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    Adolescenti: biografie in costruzione



    Giovanni Battista Bosco

    (NPG 1995-05-48)


    Generazione «senza fretta». Fase di transizione. Stato di moratoria. Stagione della crisi. Pausa di riflessività. Ingresso nella fluidità. Movimento del divenire.
    L'adolescenza può essere tutto questo, a seconda delle teorie interpretative. Le diverse angolature sotto cui si osservano gli adolescenti portano a configurarne in maniera caratteristica il volto sociale. Ed ogni approccio reca con sé tessere per il mosaico adolescente. La figura più convincente domina il campo nella prassi quotidiana e svolge il compito di referente.
    E tuttavia una categoria attraversa le diverse interpretazioni citate: è il tempo. Senza di esso non si potrebbe ragionare su pause o accelerazioni, discorrere sullo sviluppo o il cambiamento. Il tempo determina il presente come spazio d'azione, e spinge a risalire alla memoria come matrice di esperienza e si proietta soprattutto nel futuro come prefigurazione del suo compiersi. L'adolescente rimane particolarmente afferrato dalla categoria del tempo, poiché sta portando alla coscienza la sua storia biografica. Appare quasi che la sua prima intuizione sia: fermare il tempo per riflettere, sperimentare le varie opportunità di vita per trasformarle in progetto.
    L'adolescente è «una biografia in costruzione» (Ricci Bitti). C'è tutta la passione educativa in questa metafora. Una biografia la si scrive nella prassi, specie da parte del protagonista. Anzi la si costruisce man mano che si sviluppa nello scorrere del tempo, guardando al futuro, intravedendo il progetto.
    Allo sviluppo di questa tematica sono interessati senza dubbio gli operatori di pastorale giovanile, come pure gli animatori vocazionali. Essa entra nell'alveo di un fiume come un torrente in piena: porta con sé un'ondata rinnovatrice dell'azione comune e ne rinfresca l'ispirazione.

    L'adolescente: un presente impiegato

    Il presente è vissuto oggi dall'adolescente in modo assai diverso rispetto al passato. La rappresentazione della sua esperienza temporale si distacca dalla concezione tipica tradizionale ed avanza elementi di novità.
    Di solito, il periodo adolescenziale è stato interpretato, anche nel recente passato e forse ancora ieri, come «il tempo dell'attesa». In una visione dello sviluppo umano per «stadi», l'adolescenza era una fase di preparazione al compito di adulto. In un certo senso essa era considerata come un tempo vuoto, o forse meglio un tempo lungo, da trascorrere con ponderazione. L'attesa di giungere quanto prima alle mete che valgono nella vita, quali la professione, la famiglia, la posizione sociale..., intesseva e segnava l'esperienza dell'adolescente. Addirittura questo periodo veniva vissuto nell'ansia della transizione, ossia di migrare in rapidità nella tranquilla valle dell'esistenza adulta. Una simile concezione non risponde più oggi al reale: lo stereotipo dell'attesa sta lasciando il posto ad una visione più quotidiana e meno letteraria, di un tempo pieno e a 360°, in cui l'adolescente si trova impiegato. Esperienze e attività non mancano, anzi pare siano addirittura eccedenti. Piuttosto che di un tempo vuoto, ci si lamenta della scarsità del tempo disponibile. Una nuova visione emerge: il tempo come risorsa. Una risorsa che sembra essere assai scarsa, come per gli adulti, ma un capitale da trafficare nell'età dell'adolescenza, come tappa determinante della propria esistenza e quale momento pieno della vita.
    Ma una questione inedita e cruciale si fa avanti: manca il tempo per sé. Si moltiplicano le diverse attività che ciascuno intende svolgere nella giornata; gli impegni si rincorrono sulla base delle richieste sociali; le iniziative affollano ogni piega del tempo disponibile; la giornata si riempie di compiti, tanto da avvertire il bisogno di dilatare il tempo a disposizione.
    Eppure l'incalzante traffico sociale corre il rischio di rendere angusti i tempi della riflessione individuale e della costruzione autonoma della personalità. L'adolescente avverte questo schiacciamento, ma forse non vi si sa sottrarre. Sta di fatto che è sempre il tempo delle relazioni d'amicizia, delle esperienze pensate, delle decisioni in autonomia, in una parola il tempo personale, a venir meno. L'identità sociale prende il sopravvento sull'identità personale, a scapito dell'integrazione.
    Così l'adolescente fatica a intuire il nesso tra le sue diverse esperienze e ancor meno gli risulta facile integrare i segmenti temporali in un progetto complessivo. Consegnato indiscriminatamente alle esperienze, smarrisce il filo dell'esperienza. Lasciandosi guidare dal flusso degli eventi, gli viene sottratto il volante della vita. Per cui il suo grosso compito sta nel recuperare la forza dell'autonomia, che dice capacità di decisioni pensate e di scelte consapevoli. Se ciò viene meno o risulta troppo fragile, la vita quotidiana diviene una pura sommatoria di parentesi o un insieme disarticolato di frammenti, che non lasciano intravedere Il filo rosso della vita, che ognuno cerca.
    Di fronte a questa problematica l'adolescente reagisce, non sta alla finestra. Lo fa fondamentalmente con due sentimenti, talvolta inespressi: l'inadeguatezza e l'incertezza.
    La condizione di incertezza è legata al fatto che egli si trova assai spesso davanti a un'ampia gamma di esperienze possibili. Anzi qualunque cosa gli sembra praticabile. E se questo può essere troppo, senza dubbio l'adolescente vive oggi nell'eccedenza delle opportunità in vasti campi dell'esistenza. Ma il problema è tale che non gli vengono forniti o non ha disponibili i criteri di scelta, per cui l'una esperienza può valere più dell'altra o perlomeno essere preferibile. Il sentimento di inadeguatezza scaturisce dal fatto che l'adolescente avverte la scarsità del tempo disponibile. Si tratta di svolgere quanto si deve e tutto quello che si desidera. Ma al contempo della necessità implacabile di rinunciare a ciò che può essere significativo. Il disagio non può mancare: è un senso di inadeguatezza a svolgere il compito umano.
    In ambedue i casi, il carico delle tensioni, sia reali che di desiderio, pone il problema motivazionale: dove viene investita la «volontà di significato» (V. Frankl), ossia l'esigenza di ragioni e motivi per vivere le proprie esperienze?

    L'adolescente: un futuro da definire

    Il presente sollecita l'adolescente a trovare il proprio percorso, ad individuarlo tra le pieghe delle esperienze. Lo sforzo di conquista dell'autonomia e di costruzione graduale dell'identità richiede la direzione di marcia. Il bisogno di dare significato a quanto avviene nella quotidianità sollecita reiteratamente l'adolescente a fare i conti con il suo futuro.
    La stessa esperienza di ogni giorno richiede di tracciare le linee del proprio sviluppo e di delineare un progetto di vita personale.
    Nella complessità quotidiana emergono taluni tratti che rendono visibile la prefigurazione del futuro degli adolescenti di oggi. Essi segnalano un riconoscimento maggiore alla sfera espressiva, all'area delle relazioni amicali e della famiglia, al campo delle emozioni sociali che si riferiscono all'individuo. Di contro evidentemente si rileva minore attenzione ai ruoli professionali, alle funzioni istituzionali, agli stessi beni materiali. Ha la meglio insomma un insieme di mete future che riguardano la cerchia stretta dell'individuo. E se da un lato esse manifestano la ricerca di gratificazione del personale e la sua positiva costruzione, dall'altro evidenziano quanto grande sia il rischio del ripiegamento egocentrico, se non dell'appagamento narcisistico. Un ulteriore tratto, che emerge nitido, riguarda l'estensione del futuro: ossia sino a dove giunge la prospettiva. Gli adolescenti odierni non progettano a lungo termine.
    I loro obiettivi sono in prevalenza immediati e i progetti non vanno oltre il medio termine. Il futuro lontano è di norma fuori dai loro orizzonti. A tutto ciò si aggiunge un allentamento di tensione verso il futuro: si dubita di esserne gli artefici attivi, di poter perseguire mete stabilite, di riuscire a prefigurare un identikit. Verso il futuro viene confermato un durevole cambiamento di atteggiamento degli adolescenti. Avvertito come meno prevedibile e pianificabile, si preferisce investire le proprie risorse in eventi controllabili e della quotidianità. Il futuro rimane comunque un serio problema che affatica l'adolescente.

    L'adolescente: una proposta da scrivere

    Tra presente e futuro viene sviluppata una proposta per l'adolescente: è il modo con cui affrontare il tempo, perché sia costruttivo. Al di dentro del suo vissuto presente può essere scritta una traccia che delinei il percorso da compiere.
    Al centro stanno il tempo individuale e l'identità personale. Dal loro nesso scaturisce un intreccio significativo della vicenda umana. Il rapporto che l'adolescente instaura con il tempo si esprime fondamentalmente nell'organizzare il presente e nel progettare il futuro. Esso si concretizza nella fitta trama di relazioni sociali che l'aiutano a definirsi; nei processi individuali che ne strutturano l'esperienza; nell'insieme delle decisioni, scelte e azioni, provocate dalla vita.
    Il suo percorso è pertanto scandito da una ricorrente operazione che cerca l'integrazione tra il tempo sociale e quello individuale, tra l'identità personale e sociale.
    La crescente complessità della convivenza collettiva sfida l'adolescente in un difficile compito: sincronizzare continuamente i due aspetti. Al progressivo allargamento dei suoi spazi vitali, e quindi al rischio diffuso della dispersione, gli viene richiesto di conservare ognora la sua continuità. Alla sequenza crescente di funzioni sociali da svolgere, e perciò al pericolo reale della spersonalizzazione, si contrappone l'esigenza di rendere soggettive le scelte e le decisioni. In definitiva si tratta di definire il proprio volto, stabilendo le priorità e individuando i percorsi personali.
    Per raggiungere questi obiettivi, tra la marea delle attività ed esperienze, l'adolescente fa uso dei criteri di valutazione che sono a sua disposizione: sia già interiorizzati, che proposti nell'ambiente. In questo modo egli trova la strada di collegare le diverse esperienze quotidiane e di organizzarle in un progetto che va oltre il presente. È il bisogno di un centro unitario, vissuto in consapevolezza, che provoca reiterati sforzi di comporre in armonia ogni esperienza.
    È lo slancio vitale che ogni adolescente porta in sé, che lo avvia a collocare tutti i suoi eventi all'interno di un progetto che ne giustifichi la crescita verso l'età adulta.
    Di fronte a simili compiti l'adolescente si trova ad essere un agente del proprio sviluppo, peraltro considerato in grado di controllarne i passaggi. Certo non si tratta di svolte improvvise, ma d: processi di cambiamento. Egli si trova a gestire la sua identità in continuo movimento, tra progressi e regressi, tra incertezze e garanzie. Ma in continuo divenire.
    Ciò comporta di collocare l'adolescenza nel suo contesto di riferimento sociale, come fonte di sfide. Ma ancor più i cambiamenti dell'adolescente implicano una modificazione del rapporto stesso che egli intrattiene con se stesso e una mutazione delle sue relazioni sociali. Avviene un cambiamento profondo: non solo ciò che si guarda è nuovo, bensì è lo stesso io che guarda che è diverso.
    Le prospettive possono essere totalmente nuove e risultare anche estranee, ma sottende a questo un soggetto capace di riconoscersi. Per questo è legittimo postulare una abilità del soggetto di stare nell'adolescenza, di gestirsi con autonomia. Non è questo asserire un'identità forte dell'adolescente, ma dichiarare che la sua identità si costruisce nella circolarità delle relazioni, nelle oscillazioni tra perdite e conquiste, in un movimento di impreviste discontinuità e di persistenti stabilità.
    Con l'adolescenza insomma c'è l'ingresso nella fluidità delle ambivalenze del divenire, che, mentre caratterizza l'età giovanile, connota anche la vita dell'adulto.
    L'adolescente è pertanto un soggetto in divenire posto in un contesto relazionale con un elevato grado di ambivalenza (Savini). L'adolescenza rimane comunque una straordinaria risorsa: si tratta di riconoscerla nelle ambiguità e nelle incertezze che sono della vita.

    L'adolescente: una biografia in costruzione

    Questo nuovo modo di considerare l'adolescente ci sprona a ,intravedere nella prassi il suo divenire. Il rapporto tra identità personale e progettualità è assai mutato in questi ultimi tempi. Con la delegittimazione del mito del progresso e con lo sfaldamento delle ideologie, molte barriere sono cadute. Ma queste sembrano avere portato con sé una modificazione anche nelle prospettive future del soggetto. Egli non reputa più che l'orientamento finalistico del tempo debba giungere sino agli scopi ultimi. Bastano quelli intermedi a giustificare progetti. Gli scopi troppo lontani nel tempo non hanno più efficacia, mentre i piani a corta portata coinvolgono. Appare all'orizzonte la fine delle grandi narrazioni per giocarsi di più nelle storie di quotidiano interesse. Lo stesso investimento emotivo viene ridimensionato sulle mete lontane e sulle scelte di vita.
    Sul piano dell'individuo, la continuità tra presente e futuro si traduce nella ricerca di conservare plastica l'identità personale. Un concetto di sé rigido o forte non fa più per l'adolescente: sarebbe un sottoporlo inutilmente a drammatiche tensioni e alla fine ad una incapacità evolutiva di cambiamento.
    In verità questa tendenza tocca ogni individuo, ma in particolare le giovani generazioni, che, poste in una realtà sociale ognor più complessa, non dispongono di chiari criteri di valutazione per ogni situazione. Di fronte alle scelte del futuro si trovano a dover fare i conti con la molteplicità delle proposte valoriali e con l'ambiguità dei messaggi, per cui non sempre è facile e praticabile l'individuazione del percorso. Non si tratta evidentemente di essere fautori di un'identità debole, cosa risibile per chi ha a cuore la maturazione dell'adolescente, ma certamente di riconoscere l'ambivalenza delle proposte e il flusso del cambiamento d'oggi.
    È reale infatti per l'adolescente la condizione di «incertezza biografica» (Rampazi). Essa dice un'ampia gamma di possibili percorsi, ma scarsità di strumenti disponibili, siano essi criteri o strategie, che consentano di prefigurare un progetto di vita. Con fatica l'adolescente riesce a scrivere oggi le pagine della sua biografia, anche se rimane riconosciuto che è lui a doverla scrivere. I mutamenti sociali degli ultimi anni avrebbero provocato una generale confusione di fronte al futuro. Così come disorientamento sui valori proviene dalla rívisitazione moderna della cultura, ossia dello stile di convivenza.
    Sono fenomeni che coinvolgono senza dubbio tutti gli adolescenti: stanno creando le condizioni per un nuovo modo di vivere la transizione all'età adulta e protraendo nel tempo il periodo dell'incertezza. L'adolescenza si fa più lunga.
    Di fronte a questa nuova condizione, l'adolescente si trova a combattere. Talvolta si assiste, tra i più fragili, a un processo di perdita di futuro, per cui l'individuo cresce anchilosato, deluso, sulla via del vuoto esistenziale. Tal altra viene riscontrata la tendenza a codificare tutto nel presente, causando spesso la saturazione, e quindi il senso di passività e di noia.
    In ogni caso uscire dalla propria condizione di precarietà e tendere alla crescita personale rappresentano uno sforzo, dagli esiti diversificati.
    C'è chi non riesce a sostenere l'impatto e si fa travolgere dall'incertezza biografica: sono coloro che rinunciano, che si lasciano vivere, senza alcuna prospettiva di futuro. Il senso dell'attesa rimane pur sempre, ma è solo una premessa che conduce a dipendere totalmente dalle situazioni. L'atteggiamento degenerante è la passività: il soggetto non riesce a riconoscersi come possibile artefice della sua storia, per cui si lascia travolgere e sopraffare dalle storie altrui.
    C'è chi invece giunge a tramutare l'incertezza biografica in una opportunità di ricerca personale: è chi rimane in atteggiamento di apertura e di disponibilità verso il futuro. Il soggetto allora sa «stare nell'adolescenza», valorizzando l'esperienza presente. Egli utilizza la moratoria prolungata come risorsa. E se anche non gli è sempre possibile delineare chiare tracce per il suo percorso, tuttavia intravede segnali che lo fanno sperare.
    C'è inoltre chi scorre l'adolescenza come momento evolutivo di cambiamento. che supera con relativa rapidità È di coloro che, facendo ricorso alle loro risorse interiori e trovandosi in condizioni particolarmente favorevoli, riescono a individuare un percorso evolutivo e a tracciarlo in un cammino. Si tratta di casi particolarmente felici, che non rinnegano però la fatica della conquista e lo sforzo della ricerca.
    C'è infine chi vive la sua adolescenza come fase transitoria, che viene superata nei fatti. E di chi intraprende con precocità un qualsiasi impegno, per cui l'esperienza individuale viene incanalata in una traiettoria segnata soprattutto da circostanze esterne o da legami affettivi. L'adolescenza è così apparentemente oltre, poiché sono mancati i tempi della maturazione individuale. Nel caso permane una insoddisfazione continuamente riemergente: condiziona la pratica insufficienza di reali opportunità, in cui verificare le scelte personali.

    L'adolescente: un itinerario da compiere

    Davanti a un simile panorama, l'educatore si chiede: che si deve fare? La domanda è legittima, ma anche affrettata.
    Certamente si pone con decisione il problema educativo, come prassi da seguire per crescere armonicamente. Ma è previo il discorso di rivisitare la nostra mentalità di educatori e di verificare le interpretazioni del fenomeno adolescenziale. Prima di soffermarci sugli interventi, si deve sostare sulle interpretazioni, per comprendere a fondo le dinamiche dell'adolescenza. Senza questo momento si rischia di cucire eventuali pezze nuove su un vestito vecchio, con ciò che segue.
    È vero, l'interpretazione non può rimanere un momento previo, poiché si protrae lungo tutta l'azione educativa. Ma quando si sosta a interrogarci sull'educativo, diviene indispensabile chiedersi in che contesto ci si stia muovendo. Oggi purtroppo appare quasi superflua questa tappa. Nella fretta comunque si vuol arrivare con rapidità all'esito. Oppure si presume che basti proporre qualcosa di buono, per giungere a buon fine, dimenticando che il seme che cade sull'asfalto secca e muore.
    Se si intende incidere sulla cultura dell'adolescente, e più in generale dell'ambiente, occorre una penetrante intelligenza delle situazioni, che sia luce sui nostri passi. Altrimenti si può brancolare nel buio, a danno di tutti.
    Dall'analisi compiuta c'è una lezione di fondo da trarre in ottica educativa: l'adolescente è una biografia in costruzione. Quest'asserzione mette in evidenza alcuni elementi. Anzitutto una biografia non la si scrive in un istante: ci vuole del tempo. Essa viene descritta in uno sviluppo graduale, in tappe che non possono mancare. Il soggetto è la persona celebrata, nel suo contesto di relazioni e situazioni. Ma il copione è uguale per tutti, ossia taluni elementi risultano comuni a tutte le biografie.
    La sua originalità sta senza dubbio nel rispetto della peculiarità del protagonista: quanto più si fa risaltare la sua personalità, tanto meglio il compito è riuscito. Il genere letterario poi induce nelle dinamiche della narrazione di una storia. Non si tratta dunque di affermare dei principi, bensì di mediarli nella vita. L'interesse prevalente non è quello di definire o dimostrare, ma di descrivere, illuminare, interpretare.
    È poi una biografia «in costruzione». Il tutto già fatto non esiste per chi edifica. Non è un'impresa senza fatica, e magari anche esente da qualche travaglio. Anzi costruire dice cambiare, modificare. Ci sono azioni ben previste: si sterra per le fondamenta, richiede precisione di lavoro, bisogna garantire il previsto. A tale scopo si segue un progetto. Per costruire non ci si abbandona alla fantasia del momento: la creatività sta nella stessa pianta di costruzione. Costruire significa prevedere quanto verrà edificato. E questo non condiziona, ma esalta il progetto, da cui può derivare un'opera d'arte.
    L'incertezza biografica di cui si è parlato impegna a costruire il progetto con alcuni atteggiamenti. Perciò si deve essere attenti a non enfatizzare la componente cognitiva del percorso. La chiarezza è un valore, ma altrettanto lo sono l'autenticità e la trasparenza. La gerarchia degli scopi deve essere salvaguardata, eppure spesso è più determinante porli in relazione tra di loro per intessere la realtà della vita.
    Lo sguardo affettivo verso il futuro non può venir meno, anzi deve essere penetrante. Sotto questo profilo l'adolescente sembra particolarmente sensibile.
    Egli nel suo progetto non gioca tanto sulle idee, quanto sui valori, mettendo in campo fiducia, speranza, impazienza, curiosità, sicurezza... All'opposto stanno ansie e inquietudini, insicurezze e timori. L'accompagnamento dei sentimenti è un compito alquanto delicato e decisivo.
    Nell'adolescenza d'oggi paiono trascurati i rapporti istituzionali, o perlomeno non considerati adeguatamente. Lo si può giustificare. Ma la questione deve essere interpretata non solo in termini individuali, ma anche culturali. L'educatore non misura i suoi interventi sul soggettivo, ma anche sul politico. E si sa quanto oggi sia spesso risolutivo di marginalità. La questione è seria. Senza una cultura d'ambiente che faciliti il compito della crescita, non si può sperare in facili traguardi positivi.
    La disattenzione odierna al compito educativo appare sproporzionata, rispetto alla urgenza di sensibilità. Non sarà certo mai l'ambiente a costruire persone consapevoli, ma ne può essere la piattaforma, il terreno fertile. Senza dubbio bisognerà trovare un nuovo equilibrio tra tempo individuale e relazionale, e tempo sociale e istituzionale. Ma non si può dissociare l'identità personale da quella sociale, pena la schizofrenia della personalità. La prospettiva rimane quella di promuovere una cultura dell'educazione, in cui vengono coinvolti tutti i soggetti e le agenzie educative e formative che compongono il mosaico della società.


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