(NPG 1993-06-36)
Il progetto imprime un carattere di stabilità, di continuità e di serietà alla PG diocesana. Abbiamo quindi voluto dedicare un nucleo tematico delle analisi ai progetti diocesani di PG.
Ovviamente il significato e l'importanza del progetto saranno accuratamente presentati nel capitolo dedicato all'analisi dei progetti raccolti. In questa sezione ci limiteremo a offrire i dati emersi dal questionario.
IL PROGETTO
Molte sono le domande che richiedono notizie dirette sul progetto. Le analizziamo ora.
Tra le diocesi che hanno risposto al questionario il 35.4% afferma di disporre del progetto di PG (e lo abbiamo ricevuto personalmente). A rispondere negativamente è il 62.5% del campione.
Una media molto alta, specie in considerazione dell'importanza che riveste un progetto di PG. La percentuale negativa viene corretta dal fatto che il 47.9% si sta impegnando nella sua elaborazione. Sommando insieme le due percentuali si raggiunge un considerevole numero di diocesi che si sono impegnate o stanno lavorando attorno alla costituzione di un progetto di PG.
I dati sui progetti
A partire dai primi anni '80 vi è stato un interesse considerevole e sempre crescente per l'elaborazione del progetto di PG. Tra il 1986 e il 1990 sono stati pubblicati la maggior parte dei progetti esistenti. L'elaborazione di un progetto comunque richiede diversi anni di impegno e di consultazioni, per cui possiamo considerare i primi anni '80 come gli anni in cui si è sviluppata l'attenzione verso la progettualità nella PG.
La distribuzione dei progetti sul territorio nazionale si concentra nelle regioni che, abbiamo già avuto modo di notare, dimostrano una notevole attenzione per la PG (Triveneto 7, Lombardia 5, Emilia Romagna 4, Piemonte 3, Sicilia 3). Prendendo in considerazione però anche le regioni che si stanno impegnando nella elaborazione dei progetti, si nota un risveglio di interesse anche in altre regioni (Toscana 8, Puglia 5, Campania 4).
Considerando altri dati incrociati, risulta che la totalità delle diocesi che dispongono di un progetto di PG considera i movimenti inseriti nella vita diocesana, e l'88.2% afferma che i giovani sono presenti nelle strutture diocesane. Ovviamente il lavoro che ha condotto alla elaborazione del progetto ha anche dato impulso a tutta la PG, permettendo una valorizzazione dei carismi presenti nella diocesi e la partecipazione efficace dei giovani negli organismi diocesani di coordinamento. L'elaborazione del progetto è stata curata da diversi soggetti: il 35.2% ha risposto che è stato elaborato dal vescovo e il 32.3% afferma che a preparare il progetto è stato un gruppo di esperti. Queste due percentuali sommate ci presentano la dimensione di una elaborazione dei progetti basata sull'impegno di poche persone che hanno offerto il loro contributo per dare alla PG una strutturazione più stabile.
Una percentuale alta di diocesi (44.1%) ha risposto che ad elaborare il progetto è stata la consulta diocesana. Il 47.0% afferma che sono stati consultati anche i giovani; solo il 20.5% afferma che sono state fatte delle assemblee giovanili per elaborare il progetto.
Risulta così evidente la tendenza delle diocesi italiane che hanno già elaborato un progetto ad avere uno stile di progettazione comunionale.
Uno stile, cioè, dove viene valorizzato il contributo di tutte le realtà presenti sul territorio diocesano, dove i giovani non abbiano un ruolo secondario o di semplici destinatari di una pastorale pensata nelle alte camere, ma sono protagonisti di una progettazione che li interessa ed entra a far parte della loro vita. Molto poche (7) sono le diocesi che affermano di essersi ispirate ad altri modelli durante la elaborazione del progetto.
Di queste, la maggior parte si sono ispirate a progetti di diocesi vicine territorialmente, ma non viene affermata la dipendenza da un modello teologico di PG.
L'impegno per la progettazione
A riguardo del futuro, il 47.9% delle diocesi afferma che sta lavorando intorno alla elaborazione del progetto di PG. In questi anni si è alimentata una forte attenzione verso la progettazione, per cui il numero delle diocesi che disporrà di un progetto di PG è destinato ad aumentare.
Le modalità di elaborazione dei progetti sembrano ricalcare le orme del passato, tentando una programmazione comunionale che coinvolga la rappresentanza pastorale, il laicato associato e soprattutto gli stessi giovani.
Le percentuali più alte di impegno attorno al progetto riguardano proprio la consulta diocesana (37.0%) e incontri tra preti e giovani (32.6%). Viene anche valorizzato l'intervento di esperti (17.4%) e dello stesso vescovo (10.9%).
È ormai divenuto uno stile della PG italiana quello di coinvolgere molti soggetti e di valorizzare il contributo originale di ciascuno.
LA PROGETTAZIONE FUTURA
La PG, proprio perché rivolta ai giovani che sono costitutivamente aperti verso il futuro, deve saper progettare e programmare le attività su cui investire le proprie energie. Ma quale la capacità progettativa delle diocesi?
In generale i risultati confermano che le diocesi non hanno intenzione di scostarsi molto dalle attività che stanno conducendo, confermando la linea di condotta finora presentata.
L'investimento di energie in futuro
L'attività che è stata maggiormente indicata nell'investire strumenti, mezzi ed energie è la formazione degli animatori. Il 70.8% delle diocesi indica questa attività come prioritaria nel futuro. Si riconferma così l'importanza della formazione dei formatori e di conseguenza la scelta di campo di occuparsi dei giovani più vicini. Solo il 19.8% delle diocesi infatti ha indicato di volere indirizzare la propria attività verso una categoria particolare di giovani: sono stati indicati i giovani lontani da qualsiasi associazionismo, i lavoratori, i portatori di handicap, ma si riconferma una difficoltà ad avere una progettazione globale verso i lontani. Nel campo della formazione si riconferma una maggiore attenzione verso i giovani, mentre invece è ancora poca l'attenzione verso la formazione dei preti: solo il 29.2% ha risposto che pensa di insistere sulla formazione dei sacerdoti che si impegneranno nella PG. Su buone percentuali si attestano sia l'investimento di energie sulla elaborazione del progetto (50.0%) e sulla elaborazione di itinerari formativi (46.9%). È molto sentita la necessità di togliere la PG dall'improvvisazione e dalla poca continuità, per dare un chiaro progetto e itinerari educativi che permettano ai giovani di maturare la propria fede.
Sono veramente poche (6.3%) le diocesi che hanno intenzione di sviluppare una struttura suddivisa in settori potenziandone in particolare qualcuno. Vi è forse l'attenzione ad evidenziare qualche particolare interesse o tematica, ma non certo di creare settori all'interno della PG.
Gli obiettivi a lungo termine
Le domande riguardanti gli obiettivi a breve e lungo termine erano stati lasciate volutamente aperte per offrire la possibilità agli incaricati di PG di presentare le loro esigenze, gli obiettivi da dare alla loro pastorale.
Ovviamente si è accresciuto il numero delle «non risposte» (28.1% nel primo caso e 38.5% nel secondo), però gli incaricati di PG hanno presentato gli obiettivi che più li interessavano, evitando i condizionamenti che poteva presentare il questionario.
Molti degli obiettivi hanno ripreso le alternative che erano state proposte nelle domande.
Tra gli obiettivi a lungo termine è stata indicata l'elaborazione di un progetto di PG (12.5%), l'elaborazione di itinerari (10.4%), la formazione degli animatori (28.1%). L'insistenza su queste attività ci conferma che vengono considerate come prioritarie, anche se non si vedono di immediata realizzazione, ma si vede necessario dare il tempo utile per una maggiore assimilazione e per la creazione di una maggiore consenso in tutta la realtà diocesana.
Interessante la percentuale che riguarda l'incontro dei lontani: è uno degli obiettivi a lungo termine che ha ricevuto più scelte (22.9%), in contraddizione con il resto dei risultati del questionario. Si può arguire che, a livello di intenzione, vi è un interesse molto forte per raggiungere coloro che sono lontani dalla fede, anche se, praticamente, non si sono trovate le modalità per raggiungerli ed incontrarli.
Due ambiti che ricevono molti consensi sono la organizzazione di una strut tura di PG (21.9%) e la creazione di comunione tra le varie realtà impegnate nella PG diocesana (26.0%). Sono due esigenze molto sentite da parte degli incaricati di PG: da tutto il questionario si percepisce che diventa molto importante per il futuro della PG avere una solida struttura su cui far poggiare tutte le attività e creare un ambiente di comunione in cui ciascuna realtà che opera nella PG possa avere la possibilità di esprimere il proprio carisma. [1]
Fin dall'inizio della nostra analisi è stato posto in evidenza che è essenziale dare una struttura di base a tutta la pastorale diocesana, ed è una delle esigenze che vengono espresse con maggiore forza da parte dei vescovi nel loro documento «Evangelizzazione e testimonianza della carità». L'esigenza espressa da parte degli incaricati di PG e considerata come uno degli obiettivi da raggiungere, pur attraverso un lungo cammino di crescita, ci fa comprendere che questo è uno dei campi in cui la PG italiana sta investendo maggiormente le proprie energie.
Si vede infatti come la premessa essenziale per la creazione di un cammino di comunione con tutte le realtà operanti per la PG nella diocesi. È pertanto significativo che questi due elementi abbiano ricevuto un numero sufficientemente ampio di scelte.
Gli obiettivi a breve termine
L'item sugli obiettivi a breve termine raccoglie più o meno le medesime scelte del precedente. Infatti per alcune diocesi, gli obiettivi sopra indicati sono esigenze di immediata realizzazione, che non possono essere rimandate ulteriormente. Scendono le percentuali riguardanti i progetti (9.4%) e gli itinerari (7.3%), a cui però si aggiunge la preoccupazione da parte di alcune diocesi di unire una programmazione annuale di tutta la PG e l'elaborazione di alcuni sussidi che siano di appoggio al cammino intrapreso.
Ampie percentuali spiccano ancora nelle scelte riguardanti la formazione degli animatori (25.0%), l'organizzazione di una struttura di PG (20.8%) e l'organizzazione di momenti di incontro tra le varie realtà, gruppi, movimenti, associazioni; riprendendo ed evidenziando nuovamente l'esigenza di comunione che si concretizza negli incontri in cui l'unità di intenti si fa esperienza.
NOTE
1) Questi due dati possono essere letti anche in forma negativa. Vi potrebbe essere infatti da parte degli incaricati diocesani di PG il tentativo, forse solo inconscio, di far rientrare tutto all'interno della struttura diocesana, nascondendo dietro parole come «strutture» e «comunione» l'intenzione di mortificare le energie presenti per ricondurre tutto all'esigenza di conformità attorno ad un'unica pastorale. Dall'analisi finora condotta preferiamo scegliere la valutazione positiva che ci sembra più corrispondente alla realtà.
La distribuzione geografica di coloro che hanno indicato questi obiettivi tocca tutto il territorio nazionale; non è quindi una esigenza che tocca solo alcune regioni.