(NPG 1995-06-07)
Le chiese italiane ed europee stanno dando gli ultimi ritocchi al piano della partecipazione al pellegrinaggio europeo di Loreto; nei gruppi e nelle parrocchie ci si sta preparando, spiritualmente e «materialmente», a questo nuovo evento di chiesa, di esperienza religiosa, di fede. E ci si sta accorgendo di questo nuovo modo di coinvolgere i giovani in un evento ecclesiale, che supera i confini della partecipazione al gruppo o all'associazione o alle feste diocesane.
Ci si accorge che la vita di chiesa va ben oltre gli stretti confini diocesani o anche nazionali, e che diventa un fenomeno di cattolicità, di universalità. E ci si accorge che in eventi come questi (le giornate mondiali della gioventù, i pellegrinaggi) vengono coinvolti giovani ed adulti come esperienza globale, non solo religiosa ma che tocca tutti gli aspetti della vita del partecipante.
Diventa, insomma, un fatto nuovo di pastorale giovanile che, se nulla toglie alla fatica della crescita quotidiana negli spazi di vita comune, d'altra parte aggiunge orizzonti più vasti, permette maggiori condivisioni, allargamento delle prospettive, scambio di diverse esperienze e modalità di vita. E che si tratti non di una vecchia riedizione di religiosità popolare legata a fenomeni strettamente locali, parrocchiali, ma di un fatto nuovo di cultura e mentalità, lo dice non solo la parola del Papa e dei pastori, ma degli stessi giovani che vi hanno partecipato o che, almeno una volta nella loro vita, desiderano partecipare.
Dal momento che il pellegrinaggio di settembre capita a casa nostra, a Loreto (inizio di una tradizione che altrove ha maggiore storia e consistenza, come il «cammino di Santiago di Compostela»), NPG intende riflettere sull'avvenimento dal punto di vista che le è tipico, quello educativo-pastorale, e anche — cosa che le è altrettanto tipica — per offrire materiali perché questa possa essere un'esperienza educativa. Ecco allora l'articolazione di questo numero di rivista.
Un primo intervento, di Domenico Sigalini, coglie e analizza il fatto. (Detto per inciso, esso si colloca come continuazione della rubrica «Oltre la pastorale del bonsai», che intende appunto cogliere il nuovo o il possibile che si nasconde tra i fatti più comuni dei giovani, e che chiedono di essere capiti, interpretati, aiutati).
In uno stile vivace, provocante, propone all'attenzione dell'operatore pastorale un avvenimento che può diventare occasione di crescita non solo per il giovane ma per l'intera comunità. Nella seconda parte dell'articolo ci si spinge verso una problematizzazione educativa: come permettere ad un'esperienza, che può rischiare di essere bollata come sperimentalismo turistico-avventuroso, di diventare vera occasione di crescita nella fede?
Il secondo articolo, di Carmine Di Sante, coglie nell'esperienza dell'uomo biblico (paradigmatica per l'uomo di tutte le culture) il significato esistenziale e religioso del pellegrinaggio, la comprensione piena della metafora del viaggio, del cammino che è tipica di ogni cultura e delle sue manifestazioni artistiche e letterarie. La «terra» verso cui l'uomo si dirige nel suo viaggio è in effetti la terra della bontà, della gratuità di un'esistenza di dono.
L'articolo che segue, di Riccardo Tonelli, rilegge in prospettiva teologico- pastorale il fatto nuovo del pellegrinaggio e l'intuizione dell'uomo biblico.
Collocata all'interno dell'accettazione piena del criterio dell'incarnazione, e dunque dell'amore alla vita e alla terra, pur di una terra non definitiva ma in cui ci si sente «stranieri e pellegrini», la prospettiva (il segno) del pellegrinaggio diventa scuola di vita cristiana quando rappresenta per coloro che lo vivono un'autentica esperienza forte. Ma un'esperienza particolare: di «deserto» (come capacità di prendere le distanze dalle logiche in cui siamo immersi, per verificarle in un'opera di discernimento critico); per imparare un po' di «vita dura», essenziale; per imparare ad ascoltare le voci sommesse (il «brusio degli angeli», con un'altra immagine bergeriana, che sommessamente parlano di Dio e delle cose sante); per stare in compagnia di se stessi; per avvicinarci sempre più a casa.
L'ultimo articolo di riflessione riprende la metafora del viaggio, del cammino e, in una prospettiva di psicologia dinamica, aiuta a comprendere come la via alla verità passa attraverso se stessi. Ritornare dentro se stessi è la via insostituibile (non l'unica) per integrare dal proprio interno dimensioni a volte schizofreniche della nostra vita.
Il dossier travalica poi (senza interruzioni tipografiche, come sembrerebbe dall'indice) nella parte dedicata ai materiali.
Anzitutto, come testo di riferimento proprio per l'esperienza (l'icona) di Loreto, la Lettera del Papa in occasione del Centenario Lauretano. È una lettera molto bella, suggestiva, che richiama con immagini bibliche il senso cristiano del pellegrinaggio di Loreto: grazia, fede, salvezza; e la presenza di Maria, essa stessa pellegrina e stella del cammino.
Seguono due ulteriori parti, utili sia per i pellegrinanti che per coloro che, pur vicini all'esperienza, restano a casa. Fanno lavorare con immagini simboliche e con esercizi vari, per predisporre al cammino e arricchirlo di significati, e permettere di cogliere il senso profondo.
Questi ultimi due articoli (di Herminio Otero) e quello di Garcìa-Monge sono tratti da «Misión Joven» (gennaio febbraio1993, sul tema del pellegrinaggio di Santiago di Compostela) e sono stati tradotti da Inma Correa e Tania Di Leo.
Non occorre ricordare che il titolo del dossier rimanda alla famosa poesia «Settembre, andiamo, è tempo di migrare...». Ricordi antichi di scuola, e immagine evocatrice della condizione umana.