificata nell'incontro con l'esperienza di fede nella comunità dei credenti.

    Movimenti progressivi di queste aree

    Dal ritrovamento di un «centro» personale di valore e di rimotivazione, all'incontro con una storia e una persona, Gesù di Nazareth: l'uomo di pace

    Il giovane è sollecitato, una volta ridefinito il «centro essenziale di senso» della propria vita, attraverso la riformulazione dei valori che lo decentrano verso l'altro, al servizio agli altri, a cercare al di fuori di sé, dentro una storia che viene a lui da lontano, intrecciata con la storia di tanti testimoni, la ragione vitale, ultima, e capace di fondare la passione e l'impegno per una prassi di pace vissuta nel servizio.
    L'esperienza esistenziale di servizio alla pace può aprirsi perciò all'incontro con quella che è stata l'esperienza e la prassi di pace e di servizio instaurati da Gesù di Nazareth.
    In tal modo ogni giovane può riscrivere e ricomprendere la figura e la storia di Gesù a partire da questa sensibilità. Gesù di Nazareth appare come l'uomo che accoglie la differenza, l'uomo del radicale rispetto dell'altro fino a cancellarne la categoria di nemico, l'uomo che vive l'altro come amico e compagno di cammino, l'uomo che fa del servizio verso il povero, come soggetto di bisogno, la ragione fontale della sua prassi di vita. Nasce e viene riscritto il «vangelo della pace».

    Dall'incontro con Gesù alla accoglienza del suo «messaggio altro» su Dio: un Dio impegnato e compromesso nel fare la pace con gli uomini che ama

    L'incontro rinnovato con Gesù di Nazareth permette al giovane di vedere rispecchiato in Lui il volto più autentico di Dio: un Dio rivolto all'uomo, in cerca dell'uomo, per «fare la pace» e costruirla in compagnia dell'uomo.
    Gesù svela il grande sogno di Dio sulla vita di ogni uomo; e rende visibile come Dio, in Gesù e nello Spirito da lui donato, chiama ogni uomo ad essere collaboratore nella realizzazione del grande progetto di pace.

    Dall'accoglienza del messaggio di Gesù su Dio, alla scoperta di essere in una compagnia grande (la chiesa) a condividere in tanti il «sogno di pace»

    Il cammino di incontro con il Dio di Gesù conduce alla scoperta che il messaggio e la testimonianza di Gesù su Dio vengono da lontano. Il giovane vive l'esperienza di essere ospitato all'interno di una grande compagnia di uomini e di donne che nella fede, lungo la storia, si sono donati l'un l'altro il messaggio della pace e si tramandano l'uno l'altro, attraverso la testimonianza di vita, quella prassi di pace (che è il «fare il regno») che instaura le cose che annuncia.
    La chiesa viene così riscoperta e sperimentata anzitutto come una comunità dove fioriscono rapporti nuovi di riconciliazione e di rinuncia alla violenza del potere al suo interno; una comunità di uomini e di donne, di adulti e di giovani che si apre verso l'esterno per dilatare quel mondo nuovo che sperimenta nel piccolo. La comunità ecclesiale viene riscoperta come il luogo vitale che custodisce nel tempo e serve questa prassi di pace, vive solo per essa, creando compagnia e condivisione con tutti gli uomini.
    Allora la chiesa può essere scoperta e definita dagli stessi giovani a partire dalla loro esperienza di pace e di servizio e dal loro percepirsi membri vivi e indispensabili, che contribuiscono a restituire ad essa un volto giovane capace di parlare alla gente di oggi.
    – Esperienze: ritiri, contatti e confronto con altri gruppi; incontri e condivisione con presenze originali di chiesa per la pace (Pax Cristi, Costruttori di pace...); incontri con figure significative e profetiche di pace nella chiesa.

    Dallo scoprirsi comunità di pace che costruisce la pace al suo decentramento «oltre se stessa», verso la grande casa comune della pace di tutti gli uomini

    L'esperienza di chiesa e il recupero dell'identità dell'essere comunità per la pace, offre al giovane le condizioni per acquisire quegli atteggiamenti che la rendono presente nella comunità degli uomini: il suo essere «non per se stessa» ma per il mondo; il suo decentramento al servizio e all'annuncio del Regno di Dio come regno di pace per tutti; il suo essere senza dimora, ma il vivere da pellegrina con tutti gli uomini del tempo verso la grande casa comune, la casa della pace per tutti.
    Da qui la scelta consapevole e la decisione di ritornare al mondo perché si prolunghi e si dilati in esso «la pace» accolta, sperimentata, annunciata e testimoniata.
    Da qui allora l'apertura al territorio, alla cultura sociale e giovanile in particolare, alla mondialità per costruire una pace planetaria.

    L'AREA DEL SERVIZIO COME VOCAZIONE E DELLA VOCAZIONE AL SERVIZIO

    La quarta area dell'itinerario conduce i giovani obiettori in servizio educativo ad incarnare e rendere visibile, attraverso l'esperienza illuminata dalla fede, la qualità nuova della vita quotidiana; essa vede perciò il ritorno alla vita quotidiana, ben oltre la limitata esperienza di servizio, con uno stile di vita e una consapevolezza maturati in spiritualità. Allora la scelta temporanea, contingente si fa scelta di vita; il servizio civile si stabilizza in atteggiamento globale di servizio agli altri; ai giovani in particolare, alla società, fino a qualificare tutta la vita del giovane come appello-risposta al servizio. Questi i movimenti progressivi individuali.

    Dalla riappropriazione dei valori che stanno alla base del servizio educativo da obiettori, alla loro risignificazione nella passione per la vita e nella qualità della vita

    Il ritorno alla vita quotidiana, che comprende sia la risignificazione di tutta l'esperienza quotidiana di vita al di là di quella pur delimitata nel servizio educativo, sia la risignificazione della vita personale futura, dopo il tempo del servizio civile, conduce il giovane obiettore in servizio a riappropriarsi, da credente consapevole, dei valori che ha sperimentato essere alla base del servizio, per poterli risignificare, in prospettiva di radicalità evangelica, in una sintesi di nuova spiritualità giovanile da un lato, ma anche di nuova cultura in dimensione planetaria dall'altra.
    In particolare egli può trovare nel tema generatore della passione per la vita, quella di tutti a partire dagli ultimi, l'elemento unificante di senso che ispira e genera quelle che saranno «le qualità» (la pace, la convivialità, la solidarietà, il servizio gratuito), che fanno nuova la vita quotidiana.
    Egli potrà anche inventare vie nuove per esprimere, con parole, simboli e gesti, sobri ma capaci di parlare a tutti, lo stile di vita da giovane credente. – Esperienze: momenti di incontro-confronto-dibattito sui valori dell'Ode e del servizio civile che si esprime nel servizio educativo ai giovani. Incontri con testimoni. Riscoperta e riespressione nella quotidianità di valori vitale alla base del Sistema Preventivo che è si declina oggi dalla scelta dell'animazione.

    Dall'esperienza di un anno di servizio alla accoglienza della «chiamata» a vivere tutta la vita nella logica del servizio

    La tappa evidenzia come una scelta e una esperienza temporanea possono incidere sulla elaborazione dell'identità personale del giovane in termini di progettualità futura e di vita come vocazione.
    Il giovane che ha acquisito una consapevolezza nuova e uno stile di vita caratterizzato da alcune qualità, diviene consapevole di possedere un criterio, un filtro personale, attraverso cui ricomprendere e risignificare il sogno-progetto sulla propria vita. Egli diviene allora consapevolezza di una «chiamata» a vivere e progettare il futuro della propria vita come vocazione al servizio e alla pace, e si esercita nel dare quotidiane risposte alle chiamate piccole e grandi.

    Dalla vita riconquistata come servizio alla pace alla scoperta delle tante vocazioni al servizio, che costruiscono la pace

    Ogni scelta di vita dell'uomo e dei credenti può essere riletta e interpretata come una forma diversa di vivere il servizio e i valori della pace.
    Allora dall'unica vocazione al servizio per costruire la pace, sbocciano le mille vocazioni alla pace; la vita ricompresa come l'offrirsi di diverse possibilità, il darsi di molteplici figure, che indicano i tanti percorsi di servizio alla pace.
    Ogni giovane viene sostenuto nel compiere le proprie scelte di vita che concorrono a delineare la sua esistenza come figura di servizio e di pace; e ciò nel riconoscimento del valore delle diverse scelte di vita, nel rispetto e nella piena valorizzazione delle differenze che dicono la ricchezza delle vocazioni al servizio della pace.

    Dalle tante vocazioni al servizio per la pace alla scoperta che la relazione educativa è un modo quotidiano di far sbocciare la pace

    Nella riscoperta delle differenti vocazioni e nell'impegno a delineare nel quotidiano il proprio stile di vita di servizio, il giovane è sostenuto nel compito di ricuperare a se stesso il «tesoro» che gli ha regalato l'esperienza del servizio civile nell'educativo.
    Lungi dal volerla relegare ad esperienza e scelta da mettere tra parentesi, essa può fornire al giovane la possibilità di recuperare un frammento di senso che non potrà non segnare anche la sua vita futura.
    Questo tesoro da custodire e da mettere in circolo è costituito dalla possibilità di trasferire nelle relazioni vitali che fanno il tessuto della vita quotidiana, una consapevolezza e un atteggiamento che conferiscono loro una qualità particolare.
    Quella ricerca di comunicazione vitale e di relazione profonda con l'altro nella differenza, centrata sulla vita e animata dalla passione per essa, segnata dal superamento della conflittualità e dall'incontro riconciliato nella diversità, può continuare e distendersi nella vita quotidiana, come qualità dell'incontro tra le persone, e in particolare come passione per l'incontro con le nuove generazioni, verso cui assumere tutta la responsabilità dell'adulto.

    Dalla scoperta della propria vocazione come scelta di una vita di servizio per la pace, alla risignificazione e riprogettazione della vita come «dono totale fino alla consegna di sé»

    Il cammino di costruzione della esistenza nuova del credente chiede al giovane di ritrovare la ragione più grande e il segreto radicale che sta alla base di essa: la logica del dono e la decisione, piena di fiducia, di consegnare la propria vita nel rischio della gratuità, e nella certezza che anche il morire per essa è gesto di vita che costruisce un modo di pace.
    Allora, ben lungi dal pensare e dal vivere la propria esistenza come generatrice di morte per gli altri, magari anche in nome della vita, e come scelta di forza e di dominio, per quanto camuffate da buone ragioni, il giovane è aiutato a vivere, nella consapevolezza della fede, il quotidiano e dimesso logorare la vita per gli altri, come un atto di fiducia.


    T e r z a
    p a g i n A


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