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    Movies di guerra e di pace


    A cura di Eliana Vona

    (NPG 1995-08-104)

     

    Addio alle armi, Frank Borzage, Usa, 1932
    (titolo originale A farewell to arms)
    Tratto dal famoso romanzo di Hemingway, il film, ambientato sul fronte italiano del 1918, narra una storia d'amore mentre si consumano gli ultimi tragici echi della Grande Guerra. Fu vietato in Italia nel ventennio fascista.

    All'ovest niente di nuovo, Lewis Milestone, Usa, 1930
    (t.o. All quiet on the Western Front)
    Dal celeberrimo romanzo di Remarque, il film si presenta con uno spirito fortemente critico nei confronti della retorica propagandista. Il personaggio di Paul Baumer, protagonista del libro e del film, è diventato il simbolo del pacifismo e dell'antimilitarismo.

    Gli anni spezzati, Peter Weir, Australia, 1981
    (t.o. Gallipoli)
    Un nuovo atto di accusa contro la propaganda bellica, contro una guerra che manda al massacro giovani, pieni di mille speranze e promesse. È quanto accade ai due amici australiani Archy e Frank che si arruolano volontari, durante la Prima Guerra Mondiale, nelle file dell'esercito di Sua Maestà Britannica.

    Apocalypse now, F. Ford Coppola, Usa, 1979
    Uno dei film più famosi sulla guerra del Vietnam. Fortemente crudo e realistico, volutamente provocatorio, mostra la guerra come abbrutimento dell'essere umano; è rimasta memorabile la scena relativa all'attacco degli elicotteri al villaggio vietnamita.

    Arcipelago in fiamme, Howard Hawks, Usa, 1943
    (t.o. Air Force)
    Mary Ann, fortezza volante americana, è il vero protagonista della riscossa americana contro i nipponici dopo l'attacco di Pearl Harbor. Considerato il più importante film bellico-aviatorio, il film unisce mirabilmente scene di fiction a documentari di repertorio.

    L'arpa birmana, Kon lchikawa, Giappone, 1956
    (t.o. Biruma no Tategoto)

    Capolavoro del cinema giapponese, il film è un inno alla pace, alla fratellanza tra i popoli, condanna la guerra come barbara ferocia, inutile spargimento di sangue, bestiale e crudele reazione umana.

    Bastogne, William A.H. Wellman, Usa, 1949
    (t.o. Battleground)

    Il film ripercorre i momenti eroici della 101.ma divisione americana, paracaduta in Francia, che accerchiata dai nazisti resiste con tutte le forze, attendendo l'arrivo dei rinforzi inglesi.

    La battaglia di Midway, Jack Smight, Usa, 1976
    (t.o. Battle of Midway)
    Con un cast d'eccezione, il regista, avvalendosi di spezzoni di documentari, rievoca i momenti più significativi della famosa battaglia che permise agli americani di bloccare l'espansione nipponica.

    Berretti verdi, John Wayne, Usa, 1958 (t.o. The Green Berets)
    Dalla mano di John Wayne ci giunge uno dei pochi film sul conflitto vietnamita favorevole alla guerra. Fortemente criticato per questa scelta, il film rimane oggi la testimonianza di un attore sempre coerente alle sue idee politiche.

    Il cacciatore, Michael Cimino, Usa, 1978 (t.o. The Deer Hunter)
    Entrato ormai nella leggenda del cinema per la famosa sequenza della roulette russa, il film canta la Guerra del Vietnam come totale annientamento della persona umana. Un De Niro da antologia.

    I cannoni di Navarone, J.L. Thompson, Usa, 1961
    (t.o. The guns of Navarone)
    Arricchito dalla presenza di molte star, il film, attraverso numerosi e avvincenti colpi di scena, racconta una operazione di sabotaggio in un'isola greca avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale.

    Charlot soldato, Charlie Chaplin, Usa, 1918 (t.o. Shoulder Arms)
    Satira della guerra espressa dal grande Chaplin, che si diverte a mettere in ridicolo le figure dei potenti in alte divise, manifestando il suo disappunto alla feroce, stupida ed inutile macchiha bellica. Come sempre, si ride e si riflette.

    La collina del disonore, Sidney Lumet, Gb, 1965
    (t.o. The Hill)
    Il film di denuncia e di coraggioso impegno democratico, in cui vengono messi sotto accusa i campi di punizione inglesi, che adottano metodi simili a quelli delle SS. Durante l'ultimo conflitto mondiale, cinque uomini sono condannati dalla corte marziale per diserzione e spediti in un campo di disciplina nel deserto africano.

    Come vinsi la guerra, Buster Keaton, Usa, 1926
    (t.o. The General)
    Keaton ci offre una esemplare parodia del soldato, inserendo il suo nome tra gli autori che hanno narrato l'inutilità della guerra. Contro una propaganda che mostra la guerra come atto necessario per la risoluzione di problemi internazionali, Keaton risponde con una satira efficace e ben costruita, dichiarando apertamente il suo antimilitarismo.

    Cuori del mondo, David Wark Griffith, Usa, 1918 (t.o. Hearts of the World)
    Probabilmente il primo film di guerra in senso proprio, girato per la prima volta da un cineasta americano nei tragici luoghi europei del primo conflitto bellico, narra, attraverso l'abile mano di Griffith, le atrocità e la ferocia della guerra.

    Duello a Berlino, Michael Powell, Gb, 1943 (t.o. The life and death of Colonel Blemp)
    È la storia dell'amicizia tra un ufficiale inglese e un tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale; prevale uno spirito cavalleresco di stima e considerazione per l'avversario, secondo i più alti principi di un'amicizia romantica dal sapore di altri tempi.

    Duello nel Pacifico, John Boorman, Gb, 1968 (t.o. Hell in the pacific)
    Un film antimilitarista e di denuncia, in cui la guerra diventa, ancora una volta, motivo di spersonalizzazione e di annullamento dell'animo umano.

    Full Metal Jacket, Stanley Kubrick, Usa, 1987
    La scritta «Born to Kill» riportata sul casco dei marines è diventata il simbolo dell'atroce violenza della Guerra Vietnamita.
    Kubrick ci propone, con scene crude e realistiche, il suo più sentito disdegno alle brutalità belliche.

    Il Generale Della Rovere, Roberto Rossellini, I, 1959
    Seconda Guerra Mondiale, l'Italia è ormai in ginocchio; un imbroglione, scambiato per un generale antifascista, viene imprigionato. A contatto con la dura realtà delle carceri, decide di morire da eroe. Strettamente vicini due grandi del cinema italiano: Rossellini - regista e De Sica - attore il quale dà prova di una tra le sue più belle interpretazioni.

    Il giorno più lungo, K. Annakin, A. Marton, Usa, 1962
    (t.o. The longest day)

    È il film che narra gli epici momenti del D-Day del giugno 1944, cioè lo storico sbarco degli alleati in Normandia. Il racconto, inevitabilmente romanzato, si avvale della presenza di 42 attori internazionali, ognuno dei quali ha recitato nella propria lingua.

    Glory. Uomini di gloria, Edward Zwick, Usa, 1989
    (t.o. Glory)

    Ambientato durante la Guerra di Secessione, il film racconta le coraggiose gesta del 54° Reggimento di Fanteria Volontaria del Massachussetts, composto esclusivamente da gente di colore. I «Neri» dimostreranno di essere valorosi soldati come tutti gli altri.

    Good morning, Vietnam, Barry Levinson, Usa, 1987
    Siamo ancora sul fronte vietnamita, l'aviere Adrian Cronauer, disc-jockey della radio delle Forze Armate in Vietnam, ribalta ogni etichetta, trasmettendo scatenati rock'n'roll e facendo uso di umorismo e satira senza limiti.

    La grande guerra, Mario Monicelli, 1/F, 1959
    Una delle più riuscite commedie italiane, in cui si ride e, anche di gusto, meditando pure sulle miserie di casa nostra.
    Per la prima volta nel nostro paese i soldati appaiono non come eroi ma come uomini comuni; fortemente ostacolato dal Governo, il film si avvale della eccellente interpretazione di due «mostri sacri» della commedia all'italiana: Vittorio Gassman e Alberto Sordi.

    La grande illusione, Jean Renoir, F, 1937
    (t.o. La grande illusion)

    È considerato il film antimilitarista per eccellenza, manifesto del pacifismo, capolavoro cinematografico del cinema di tutti i tempi. Inno alla fratellanza e all'amicizia tra i popoli, il film, attraverso le efficaci figure degli ufficiali francesi De Boieldieu e Maréchal e del rigido comandante tedesco Von Rauffenstein, denuncia l'inutilità della guerra, che è solo una «Grande illusione».

    La grande parata, King Vidor, Usa, 1925 (t.o. The big Parade)
    Da ragazzo ricco e viziato, un giovane partito per la Grande Guerra, si trasforma in eroe. Dal tono patetico e melodrammatico, il film indugia troppo sul valore del patriottismo e sui buoni sentimenti.

    Hair, Milos Forman, Usa, 1979
    Film musicale, ambientato nel periodo della Guerra in Vietnam, celebra la vita e la mentalità degli hippies, manifestando il più acceso anti-militarismo e invitando a una cultura di pace, di amore, di comunione tra gli uomini e tra i popoli.

    Hamburger Hill-Collina 937, John Irvin, Usa, 1987
    (t.o. Hamburger Hill)

    Ispirato ad un episodio bellico realmente avvenuto, il film rappresenta l'ennesimo tentativo di un'America che tenta di guardarsi allo specchio, denunciando gli orrori di una guerra che purtroppo nessuno può mai cancellare.

    L'impero del sole, Steven Spielberg, Usa, 1987
    (t.o. Empire of the sun)

    La guerra guardata dagli occhi di un bambino: l'innocenza contro la stupidità e ferocia della ragion bellica. Siamo nel 1941, i Giapponesi si impadroniscono di Shangai; il giovane Jim, separato dai genitori, inizia un drammatico viaggio di sopravvivenza, che lo porterà persino nei campi di prigionia nipponici.

    L'infanzia di Ivan, Andrej Tarkovskij, Urss, 1962
    (t.o. Ivanovo detstvo)

    La Guerra ha ucciso ad Ivan i suoi genitori e lui, per vendicarli, diventa staffetta delle truppe sovietiche. Il film amaro, poetico, che diventa esemplare testimonianza della guerra come irreparabile perdita dell'infanzia e dell'innocenza.

    Italiani brava gente, Giuseppe De Santis, I/Urss, 1964
    Il film racconta la tragica disfatta italiana nella campagna di Russia attraverso le piccole storie di un reggimento, i cui soldati si distinguono per umanità e un forte desiderio di collaborazionismo e solidarietà. È un esercito ancora nettamente diviso per ceto, cultura e regione.

    Iwo Jima deserto di fuoco, Allan Dwan, Usa, 1949
    (Sands of Iwo Jima)
    Ancora fronte dell'ultimo conflitto mondiale, in questo film siamo in presenza della classica figura del sergente di ferro con il cuore tenero; addestra i suoi «allievi» secondo le più rigide regole militaresche, ma in battaglia li difende fino all'ultimo respiro. Il personaggio sembra cucito su misura al suo interprete, John Wayne.

    Jovanka e le altre, Martin Ritt, l, 1959
    Uno dei rari casi di cinema bellico al femminile. Le eroine erano 5 ragazze che, allontanate dal paese per aver simpatizzato con i tedeschi, si uniscono ai partigiani, condividendone in pieno i rischi e i pericoli della loro vita. Assai celebre la scena in cui le donne vengono rapate a zero, e private così di un «segno» della loro femminilità.

    Kolberg, Veit Harlan, Ger, 1943-'45
    Un kolossal tedesco esaltato dal regime nazista, racconta l'eroica resistenza di un paesino tedesco all'invasione napoleonica. L'ironia della sorte ha voluto che il film fosse terminato nel 1945, quando oramai la Germania era già quasi tutta occupata.

    La legge del Signore, William Wyler, Usa, 1956
    (The big countrily Persuasion)
    Il film è ambientato in una comunità quacchera, in cui vengono praticati i valori della non violenza, secondo uno spirito di pace e di comunione fraterna tra le genti. Gary Cooper conferma in questa sua interpretazione la preferenza per i ruoli del «buono».

    Luciano Serra Pilota, Goffredo Alessandrini, I, 1938
    Con tinte fortemente melodrammatiche e con toni ispirati alla retorica fascista, il film segue le imprese aeree del pilota Luciano Serra, eroe della guerra d'Africa.
    Tre i suoi modelli di riferimento secondo i canoni di allora: Dio, la patria e la famiglia.

    Marcia trionfale, Marco Bellocchio, I, 1976
    Un giovane laureato, destinato al servizio di leva benché abbia fatto di tutto per essere ammesso all'accademia, si trova a disagio nell'ambiente rozzo tanto lontano dalla sua sensibilità.

    Mash, Robert Altman, Usa, 1969
    Pungente satira militare, ambientato nella guerra in Corea, il film ironizza sui drammatici casi capitati nel conflitto e persino sulla morte. La sigla che dà il titolo al film è Mobile Army Surgical Hospital. È il film che ha dato la fama al regista americano.

    I migliori anni della nostra vita, William Wyler, Usa, 1946
    (The best years of our lives)
    L'opera tratta il tema del «ritorno a casa» attraverso le figure di tre reduci americani della Seconda Guerra Mondiale. Questi si accorgono di essere dei disadattati e nessuno di loro riuscirà ad integrarsi nella cosiddetta «vita normale». Film triste ed amaro che denuncia il segno indelebile tracciato dalla guerra sulla vita di ogni combattente.

    Nato il 4 luglio, Oliver Stone, Usa, 1989
    (Born on the Fourth of July)

    Ancora Vietnam! Tratto dall'autobiografia di Ron Kovic, il film narra la tragica vicenda di chi, come lui, cresciuto con gli ideali di valori patriottici, si arruola volontario per partecipare alla guerra del Vietnam; qui, la triste e crudele realtà.
    Si ritrova, alla fine del conflitto paralizzato ed emarginato da una società americana che vuole soltanto dimenticare.

    «Obiettivo Burma», Raoul Walsh, Usa, 1945
    («Obiective Burma»)
    Secondo conflitto mondiale, Birmania 1944: un gruppo di paracadutisti americani deve compiere una difficile missione nella giungla, scovare e neutralizzare una stazione-radio giapponese. L'operazione riesce, ma i velivoli americani si ritrovano imprigionati tra le inestricabili ed invisibili maglie del nemico-giungla. Ancora una parte da eroe per Errol Flynn.

    Orizzonti di gloria, Stanley Kubrick, Usa, 1957
    (Paths of Glory)

    Kubrick mette in scena la logica stupida ed inutile della guerra. Ambientato durante il primo conflitto mondiale, il film è uno dei capisaldi del cinema antimilitarista. Le figure dei tre ufficiali protagonisti sono diventati delle vere e proprie maschere grottesche, attraverso cui si rivela una denuncia satirica, sottile ed efficacissima. Grande prova di regia.

    Paisà, Roberto Rossellini, I, 1946
    Capolavoro del cinema di tutti i tempi, il film percorre, attraverso sei episodi, le strade della nostra penisola durante la Seconda Guerra Mondiale. Privo di retorica, con uno stile secco ed asciutto, l'opera è uno specchio drammatico e realistico dell'Italia in macerie dopo lo sbarco liberatorio degli Americani.

    Per chi suona la campana, Sam Wood, Usa, 1943
    (For whom the bell tolls)
    Una romantica storia d'amore durante la spietata Guerra Civile spagnola del 1936; la difficile ed eroica impresa di un gruppo di oppositori al regime franchista che cerca di far saltare un ponte. Sangue, accesi combattimenti, morte, ma l'uomo ha un profondo bisogno d'amore. Memorabili le interpretazioni di Gary Cooper ed Ingrid Bergman.

    Per la patria, Abel Gange, F, 1919
    (J'accuse)

    Un film che è entrato nella leggenda del cinema antimilitarista e racconta come la guerra sia in grado di distruggere ed annientare l'esistenza dei tre protagonisti. Celeberrima la sequenza iniziale: fronte della Prima Guerra Mondiale, duemila soldati si dispongono sul campo in modo da formarne la frase «J'accuse».

    Per il re e per la patria, Joseph Losey, Gbn 1964
    (King and Country)
    Ancora la Grande Guerra. Dopo tre anni di fronte il soldato Hamp, partito volontario, è profondamente shoccato e decide di far ritorno a casa. Arrestato come disertore, viene punito dalla corte marziale con la pena capitale. Un film crudele e fortemente realistico, dal sapore amaro, che mostra la guerra in tutte le sue brutture.

    Un pilota ritorna, Roberto Rossellini, I, 1942
    Seconda Guerra Mondiale: il film racconta i disagi di un gruppo di aviatori italiani prigionieri in Grecia in un campo di concentramento. Uno dei primi film diretto da Rossellini, che si è basato su un soggetto scritto da Vittorio Mussolini, di forte impronta propagandistica.

    Platoon, Oliver Stone, Usa, 1986
    Ancora un volontario partito per il Vietnam è tragicamente impressionato dall'impatto con la crudeltà del mondo bellico. Il film è di una violenza spaventosa, tristemente celebre, che non lesina allo spettatore le scene sugli orrori della guerra. L'America cinematografica continua a voltarsi indietro.

    Il ponte di Remagen, John Guillermin, Usa, 1969
    (The Bridge at Remagen)

    Un classico del cinema di guerra americano, in cui si tende ancora una volta a sottolineare l'alto eroismo dei soldati americani durante il secondo conflitto bellico.

    Il ponte sul fiume Kwai, David Lean, Gb, 1957
    (The Bridge on the River Kwai)
    Un kolossal inglese, che punta soprattutto sulle vicende umane dei personaggi ed esprime, seppur in maniera assai misurata, la follia e l'assurdità della guerra. Seconda Guerra Mondiale, Birmania, due mondi a confronto: l'esercito inglese, comandato dal colonnello Nicholson viene fatto prigioniero dall'esercito giapponese, comandato da Saito. Questi fa costruire dai prigionieri inglesi un ponte sul fiume Kwai. Celeberrima la colonna sonora.

    Prigionieri dell'oceano, Alfred Hitchcock, Gb, 1943
    (Lifeboat)
    Uno dei film bellici che ha avuto infinite critiche per aver reso positiva la figura di un tedesco. Durante il secondo conflitto mondiale, una nave viene affondata dai nazisti e i naufraghi si riparano su una scialuppa. L'unico in grado di effettuare un vero e proprio piano di sopravvivenza sarà il tedesco. Inquietanti, secondo lo stile di Hitchcock, le scene relative all'affondamento.

    Prima linea, Robert Aldrich, Usa, 1956
    (Attack!)

    La corruzione, la fragile psicologia di alcuni ufficiali e sottufficiali, sfiancati dalla forza bruta della guerra, il secondo conflitto mondiale.

    Le quattro giornate di Napoli, Nanni Loy, I, 1962
    Film corale, dal tono epico, che narra l'insurrezione del popolo napoletano avvenuta nel settembre '43, quando i partenopei sono riusciti a sconfiggere i tedeschi, obbligandoli alla ritirata, prima dell'arrivo degli alleati.

    Roma città aperta, Roberto Rossellini, I, 1945
    Un film da leggenda, ambientato nella Roma occupata dai nazisti, racconta, attraverso le tristi vicende di tre personaggi, la popolana Pina, l'ingegnere comunista Manfredi e il parroco Don Pietro, la drammatica realtà di un'Italia distrutta dalla guerra. Memorabile l'interpretazione di Fabrizi nei panni di Don Pietro e celeberrima la scena dell'uccisione di Pina, con una Magnani da antologia.

    Salvador, Oliver Stone, Usa, 1986
    La guerriglia in Salvador, il gioco diventa più alto; alla follia omicida della guerra,;viene aggiunto il bieco e losco traffico d'armi, i finanziamenti illeciti di «nazioni insospettabili» e lo sporco traffico di vite .inane Nasce ka 119" ole
    si reporter di guerra; è il caso appunto do Fbchard Boy. protacyrla >e, «tor

    Schindler's List, Steven Spielberg, Usa, 1993
    Ispirato alla vita di Oskar Schindler, l'industriale tedesco che. giunto nella Poionia occupata dai nazisti, salva la vita agli ebrei, facendoli lavorare nella sua industna. il film ripercorre drammaticamente lo sterminio ebreo compiuto dai nazisti. Una pagina di storia vergognosa che, una volta tanto, ha un finale meno amaro.

    Scipione l'Africano, Carmine Gallone, I, 1937
    Kolossal italiano di forte stampo patriottistico, racconta le gesta leggendarie del condottiero romano nella vittoriosa battaglia di Zama, durante la Seconda Guerra Punica.

    Il sergente York, Howard Hawks, Usa, 1941
    (Sergeant York)

    Da obiettore di coscienza, il contadino Alvin C. York, si trasforma sul fronte della Prima Guerra Mondiale in eroe coraggioso e tenace difensore della patria, tanto che riesce a catturare un intero battaglione tedesco. Personaggio cucito su misura per Gary Cooper.

    Il silenzio del mare, Jean Pierre Melville, F, 1947
    (Le silence de la mer)

    Film poetico, assai toccante e fortemente simbolico, racconta la vicenda di un ufficiale tedesco che, durante l'ultimo conflitto ha occupato la casa di due contadini e la sera li costringe ad ascoltare il suo monologo. Davanti al ripetuto mutismo dei due, il militare riconosce la grandezza del paese che ha calpestato.

    Sotto tiro, Roger Spottiswoode, Usa, 1983
    (Under fire)

    Guerra Civile del Nicaragua 1979, vista dagli occhi di tre reporter, Alex, Russell e Claire, amante di entrambi. Di straordinaria attualità per i tragici casi recenti, il film percorre, attraverso le vicende dei tre, le strade di un paese distrutto dalla violenza della guerra civile. Interessante la connessione tra guerra nei paesi cosiddetti poco sviluppati e traffico d'armi, snodo cruciale di morte.

    La Squadriglia dell'aurora, Howard Hawks, Usa, 1930
    (The dawn patrol)

    Uno dei film più belli di guerra aerea, con splendide riprese di combattimenti a distanza ravvicinata ed incursioni aeree, racconta la storia di una squadriglia britannica in Francia, evidenziando soprattutto l'aspetto interiore dei personaggi che, nonostante le difficoltà della guerra, mantengono vivi i più alti valori morali.

    Tora! Tora! Tora!, Richard Fleischer, Usa, 1970
    Ricostruisce in maniera dettagliata, e con grande dispendio di mezzi, l'attacco giapponese di Pearl Harbour.

    Tornando a casa, Hal Ashby, Usa, 1978
    (Coming home)

    Ancora un film sulle nefaste conseguenze della Guerra in Vietnam; ne è protagonista il trio composto da Sally Hyde, suo marito Bob e il suo amante, il ser
    gente Kuke, paraplegico. Triangolo d'amore che mette in risalto il traumatico problema del «ritorno a casa», non solo per i reduci, ma anche per i loro familiari.

    Tutti a casa, Luigi Comencini, I/F, 1960
    Lo sbandamento del nostro paese, dopo l'armistizio dell'8 settembre. Un ufficiale dell'esercito italiano, dopo il fatidico giorno, vede il suo esercito sparpagliarsi e lui, dopo un breve, doloroso ritorno a casa, si schiera dalla parte dei partigiani. Magistrale l'interpretazione di Alberto Sordi.

    Uomini contro, Francesco Rosi, I, 1960
    Film pacifista, in cui la guerra, in questo caso la Grande Guerra, non è altro che vana gloria degli ufficiali e un orribile, incancellabile massacro di quella povera, misera truppa, votata al «sacrificio patrio».

    L'uomo dalla croce, Roberto Rossellini, 1, 1943
    Film che preannuncia la stagione neorealistica del grande regista, narra la vicenda di un cappellano militare che segue l'esercito italiano durante la campagna di Russia. Un'opera di forte impronta pacifista, con il sacerdote che, fino alla fine, si impegnerà nella sua «campagna di pace» e di comunione tra gli uomini.

    Urla del silenzio, Roland Joffé, Gb, 1984
    (The Killing Fields)
    Cambogia 1975, il terribile governo di Pol Pot, lo scoppio della Guerra Civile, qui viene inviato un reporter del «New York Times», Schanberg, il quale riesce a compiere il suo reportage grazie all'aiuto del cambogiano Dith Pran. Ispirato ad un fatto realmente accaduto, il film è nettamente diviso in due parti: la prima sulla crudeltà della guerra, la seconda drammaticamente avventurosa, durante la quale Schanberg ritorna in quella tragica terra alla ricerca del suo amico, in un finale di riunita fratellanza.

    Vittime di guerra, Brian De Palma, Usa, 1989
    (Casualties of War)
    Una nuova «vittima» della guerra vietnamita si tratta del soldato Eriksson, che si rifiuta di violentare una ragazza vietnamita, nonostante l'ordine del sergente e gli schemi degli altri quattro commilitoni. Non riesce a salvare la vita della ragazza, ma denuncia i cinque alla corte marziale. Una ferita nel suo animo sensibile, che nessuno potrà mai curare.

    Vivere in pace, Luigi Zampa, I, 1946
    Seconda Guerra Mondiale, in un'Italia dei campi povera e con un forte desiderio di pace e fratellanza, dopo tanto odio e tante brutture, un soldato di colore americano fraternizza addirittura con uno tedesco, ma purtroppo la guerra ancora non è finita e non è possibile, per il momento, «vivere in pace». Il film mantiene un'impronta nettamente bozzettistica.

    Westfront, Wihelm Pabst, Ger, 1930
    Un grande del cinema tedesco affronta la cornice tragica della Prima Guerra Mondiale. Mette in risalto, senza retorica e sentimentalismi, la dura e drammatica vita dentro le trincee per i quattro protagonisti, tre soldati semplici e un ufficiale. La guerra è una tragedia e non lascia spazio alla speranza.


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