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    I giovani filippini. Conoscerli per incontrarli


    (NPG 1994-08-42)

    Il primo passo da compiere nell'ambito della pastorale giovanile è quello di osservare i giovani, avvicinarsi a loro, guardare il loro mondo, cercare di conoscerli e capirli, entrare nella loro vita, percepire i loro sogni e le loro angosce, stabilire con loro un'unione profonda.
    Un animatore che fosse fermamente convinto di avere una risposta a tutte le domande dei giovani ancor prima di conoscerne il contenuto, o di avere una ricetta magica per risolvere tutti i problemi connessi alla pastorale giovanile prima ancora di aver incontrato loro, i giovani, non merita nemmeno l'appellativo che porta. La sua opera sarebbe molto più utile se egli fosse prima di tutto in grado di condividere i dubbi e le esitazioni dei giovani, di porsi i loro stessi interrogativi, di avere i loro stessi sogni.
    Tuttavia occorre ricordare che la nostra è una prospettiva pastorale, perché noi guardiamo i giovani con gli occhi di Cristo, il Buon Pastore. Non siamo freddi impiegati che svolgono indagini per il governo o per qualche grossa società produttrice di bevande analcoliche.
    Né possiamo definirci «talentscout» alla ricerca di volti nuovi nascosti chissà dove. Tutt'altro: noi lavoriamo al servizio della Chiesa e portiamo avanti l'opera avviata da Cristo. «Nel vedere la vasta folla ne ebbe pietà, poiché era come un gregge di pecore senza pastore».

    Come descrivere l'universo giovanile?

    Tralasciando la questione sociologica della delimitazione della fascia gio vanile per età, consideriamo un'altra questione importante: è possibile capire e descrivere i giovani guardando il mondo nel quale essi vivono, ovvero prendendo in esame i loro diversi contesti esistenziali e gli effetti che tali contesti hanno sul loro comportamento. Per con-testo intendiamo «l'ambiente sociale e pastorale nel quale essi vivono».
    In generale si possono identificare cinque diversi tipi di contesti sociali.

    - Società ricche di beni materiali.
    In ambienti del genere viene assicurata la soddisfazione delle esigenze fondamentali di ognuno, per cui tutti i giovani dispongono di ampie possibilità di sviluppo. Fanno parte di movimenti e svolgono attività sia in ambito sociale che all'interno della Chiesa. Dispongono di ampie, se non eccessive, possibilità di svago. Queste li rendono spesso incapaci di rinviare il soddisfacimento dei loro bisogni e di apprezzare il significato di valori come il sacrificio e la generosità. Molti sono indotti a fare nuove esperienze, a vi-vere la propria sessualità solo come mezzo di piacere, e a cercare nuove emozioni provando il brivido della droga, dell'al- cool, della violenza.

    - Società povere e sottosviluppate.
    In questo genere di società si reputa quasi impossibile porre un freno al dilagare di un impoverimento che è insieme economico, politico e culturale ed è causato da molti fattori: ingiustizia, violenza istituzionalizzata, dipendenza economica, indebitamento straniero. I giovani subiscono le conseguenze di questa mentalità ed esprimono la propria frustrazione con atteggiamenti ribelli e a volte violenti. Alcuni di loro non vivono neanche il periodo della giovinezza, passando direttamente da un'infanzia di stenti a un'età adulta di fatto prematura. Altri, invece, reagiscono con speranza e riversano la loro voglia di fare in attività prettamente sociali o legate all'ambito della Chiesa.

    - Società a pluralismo religioso.
    In queste società il Cristianesimo non è l'unica religione. In Asia, per esempio, esistono le grandi e antiche religioni dell'Induismo, del Buddismo, del Taoismo, del Confucianesimo, dell'Islam. Le intuizioni e le verità espresse da tali religioni esercitano una grande influenza sui giovani, condizionando il loro modo di guardare la vita, il mondo e il mistero ultimo della divinità.

    - Società politicamente libere.
    Esistono paesi che, avendo raggiunto l'indipendenza solo in tempi recenti, vivono un processo di decolonizzazione ormai irreversibile. Vi sono anche società che hanno rinnegato per sempre i regimi autoritari e le antiche dittature. In entrambi i contesti i giovani dispongono di una maggiore libertà e guardano al futuro con occhi pieni di speranza. In loro tuttavia è vivo il desiderio di scrollarsi di dosso i modelli di vita imposti dalla cultura del passato, e questa rinnegazione spesso viene propugnata in maniera distintiva e in nome del progresso culturale.

    - Società multirazziali.
    Seppur considerate dal mondo moderno nient'altro che «riserve archeologiche» in via di estinzione, queste società presentano delle qualità notevoli, tra le quali spiccano soprattutto la semplicità e l'amore per la «Madre Terra». Molti giovani qui hanno l'opportunità di ricevere un'istruzione adeguata e farsi così promotori di progresso e rinnovamento all'interno delle loro stesse culture.
    Le categorie appena descritte si ritrovano in maniera specifica in determi nate regioni. L'America del Nord e l'Europa ad esempio sono società ricche, mentre l'Asia e l'America Latina sono povere. L'Asia è la culla delle grandi religioni. Alcuni paesi dell'Europa Orientale, dell'Africa e dell'America Latina vivono ora un periodo di rinnovata libertà. In Asia, America Latina e Africa continuano a esistere tribù etniche.
    Ma in pratica questi contesti non si trovano mai isolati dagli altri. Nell'ambito della stessa area geografica essi si presentano in proporzioni diverse, condizionandosi e modificandosi a vicenda.
    E le Filippine? È un privilegio o una responsabilità che nelle nostre isole questi contesti siano tutti presenti in modi molto distinti?

    Chi sono i giovani filippini oggi?

    Potremmo paragonare la gioventù delle Isole Filippine alle jeepney, note in tutto il mondo.
    - Il fatto è che nelle Filippine i giovani sono «dappertutto» proprio come le nostre jeepney, che affollano le strade di Metro Manila, si avventurano per i viottoli di montagna a Mindanao o addirittura prendono il traghetto che collega Matnog all'isola di Leyte. I giovani filippini sono dappertutto perché qui rappresentano la maggioranza della popolazione. Le nostre città pullulano di giovani: Metro Manila, Cebu, Baguio, Davao, Cagayan de Oro, Zamboanga, sono meta di numerosi ragazzi che vi si recano per motivi di studio o di lavoro. Ma la maggior parte di essi vive nelle zone rurali, colti-va i campi, pesca in mare aperto o si guadagna da vivere facendo l'NPA (gruppo estremista) sulle montagne.
    Il loro sorriso è dappertutto; le loro risa, la loro musica, i loro rumori riecheggiano ovunque. Eppure, facendo un po' più di attenzione, si riescono a sentire anche le loro lacrime, le loro paure, le loro storie tristi e dolorose. Purtroppo un'alta percentuale di giovani filippini vive in condizioni di «povertà», non riesce a soddisfare nessuno dei suoi bisogni fondamentali e non dispone della benché minima possibilità di sviluppo. L'indagine sui giovani, condotta nel 1985 su incarico della Conferenza Episcopale delle Filippine, ha confermato questa realtà: la preoccupazione principale dei giovani filippini è quella di provvedere alle necessità più impellenti della vita, ovvero al cibo, a una casa, agli indumenti e all'istruzione.
    - Inoltre i giovani filippini ne hanno un po' per tutti i gusti, proprio come la jeepney. Qui convivono insieme gli elementi più disparati, il rosso vivo di retaggio cinese, i complessi disegni di eredità malese, le immagini religiose di origine spagnola e l'acciaio inossidabile del moderno Occidente. E nella jeepney: carrozzeria Willys, motore Isuzu, sospensioni Toyota, decorazioni «Made in the Philippines». Qui si fanno citazioni «spirituali» come «In God we trust», e meno «spirituali» come «Hudas not pay». Si usano titoli occidentali come «Rock Machine» o in stile tipicamente filippino come «Katas ng Saudi» [1].
    Lo stesso vale per la gioventù filippina. È composta da halo-halo (= frullato di frutta) in carne e ossa, prodotto di una società che altro non può definirsi se non «multi-culturale». Gli halo-halo rappresentano la combinazione perfetta di diverse culture e influenze. Alla base di tutte vi è senza dubbio la cultura malese, mista poi a elementi cinesi, spagnoli e americani. Un guazzabuglio? Non proprio. Esattamente come nell'halo-halo filippino, questa combinazione ha dato vita a qualcosa di unico e straordinario: i giovani del posto.
    Perciò la gioventù di queste isole appare eccezionalmente flessibile e creativa; riuscirebbe a sopravvivere ovunque. Va d'accordo con tutti. Non possiede né il rigido automatismo dei Giapponesi né il manierismo tipico degli Indiani. La sua lingua non è ostica come quella dei Coreani e le sue papille gustative non sono raffinate come quelle dei Tailandesi.
    Per fortuna il Cristianesimo ha avuto una forte influenza su noi filippini. Come una polverina d'oro spruzzata su un mosaico di mille e più colori, dà risalto a valori e atteggiamenti che fanno di noi l'unico paese cristiano in Asia. Qui si riesce sempre a parlare ai giovani della preghiera e di Dio.
    - E ancora: i giovani filippini sanno fare tutto. Proprio come le jeepney. Cos'è che una jeepney non sa fare? Può portare una famiglia di tre persone e con la stessa disinvoltura una comitiva di 30. Le jeepney delle regioni più sperdute hanno più passeggeri fuori che dentro. Trasportano fiori, ma anche maiali e mucche. Si usano per motivi di lavoro o anche di piacere.
    Lo stesso vale per i giovani filippini. Se sufficientemente motivati, riescono ad essere una forza di trasformazione all'interno della Chiesa e della società. In effetti essi hanno già mostrato un grande coraggio nel corso della storia delle loro isole. I giovani hanno sempre ricoperto un ruolo di primo piano nella società filippina, forgiandola con l'apporto di elementi e disegni sempre nuovi. Li abbiamo visti negli anni dell'attivismo studentesco; nei giorni dell'impostazione della Legge marziale, con i loro movimenti clandestini, a Mendiola, Ugarte, EDSA (movimento di rivoluzione pacifica che si richiama a Epifanio de los Santos).
    Fortunatamente oggi i giovani vengono fuori con tutto l'entusiasmo e la vitalità dei loro pochi anni. Li troviamo in tutte le sfere della Chiesa e della società. In alcuni ambiti si mostrano ancora timorosi, in molti altri irresistibilmente attivi. Ma ovunque, sempre con dedizione e impegno.

    Le sfide di oggi

    La gioventù moderna pone mille e più questioni all'attenzione dei governanti, degli educatori, dei genitori, delle organizzazioni non governative e non ultima della Chiesa. È a noi dunque, che ci impegniamo nell'evangelizzazione integrale delle genti, che i giovani pongono questa serie di sfide.
    Alcune vengono avanzate da quella fetta di gioventù che ha preso le distanze dal mondo della fede, che si interessa più agli aspetti materiali della vita, che non si cura di Dio o della religione, tanto meno della Chiesa e della Messa domenicale.
    Altre sono proposte dai giovani più poveri, da quelli che hanno difficoltà a svilupparsi liberamente, che non hanno modo di praticare la loro fede perché impegnati a far fronte a necessità più impellenti, che soffrono per l'oppressione e le ingiustizie perpetrate da chi è più ricco di loro.
    Ci sono le sfide presentate da quei giovani che separano la propria vita dalla fede, che vivono la loro religione in privato, che credono di essere «buoni cristiani» già solo perché vanno a Messa la domenica, la cui fede insomma non appare legata in alcun modo alla vita quotidiana.
    C'è la sfida di quei giovani che vivono al centro di numerose culture e religioni, che vedono e sono attratti da quel che di buono c'è in molte confessioni o gruppi, che sono incapaci di giudicare in maniera corretta, che sono confusi e mal giudicati.
    Ci sono poi le proposte di quei giovani che si impegnano con piacere nelle attività della Chiesa, che cercano il significato più profondo della vita e un rapporto più stretto con Dio.

    Profilo storico dei giovani Filippini

    Nel 1977 la CBCP incaricò la Facoltà di Sociologia dell'Università delle
    Filippine di effettuare uno studio. L'indagine («I giovani nella società filippina») riguardò 2.031 persone di età compresa fra i 13 e i 25 anni, e giunse alle conclusioni illustrate qui di seguito.
    1. I problemi personali dei giovani nelle Filippine sono legati nella maggior parte dei casi a questioni di sopravvivenza. La gioventù è anche soggetta ad ogni genere di influenza socioculturale: dalla tossicodipendenza all'immoralità, al sesso prematrimoniale, alla delinquenza, al desiderio di forti emozioni fino a giungere a una mentalità di tipo coloniale.
    2. I giovani hanno un alto concetto della loro famiglia e percepiscono l'armoniosità delle relazioni che la famiglia ha sia al suo interno che all'esterno. Esistono, tuttavia, «segni evidenti di contraddizioni potenziali o effettive fra le vecchie e le nuove generazioni. 11 60% degli intervistati, per esempio, riteneva che i propri genitori riponessero troppe aspettative nei loro figli; il 59% notava che il modo di pensare dei genitori differisse completamente dal proprio».
    3. La comunità cattolica ha mostrato di avere un orientamento sociale che non va oltre il proprio io e la famiglia. I non cattolici, d'altro canto, indicano un orientamento che si estende oltre la comunità, accanto a una normale attenzione per se stessi.
    4. Le aspirazioni si rivolgono essenzialmente all'istruzione e alla carriera (ovvero alla realizzazione dei propri sogni professionali e all'acquisizione di un lavoro stabile).
    5. I giovani comprendono l'importanza di un'istruzione superiore per migliorare le proprie conoscenze, la propria posizione all'interno della società, per far piacere ai propri genitori e per servire meglio la società. Il motivo principale che spinge all'abbandono degli studi, secondo quanto affermato dagli stessi intervistati, è di ordine finanziario.
    6. L'81% dei giovani filippini intervistati ha dichiarato di convenire con l'affermazione secondo cui «la religione aiuta l'uomo a risolvere i problemi della società». Tuttavia la maggioranza degli interpellati (il 69%) ha anche ammesso che la religione è un modo per dimenticare i problemi che uno ha su questa terra. Dimenticare i propri problemi sembra dunque analogo a risolverli, il che si può ritenere un'estensione dell'approccio di evasione dalla realtà dinanzi ai problemi sociali.
    7. I giovani filippini tendono ad assumere più spesso atteggiamenti introversi, invece di aprirsi agli altri. La pratica della religione viene vista come una forma di comunicazione privata tra Dio e se stessi e non come un'occasione di comunione con gli altri.
    Nel 1985 la CBCP commissionò alla ASI uno studio dal titolo «Indagine diocesana sui giovani delle Filippine». Il progetto comportò l'intervista di 4.611 persone di età compresa tra i 13 e i 24 anni. Ecco qui di seguito le conclusioni raggiunte.
    1. Problemi personali
    I giovani intervistati nelle tre regioni esaminate hanno vissuto di persona, tra gli altri, questi problemi:
    - mancanza di denaro;
    - barkada (cricca di amici);
    - mancanza di formazione cristiana;
    - mancanza di rapporti tra membri di diverse organizzazioni giovanili;
    - limitato accesso a una formazione completa.
    2. Coscienza sociale
    - abuso di alcolici;
    - gioco d'azzardo;
    - tossicodipendenza;
    - criminalità «americanizzata».
    3. Preferenze
    Alla domanda «Quali sono le cose che ti interessano di più nella vita?» gli intervistati hanno risposto:
    - mangiare;
    - leggere la Bibbia;
    - avere i soldi;
    - avere dei vestiti;
    - avere una casa.
    Queste scelte riflettono i bisogni fondamentali dei giovani, nei quali rientrano sia il desiderio di beni di consumo che esigenze di tipo spirituale.
    4. Il perché di certe aspirazioni
    Ecco come i giovani intervistati hanno spiegato il nascere di determinati desideri:
    - aiutare la famiglia d'origine;
    - aiutare i bisognosi;
    - migliorare il proprio tenore di vita;
    - contribuire a migliorare la propria comunità/nazione;
    - sviluppare le proprie qualità.
    5. L'immagine della Chiesa tra i giovani
    Dopo che è stata mostrata ai ragazzi intervistati una serie di cinque immagini o disegni, accompagnati da didascalie che descrivevano le varie attività della Chiesa, le risposte date dagli interpellati hanno rivelato che la loro immagine della Chiesa coincide con quella:
    - della gente di Dio;
    - di un edificio;
    - di una struttura gerarchica;
    - di pace e giustizia;
    - di un guardiano di moralità.
    6. Cosa ci si aspetta dalla Chiesa
    Connesse all'immagine della Chiesa sono le aspettative che i giovani ripongono in essa: la Chiesa è, prima di tutto, la gente di Dio; poi una gerarchia; quindi un edificio, ovvero una struttura.
    Relativamente alle qualità che i Membri della Chiesa dovrebbero possedere, delle 15 proposte gli intervistati hanno indicato nella maggior parte dei casi:
    - la devozione;
    - il senso di responsabilità;
    - l'amore per i poveri;
    - l'umanità;
    - l'umiltà.
    Unita a queste qualità è anche l'indicazione di aree specifiche nelle quali i giovani vorrebbero ricevere maggiori aiuti dalla Chiesa, ovvero:
    - la spiritualità;
    - la formazione/istruzione;
    - la vita familiare;
    - la cultura;
    - la politica.

    NOTA

    1) Sono tutti cenni allusivi al denaro. «In God we trust», è la scritta sul dollaro americano; «Hudas not pay» è un gioco di parole sull'assonanza di «Who doesn't pay» (chi non paga) e «Hudas» (Giuda non paga?); Katas ng Saudi significa «Succo d'Arabia» (i soldi guadagnati dai lavoratori filippini in Arabia Saudita).


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