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    Identità e ruolo dell'obiettore di coscienza al servizio militare che svolge servizio civile


    La voce agli obiettori in servizio

    Un gruppo di obiettori Caritas di Bergamo

    (NPG 1985-08-84)

    Siamo un gruppo di obiettori di coscienza in servizio civile presso la Caritas diocesana bergamasca, che ha deciso di compiere uno studio sull'identità dell'obiettore di coscienza.
    A questo siamo stati spinti dal confronto tra il nostro ideale di obiettore e la realtà di servizio che abbiamo incontrato. Nostro fine è acquisire una maggiore conoscenza della nostra identità per vivere con piena responsabilità la nostra scelta e sulla base di questo chiedere una maggiore responsabilità nel vivere il proprio ruolo a chi gestisce Enti convenzionati con il Ministro della Difesa e ai responsabili delle realtà nelle quali gli obiettori operano.
    Il lavoro nasce dalla proposta di tre obiettori di coscienza ai sessanta obiettori della Caritas bergamasca in una riunione, convocata lo scorso 4 settembre 1993, a cui hanno partecipato la metà degli obiettori stessi. L'iniziativa è stata valutata positivamente dalla maggioranza ma solo pochi hanno dato la disponibilità a partecipare, visto che molti non hanno il tempo necessario per cause di servizio.
    Da settembre ci ritroviamo una volta alla settimana, prima in orario serale poi durante la mezza giornata di studio.
    All'inizio i componenti della commissione erano una decina e il numero si è poi stabilizzato sui sei autori di questo scritto. Abbiamo iniziato confrontandoci a ' partire dalle nostre convinzioni e dalle nostre esperienze personali, in seguito abbiamo valutato articoli e posizioni sull'obiettore di coscienza di persone non legate alla Caritas. In questo ambito abbiamo contattato altri Enti che accolgono obiettori di coscienza, ricevendo due risposte, e alcuni Enti operanti al di fuori del territorio della provincia. Oltre a questo, contatti importanti sono stati tenuti con il «Coordinamento nazionale obiettori per la pace». Lo stadio successivo è stato quello di confrontarsi con la posizione della Caritas sull'obiettore di coscienza. Alla fine ognuno ha portato un documento personale sull'identità dell'obiettore di coscienza che è stato ampiamente discusso dagli altri membri della commissione. La posizione comune finale è stata poi scritta da tre obiettori, ulteriormente vagliata dall'insieme della commissione e approvata all'unanimità.

    DEFINIZIONE

    L'obiettore di coscienza (Odc) è una persona che si pone in modo libero e responsabile di fronte allo Stato. Questo atteggiamento fa sì che ogni imperativo giuridico non venga passivamente accettato, ma vagliato in modo sereno e approfondito dalla propria coscienza, che opera le sue scelte sull'insieme delle più profonde convinzioni della persona stessa.
    Se una legge è contraria alla propria coscienza, l'Odc decide di non sottostarvi; essendo però convinto della necessità di un ordinamento giuridico, non si sottrae alla sanzione, ma la accetta di buon grado, dimostrando così un elevato rispetto per la Legge.
    L'Odc al Servizio militare (Sm) considera contrario alla propria coscienza utilizzare metodi violenti per difendere la patria - e allora svolge il Servizio civile (Sc), o addirittura che lo Stato obblighi alla difesa della patria - e allora si dichiara obiettore totale.

    RUOLO: L'UOMO SOCIALE

    L'Odc che presta il Sc diviene per la comunità simbolo dell'uomo sociale. Egli vive con gli altri in modo propositivo, crede profondamente nell'uomo, nella società e nelle leggi. Non si adegua passivamente alla tradizione, alle norme e allo status quo: si confronta con essi. È l'uomo maturo, responsabile di se stesso e quindi degli altri che vivono con lui. Condivide con la società i propri principi e le proprie speranze. Partecipa.
    Fondamentale è dunque la dimensione politica dell'Odc; egli è chiamato a confrontarsi con le istituzioni, con i politici, con chi è deputato a decidere e a loro deve chiedere mediazioni sempre più elevate verso la giustizia, la libertà e l'amore: in sintesi verso la pace.
    Nello specifico il ruolo dell'Odc al servizio militare che svolge il servizio civile è quello di difensore nonviolento della patria. Egli chiede quindi di essere addestrato alla Difesa popolare nonviolenta (Dpn), che si abbandonino le armi e che lo stato abbracci un sistema di Dpn. Per l'obiettore difendere la società da se stessa, vuol dire riportare al centro chi è spinto ai margini, vuol dire mettersi al servizio dell'uomo. Ciò può comportare, in presenza di situazioni di emergenza nel territorio nazionale (calamità naturali, crisi sociali e istituzionali, ecc.) l'intervento degli obiettori. Dato che l'Odc è una persona al servizio della pace, che è un valore che trascende le frontiere nazionali, qualora ne faccia richiesta deve essere inviato al di fuori dello Stato per partecipare a missioni umanitarie.
    Da quanto detto sopra si può comprendere come il Sc sia lo strumento di crescita della cultura di pace e nonviolenza, diventi l'agone in cui misurarsi e misurare le proprie convinzioni, in cui confrontarsi con situazioni completamente diverse da quelle che normalmente incontriamo, e che siamo chiamati a risolvere in modo nonviolento.
    Nel compiere il servizio civile l'obiettore non deve svolgere lavoro sostitutivo; questo significa che egli ha un suo compito specifico e che solo questo gli può essere richiesto. Esso consiste nel promuovere nelle persone con cui si relaziona e nell'ambiente in cui si muove una cultura di pace.
    L'obiettore non deve essere indispensabile all'Ente nel senso che questo deve essere in grado di fornire all'utente le migliori prestazioni anche in assenza dell'obiettore.
    L'Odc è una persona al servizio di un territorio. Una volta che l'obiettore ha svolto un percorso formativo riguardante l'obiezione di coscienza e dopo che ha scelto la realtà in cui operare, deve cominciare a studiare il territorio prendendo contatto con le varie realtà presenti e informandosi, presso gli obiettori già operanti, di quelle che sono le ricchezze e le povertà che essi hanno già riscontrato.
    Sulla base di questo percorso deve progettare, con l'Ente e con i responsabili delle realtà nelle quali si troverà ad operare, il suo programma di lavoro. Questo è la fonte normativa del rapporto tra obiettore ed Ente.
    L'Odc è la persona formata e che sente l'esigenza di formarsi continuamente (con lo studio personale e con l'aiuto di persone con maggiore esperienza) sui temi della pace, della Dpn, dell'obiezione e dello specifico campo operativo.
    Riguardo alla dimensione politica è di fondamentale importanza che l'Odc promuova sul territorio in cui opera progetti di sensibilizzazione sui temi inerenti alla sua scelta e sulle problematiche riscontrate nel servizio. È necessario che esistano tempi e spazi affinché gli obiettori di un certo territorio (operanti anche in Enti differenti) studino le strategie per coscientizzare le persone sull'urgenza della pace, sulla necessità di attivarsi per costruirla responsabilizzando non solo i singoli, ma a maggior ragione i Comuni, gli Enti locali e le Istituzioni.
    Gli Odc di uno stesso Ente interagiscono fra di loro in modo costruttivo anche grazie a momenti di socializzazione.
    Questa, favorendo la conoscenza comune, permette di lavorare meglio insieme.
    Oltre a questo l'Odc deve vivere in comunità con gli altri obiettori presenti nel suo territorio di servizio. Ciò è necessario affinché egli si integri nella comunità nella quale presta servizio. In tale contesto la «casa degli obiettori» assume una connotazione ben precisa, diventa punto di riferimento per quanti vogliano accostarsi o confrontarsi sui temi della pace, dell'obiezione e delle problematiche del territorio.

    PROPOSTA

    Considerando il ruolo specifico dell'Odc al servizio militare che svolge servizio civile, risulta chiaro che il Ministero di competenza deve essere quello della Difesa. La gestione degli obiettori deve essere però affidata a civili, ad esempio con la creazione di una Direzione Generale esclusivamente civile che organizzi il sistema di Dpn e gli obiettori in servizio.
    A questo proposito, accettare il testo di legge di riforma della L. 772/72 approvato alla Camera il 29-09-93, nel punto in cui trasferisce le competenze della gestione degli obiettori dal Ministero della Difesa al Ministero degli Affari Sociali, significherebbe avallare la politica che vuole delegare la difesa esclusivamente ai militari, rendendo così irrealizzabile la Dpn.
    Gli Enti devono chiarire bene ai giovani che chiedono informazioni, che il nostro è un ruolo difensivo, prospettando in modo chiaro e approfondito anche le altre forme di servizio che permettono di adempiere gli obblighi di leva, quali il servizio militare non armato, i progetti di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo, la legge riguardante gli emigrati, ecc. In questo modo si dà la possibilità a tutti di scegliere nella più totale serenità ciò che effettivamente risponde alle proprie aspettative.
    È fondamentale per l'obiettore contattare l'Ente prima di entrare in servizio in modo che sia data la possibilità ad entrambe le parti di valutare se vivere insieme l'esperienza del servizio civile. Durante questo periodo verrà progettato dall'Odc, dall'Ente e dai responsabili delle realtà in cui l'obiettore andrà ad operare, un programma di lavoro specifico.
    L'obbligatorietà di questo periodo deve essere fissata dalla legge, ma non la sua durata, perché si creerebbe una situazione discriminante di differente durata del periodo di servizio fra la difesa militare e la difesa civile.
    Dato che l'obiettore non è indispensabile agli Enti e che con un Ente si è accordato su uno specifico programma di lavoro, quest'ultimo rifiuterà l'Odc precettato d'ufficio dal Ministero e richiamerà a sé l'Odc che nello stesso modo il Ministero ha precettato presso un altro Ente. Ugualmente, l'ente dovrà rispettare il programma di lavoro dell'obiettore, evitando di destinarlo all'ultimo momento a una realtà diversa da quella concordata. Questo è importante per un servizio qualificato in cui venga rispettata la scelta dell'obiettore e dell'Ente fissata nel programma di lavoro.
    Qualora l'obiettore ne faccia richiesta, deve essere inviato all'estero dall'Ente presso cui presta servizio, per un periodo concordato con l'Ente stesso, per partecipare a missioni umanitarie direttamente gestite dall'Ente medesimo, ovvero dalle agenzie delle Nazioni Unite, ovvero da Organizzazione non governative e riconosciute dalle Nazioni Unite, o per partecipare a servizi non armati, non di supporto a missioni militari e posti sotto il comando delle autorità civili.


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