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    Presentazione del dossier «Maria nella spiritualità giovanile»



    (NPG 1993-04-3)


    Da più parti, soprattutto da certi ambienti ecclesiali, ci veniva chiesto come mai la Rivista non offrisse ai suoi lettori riflessioni e materiali sulla Madonna, sul peso che la devozione mariana dovrebbe avere per la vita spirituale dei giovani.
    A parte alcune motivazioni che certamente non ci convincevano (la devozione a Maria potrebbe ridare orientamenti sicuri ai giovani; il rosario salverà il mondo...), la richiesta dei lettori era dettata dalla convinzione che in una autentica spiritualità giovanile la figura di Maria non può occupare un posto marginale, anche se non così «centrale» da rischiare di collocare il Signore Gesù quasi in un cantuccio.
    In verità, è proprio in una prospettiva di corretta spiritualità cristocentrica, e con attenzione alla sensibilità giovanile e culturale attuale, che abbiamo parlato della Vergine Maria nella storia della rivista.
    Sempre preoccupati di non fare una bella costruzione mariana staccata da solidi princìpi cristologici e ecclesiologici, né mai ne abbiamo parlato in sé, quasi come continuazione di certi trattati mariologici del passato, lunghi elenchi di privilegi, o lungo la sensibilità di certe preghiere che vedono Maria come la «irraggiungibile» o che chiedono di pregare perché ci sia soccorritrice in questa «valle di lacrime».
    Ricordiamo allora il documento sulla spiritualità giovanile di inizio anni '80, in cui la figura di Maria veniva vista all'interno di un autentico progetto di spiritualità, fuori da ogni devozionismo; oppure (vedi nei numeri degli «itinerari» e nel «Ritratto di un giovane cristiano») all'interno degli itinerari di educazione alla fede, là dove Maria in ogni singola area si offre come modello, guida, accompagnatrice.
    Lo stesso per le celebrazioni mariane (cf NPG 1988), in cui con stile e spirito giovanile (e vicino ai documenti mariologici più recenti) si tentava di vivere celebrazioni mariane in modo liturgicamente e teologicamente corretto.
    Dunque, la figura di Maria, pur non sempre in maniera evidentissima, è sempre stata presente nel cammino di educazione alla fede e all'esperienza cristiana che la Rivista ha condotto. E non solo per «fedeltà al carisma salesiano», ma anche perché consapevoli che senza Maria la spiritualità corre il rischio di freddezza, di aridità, e consapevoli ancora che Maria resta sempre la figura che meglio esprime la capacità di accoglienza e risposta al dono, di cura della vita, che sono i segni più forti, anche oggi, della fede e della spiritualità.
    Ecco allora il nostro dossier, anticipato dalle intuizioni di cui abbiamo detto, disseminate in questi ultimi anni in vari numeri della Rivista.' Lo pensiamo maturo, teologicamente collocato, metodologicamente adeguato da essere ripreso dagli educatori per un corretto modello di educazione alla fede e di proposta di spiritualità per giovani.
    Ma lo pensiamo anche per gli stessi giovani, come «quaderno» per la riflessione personale e, con gli spunti offerti da Sigalini, per un buon lavoro nei gruppi.
    Il dossier è pensato all'incrocio di tre dimensioni, tutte egualmente decisive:
    - la fondazione cristologica ed ecclesiale;
    - la prospettiva giovanile;
    - la dimensione della cultura attuale.
    Non ci basta parlare di Maria comunque, neanche nella giusta prospettiva offerta dagli ultimi documenti del Magistero; ma intendiamo farlo in maniera che essa sia significativa per i giovani di oggi nel loro cammino di ricerca e scoperta della fede, giovani che vivono all'interno di una cultura che non è più (con grande probabilità) quella della tradizione.
    Ecco dunque le linee di sviluppo del dossier.
    Inizia un tentativo di comprendere quale «rapporto» vi è effettivamente tra i giovani e Maria.
    Al riguardo non è facile trovare indicazioni. Le ricerche non ne fanno cenno; anche quelle sul comportamento religioso toccano velocemente il tema.
    Abbiamo trovato utili indicazioni (a parte la sensibilità dell'intera redazione di NPG per la vicinanza affettiva e culturale ai giovani), in un articolo di G. Scarvaglieri sulle posizioni e idee degli allievi universitari delle Facoltà teologiche romane; e in una ricerca (presso le allieve ed ex- allieve a livello mondiale) dell'Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, pubblicato ad uso interno. I risultati sono sorprendentemente eguali, e sottolineano da una parte l'insufficienza (e la povertà) della presentazione tradizionale di Maria nella socializzazione religiosa, la carenza di solide fondamenta teologiche e ecclesiologiche e di riscontri pratici (Maria lontana, irraggiungibile, un'altra -dea», quasi al posto di Dio), la povertà della autocomprensione della figura di Maria come donna (in ruolo passivo, sottomesso, non progettuale, vista solo come «madre» e non nella sua ricchezza umana di donna autonoma e responsabile, ideologicamente come la donna che non conta...); ma sottolineano anche la fecondià di una visione di Maria come icona della Chiesa, consapevole e partecipe del mistero della salvezza che suo Figlio è venuto a portare, autonoma e responsabile nel sì a Dio, capace di interiorizzare nel silenzio, modello di una fede in cammino.
    L'articolo sociologico di Orlando-Pacucci (che qui offriamo) riprende i dati di una ricerca (anche se «valida» solo per il Meridione), ma che crediamo significativa per l'universo giovanile, in cui si mette molto bene in relazione il peso della presenza di Maria nella socializzazione (religiosa) con aspetti più globali della socializzazione del giovane ed aspetti della sua cultura (antropologici e di senso) e delle sue aggregazioni.
    Interessanti sono anche le concezioni mariane in riferimento ai dati selettori: sesso, età, livello socio-culturale e residenza. Come se il fattore «Maria» potesse essere un indicatore portatore di istanze vecchie e nuove del mondo dei giovani (anche se in questo caso maggiormente al Sud).
    Dopo la necessaria riflessione sociologica che ha tentato di vedere affinità e difficoltà nel binomio giovani-Maria, offriamo due contributi di tipo storico-culturale, di una teologa austriaca, decisamente illuminanti e provocatori, ma ricchi di empatia sia per la storia e per le correnti culturali e religiose dell'oggi, sia per il tentativo di riprendere la figura di Maria nell'autocomprensione di una donna, e non come ideologizzazione e strumentalizzazione o asservimento.
    Per questo occorre riprendere e assumere criticamente, ma nelle loro positive possibilità offerte, le fonti oggi disponibili per un nuovo modo di intendere Maria: la teologia della liberazione (Maria come semplice donna del popolo, simbolo di resistenza contro l'oppressione), la teologia femminista (che rivendica il ruolo del femminile nel cristianesimo), il dialogo ecumenico soprattutto con la chiesa evangelica (rispettosa degli scarsi testi biblici che parlano di Maria), il rinnovato incontro con l'ortodossia (attenta alla ricca umanità di Maria e non soltanto all'immagine della maternità), e la riscoperta della pietà popolare (anche sotto la spinta della devozione mariana di Giovanni Paolo II). Da queste fonti si può riprendere e riproporre un nuovo rapporto giovani-Maria, che è fondamentalmente assente dalla socializzazione religiosa.
    Come terzo polo della riflessione del dossier, la corretta fondazione cristologica e ecclesiologica di ogni discorso su Maria.
    A questa scopo L. Gallo mostra come ogni discorso sulla spiritualità (sulla vita cristiana) non può che essere comunque un assimilare e vivere secondo lo «Spirito di Gesù». Cosa vuol dire allora essere «spirituali» secondo questo Spirito e come entra Maria in tutto questo? E cioè nel sentire come sentiva Gesù, nel lavorare per ciò per cui lavorò Gesù, nell'essere disposti a soffrire ciò che soffrì Gesù?
    Dopo questi tre poli (lo ripetiamo, decisivi per collocare correttamente il discorso), emergono più limpidi i tratti dell'umanità di Maria e dell'importanza della sua figura nel cammino di crescita umana e cristiana del giovane.
    Un articolo di «antropologia culturale», lavorando sulle fonti evangeliche, coglie il dono che è Maria come donna libera, autonoma, cosciente, persona di fronte a Dio e agli uomini, vero modello di umanità.
    Quello di Tonelli rilegge gli itinerari di educazione alla fede cogliendo la peculiarità che in essa occupa Maria, non come figura «in sé» ma, nella linea dell'Incarnazione, come volto più prossimo dell'umanità di Gesù, come risposta donata alle nostre inquietanti domande, nella sua capacità di fede e fedeltà fino alla croce, di passione per il Regno, come compagna di viaggio di ogni credente.
    E infine, per la possibilità di discernere in gruppo, la riscoperta di Maria nelle forme della religiosità più popolare, ma altrettanto intense e valide, se colte in una continua ermeneutica, di interrogazione reciproca tra la comprensione credente di Maria e i bisogni di oggi dei giovani.
    Questo dossier non è solo di studio e di proposta: è un tentativo, speriamo riuscito, di sollecitare verso un modo di vivere la fede in cui la presenza di Maria non è soltanto di modello e «aiuto», ma è anche capace di rendere la stessa spiritualità più «umana», più calda.
    (Ringraziamo, per il permesso di pubblicazione degli articoli della Pissarek-Hudelist, la rivista Informationen für Religionslehrerinnen und Religionslehrer, e il suo direttore nonché l'autrice. Il testo è sul numero 4 del 1991. La traduzione dal tedesco è di Cristina Proto).


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